• Cosa non ci piace dell’ordinanza sul mercoledi’ in piazza

    Sgombriamo subito il campo dalle incomprensioni: ai vigili urbani oggetto dell’aggressione di qualche mercoledì fa va ovviamente la nostra solidarietà, come va al ragazzo che circa 15 anni fa venne sfiorato da un bicchiere (episodio che provocò la prima ordinanza sul divieto del vetro in piazza). E ancora: siamo favorevole alla regolamentazione legale del consumo di tutte le sostanze, figuriamoci se non lo siamo per l’alcol, che ogni anno provoca nel nostro paese più di 30.000 morti.

    Per questo avremmo sostenuto l’ordinanza se questa si fosse limitata a proibire le “offerte speciali” sugli alcolici, che spingono spesso i giovani ad un modello di consumo che non è nella tradizione italiana dell’uso dell’alcol, e ancor meno favoriscono il consumo responsabile. Troviamo però che tutto il resto del testo ordinanziale denoti una mai sopita tendenza alla proibizione e alla repressione di quello che, può piacere o meno, è un fenomeno sociale e che come tale andrebbe trattato. Porre limiti temporali e territoriali al consumo di alcol in strada è una via che si è già percorsa con altri fenomeni sociali, e che assomiglia tanto alle ztl contro la prostituzione o alle retate contro i tossicodipendenti. Abbiamo la sensazione, ma possiamo sbagliarci, che servirà soltanto a spostare il fenomeno, in luoghi e giorni diversi. E così fra un mese ci ritroveremo a dover discutere un’ordinanza su Piazza Ariostea, o sul martedì o il giovedì.

    Il vuoto che c’è fra il primo bicchiere di vino annacquato bevuto a tavola con i genitori, e la consapevolezza del bere responsabile, è stato da sempre riempito da tutte le generazioni da un intervallo fatto di bevute smodate, ubriacature e corse in bagno (quando disponibile). Oggi, assistiamo probabilmente all’allungamento di quell’intervallo e soprattutto ad un’incapacità della società nel suo complesso a indirizzare il consumo dei più giovani verso il controllo della sostanza alcol (e non solo di quella). Le scritte a caratteri microscopici nelle pubblicità servono a poco, ancora meno servono i proclami da “lega della temperanza” dei probizionisti di turno: la cultura del bere alcolici, che è una cultura millenaria nel nostro paese e fondamentale per limitare gli eccessi, da sempre è stata tramandata da una generazione all’altra.

    Oggi ci dobbiamo chiedere perchè questo non avviene, o avviene in ritardo, o viene sostituita da modelli di consumo tipicamente nordeuropei, non reprimere fenomeni che quantomeno trattano il bere come momento di socialità. Sennò, forzando un poco il ragionamento, spingiamo i consumatori a rinchiudersi in casa ed implicitamente preferiamo l’ubriacone solitario: quello che non molesta nessuno, ma che probabilmente finirà i suoi giorni sotto un ponte.

    Una delle prime cose da fare è responsabilizzare le persone rispetto al luogo in cui si trovano. Che non significa solo dotare la piazza di qualche cestino in più, anzi. Una delle proposte che ci ostiniamo a fare è quella di introdurre l’obbligo del vuoto a rendere per bicchieri e bottiglie di vetro: non solo per evitare lo spreco di bicchieri di plastica che ogni settimana invadono il selciato del Duomo, ma soprattutto per educare le persone alla responsabilità rispetto ai loro comportamenti. Sia nei confronti del luogo che vivono, sia nei confronti del mondo che ci ospita. Puo’ sembrare poco, ma perchè non cominciare?

    Se c’è un deficit di conoscenza del consumo controllato e responsabile, l’unico modo è intraprendere la strada dell’educazione. Potrebbe sembrare una provocazione, ma non lo è. Perchè non organizzare, a cura degli esercenti del centro storico, una serie di degustazioni di vini e birre locali e internazionali, proprio per incentivare l’opposto di quello che oggi vogliamo solo reprimente, ovvero un consumo slow, consapevole dei rischi e dei benefici della sostanza e dei limiti del proprio corpo?

