• Cannabis all’Onu, il 2020 sarà l’anno buono?

    La dichiarazione finale della Commission on Narcotic Drugs dell’Onu, conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. Leonardo Fiorentini e Serena Franchi per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 27 marzo 2019.

    Si è conclusa senza grandi novità anche la riunione a Vienna della Commission on Narcotic Drugs (CND) dell’Onu, che ha seguito il Segmento Ministeriale già analizzato in questa rubrica (Ronconi, il manifesto del 20 marzo 2019). La dichiarazione finale conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. È esemplare come alle cinque righe di lode dei “tangibili progressi” nella raccolta di dati, di analisi e di scambio di informazioni sul problema delle droghe ne seguano infatti 27 in cui si attestano la continua espansione dei mercati di droghe illecite, i livelli record raggiunti da coltivazioni e consumi di droghe, l’aumento delle morti droga-correlate nel mondo e la stabilità dei tassi di trasmissione di HIV e HCV. Ciononostante, obiettivi e mezzi rimangono gli stessi, e i richiami alla centralità dei Diritti Umani e alla flessibilità delle convenzioni introdotti nel 2016  risultano non enfatizzati.

    Sulla legalizzazione della cannabis la Russia ha tentato un attacco diretto a Canada e Uruguay (e USA), proponendo una risoluzione per il rafforzamento del ruolo dell’INCB (International Narcotics Control Board). Un paragrafo poi espunto esprimeva “profonda preoccupazione per la legalizzazione dell’uso non medico di determinate droghe in alcune regioni, che rappresenta una sfida all’attuazione universale delle convenzioni sul controllo delle droghe, una sfida alla salute pubblica e al benessere, in particolare tra i giovani, e una sfida agli Stati aderenti alle convenzioni”. Una lunghissima trattativa – terminata venerdì dopo pranzo – con il sostegno di USA e Olanda ha modificato decisamente il senso del testo. Del resto l’INCB e il suo Presidente, il thailandese Viroj Sumyai, non hanno certo mai nascosto la loro irritazione per le legalizzazioni nelle Americhe. L’agenzia ha dedicato l’intero primo capitolo del suo ultimo rapporto alla cannabis e ai “molti” rischi e “pochi” benefici del suo uso, medico e non. A Vienna Sumyai a precisa domanda ha risposto, con malcelata irritazione, che “la legalizzazione dell’uso non medico della cannabis contravviene i trattati internazionali sul controllo delle droghe”. Per fortuna è un organismo inutile e basta replicare a muso duro e si tacciono.

    Dunque, questa sessione sembra essere stata solo il preludio allo scontro che si preannuncia per il 2020, quando la raccomandazione dell’Oms per la revisione della classificazione della cannabis nelle tabelle delle convenzioni arriverà sul tavolo della CND.

    La raccomandazione dell’Oms, basata su una solida revisione della letteratura scientifica, propone l’eliminazione della cannabis dalla tabella IV delle droghe pericolose senza uso terapeutico della prima Convenzione del 1961 (cfr. rubrica di Perduca e Long su il manifesto del 27 febbraio 2019). Tale riclassificazione costituirebbe un volano per la legalizzazione dell’uso medico a livello globale, anche se non sufficiente per aprire all’uso ricreativo. Questo obiettivo può contare sulla flessibilità delle convenzioni esplicitata ad UNGASS 2016 e confermata la scorsa settimana a Vienna. È evidente che sulla raccomandazione dell’Oms, la cui pubblicazione era prevista nemmeno un mese dopo l’avvio della legalizzazione in Canada, hanno pesato molto le pressioni politiche, in particolare della Russia. Non è un caso il curioso ritardo di trasmissione, che ha di fatto permesso il rinvio della sua discussione. L’interrogativo politico del prossimo anno riguarderà se e come intervenire sul mantenimento della cannabis in tabella I, proposto dall’Oms dopo una revisione scientifica che invece non ne giustifica la collocazione fra le droghe pericolose.

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  • Lettera aperta al governo: cosa dirà sulle droghe all’Onu?

    A Vienna è in programma a marzo un importante vertice Onu sulle droghe: la 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd). Articolo per il manifesto del 23 febbraio 2019.

