• 1 gennaio 2017. Il Ponte c’è?

    Questo post è stato scritto il 28 giugno 2010.

    Qui sotto, youtube permettendo, dovrebbe esserci l’estratto di una puntata di Report sui fondi FAS nella quale il Ministro Matteoli, glissando sulla presenza di un progetto definitivo del Ponte, asserisce con certezza:

    Il Ponte sarà consegnato ai cittadini il 1 gennaio 2017

    http://www.youtube.com/watch?v=UV2UA0u01BM

    Cari cittadini, il Ponte ve l’hanno consegnato?

  • Marijuana medica: due bufale al prezzo di una

    cannabis medica letale

    Il titolo dell’Huffington Post Italia

    Venerdì 15 gennaio sono circolate sui media italiani due bufale sulla marijuana, in particolare sull’uso terapeutico dei derivati della cannabis.

    Bufala #1: la cannabis che uccide

    La prima, grossolana e riferita solo dalla stampa on line italiana con toni a dir poco terroristici, è riferita ai 6 pazienti francesi ricoverati in condizioni gravissime a Rennes dopo aver assunto una molecola sperimentale che agisce sui recettori endo-cannabinoidi.

    Dalle prime indiscrezioni apparse sulla stampa francese pareva in effetti essere coinvolta la cannabis, anche se la notizia ha fin da subito destato stupore fra addetti ai lavori e studiosi e scienziati che conoscono gli effetti dei cannabinoidi, testati durante millenni di utilizzo. In Italia i giornalisti, completamente offuscati dal richiamo droga-morte e ingolositi dalla contemporaneità della discussione governativa sulla depenalizzazione di alcune condotte relative alla coltivazione di cannabis terapeutica, si sono immediatamente lanciati sulla notizia, sino a spingere l’Huffington Post a titolare “Cannabis letale”. Ovviamente non si trattatava di cannabis o suoi derivati, come ha autorevolmente smentito lo stesso Ministro della Salute Francese Marisol Tourain nel pomeriggio di ieri, bensì parrebbe trattarsi di un composto sintetico che interagisce con i recettori endo-cannabinoidi, come riportato dalla stampa svizzera. Esemplare ancora una volta dell’italian style in fatto di informazione che sul sito dell’Huffington Post Italia resti tuttora il titolo  “Francia, testa farmaco analgesico a base di cannabis e muore”, nonostante sia stato corretto il testo dell’articolo a seguito della smentita.

    AGGIORNAMENTO. Ecco la molecola che ha causato i ricoveri in Francia: BIA 10-24744-[3-(carbamoylamino)phenyl]-N-cyclopentyl-N-methylimidazole-1-carboxamide, che nulla c’entra con la cannabis se non perchè interviente sugli stessi recettori, i cosiddetti endo-cannabinoidi (via Wikipedia).

    depenalizzazione-marijuana-renziBufala #2: depenalizzata la coltivazione di marijuana terapeutica

    L’altra bufala, altrettanto grossolana ma più propagandistica, è la notizia della depenalizzazione della coltivazione di marijuana ad uso terapeutico approvata ieri dal governo. Ovvero, tecnicamente è corretto, nel senso che il governo ha effettivamente depenalizzato le condotte in violazione delle autorizzazioni per la coltivazione della cannabis a fini terapeutici. Peccato che queste si contino sulle dita di una mano, letteralmente. Per chiarire, attualmente in Italia non esiste alcun paziente autorizzato a coltivarsi la pianta di marijuana per ricavarsi il proprio medicinale: esistono invece alcuni soggetti autorizzati a coltivarla per studio, sperimentazione e solo recentemente produzione, come il CRA di Rovigo o appunto da pochi mesi l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Di questo provvedimento parleremo meglio quando avremo il testo ufficiale, visto che peraltro non se ne fa menzione sul sito del Governo

    La coltivazione di marijuana resta reato

    Nel frattempo, non pensate di potervi coltivare marijuana liberamente sul balcone per curarvi: la condotta della coltivazione, al di fuori dei casi autorizzati (che come detto sono limitatissimi) rimane un reato penale, nonostante una giurisprudenza negli anno ondivaga, almeno sino a quando la Corte Costituzionale non interverrà sulla questione di legittimità costituzionale che sarà posta alla sua attenzione nelle prossime settimane.