    Leonardo Fiorentini, consigliere ecologista Circoscrizione 1

    Elisa Corridoni, Partito della Rifondazione Comunista Ferrara

  • Ci stiamo confrontando

    Io trovo assolutamente esilerante che i tre nuovi componenti del nuovo movimento Responsabilità Nazionale abbiamo talmente tante certezze sullo scopo del loro neonato partito da votare uno la sfiducia, l’altro la fiducia e l’ultimo astenersi.

    http://www.youtube.com/watch?v=6zRyHQn5mlk

    Scilipoti:

    “Un grande dibattito all’ìnterno di questi tre parlamentari, che si chiedono se effettivamente, quali potrebbe essere le condizione di sicurezza per il paese”.

    E a questi tre parlamentari “che non hanno portato il cervello all’ammasso”, “che oggi come oggi – non so se avete notato – ci unisce una cravatta”, potrebbe essere legato il futuro prossimo del nostro paese.

    E’ in fondo uno specchio dei nostri tempi: la responsabilità, la nazione – in coscienza – che significato hanno in Italia nel dicembre 2010?

    Commenti anche su Piovono Rane e Ciwati.

    PS: Radioradicale ci fornisce il video integrale della conferenza stampa.

  • …e poi si lamentano se i calciatori non cantano l’inno

    IlKuda sull’annosa* questione del tricolore nei loghi delle protezioni civili regionali:

    Attenzione a quanto leggete qui sotto:

    In tanti si aspettavano uno scatto d’orgoglio, tra le cime di Cortina, che il Pdl alzasse la voce e uscisse dall’ombra ingombrante del governatore onnipresente, Luca Zaia. Non ci sono voluti nemmeno tre minuti. (…) il capogruppo in consiglio regionale Dario Bond e il suo vice Piergiorgio Cortelazzo puntano il dito proprio contro il presidente ed il suo assessore alla Protezione civile, Daniele Stival, leghista pure lui, colpevoli di voler togliere la bandiera italiana dalle divise dei volontari: «E’ un atto di disprezzo nei confronti del Paese e dell’unità nazionale».

    Il tutto avviene il 18 settembre 2010, riportato dal Corriere della Sera.

    Più che giusto, peccato però che Zaia abbia solo imitato il lombardo, pidiellino, Formigoni. Infatti, come si vede nella foto, scattata oggi e che ritrae il cofano di un’auto della protezione civile lombarda, anche in questo simbolo manca il tricolore. Ora mi aspetto che i nostri dileggino anche il loro.

    Ah, sulla questione veneto il Dipartimento della Protezione Civile ha chiarito:

    «Non può esserci, in Italia un’organizzazione di protezione civile, né a livello locale, né tanto meno nazionale, che possa ritenersi componente del sistema, delle sue procedure e responsabilità, senza provare l’orgoglio e la passione di indossare una divisa dove il bianco, il rosso e il verde sono l’unico punto di riferimento e ragione di esistere».

    *in effetti non mi pare l’emergenza nazionale, ma tant’è, questa lega di lotta e di governo ne inventa una al giorno e comunque il comunicato della ProtCiv è fenomenale…

    PS: anche l’Emilia Romagna ignora il tricolore, che sia la volta buona per la secessione?

  • Questione di cucine, armadi e scheletrini succulenti

    Immagine da kalimat u tasawir

    Immagine da kalimat u tasawir

    E Bravo Feltri! Sempre detto del resto che dei venditori di mobili non bisogna fidarsi.

    Però, devo confessarlo, questo gioco al massacro mi diverte molto.

    Ed in fondo a Gianfranco, al posto che andare a cercare dove diavolo ha messo la cucina su misura acquistata a Roma, gli basterebbe aprire anche uno solo – a caso – degli armadi di Silvio.

    Non vogliamo mica la luna. Ci accontentiamo, vero?

    Ci basta uno scheletrino, anche piccolo piccolo, ma succulento.

    Dai su ragazzi, nessuna tregua. Continuate così, fatevi del male!

    E fateci divertire…

  • Questione di numeri

    1.000.000 secondo Verdini, massimo 100.000 secondo  Zanda, una banda che suona faccetta nera, 100 euro per gli interinali ingaggiati per indossare la maglietta “meno male che Silvio c’è”, 380 metri quadri di palco a occupare più piazza possibile.

    Insomma, anche a vedere la Piazza (e le vie laterali) dall’alto, i numeri della Piazza San Giovanni di oggi assomigliano tanto alla finanza creativa di Tremonti.

