A garanzia delle mani libere
La proposta Bianco di nuova legge elettorale fa un po’ cagare. Scusate il termine forte, ma scrivendone da un bagno ne apprezzo almeno le capacità stimolanti. Tempo fa si diceva che non si possono fare leggi elettorali pensando al proprio tornaconto. Ma sappiamo che la coerenza in politica è cosa rara. Vorrei capire, se lo chiedono anche altri, perchè una formazione che prende il 6%, superando ampiamente uno sbarramento che non è una bazzeccola nel nostro paese, dovrebbe poi essere penalizzata nella distribuzione dei seggi. Poi è poco comprensibile come lo sbarramento del 7% sia a livello circoscrizionale e non di singolo collegio uninominale, come mi pare che sia in Germania. Le leggi elettorali dovrebbero tenere conto della tradizione politica di un paese (e l’Italia è frammentata non solo in politica) e garantire due cose: la rappresentanza e la governabilità. La prima subisce una prima mazzata dallo sbarramento (ma sono sempre stato favorevole al modello tedesco per cui lo accetto), una seconda da un riparto che favorisce in modo tecnicistico (e non trasparente) le formazioni più forti. Eppoi, quando stanno tutti a gridare della necessità di un maggior legame fra candidato e elettore e di una maggior possibilità di scelta di quest’ultimo, il 50% dei seggi è assegnato in collegi uninominali (con il nome già stampato sulla scheda) e l’altro 50% su liste bloccate: ma fatemi il piacere! La garanzia di governabilità è invece inesistente: nessun vincolo di coalizione, nessuna indicazione del premier. L’unica garanzia e quella delle mani libere. Del PD e di Berlusconi.
Ne scrive anche Alessandro Ronchi, del quale condivido l’analisi tecnica e le considerazioni politiche. Anche l’apprezzamento per il sistema usato per le elezioni comunali, con qualche nota pero’: non è un caso che ci si dica spesso che il nuovo TUEL e la nuova legge elettorale abbiano svuotato di significato il consiglio comunale, e temo un po’ se penso allo stesso ordinamento portato sul parlamento nazionale… Ma è importante parlarne.