    La nota surreale

    L’effetto più surreale della scorpacciata di bufale di ieri è però l’articolo pubblicato dal sito dell’Unità. In un crescendo complottista (a partire dal “è solo un caso?“, in perfetto grillostyle) si collega l’uscita della notizia con l’approdo in Consiglio dei Ministri del citato provvedimento di depenalizzazione, chiudendo con un laconico “ignoranza o malafede?”.

    Far passare il Governo Renzi come l’oggetto di complotti mediatici per sabotare il suo impegno politico verso una nuova regolamentazione della cannabis e delle droghe è un altro effetto del grande abbaglio collettivo che ha colpito il nostro paese da ormai troppi anni. Non che non manchino i sabotaggi, naturalmente, ma è l’impegno politico che sinceramente sinora non sembra proprio esserci stato…

  • Ascanio Celestini a sostegno delle 3 leggi per la Giustizia e i Diritti

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    CARCERI: SPOT DI ASCANIO CELESTINI A SOSTEGNO DELLE 3 LEGGI PER LA GIUSTIZIA E I DIRITTI
    Dall’attore un appello a firmare le leggi di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di tortura, le legalità nelle carceri e la modifica della legge sulle droghe

    L’attore Ascanio Celestini si schiera a sostegno delle tre leggi di iniziativa popolare sulla tortura, le carceri e la droga con uno spot lanciato oggi sul sito www.3leggi.it e sui profili facebook e twitter della campagna “Tre leggi per la giustizia e i diritti”.
    Nel suo inconfondibile stile da menestrello, Celestini racconta le drammatiche condizioni di vita nelle nostre carceri sovraffollate, dove i detenuti hanno a disposizione meno spazio di quello previsto dalle normative europee per i maiali negli allevamenti, e dove spesso “non possono scendere contemporaneamente dai loro letti a castello su quattro livelli, perché tutti in piedi non c’entrerebbero”. Dove oltre il 40 per cento dei reclusi è in attesa di giudizio, e quindi “sconta una pena senza aver ricevuto una condanna”, e un terzo è tossicodipendente e quindi continua ad andare in cerca di droga o, in alternativa, di psicoformaci, perché “la finalità di questa tipologia di carcere è tenere buoni i detenuti e stordirli”.
    “Per questo – spiega Celestini – stiamo raccogliendo le firme su tre proposte di legge di iniziativa popolare” per l’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, il rispetto dei diritti e della legalità nelle carceri attraverso misure come il numero chiuso e l’istituzione del Garante nazionale dei detenuti, e per la modifica della legge sulle droghe responsabile di tanta inutile carcerazione.
    “Dateci un mano!”, è l’appello finale di Ascanio Celestini per raggiungere il traguardo delle 50 mila firme.
    La campagna “Tre leggi per la giustizia e i diritti” è promossa da un ampio cartello di associazioni e organizzazioni impegnate sul fronte dei diritti umani, tra cui: A Buon diritto, Acat Italia, L’Altro Diritto, Associazione 21 luglio, Associazione difensori di Ufficio, A Roma, insieme – Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Consiglio italiano per i rifugiati – Cir, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, Medici contro la tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Rete della Conoscenza, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere.
    Il prossimo 1° giugno il coordinamento nazionale dei garanti dei detenuti organizzerà una raccolta firme dentro e fuori le carceri, mentre l’8 e il 26 giugno sarà possibile firmare le tre proposte di legge in tutte le piazze d’Italia.
    Tutte le informazioni sulla campagna, i punti di raccolta firme e le iniziative in programma sono disponibili al sito: www.3leggi.it.
    Il link allo spot di Ascanio Celestini: http://www.3leggi.it/?p=694

     


    Ecco lo spot:

  • Astensionismo alle (cinque) stelle

    Cioè, su 31.612 aventi diritto, ovvero gente che si è volontariamente “registrata” al sito del M5S entro il 30/9/2012 (prendendosi pure l’onere di digitalizzare ed inviare i documenti di identità via mail) solo 20.252 hanno votato.

    A casa mia fa una percentuale di astensionismo pari al 35,94%.