    E se parliamo poi di qualità, sicuramente la manifestazione per l’Acqua pubblica a Piazza Navona oggi ha surclassato anche il Presidente del Consiglio di lotta e di governo…

  • Ma allora…

    Giuro che è sul sito dell’Asca e non su Spinoza. E che oggi non è il primo aprile…

    REGIONALI/LOMBARDIA: LEGALI PDL ARRIVANO AL TAR CON 10 MINUTI RITARDO
    (ASCA) – Milano, 4 mar – Le porte del Tar lombardo erano gia’ chiuse da 10 minuti quando l’avv. Luca Giuliante, legale rappresentante del listino Formigoni, si e’ presentato davanti ai cancelli del tribunale amministrativo regionale per presentare il ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello che esclude dalla competizione elettorale il listino dell’attuale governatore. L’orario di chiusura del Tar e’ fissato alle ore 13, e a quell’ora sono stati chiusi come di norma gli uffici amministrativi, cosi’ i legali per farsi aprire hanno dovuto telefonare al personale del Tar per avere accesso agli uffici. Non e’ ancora chiaro se il ricorso verra’ accettato nonostante i dieci minuti di ritardo rispetto all’orario previsto.

  • Il governo della semplificazione

    “Fino all’entrata in vigore dei provvedimenti di cui all’articolo 18 bis del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e comunque non oltre il 31 dicembre 2009, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del medesimo decreto” sono sostituite dalle seguenti: “Fino al 31 dicembre 2010, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58…”».

    Il milleproroghe aggiusta un po’ di danni di Calderoli. Dalla semplificazione, alla complicazione.

    Dal Corriere della Sera.

  • Coca colla Coca

    Articolo per fuoriluogo.it

    Coca Colla. Dalla Bolivia un ritorno alle origini.

    Immagine 44Dalla Bolivia un ritorno alle origini per la più famosa bibita analcolica, la Coca Cola. Il Governo boliviano ha infatti annunciato sul finire del 2009 l’avvio di un progetto privato volto allo sfruttamento industriale della foglia di Coca, per farne una bibita. In estate Morales ha formalmente richiesto la revisione delle convenzioni ONU al fine di salvaguardare l’uso tradizionale della foglia di coca.

    Il viceministro boliviano dello Sviluppo Integrale e della Coca, Jeronimo Meneses (nella foto) ha annunciato che dal 2010 la Bolivia produrrà la “Coca Colla”, una bevanda a base di foglie di coca provenienti dache si coltivano nella provincia centrale di Cochabamba. Presentando alla stampa la prima bottiglia di “Coca Colla” (l’etichetta a sfondo rosso) Meneses ha dichiarato che il prodotto sara’ “presto in vendita”. La bevanda verra’ prodotta da privati a Cochabamba, dove si trovano le maggiori coltivazioni illegali di coca e farà parte del processo di industrializzazione della coltivazione della coca appoggiato dal governo boliviano.

    Evo Morales, che in passato e’ stato un coltivatore di coca, giusto quest’estate ha ufficialmente richiesto di cancellare dalla Convenzione Onu sulle droghe due commi che riguardano la masticazione della foglia di coca, ritenuta con orgoglio «una pratica ancestrale e millenaria dei poli indigeni andini che non può né deve essere proibita».

    In Bolivia sono gia’ in commercio diversi prodotti a base di foglie di coca, come te’, sciroppi, dentifrici, liquori, torte e caramelle. Morales ha annunciato pochi giorni fa una riforma legislativa che permettera’ un aumento della produzione legale di coca sino a 20mila ettari (attualmente è limitata a 12mila). Secondo un recente dossier dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine la Bolivia ha prodotto nel solo 2009 ben 54.000 tonnellate di coca.

  • di santa ragione

    Il tribunale di Strasburgo, a dispetto dei santi, ha ragione da vendere.

  • Vendere Agea Reti ad Hera? Meglio di no.

    Dal sito dei Verdi di Ferrara:

    I Verdi di Ferrara ribadiscono il loro no alla vendita della quota in capo al comune di AGEA Reti ed invitano la maggioranza consiliare a riflettere su una scelta che continua ad apparire ai nostri occhi sbagliata. Se infatti Hera vuole acquistare l’intera Agea Reti non è certo per beneficenza: quello di Hera è un desiderio molto comprensibile e certamente lungimirante. Stessa lungimiranza sarebbe bene avesse l’Amministrazione Comunale che dovrebbe vedersi come soggetto che deve agire per il bene comune, nel breve, nel medio e nel lungo termine.

