Siamo pronti alla morte (insomma)
Silvio Berlusconi è un genio della comunicazione, e certamente non lo scopro io.
Con tutta la sfarzosità del congresso del PDL, con i coretti, il megaschercmo, con l’assenza di Fini il giorno conclusivo, con le mancate risposte nel discorso di chiusura, è bastato un gesto al nostro sinistro Presidente del Consiglio per accattivarsi la simpatia di metà del paese.
Quel “insomma” o “così così” o come lo si voglia definire sul “siam pronti alla morte” del testo di mameli è un colpo di genio, magari destinato a irridere i più ferventi patriottici (ovvero ancora una volta i quadri dirigenti di AN), ma che – confessiamolo – abbiamo pensato e fatto tutti almeno una volta cantando, o ascoltando, l’inno italiano. E senza bisogno di essere necessariamente obiettori di coscienza.
Berlusconi interpreta come al solito, quasi alla perfezione, il ruolo dell’italiano medio, che vuole ingrandirsi casa, evadere il fisco e non ha nessuna intenzione di farsi uccidere per un senso dello Stato che non riconosce. Alla faccia di AN che continua a rincorrerlo, e alla faccia del paese civile, che magari della patria non gliene interessa molto, ma che tiene a quel poco di territorio non ancora urbanizzato o all’equilibrio del bilancio dello Stato, o addirittura, perdonatemi il termine, alla giustizia sociale.