    Nel mese di marzo è previsto a Vienna un importante vertice Onu sulle droghe. Si tratta della 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd) che sarà anticipata, il 15 e 16 marzo, da un segmento governativo ad alto livello. Si tratta dell’appuntamento di chiusura di un ciclo politico sulle droghe, iniziato a New York nel 1998 con lo slogan «Un mondo libero dalla droga – possiamo farcela!». A oltre 20 anni da quel proclama, è evidente a tutti che l’obiettivo è fallito.

    La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, Cnca, Lila e Cgil, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali hanno inviato una lettera aperta al governo chiedendo un’occasione di dialogo in preparazione di Vienna. Come fu fatto in occasione della Sessione Speciale sulle droghe del 2016 (Un-Gass) quando addirittura la società civile, di tutte le visioni, fu inclusa nella delegazione governativa. Marco Perduca dell’Associazione Coscioni ha sottolineato che è necessario un dibattito pubblico e trasparente, magari anche in Parlamento.

    Sono quattro i punti cardine su cui si chiede una discussione. In primis il rapporto tra le politiche sulle droghe e il rispetto dei diritti umani. Dalla criminalizzazione del consumo alla sproporzionalità delle pene, fino alla pena di morte e alle esecuzioni stragiudiziali purtroppo in larga parte del mondo le politiche di contrasto alla droga si sono tradotte in azione in contrasto anche con i diritti umani. Serve poi una maggiore coerenza fra le azioni dell’Unodc (l’agenzia ONU che si occupa delle droghe) e quelle di altre agenzie come Who, Unaids e Undp, o come l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che spesso si sono espresse per un cambio di rotta politica sulle droghe.

    Gli stessi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità sono messi a rischio dall’approccio della War on Drugs. Infine, c’è il grande tema dell’insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico (si pensi alla cannabis terapeutica in Italia, ma anche agli antidolorifici di base nei paesi poveri). Non è più tempo di proclami, ma è necessario trovare obiettivi ragionevoli, realistici e misurabili. Per questo i promotori chiedono “che il governo italiano sostenga l’istituzione di una commissione – cui la società civile partecipi – per la revisione e l’adeguamento degli indicatori di valutazione delle politiche globali”.

    Il confronto non potrà eludere temi anche nazionali, come la declinazione della Riduzione del Danno nei Livelli Essenziali di Assistenza, come ha ricordato Denise Amerini per la CGIL. Un confronto che, a dire di Grazia Zuffa (la Società della Ragione), avrebbe anche un valore pedagogico: ad esempio per far comprendere come la “modica quantità”, entrata recentemente nelle mire del Ministro Fontana, in effetti non esiste più da quasi 30 anni.

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  • https://www.youtube.com/watch?v=TsqHnZRu1e0

    Verso Vienna 2019: la conferenza stampa

    Ecco la presentazione alla Sala Stampa della Camera la lettera aperta al Governo inviata dalle organizzazioni della Società Civile italiana che si occupano di politiche sulle droghe in vista del prossimo vertice ONU di Vienna.

    La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, CNCA, LILA e CGIL, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali chiedono “che il Governo avvii un confronto con la società civile in merito al prossimo Segmento ad Alto Livello della 62^ sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND), durante il quale ministri e capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite discuteranno della politica globale della droga.” Le associazioni, richiamando il documento finale di UNGASS 2016 che riconosceva come “le rappresentanze degli organismi della società civile dovrebbero essere messe in grado di svolgere un ruolo partecipativo …a supporto della valutazione delle politiche e dei programmi circa le droghe” chiedono al Governo un’occasione di dialogo pubblico in preparazione di Vienna 2019.

    Intervengono alla Conferenza Stampa Leonardo Fiorentini (Fuoriluogo/Forum Droghe), Grazia Zuffa (la Società della Ragione), Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni), Denise Amerini (CGIL), Franco Corleone (Garante dei Detenuti della Toscana).

    Vai allo speciale di Fuoriluogo:
    https://www.fuoriluogo.it/home/speciali/vienna-2019/

  • Blitz di Forza Nuova: “Atto codardo e fascista”

    Da Estense.com

    Solidarietà a Tagliani da più parti. Le associazioni lgbt indicono un sit-in in piazza

    “Sono ignoranti in diritto quanto lo sono nella topografia della città, perché quella non è neanche casa mia. Chiedo scusa al vicinato per il disagio notturno creato da queste persone”. Minimizza e usa il sarcasmo Tiziano Tagliani per chiudere il “caso” dello striscione di Forza Nuova contro le adozioni gay, affisso di notte nei pressi della abitazione del sindaco ma sbagliando, evidentemente, bersaglio.