    Crediamo infatti che sia addirittura necessario potenziare il ruolo del Comune in Agea Reti, come abbiamo sempre proposto. E’ una scelta strategica determinata dalla consapevolezza che già ora, ma sempre di più in futuro, sarà essenziale mantenere la proprietà pubblica locale delle reti infrastrutturali a garanzia dell’approvvigionamento del gas, di costi sull’utenza non in costante crescita, per assicurare entrate pubbliche sempre certe e, come l’Unione Europea chiede, la concorrenza, messa ovviamente a serio rischio se lo stesso soggetto è sia proprietario delle reti sia affidatario dell’erogazione del gas. L’acquisto da parte del Comune della quota azionaria di Agea Reti detenuta da Hera, attraverso la cessione di parte delle azioni di Hera possedute dal Comune di Ferrara, garantirebbe una azienda interamente di proprietà della città con entrata certa, per sempre, del canone di utilizzo delle reti (2.000.000 di euro circa) e la disponibilità dell’intera quota residua distribuibile; inoltre,  azzerando i mutui e agendo su altre voci è possibile ottenere ulteriori economie a vantaggio della Holding Ferrara Servizi, al 100%  di proprietà del Comune.

    Purtroppo abbiamo visto in questi anni quanto hanno contato quel 2,3% di azioni di Hera possedute dal Comune di Ferrara: depotenziamento del Laboratorio Analisi Acqua di Pontelagoscuro, scarsa qualità del servizio di pulitura strade, aumento delle tariffe, aumento esponenziale dei costi per l’illuminazione pubblica. Addirittura Hera ha inoltrato un ricorso al TAR sull’inceneritore contro il Comune (azionista) e la Provincia di Ferrara che tutelavano la salute dei propri cittadini. In questa situazione sinceramente non vediamo quale vantaggio possa avere “aumentare il nostro peso relativo nella compagine societaria di Hera”.

  • Colpo di scena…

    Fra tutti i commenti alla sentenza sul Caso Mills-Berlusconi, non posso esimermi dal citare quella di Alessandro Robecchi:

    Colpo di scena! Papi ha corrotto un maggiorenne!

    Colpo di scena dal Tribunale di Milano. S. B., un arzillo pensionato di Arcore, detto Papi, non si limita agli amori giovanili e ha corrotto anche un maggiorenne. Le motivazioni della sentenza del cosìdetto processo Mills – che prima del lodo Alfano si chiamava processo Papi – parlano chiaro. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari, cioè il signor Mills, agì “da falso testimone” per consentire a S.B. e alla sua azienda, leader nel mondo della disinformazione, “l’impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati”. (Le virgolette le ha messe il tribunale di Milano, a sue spese, noi non ci saremmo mai permessi!). Insomma, S.B. pagò una bella cifra per farla franca davanti alla giustizia. Poi si è fatto una legge apposta per farla franca sempre e adesso fa marameo a tutti, anzi, ha annunciato che farà marameo in Parlamento dove dirà che è tutta colpa dei comunisti e di Veronica. Resta il fatto: dopo tutte le chiacchiere e le illazioni sull’arzillo S.B. corruttore di minorenni, ecco la sentenza che parla chiaro. Minorenni non si sa (non ancora) ma un maggiorenne l’ha corrotto di sicuro, si chiama Mills, fa l’avvocato, è inglese, e si è messo in tasca 600.000 dollari.
    Nella foto, il pensionato S.B., detto papi, prova un modello innovativo di manette invisibili

  • Contrordine compagni!

    Mi spiegate bene cos’è cambiato del Piano Casa da non far più gridare i Governatori all’ennesimo Sacco del Territorio italiano?

    Cioè che non si potessero espandere le case nei centri storici e nelle aree protette mi pare fosse nell’ABC di una urbanistica un minimo sensata.

    Resta in piedi l’aumento del 20% senza alcun vincolo di efficienza energetica per villette uni e bifamiliari e condomini, addirittura del 35% (fate voi i conti su quanto potrebbe allargarsi solo il Grattacielo…) per demolizioni e ricostruzioni con interventi di bioedilizia.