    Se poi il dato dei votanti, 20.252, lo paragoniamo al dato degli “iscritti” al M5S, ovvero 255.339, beh guardate un po’, risulta che il grande esperimento di democrazia on line del movimento di Grillo non ha coinvolto nemmeno il 10% dei suoi “iscritti” (si sono astenuti il 92% degli “iscritti”).

    A casa mia questa si chiama buffonata.

  • Breaking the Taboo, il film è on line

  • Così hanno ucciso Franco Mastrogiovanni

    Un insegnante elementare di 58 anni. Che una mattina d’estate di tre anni fa, in provincia di Salerno, viene fermato dai vigili e costretto in un letto d’ospedale. Dove lo legano mani e piedi senza motivo. E dove viene tenuto per 82 ore senza essere neppure idratato. Finché muore

    ‘L’Espresso’, con il consenso attivo dei familiari di Mastrogiovanni e su iniziativa dell’associazione “A buon diritto” di Luigi Manconi trasmette in streaming dalle ore 12,32 di oggi l’interminabile e omicida costrizione a cui l’uomo è stato sottoposto.
    Una denuncia pubblica perché su questa vicenda sia fatta piena luce e perché casi del genere non si ripetano mai più.
    Vai al video.

  • Strabismo italico

    Se ci fosse la pena di morte, se mai fosse applicabile, questo sarebbe il caso. Al padre, alla madre, al dottore e al giudice.

    Da questa frase parte il caso Sallusti, o meglio dall’articolo che contiene anche questo fra altri pesanti giudizi sull’operato di genitori e giudici nel caso di una ragazza di 15 anni che dopo un’infanzia piuttosto travagliata si è trovata di fronte alla scelta dell’aborto.

    Ce ne è sicuramente abbastanza per una querela, visto che la vicenda, così come ricostruita allora da Libero, era sostanzialmente falsa. E siccome siamo in Italia, vige l’attuale legge sulla stampa, l’articolo non era firmato, Libero non ha mai pubblicato rettifica, c’è andato di mezzo il direttore di allora.

    Ora tutti accorrono in aiuto del Direttore Sallusti, martire della “libertà di parola”. Molti di questi fino a qualche mese fa si sbracciavamo contro la “diffamazione via internet” e chiedevano l’assimilazione alle testate giornalistiche dei blog. Allora la libertà di parola ovviamente non era in pericolo.

    Oggi però men che meno. Bastava poco, due righe di rettifica in ottava pagina sotto i necrologi per evitarsi la denuncia e la condanna, che pare sinceramente sacrosanta. Ma evidentemente la linea politica del giornale e del suo direttore non permetteva di piegarsi alla verità.

    Il carcere è troppo per una diffamazione? Sono d’accordo. Come è troppo anche per quei poveracci che ci finiscono con 10 grammi di hashish in tasca. Poi figuriamoci se voglio veder Sallusti in galera, i detenuti hanno già abbastanza problemi, ci manca solo lui a pontificare nell’ora d’aria.

    Quindi depenalizziamo, subito, e non solo la diffamazione.

    Ma nel frattempo, per cortesia, smettiamola almeno di fare gli ipocriti.

    PS: si “scopre” oggi che l’autore del pezzo è l’ex giornalista Renato Farina, ora parlamentare PDL, e le mie convinzioni sulla depenalizzazione si incrinano… 😉

  • Debunking the debunker

    Le droghe sono già libere, le vogliamo regolamentare?

    Bisogna ammettere che l’articolo di John B. pubblicato nella rubrica “doktor debunker” offre una serie di interessanti spunti (anche se da punti di partenza un po’ arretrati) sul dibattito sulla legalizzazione della cannabis. A partire dal titolo, per finire alle conclusioni, questo articolo è quindi un tentativo – rivedibile e perfezionabile, di questo mi scuseranno i lettori – di debunking del debunker.

    UN MERCATO GIA’ LIBERO – Non nascondiamoci dietro il dito di Giovanardi, oggi il mercato delle sostanze stupefacenti è un mercato libero nei fatti: chiunque puo’ trovare qualunque tipo di sostanze ovunque si trovi. Le uniche cose sotto controllo sono i prezzi delle sostanze e la loro disponibilità, che sono in mano alle organizzazioni criminali. E non è certo un caso che dall’avvento della tabella unica della Fini-Giovanardi i prezzi dei derivati della cannabis siano progressivamente aumentati per avvicinarsi a quelli di sostanze ben più pericolose, ma più facilmente trasportabili e molto più remunerative per il narcotraffico. Del resto questa è la dura legge del mercato, baby. Quindi cominciamo sgombrando il campo da fraintendimenti, o equivoci più o meno voluti: legalizzare significa regolamentare un mercato che è già liberalizzato.