    Ma nonostante la volontà di Tagliani di non dare risalto alla vicenda, il blitz notturno di estrema destra ha sollevato un coro di sdegno proveniente da più parti. Si parte dalla “piena solidarietà al sindaco e ai suoi famigliari” che arriva dalla segreteria comunale del Partito Democratico di Ferrara, secondo cui “a compiere un gesto vigliacco e fastidioso non è stato un gruppuscolo di “retrogradi” come si definiscono da soli, bensì di frustrati che la società e la contemporaneità hanno ampiamente superato da tempo. Siamo orgogliosi della decisione del nostro sindaco di dare piena cittadinanza a una famiglia ferrarese, alla quale auguriamo il meglio”.

    Per Articolo Uno – Mdp di Ferrara si tratta di “un atto di intimidazione sconvolgente”, sia per le “modalità simil fasciste” sia per le ragioni “che ancora una volta ispirano questi gesti, ovvero indisponibilità a riconoscere diritti civili irrinunciabili, garantire i quali andrebbe nel senso della costruzione di una società più equa, laica e giusta. Il dilagare di comportamenti squadristi e violenti a sostegno di posizioni discriminatorie, quando non dichiaratamente razziste, è sintomatico di quanto anche la nostra realtà abbisogni di una difesa democratica unitaria e risoluta”.

    Per Articolo Uno – Mdp di Ferrara “il riconoscimento di una famiglia arcobaleno non è un illecito, è un atto dovuto, mentre l’esistenza di organizzazioni neofasciste è incostituzionale. Esse andrebbero perseguite e dovrebbe esserne imposto l’immediato scioglimento. L’unica perversione, vorremmo ricordarlo, è la disumanità che si va diffondendo”.

    Piena solidarietà arriva anche da +Europa, con il coordinatore Mario Zamorani che plaude Tagliani “per avere riconosciuto una bellissima famiglia arcobaleno con due bellissime gemelle. Una delle due mamme in passato è anche stata candidata con i Radicali alle elezioni regionali”.

    Per Rifondazione comunista si tratta di una “intimidazione da Ventennio”, “un ignobile atto, a sfregio dell’intera collettività ferrarese e contraria ad ogni forma di democrazia e di legittimità costituzionale”. Rifondazione Comunista reputa “follia tutto ciò che alimenta odio ed intolleranza nei confronti di ciò che si considera “diverso” e nella retorica della “famiglia tradizionale”, il fascismo è generalmente riconoscibile in tutto ciò che non riconosce i diritti altrui”.

    La segretaria della Federazione Prc di Ferrara Stefania Soriani ritiene “inaccettabili le manifestazioni di omofobia e sosteniamo i provvedimenti messi in atto dal sindaco, relativamente al riconoscimento dei diritti delle coppie omogenitoriali e ricordiamo la necessità di far rispettare il reato di apologia del fascismo con lo scioglimento delle organizzazioni di matrice fascista, così come previsto nella nostra Costituzione”.

    Solidarietà a Tagliani arriva anche da Bologna, con il consigliere regionale di Sinistra Italiana Igor Taruffi che “esprime piena e totale solidarietà per l’intimidazione subita la scorsa notte. È allarmante che nel 2019 un partito che si definisce neofascista continui, indisturbato, a utilizzare metodi che oltrepassano i limiti e intaccano la vita privata. Recarsi a volto coperto presso l’abitazione del Sindaco è un atto vile oltre che grave. Tagliani non è solo nella battaglia per i diritti civili”.

    Sempre da Sinistra Italiana arriva la presa di posizione del consigliere comunale indipendente Leonardo Fiorentini, che parla di “un atto vile perchè si sono aggirati di notte per le vie del centro medievale della città, un po’ come fanno i topi (che però a differenza loro non si incappucciano). E’ un atto intimidatorio perchè non hanno esposto questo striscione in piazza, su un ponte o sotto lo scalone municipale: hanno deciso, e non è la prima volta che compiono atti simili, di colpire la residenza privata del sindaco, ricordando così metodi che non si usano in questa città da circa 74 anni”.