    Insomma o mi spiegano meglio il “nel rispetto dei programmi urbanistici”, che sul corriere è un po’ più vincolante, oppure mi pare solo una concessione al bon ton istituzionale…

  • Infiltratevi nei comuni

    Per chi se lo fosse perso ecco un Borghezio in grande spolvero che suggerisce ai colleghi francesi (ops, celti) come infiltrarsi nelle istituzioni democratiche senza “assolutamente cedere alla tentazione di dichiararsi fascisti”.

    Da RepubblicaTV.

  • Siamo pronti alla morte (insomma)

    immagine-4Silvio Berlusconi è un genio della comunicazione, e certamente non lo scopro io.

    Con tutta la sfarzosità del congresso del PDL, con i coretti, il megaschercmo, con l’assenza di Fini il giorno conclusivo, con le mancate risposte nel discorso di chiusura, è bastato un gesto al nostro sinistro Presidente del Consiglio per accattivarsi la simpatia di metà del paese.

    Quel “insomma” o “così così” o come lo si voglia definire sul “siam pronti alla morte” del testo di mameli è un colpo di genio, magari destinato a irridere i più ferventi patriottici (ovvero ancora una volta i quadri dirigenti di AN), ma che – confessiamolo – abbiamo pensato e fatto tutti almeno una volta cantando, o ascoltando, l’inno italiano. E senza bisogno di essere necessariamente obiettori di coscienza.

    Berlusconi interpreta come al solito, quasi alla perfezione, il ruolo dell’italiano medio, che vuole ingrandirsi casa, evadere il fisco e non ha nessuna intenzione di farsi uccidere per un senso dello Stato che non riconosce. Alla faccia di AN che continua a rincorrerlo, e alla faccia del paese civile, che magari della patria non gliene interessa molto, ma che tiene a quel poco di territorio non ancora urbanizzato o all’equilibrio del bilancio dello Stato, o addirittura, perdonatemi il termine, alla giustizia sociale.

  • la lega, la coerenza e il figliolo di Bossi

    renzo_bossiSlogan vs fatti

    Gli slogan sono sempre stati quelli di “Roma ladrona”, di “paga somaro del nord”, contro gli enti inutili e pensioni d’invalidità.
    Più recentemente, contro lo scippo di Malpensa.

    Tutto questo fino al 14 aprile 2008.

    Poi deve essere successo qualche cosa perché, nel silenzio di Maroni & c., ci sono stati i soldi regalati a Catania, il blocco della spesa di tutti i comuni tranne Roma libera di sforare il bilancio a piacimento, il funerale di Malpensa, i fondi per l’Expo che non arrivano, 5 miliardi di euro regalati ad un dittatorello africano, l’addebito ai contribuenti del nord del dissesto di Alitalia, la lauriana e sudista social card, il differente trattamento tra i 20.000 lavoratori di Alitalia e le centinaia di migliaia di lavoratori del nord oggi a casa per la crisi, la tassa indiretta chiamata monopolio Linate-Fiumicino, l’aumento della spesa pubblica corrente, la moltiplicazione delle poltrone a mezzo della creazione di nuove province.

    E così via, fino ad arrivare alla nomina del figlio del capo ad una poltrona del sottobosco governativo.

    Che le batte davvero tutte. E non tanto perché è stato messo su un ragazzo che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, che non ha alcun merito diverso da quello di essere figlio di suo padre – circostanza che pure meriterebbe qualche spiegazione. Ma perché, dopo aver chiesto il voto promettendo il calvinismo, non trova di meglio che accomodarsi sulla prima poltrona del più inutile degli enti. In attesa dell’accredito del gettone.

    Il libertario quotidiano analizza il comportamento della Lega nell’ultimo anno governativo. Non ci fa una bellissima figura il figliol (prodigo?) di Umberto Bossi, immaturo per tre volte, ma già pronto per l'”Osservatorio Trasparenza della Fiera di Milano”.

    Che però non sembra essere, mi spiace correggere il libertario, un posto nel sottobosco governativo. Sembra molto peggio:

    Milano, 22 gen. (Adnkronos) – ”Tutelare le piccole medie imprese che vivono il momento fieristico come l’opportunita’ piu’ importante della promozione aziendale” questa la prima finalita’ dell’Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia del sistema fieristico lombardo costituito in questi giorni su iniziativa della Lega Nord, con sede a Milano presso la sede del Carroccio di via Colombi 18. A guidare l’organismo saranno l’Assessore regionale Davide Boni, in veste di Presidente onorario e il Consigliere regionale Fabrizio Cecchetti, con la nomina di Presidente. Del Comitato di presidenza, inoltre, faranno parte anche il Segretario generale Ennio Castiglioni e Renzo Bossi.

