• Perché diciamo grazie ai monaci del Myanmar

    Ricevo questa lettera di Daniele Lugli sulla lezione dei monaci birmani. Mi pare vada pubblicata…

    “In questi giorni molti si interrogano su come non lasciare soli i monaci e i cittadini birmani che lottano in modo nonviolento per un’esistenza libera e dignitosa. Credo che in primo luogo vada espressa la nostra gratitudine perché loro non ci hanno lasciati soli. Ci indicano una strada per uscire dalle strettoie, dai riti della politica e dell’antipolitica, urlati da differenti pulpiti, palchi e teleschermi, con scomuniche e invettive reciproche.

    L’ascolto, la parola, la riflessione, il silenzio, la testimonianza mostrano la loro capacità di incidere in profondità anche nella difficilissima situazione birmana.

    I monaci dicono che non si può realizzare né ottenere nulla di buono se non si ha sufficiente pace nell’anima. «Offrire aiuto ad un intero popolo senza abbracciare le armi è un dovere», affermano, «ogni monaco deve essere partecipe e sapersi sacrificare per lenire le sofferenze del popolo dove vive e pratica. Preghiamo perché tutto questo finisca e la Birmania possa contare su di un governo democratico».

    Marciano a piedi scalzi. Hanno rovesciato le loro ciotole, perchè non vogliono accettare l’elemosina dai militari: “Io ti rispetto come persona, ma non accetto nulla dalla tua struttura di violenza”.

    Manifestano senza bandiere di parte, solo quella con il pavone, simbolo di libertà e democrazia. Hanno rinunciato a segni distintivi per identificarsi nella sofferenza del popolo. Dai loro cortei non si levano slogan e proclami, ma una sola frase, in forma di preghiera: “viva la democrazia”. Non portano cartelli, né striscioni, perchè il loro corpo disarmato è il messaggio.

    Nella nostra situazione di grande privilegio non vediamo comportamenti paragonabili da chi si pretende guida spirituale o è chiamato a responsabilità di potere, né comportamenti significativamente migliori ci sembrano provenire da quanti, in modo a volte clamoroso, li contestano.

    Siamo grati ai monaci birmani, ai cittadini che li accompagnano e proteggono, perché ci ricordano il valore di un metodo e di scelte sottolineate da due date vicine: 2 ottobre, anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, “Giornata internazionale della nonviolenza” indetta dall’ONU, e 4 ottobre, anniversario della morte di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, ricordato come inventore del presepe piuttosto che come costruttore di pace in tempi di crociate e difensore di ogni forma di vita.

    Siamo vicini ai fratelli monaci birmani e li ringraziamo ancora per la loro lotta che fa tanto bene anche a noi, che dobbiamo trovare la forza per liberarci dalle basi militari e dalle bombe atomiche presenti sul nostro territorio, per uscire dai conflitti armati nei quali il nostro paese è coinvolto, per costruire una democrazia degna di questo nome.

    Daniele Lugli”

1 Comment

  1. Marcello says: 30 Settembre 2007 at 17:40

    Questo che segue, invece, è lo scambio nella mailing list dei Verdi lombardi tra me e Paolo Bogni. Paolo è una brava persona, credo pacifica e non violenta, ma appartiene a un gruppo di “camice brune”… organizzano convegni con i neo-nazi russi, massimo fini e altre persone un po’ così….

    > Mi permetto una prima sana provocazione:
    > non vi viene il sospetto (a voi
    > militanti del partito dei Verdi) che questi
    > monaci buddisti siano degli
    > utili idioti al servizio degli interessi USA
    > in zona? Non vi dice niente
    > il fatto che la Birmania già da alcuni anni
    > è stata inserita dal
    > Dipartimento americano come
    > “Stato canaglia”, come Cuba, Iran, Corea del
    > Nord, Irak?
    > Mi permetto una seconda sana provocazine:
    > da un punto di vista economico,
    > culturale, sociale, ecologico,
    > geopolitico, chi è il nemico???
    > Un grosso saluto.
    > Paolo Bogni

    Mi permetto di risponderti (a te militante di un partito “neonazista” per usare – forse – una “semplificazione”).

    Lo faccio per punti:

    – I vertici religiosi dei monaci sono nominati dallo stato birmano e, per questa ragione, non stanno protestando per la carneficina.

    – Alle ultime elezioni libere il partito di opposizione, la lega per la democrazia (il partito di Au Sun Suu Kyi) ottenne il 68%. Oggi la sua leader è agli arresti.

    – E’ evidente che gli interessi economici delle democrazie coincidano anche con la vittoria della democrazia là dove ci sono dittature… Questo non significa essere d’accordo con il bombardamento dell’Irak, né essere ciechi sui motivi per i quali gli Stati Uniti abbiano “portato la democrazia” in alcuni luoghi e non in altri, né tanto meno che il giorno dopo le bombe si presentano le aziende a firmare i contratti (i contratti che si firmano anche sotto le dittature e che servono a finanziare la nomenclatura e il regime). Ma non significa neppure nascondere il fatto che dove c’è democrazia non si muore per fame (in nessun luogo del mondo) e questo è un interesse non solo degli stati uniti ma anche dell’UE e – SOPRATTUTTO – di coloro che non muoiono né di fame né di pallottole “amiche”.

    – Gli stati uniti hanno fatto bene a inserire la Birmania (ora Myanmar dopo il colpo di stato) tra gli stati canaglia… sono uno stato canaglia. Come intervenire per riportare la libertà e la democrazia negli stati canaglia è un punto su cui spesso l’UE non è d’accordo con gli USA… ma che la Birmania lo sia….

    – il nemico è la giunta militare. Non ci sono proprio dubbi…

    Ciao

    Marcello

Leave a reply.