    I COSTI DELLA WAR ON DRUGS – Quindi le droghe sono già libere, nonostante la politica repressiva di oltre 50 anni di War on Drugs, e sono largamente usate nel nostro come in tutto il resto del mondo. Non vorrei dilungarmi troppo sui costi della Guerra alla Droga, che vanno ben oltre il “togliere risorse alle organizzazioni criminali”. Ma recentemente una campagna promossa a livello internazionale ha voluto conteggiare questi costi, e vale la pena di riassumerli sinteticamente così (punti ripresi da Giorgio Bignami, War on drugs, i conti non tornano, Fuoriluogo.it):

    1. Si sprecano almeno 100 miliardi di dollari l’anno senza effetti significativi sulle dimensioni del narcotraffico (almeno $ 330 miliardi annui) e con una serie di danni collaterali a livello economico e socio-antropologico: infiltrazione capillare delle economie legali, crescente ostilità nei riguardi di chi rispetta le regole…
    2. Si colpiscono sviluppo e sicurezza. L’escalation della violenza e della corruzione seguita a crescere in modo esponenziale; i danni ai territori e alle popolazioni più deboli e meno sviluppati diventano incommensurabili: per la violazione dei diritti umani,  la distruzione di ecosistemi fragili, lo scoraggiamento di investimenti con finalità positive e legittime. L’esempio del Messico è sotto gli occhi di tutti.
    3. Si favorisce la deforestazione e l’inquinamento, a partire dalle attività di distruzione chimica dei raccolti, che accelerano il disboscamento e la messa a cultura di sempre nuove aree.
    4. Si crea crimine e si arricchiscono i criminali, non solo fomentando i noti conflitti alla messicana, ma trasformando milioni di cittadini consumatori, altrimenti rispettosi delle leggi e delle regole del vivere civile, in criminali, riempiendo sempre più i carceri di tutto il mondo.
    5. Si minaccia la salute pubblica, disseminando malattia e morte: in russia si registrano tra gli iniettori di droga di strada oltre l’80% di sieropositivi e malati di AIDS, vedi recente rapporto della Global Commission.
    6. Si ledono gravemente i diritti umani, come il diritto alla salute e all’accesso alle misure di riduzione del danno, alla privacy, al due process, alla libertà di pensiero e di azione; e questo, punendo in maniera sproporzionata comportamenti che non dovrebbero essere considerati reati e neanche infrazioni; incarcerando a dismisura spesso prima di qualsiasi giudizio; usando trattamenti degradanti sino alla tortura; applicando in alcuni casi la pena di morte; calpestando culture indigene come nel caso della criminalizzazione dell’uso di foglie di coca.
    7. Si promuove lo stigma e la discriminazione dei consumatori, in particolare per le fasce deboli

    Più umilmente in Italia una serie di associazioni impegnate da anni nella proposta di revisione delle leggi sulle droghe hanno presentato poche settimane fa il 3° Libro Bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi i cui disastri dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti. In Italia sui 37.750 detenuti con condanna passata in giudicato, presenti al 27 novembre 2011, ben 14.590 (38,90%) lo sono per violazione della legge sugli stupefacenti. Se sommiamo a questi i detenuti tossicodipendenti in carcere per reati collegati al loro status (piccole rapine, scippi, etc) il conto arriva facilmente al 50%. L’impatto carcerario della legge antidroga è quindi la principale causa del sovraffollamento negli istituti di pena italiani. All’aumento della carcerazione e delle sanzioni amministrative corrisponde un abbattimento dei programmi terapeutici, alla faccia dei proclami di Fini e Giovanardi sul “noi i tossicodipendenti li vogliamo curare”. Migliaia di giovani ogni anno sono privati di patente e passaporto, perchè trovati a fumarsi una canna su una panchina e devono sottostare a controlli per anni e anni, mettendo a rischio non solo la loro vita lavorativa.