    ”In vista dell’importantissimo appuntamento espositivo Expo 2015 – spiega l’Assessore Boni – abbiamo pensato di costituire uno strumento esterno, indipendente, al servizio delle piccole e medie imprese, con il compito di raccogliere le valutazioni degli espositori e le eventuali segnalazioni di anomalie riscontrate nel sistema fieristico regionale.

    Insomma l’Assessore Boni (che è Assessore al Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia) e il figlio di Bossi faranno parte di “uno strumento esterno, indipendente al servizio delle piccole e medie imprese, con il compito di raccogliere le valutazioni degli espositori e le eventuali segnalazioni di anomalie riscontrate nel sistema fieristico regionale“.
    Da quanto ne so il sistema fieristico regionale lombardo, credo da Statuto, è vincolato agli indirizzi che la Regione, del cui governo la Lega si fregia di far parte, gli da.
    Insomma, chiariamoci bene: l’Assessore regionale Boni (e il figlio di Bossi) che faranno al servizio delle piccole e medie imprese in vista dell’expo 2015?
    Non è uno scherzo.
    Marcello, batti un colpo…
  • Trieste è vicina, aderite e incatenatevi

    Fuoriluogo lancia un appello, sottoscrivibile on line, in vista della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze di Trieste. Io ho aderito, fatelo anche voi, magari legandovi anche alla catena lanciata dal blog di fuoriluogo.it:

    Rompiamo il silenzio sulla prossima conferenza governativa sulle tossicodipendenze di Trieste, perché non si ripeta la farsa del precedente appuntamento di Palermo.

    Sottoscrivete l’appello e partecipate all’incontro per discutere le opportune iniziative: vi aspettiamo a Firenze, sabato 17 gennaio dalle 10,30 alle 16 nella sede ARCI, piazza dei Ciompi 11.

    Trieste è vicina, l’azione on line:

    • leggi l’appello e aderisci on line.
    • aderisci e incatenati con il tuo blog: copia questo post (comprese queste istruzioni e la lista dei blog che hanno aderito), inseriscilo nel tuo blog e mettendo nei tag “trieste è vicina”, e segnalaci l’adesione con un commento al post. Troverai qui sotto la lista aggiornata dei blog che si sono incatenati.

    Sinora hanno aderito alla catena: il blog di Fuoriluogo.itIl Blog di Franco Corleone, fioreblog, Verdi di Ferrara, Il blog di Maurizio Baruffi.

    Ecco il testo dell’appello:

    Trieste è vicina

    A metà marzo si svolgerà la V Conferenza Nazionale prevista dalla legge per valutare l’efficacia della politica e della normativa sulle droghe. L’ultima pseudo-conferenza organizzata a Palermo nel 2005 si rivelò non solo un fallimento – per la quasi totale assenza del mondo delle professioni, delle scienze e delle associazioni- ma uno scacco della partecipazione, del confronto e della valutazione scientifica. Organizzata senza alcun percorso partecipato e con l’evidente intenzione di non discutere bensì di celebrare l’inasprimento penale che si sarebbe concretizzato di lì a poco con l’approvazione di una nuova normativa per decreto-legge (l.49/06), l’assise di Palermo fu poco più di una riunione tra pochi fedeli a porte chiuse.
    Il vasto movimento di opposizione alla svolta punitiva decise per protesta di disertare Palermo e il Cartello “Non incarcerate il nostro crescere”, insieme alle Regioni, promosse all’Università La sapienza di Roma una Contro-conferenza, in cui fu presentata una articolata piattaforma di riforma della politica delle droghe, con al primo posto la cancellazione della legge Fini-Giovanardi.
    Purtroppo il Governo Prodi deluse le aspettative di cancellazione di quella normativa né fu convocata la V Conferenza nazionale.
    Di fronte a questo appuntamento, come operatori, scienziati, cittadini, consumatori e associazioni, siamo preoccupati di assistere a una penosa ripetizione di un’esperienza autocelebrativa. Soprattutto temiamo che si voglia utilizzare il palcoscenico della conferenza per piegare la scienza al servizio della politica: da un lato riducendo la complessità del fenomeno del consumo di droghe ai soli fattori biologici, dando visibilità unicamente alle neuroscienze; dall’altro enfatizzando taluni approcci e studi (utilizzabili a in chiave di dissuasione terroristica) e accuratamente ignorando altri. Ne è un esempio la nuova campagna di prevenzione sulla droga-bruciacervello, in linea col più vetusto ( e contestato anche sul piano dell’efficacia del messaggio) scare-approach.
    Vogliamo che la Conferenza sia una occasione per la partecipazione, il confronto fra operatori e utenti dei servizi, la valutazione scientifica a tutto campo, la verifica seria delle politiche pubbliche.
    Queste sono per noi le questioni che riteniamo fondamentali per rendere la Conferenza un appuntamento degno di questo nome:
    1. Scrivere l’agenda – scientifica, sociale e delle politiche pubbliche – della Conferenza attivando una partecipazione reale, plurale, dotata di parola, fornendo a questa partecipazione luoghi e percorsi. E’ necessario operare subito poiché a tutt’oggi non risulta alcuna iniziativa per l’attivazione di un processo partecipativo reale, come avvenuto per altre conferenze in passato, in particolare quelle di Napoli e Genova.
    2. Avvviare una seria valutazione delle politiche pubbliche, mettendo come primo punto all’ordine del giorno la valutazione della legge 49/2006 e in particolari i suoi effetti sulla carcerazione.
    3. Promuovere un ampio dibattito sulla rete dei servizi, che da tempo denuncia una crisi e perfino un collasso: con un occhio particolare alla riduzione del danno, ridimensionata anche dalle politiche locali di sicurezza e tolleranza zero.
    4. Prevedere un confronto su tutte le esperienze internazionali di nuovi servizi e interventi che risultino oggetto di studi di valutazione con esito favorevole, senza pregiudiziali ideologiche.
    5. Rispettare la multidimensionalità del fenomeno, il pluralismo degli approcci scientifici, la vivacità del dibattito scientifico stesso, garantendo – attraverso una propedeutica sollecitazione e partecipazione attiva – presa di parola da parte dei tanti sguardi che indagano, studiano, sperimentano.
    6. Dare ascolto ai consumatori di sostanze come cittadini a pieno titolo titolari di diritti e voce sulle proprie vite, nel rispetto delle scelte di vita e delle diverse culture, assicurando loro presenza, rappresentanza e parola con pari dignità.
    7. Dare un adeguato spazio alle regioni e alle città, per valorizzare le particolarità locali e l’approccio pragmatico degli interventi sul territorio.

    In ogni caso ci impegniamo ad organizzare, dentro e fuori la Conferenza, momenti pubblici aperti per una discussione libera, sia scientifica che politica, a partire dalla valutazione delle politiche internazionali che saranno oggetto di verifica al meeting Onu di Vienna del marzo 2009.

    Primi firmatari
    Stefano Anastasia, Maurizio Baruffi, Hassan Bassi, Bea Bassini, Stefano Bertoletti, Giorgio Bignami, Gianluca Borghi, Stefano Carboni, Vanna Cerrato,Claudio Cippitelli, Tiziana Codenotti, Maurizio Coletti, Franco Corleone, Paolo Crocchiolo, Antonio D’Alessandro, Carlo De Angelis, Felice Di Lernia, Barbara Diolaiti, Leonardo Fiorentini, Don Andrea Gallo, Patrizio Gonnella, Marina Impallomeni, Franco Marcomini, Alessandro Margara, Henri Margaron, Patrizia Meringolo, Alessandro Metz, Mariella Orsi, Valentino Patussi, Edoardo Polidori, Susanna Ronconi, Fabio Scaltritti, Maria Pia Scarciglia, Sergio Segio, Maria Stagnitta, Stefano Vecchio, Andrea Vendramin, Grazia Zuffa

  • Comprategli una calcolatrice

    Giulio Tremonti, commentando i dati del fabbisogno statale più alto dal 2005 (giusto per ricordarvelo nel 2006 ci sono state le elezioni ed è arrivato il governo prodi, che ha fatto anche il bilancio 2007) che chiude il 2008 a quota 52,9 miliardi, ha detto

    “I conti di chiusura dell’esercizio 2008 sono pienamente in linea con gli impegni assunti in Europa dalla Repubblica italiana. E’ questa una ragione di fiducia per i cittadini e di orgoglio per il governo”

    Qualcuno dei giornalisti accreditati presso la sala stampa del Ministero del Tesoro, dopo aver fatto una piccola ricerca sui continui record delle entrate fiscali, mi potrebbe fare la cortesia di fargli questa semplice domanda:  ma dove vanno li avete messi tutti i nostri soldi?