    “Ragazzata? Bravata? Gesto di poco peso?” si chiede il segretario generale della Cgil di Ferrara Cristiano Zagatti, che si risponde da solo: “No, un atto vile, vigliacco, ignobile come da migliore tradizione fascista. Gesto di chi a volto coperto sputa sulla democrazia, calpesta il confronto e infesta di puzzo acre, maleodorante, di fogna la società. Codardi che a viso coperto vogliono soffocare il confronto civile.
    Il cambiamento che qualcuno vuole per questa città”.

    Il blitz poi è “un attacco gravissimo” per il Gad – Gruppo Anti Discriminazioni, secondo il quale “Tagliani, che sicuramente non è digiuno di diritto, trascrivendo l’adozione di due gemelle nate da una coppia di lesbiche, ha solo fatto il suo dovere. La nostra piena solidarietà va a questa famiglia e a tutte le famiglie arcobaleno. Noi siamo dalla loro parte che è la nostra parte. E lo siamo a volto scoperto, perché, a differenza di qualcun altro, non dobbiamo vergognarci delle nostre idee”.

    Un atto infine “il cui “contenuto” non è degno di nessuna replica nel merito – commenta Famiglie Arcobaleno -, compiuto da un gruppo neofascista locale. Ancora una volta una intimidazione nei confronti di un rappresentante delle istituzioni che, nel pieno rispetto delle sue prerogative, è impegnato per allargare le tutele e i diritti a ogni tipo di famiglia presente sul territorio.

    In risposta al blitz di Forza Nuova, le associazioni lgbt ferraresi, insieme a numerose altre sigle, ha lanciato un appello, invitando tutta la cittadinanza a partecipare ad un sit-in domenica 20 gennaio alle ore 11 in Piazza del Municipio “per manifestare contro ogni espressione di odio e per la libertà, il riconoscimento e l’applicazione dei diritti fondamentali”.

  • forza nuova tagliani (FONTE ESTENSE.COM)

    Attacco di Forza Nuova: solidarietà al Sindaco Tagliani

    Dichiarazione di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente per Sinistra Italiana sull’esposizione dello striscione di Forza Nuova a casa Tagliani.

    “Quattro sedicenti componenti del “dipartimento femminile” di Forza Nuova di Ferrara hanno compiuto un vile atto di intimidazione nei confronti del Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani Sindaco. E’ un atto vile perchè si sono aggirati di notte per le vie del centro medievale della città, un po’ come fanno i topi (che però a differenza loro non si incappucciano). E’ un atto intimidatorio perchè non hanno esposto questo striscione in piazza, su un ponte o sotto lo scalone municipale: hanno deciso, e non è la prima volta che compiono atti simili, di colpire la residenza privata del Sindaco, ricordando così metodi che non si usano in questa città da circa 74 anni. La colpa del nostro Sindaco è quella di aver, giustamente, riconosciuto il vincolo familiare di alcuni bambini e bambine ferraresi con i loro genitori. Ovvero averne tutelato anagraficamente i rapporti affettivi e familiari. E’ quindi anche un atto contro quelle bambine e quei bambini, le loro famiglie e i loro diritti di crescere serenamente e gioiosamente nella nostra città.A Tiziano Tagliani e alla sua famiglia va tutta la mia solidarietà, personale e politica. Ai nostri concitttadini invece l’invito a non farsi ingannare da chi oggi inneggia alla novità, ma l’unico cambiamento che vuole è tornare indietro.”

  • Richiedenti asilo. Il Sindaco deve iscriverli all’anagrafe

    Presentata interpellanza sulla base di una interpretazione del decreto sicurezza che consente l’iscrizione dei richiedenti asilo nelle anagrafi comunali.

    L’iscrizione anagrafica è un diritto soggettivo, non a disposizione di una legge incostituzionale o di una circolare del Ministro degli Interni del momento. Il disegno criminogeno del sedicente decreto “sicurezza” è quello di spingere all’illegalità e alla marginalità i migranti, così da poterli rendere oggetto poi di una campagna elettorale. A partire dall’impossibilità di registrarsi all’anagrafe, sino all’espulsione dai percorsi di tutela umanitaria, Salvini prepara il campo alle sue scorribande mediatiche, incurante della sofferenza inflitta alle persone e dello Stato di Diritto.