    LEGALIZZARE VALE UN PUNTO DI PIL – In Italia i costi della repressione sulle droghe ammontano, secondo uno studio di Marco Rossi del 2009 a circa 10 miliardi di euro. Se stimiamo che 2/3 siano legati ai derivati dalla cannabis possiamo quantificare in circa 7 miliardi l’anno l’impatto nell’economia di una legalizzazione e regolamentazione della cannabis al pari del tabacco, fra minori costi per la repressione e imposte sulle vendite. Senza contare la tassazione derivante dall’emersione dell’economia illegale e dell’indotto che tra emersione del lavoro e tassazione dei profitti puo’ far arrivare tranquillamente il valore economico della regolamentazione vicino al punto di PIL.

    L’ESEMPIO OLANDESE – Nell’articolo che fornisce lo spunto vengono citati alcuni dati sul consumo di cannabis in Olanda presi da un vecchio rapporto dell’EMCDDA, con un confronto fra il 1997 e il 2006. Oltre al dettaglio di omettere a cosa si riferisse il dato della prevalenza (si trattava dell’uso nella vita nella fascia d’età 15-64), si è evitato di citare il dato immediatamente accanto nella stessa tabella, ovvero come l’uso della cannabis nell’ultimo anno fosse non solo molto più basso, ma pure in calo (dal 5,5 del 97 al 5,4 del 2006). Se poi andiamo a vedere la distribuzione per età, sempre nello stesso rapporto, notiamo come l’uso nell’ultimo anno (che è in effetti il dato che viene usualmente utilizzato per la stima del consumo) sia in calo soprattutto per i più giovani (dal 14,3 all’11,4). Onestà intellettuale mi obbliga a riferire come questi dati siano ampiamente superati. Oggi la prevalenza dell’uso lifetime della cannabis in Olanda è al 25,7% (fonte dati EMCDDA, con l’avvertenza che è cambiato il sistema di campionatura e lo stesso Istituto li utilizza con “parsimonia”, soprattuto per i raffronti con i precedenti) mentre è al 7% quella dell’uso nell’ultimo anno.

    L’AUMENTO PROGRESSIVO – Ma, oltre a non aver molto senso imputare l’aumento progessivo del consumo dai primi anni 2000 ad una politica che è iniziata 25 anni prima, questi dati non hanno significato se non vengono confrontati con quelli di un paese a caso che applichi coscientemente la politica internazionale di repressione sulle droghe: l’Italia. Così scopriamo che (dati 2008, qui l’EMCDDA manco li cita gli strabilianti dati di Giovanardi degli anni successivi) in Italia l’uso durante la vita è al 32%, mentre l’uso nell’ultimo anno al 14,3%. Se prendiamo invece un paese, sempre a caso, che ha avviato politiche di depenalizzazione come il Portogallo ritorniamo all’11,7% nella vita e al 6,6% nell’ultimo anno. Insomma, la Legalizzazione certamente non fa aumentare i consumi, e forse li puo’ far diminuire.

    LEGALIZZARE? REGOLAMENTARE – In un volume tradotto in italia col titolo “Dopo la War on Drugs” e pubblicato da Ediesse, la fondazione britannica Transform ha ipotizzato, a partire dalle esperienze internazionali, un percorso per la regolamentazione di ogni tipo di sostanza. E’ un libro interessante, che invito a consultare. Serve soprattutto a comprendere come legalizzare significhi regolamentare: oggi un minorenne puo’ acquistare cannabis, senza sapere come è stato prodotta, cosa ci è stato aggiunto, come è stato trasportata e a chi andranno i suoi soldi. E spesso senza conoscere neanche gli effetti della sostanza, o i pericoli derivanti dalle poliassunzioni. Una volta regolamentato, un minorenne non potrà acquistare, ci potranno essere controlli sulla qualità delle sostanze e si potrà informare con un po’ più di serenità sugli effetti delle sostanze, favorendo quindi un uso più consapevole e attivando campagne di informazione come per il tabacco.

    AL CONTRARIO – Qui l’esempio olandese ci è utile anche al contrario. L’adozione del Wietpas, ovvero il divieto di vendita ai non residenti e la registrazione dei clienti dei coffeshop, nelle regioni del sud del paese ha infatti provocato un ritorno dello spaccio in strada, la sostituzione del turismo dello sballo col pendolarismo dello spaccio, una forte diminuzione dei prezzi nelle piazze (a confronto con quelli “controllati” nei coffeshop) ed una maggiore disponibilità delle sostanze per tutti, compresi i minorenni utilizzati anche come spacciatori.