    Ah, già che ci siamo, qualcuno gli compri anche una calcolatrice…

  • Aiutare l’economia…

    Udite udite, Silvio Berlusconi ha delle seguaci: il suo comprate, comprate, comprate non è quindi caduto nel vuoto.

    Si chiamano Victoria Beckham e Paris Hilton. Diciamo due ragazze che non hanno mai avuto grossi problemi a spendere e spandere e che negli ultimi giorni hanno dato sfoggio di tutto il loro impegno per venire incontro al nostro sinistro Presidente del Consiglio.

    La prima,la settimana scorsa, ha speso a Milano (dove accompagnava il maritino neo acquisto milanista) la bella cifra di 100.000 euro in due giorni. Secondo il Metropolitan Post la carta di credito della signora Beckham è stata infatti usata per acquistare gli oggetti più svariati: dalla borsa trapuntata di diamanti a video-giochi per marito e figli.

    La seconda, dopo aver dato lezioni di politica a McCain, si è improvvisata economista: la rampolla della famiglia Hilton, nei giorni scorsi in Australia, aveva attirato su di sé molte critiche per aver fatto acquisti per 5.560 dollari australiani (2.724 euro) in soli 40 minuti (che voglio dire, datemi la sua carta di credito e mettetemi in un applestore e vedrete che faccio di meglio…). Con un colpo di genio la ragazza ha risposto alle critiche delle organizzazioni caritatevoli locali dicendo: “Sono in Australia. Penso che sia molto importante aiutare l’economia, qui come in tutto il mondo“. E ha aggiunto: “Che c’è di male a fare un po’ di shopping? E’ Capodanno e ho bisogno di un vestito per il veglione“.

    Come darle torto?

    Dal Resto del Carlino.

  • Notizie della settimana

    03zuniga

    In Messico cadaveri in ogni dove, quando va bene trucidati, quando va male decapitati e miss che vengono colte in sconvenienti compagnie.

    A Gaza esplodono bombe e sparano missili. Morti, tanti.

    In Italia continuano le discussioni sui presepi: se a Genova è stato scandalo per la moschea (mentre in pochi si son chiesti cosa diamine ci facesse un muro che taglia in due la terrasanta), a Bergamo un parroco non vuole metterci Gesù, almeno fino a quando i diversi saranno tali.

    Roberto Maroni ha telefonato questa mattina a Franco Frattini chiedendogli di “intervenire ufficialmente nei confronti delle autorità libiche in relazione all’ondata di sbarchi che si sono susseguiti negli ultimi giorni a Lampedusa”.

    E’ caccia al pirata della neve e forse qualcuno sta già pensando ad una stretta sulla sciolina.

    Silvio Berlusconi ha detto “Mai attaccato i giudici, anzi il contrario”.

    Ma non finisce mai questo 2008?

  • Eureka, i reati sono calati…

    SICUREZZA: FIRENZE, NEL 2008 FURTI E SCIPPI IN FORTE CALO

    Furti, scippi, borseggi, truffe e rapine in forte calo a Firenze. Lo annuncia il questore del capoluogo toscano che stamane fara’ il tradizionale bilancio di fine anno. Complessivamente, nel corso del 2008, sono state denunciate oltre 5.700 persone di cui quasi 1.400 arrestate. In particolare 540 persone sono state denunciate per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (383 arresti, +20% rispetto al 2007). Sul fronte immigrazione da segnalare la lotta a quella clandestina, con l’espulsione di 619 cittadini extracomunitari irregolari e l’allontanamento di 85 cittadini comunitari, soprattutto rumeni. Ma anche l’attenzione dedicata ai 31.693 extracomunitari, che nel 2008 hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Per quanto riguarda l’ordine pubblico si sono svolte più di 3.000 manifestazioni, 259 delle quali a rischio: tutte sono state gestite senza particolari problemi.

    Repubblica parla di Firenze, ma conferma un trend nazionale iniziato mi pare nel secondo semestre 2007 (si proprio quando tutti urlavano sicurezza, sicurezza, sicurezza)…

    Ai posteri l’ardua sentenza: sono furbi loro o coglioni noi?