    Ma in un parere legale molto argomentato curato dal Prof. Emilio Santoro e pubblicato sul sito de L’Altro Diritto viene data una interpretazione attenta al dettato costituzionale del sedicente decreto sicurezza. Questa sostiene che “i sindaci debbano continuare a fare le iscrizioni anagrafiche dei richiedenti asilo [in quanto] il Decreto Salvini non prevede l’abolizione del diritto dei richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe, ma solo l’abrogazione della procedura semplificata di iscrizione”. Per fortuna è in corso un dibattito a livello nazionale sulla costituzionalità del decreto e sull’applicabilità delle norme da parte dei Comuni. Numerosi Sindaci hanno annunciato di non voler applicare la norma che negherebbe la residenza alle persone richiedenti asilo, anche con l’intenzione di sollevare in sede giurisdizionale l’eccezione di costituzionalità della stessa.

    Ho quindi presentato nei giorni scorsi una interpellanza a Tiziano Tagliani Sindaco per chiedere cosa intende fare l’amministrazione rispetto all’iscrizione all’anagrafe nel nuovo quadro giuridico, anche alla luce del parere legale che ho allegato. Il parere è reperibile qui: http://www.altrodiritto.unifi.it/adirmigranti/parere-decreto-salvini.htm.

  • Auto ibride ed elettriche in zona pedonale e in Ztl.

    E’ stato questo il tema al centro del Question Time, in consiglio comunale. “A rischio c’è la mobilità dolce se non si interviene sull’emendamento del governo, in legge di bilancio, che ha introdotto il comma 103 che prevede questa possibilità” spiega il consigliere comunale, Leonardo Fiorentini di Sinistra Italiana.

    Da Telestense

    “Una norma che ha bypassato i regolamenti comunali e che, se non verrà stralciata al più presto, darà la possibilità alle automobili ibride, che a Ferrara nel 2017 erano già seicento, ed a quelle elettriche di circolare liberamente, ad esempio, in Piazza Municipale” continua Fiorentini che ha presentato una interrogazionein consiglio comunale.

    L’amministrazione comunale, per voce dell’assessore alla mobilità, Aldo Modonesi, si è impegnata a non modificare il regolamento: il divieto di accesso rimane per tutte le auto tranne che per quelle già autorizzate per la ztl ma, spiega Fiorentini, rimane il problema politico della modifica della norma.

  • Auto a sgommare in Piazza Municipale? no grazie

    A volte si scherza, come fosse uno spauracchio, sull’eventuale “arrivo dei barbari”. Poi si leggono i provvedimenti del Governo del cosiddetto cambiamento e si capisce che l’espressione comincia ad essere purtroppo più che attuale. Il Governo ha infatti previsto nella Legge di Bilancio, quella votata senza alcuna discussione con voto di fiducia negli ultimi giorni dell’anno scorso, di permettere “in ogni caso” l’ingresso alle auto ibride ed elettriche a ZTL ed Aree Pedonali previste dai Comuni.

    Una norma assurda, che consente a chiunque possegga un’auto a trazione anche solo parzialmente elettrica di entrare senza alcun titolo (o motivo reale) addirittura nelle aree pedonali. Una norma in contrasto con la ratio della normativa di tutela dei centri storici, di quella di tutela della qualità dell’aria e della sicurezza stradale. A Ferrara vorrebbe dire vedere quasi 600 auto (dati 2017) poter circolare un sabato pomeriggio di saldi in Bersaglieri del Po, Mazzini, Garibaldi e San Romano senza che nessuno possa fermarle. E poi magari vederle farsi una bella sgommata in Piazza Municipale.Perché se il tema è agevolare la transizione all’elettrico per la mobilità privata, la soluzione non è certo permettere ai SUV ibridi – che per dimensioni e motorizzazione consumano e inquinano quanto e più un’auto alimentata tradizionalmente – di entrare nei centri storici. Di fatto poi si promuove così un privilegio censuario, perchè anche la più piccola macchina elettrica o ibrida costa spesso molto di più, anche con gli incentivi governativi, dello stesso modello ad alimentazione fossile. Nei mesi scorsi abbiamo dibattuto anche in Consiglio Comunale sulla possibilità di permettere l’accesso alle sole ZTL ai veicoli elettrici. Era quella una discussione che – pur non convincendomi – forse poteva anche avere un senso, se limitata nel tempo, e visti i numeri molto limitati in ballo (6 auto elettriche nel nostro comune nel 2017).

    Ma oggi il Governo ha concesso alle vetture ibride ed elettriche di entrare addirittura nelle aree pedonali laddove, in teoria, anche le biciclette dovrebbero essere condotte a mano. Se ci aggiungiamo che la dotazione di fondi per la mobilità ciclabile è passata dai 372 milioni di euro per la rete ciclabile nazionale del Governo precedente ai 2 milioni per le “autostrade ciclabili” (pessimi anche nella forma) il quadro è chiaro. Attila forse non avrebbe fatto di peggio.

    Prendo atto del dietrofront di un Sottosegretario del M5S, che però conferma solo di governare a sua insaputa. Non sappiamo se, quando e come il provvedimento sarà abolito o modificato dai pentaleghisti. Nel frattempo è bene che il Comune trovi subito qualche escamotage per evitare il caos e salvare il nostro Centro Storico. Per questo ho presentato oggi un Question Time a cui sarà probabilmente data risposta già al prossimo consiglio comunale.

  • Our president has complex fight against corruption

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  • Public Sentiment Is Everything

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  • How to win an impeachment

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  • What do we want?

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  • Contrary to popular belief, Lorem Ipsum

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  • Hampden-Sydney College in Virginia

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  • Loves pursues or desires to obtain Pain.

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  • Which of us ever undertakes laborious Physical.

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  • Scriptural Texts in Politics Combined with a Handful.

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  • Interpellanza sull’impianto di riscaldamento dei campi da Tennis di Via Ortigara

    Interpellanza presentata a seguito del guasto dell’impianto di riscaldamento dei campi del Tennis Club Giardino.

    Il sottoscritto consigliere comunale

    PREMESSO

    che nel corso del 2018 il Tennis Club Giardino, gestore dei campi da Tennis di Via Ortigara ha verificato la necessità di completa sostituzione della caldaia che provvedeva al riscaldamento del pallone pressostatico in quanto gravemente ammalorata e pericolosa.

    RICORDATO

    • che i campi da Tennis in via Ortigara sono stati assegnati al Tennis Club Giardino nel corso del 2017, tramite bando pubblico, prevedendo un notevole impegno economico per la ristrutturazione degli spogliatoi, mentre la caldaia veniva definita funzionante e senza necessità di interventi;
    • che per posizione e funzione gli impianti sportivi di Via Ortigara sono molto importanti per mantenere viva socialmente una zona che sappiamo essere oggetto di criticità rispetto alla vivibilità urbana e la sicurezza.

    RILEVATO

    • che la sostituzione della caldaia è competenza dell’amministrazione comunale;
    • che le soluzioni messe in campo dall’amministrazione nelle scorse settimane si sono rivelate assolutamente tardive nei tempi ed insufficienti a garantire il riscaldamento minimo per la struttura che quindi, al momento e sino a data non definita, rimane chiusa.

    CONSIDERATO

    che questo genera non solo un problema organizzativo per il Tennis Club, costretto a trovare altre strutture per poter continuare la propria attività corsistica ed individuale, ma anche economico non potendo ammortizzare gli ingenti costi di ristrutturazione sostenuti per gli spogliatoi.

    INTERPELLA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

    • al fine di chiedere:· che tipo di soluzione si pensa di adottare al fine di rendere funzionale la struttura, con quali costi e con quali tempi;·
    • se siano state messe in campo azioni per agevolare le attività del Tennis Club Giardino presso altre strutture comunali in gestione esterna.

    Ferrara, 28 dicembre 2018

    Il consigliere comunale
    Leonardo Fiorentini (SI)

  • Sulla criminalizzazione delle prostitute e il Regolamento di Polizia Urbana

    Interpellanza di Leonardo Fiorentini sullo stato di applicazione e gli effetti delle recenti modifiche al regolamento di Polizia Urbana.

    Ieri l’allarme lanciato dalle operatrici del Centro Donna Giustizia che in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle sex workers che ricorre il 17 dicembre hanno denunciato l’aumento delle richieste di prestazioni sessuali senza uso del preservativo o addirittura forme di violenza “stealthing”, in cui il cliente si sfila o rompe appositamente il condom durante il rapporto, aumento delle forme di aggressione fisica e verbale in strada e delle vessazioni legate a “puttanofobia” o razzismo.

    Oggi ho presentato questa interpellanza, perchè rimango convinto che le modifiche fatte al nostro Regolamento di Polizia Urbana siano parte del problema di “criminalizzazione, stigmatizzazione e discriminazione” che rischia di “impedire l’accesso alla giustizia e ai servizi sociali e sanitari”. Vorrei infatti capire se le misure introdotte localmente siano state applicate e come siano state valutate da chi doveva farlo. Chiedo anche conto delle sanzioni rispetto all’”allarme panni stesi” (sono ironico, ndr) che aveva porta al divieto in centro storico e, più seriamente, rispetto alle multe ai locali che pur rispettando le norme del Regolamento del rumore sono stati sanzionati per i suoni “percepiti” in strada la cui valutazione di disturbo è stata fatta senza alcun sistema di misurazione (a differenza delle autorizzazioni ricevute).

  • Leonardo Fiorentini sfata il tabù: “La politica parli della cannabis”

    Leonardo Fiorentini sfata il tabù: “La politica parli della cannabis”

    Ilaria Baraldi: “La politica non ne parla in modo laico perché non sufficientemente informata”

    di Simone Pesci

    La cannabis torna a far parlare di sé. O, meglio, a far parlare di cannabis ci pensano, in un incontro tenutosi presso la libreria “Ibs + Libraccio”, Ilaria Baraldi, la Società della ragione e consigliera comunale del Pd, Luca Marola, ideatore Easyjoint, Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia fra il 1996 e il 2001 e Leonardo Fiorentini, consigliere comunale di Si e, soprattutto, curatore dei testi del libro “La cannabis fa bene alla politica”.

    Un titolo che è quasi una provocazione, nel senso che, come spiega Ilaria Baraldi, la politica “non riesce a parlare dell’argomento in modo laico perché non è sufficientemente informata”. Difatti, sottolinea Luca Marola, “in campagna elettorale ha parlato di cannabis, che fa meno male rispetto agli argomenti di repressione, solamente la lista radicale +Europa”.

    Che se ne sia parlato poco non stupisce più di tanto Franco Corleone. “Viviamo – afferma – un dibattito politico che rimuove gli argomenti definiti divisivi. Ovvero quelli che aumentano i livelli di intelligenza e che incrementano gli scambi in un dibattito. Su questo piano mi sento di dire che la crisi politica è dovuta a una crisi della cultura”.

    Corleone spende anche qualche parola sul volume “La cannabis fa bene alla politica”, definito da lui stesso un “manuale di informazione”, che aiuta a rompere i miti: “Quando si verifica che la canapa è terapeutica si sfata il mito che faccia male: anche l’aspirina fa morti, più della canapa, però la si prende”.

    Fiorentini illustra quello che è il volume, ovvero una serie di dati e di storie che raccontano come è cambiata, a livello globale, la visione della cannabis, che vede in America i suoi maggiori movimenti. “In Usa, che è un po’ una contraddizione perché è il primo paese al mondo per carcerazioni in larghissima parte dovute alle droghe, la cannabis è stata legalizzata in 8 stati per un referendum e in 1, il Vermont, per vie legislative”.

    Gli Stati Uniti, dunque, sono “il Paese più avanzato sulla legalizzazione”, ma non sono comunque gli unici, perché “l’Uruguay ha legalizzato la cannabis con una normativa rigida e statocentrica”, in Canada “se ne sta parlando” e in Nuova Zelanda “i Verdi, dopo aver sollevato la questione, hanno imposto un referendum al presidente”.

    Tutti questi paesi, comunque, hanno una cosa in comune, come rivela Fiorentini: “In Uruguay ha rivinto le elezioni il partito che ha legalizzato la cannabis, in Canada hanno vinto quelli che ne avevano parlato in campagna elettorale e in Nuova Zelanda i Verdi hanno avuto un boom”. La morale, è una sola: “La politica abbia il coraggio di parlare di questi argomenti, perché non è detto che faccia perdere voti”.