    IL DIBATTITO SULL’ETICA – Qui non si tratta di dibattere se fumare cannabis sia “eticamente” o “moralmente” più disdicevole che bere alcol. Il dibattito deve essere sul fatto che lo Stato debba o meno arrogarsi il diritto di proibire usi e costumi che non danneggiano gli altri e che danneggiano se stessi meno (zero morti l’anno) che i consumi, perfettamente legali, di alcol (30.000 morti l’anno) o di tabacco (80.000 morti l’anno). Perchè se in questo paese non usciamo in fretta dal vicolo stretto della presunzione di ciò che è “socialmente accettato” sarà difficile contrastare l’evasione fiscale, figuriamoci legalizzare le droghe o garantire le unioni di fatto, o addirittura i matrimoni per gay e lesbiche. Non possiamo poi dimenticare che almeno negli ultimi vent’anni il nostro paese abbia conosciuto una fase di dibattito politico di livello talmente basso da impedire una qualsiasi forma di ragionamento sereno sul tema, e questo è stato subito da un movimento antiproibizionista molto indebolito in questi anni. Non è peraltro un caso che tale quadro politico abbia prodotto la legge Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, due normative criminogene asservite al dogma della “sicurezza”.

    MARIJUANA, MITI E FATTI – Diventa più difficile commentare in poche righe argomentazioni come queste: “fanno male, danneggiano il cervello, provocano dipendenza, inducono alterazioni sensoriali e comportamentali che mettono a rischio la vita e l’incolumità degli altri, possono favorire il passaggio al consumo di droghe pesanti…” Si tratta di un compendio di miti sulla marijuana che, presi insieme, meritano un libro. Un libro che per fortuna esiste e che è stato ripubblicato in italiano da Vallecchi. Pur un poco datato aiuta a sconfiggere un po’ di miti sulla Marijuana: Marijuana, i miti e i fatti, di Zimmer e Morgan, è un bel libro, ne consiglio la lettura perchè aiuterebbe un dibattito sereno sui reali effetti dei derivati della cannabis. Per citare testi più recenti, sarebbe sufficiente il testo della Beckley Foundation, che analizza in modo piuttosto esteso la sostanza e i suoi reali effetti (qui una presentazione a cura di Grazia Zuffa, Fuoriluogo). Anche più recentemente molte ricerche (fra queste Tait et al, Addiction, ottobre 2011 e Dregan e Gulliford, “American Journal of Epidemiology”, febbraio 2012) hanno dimostrato come i danni reali del consumo di cannabis siano da considerare modesti anche in caso di un consumo pesante (che certamente non va comunque nè consigliato nè favorito). Qui mi limito ad accennare che non esiste in letteratura uno studio che possa dimostrare la dipendenza fisica dalla sostanza cannabis nell’uomo (esiste una ricerca che dimostra un possibile dipendenza nei topi a dosi da cavallo, il suo curatore, Gian Luigi Gessa è oggi uno degli scienziati più esposti a favore della legalizzazione), per la “cannabis droga di passaggio” basterebbe dire che tutti gli eroinomani hanno cominciato dal latte, ma esistono studi che dimostrano che tale legame non è dovuto alla sostanza, e che anzi l’unico collegamento reale è la commistione dovuta al mercato illegale. Per il resto nessuno ha mai negato che la cannabis abbia effetti, sul corpo come nel cervello. Il problema è comprendere quali siano quelli reali e se siano tali da giustificare la proibizione di quella che, dopotutto, è solo una pianta che ha accompagnato l’uomo da millenni.

    LE RICERCHE – Fra l’altro sono numerosissime, ed addirittura alcune di queste accettate pure dal Dipartimento Antidroga italiano, le ricerche sull’uso medico della canapa. Oltre ai noti effetti positivi come sostanza utilizzata nelle cure palliative, per i malati sottoposti a chemioterapia, nella terapia sintomatica della sclerosi multipla, sono in via di accertamento proprietà antitumorali (ad esempio per il tumore prostatico, vedi Indian Journal of Urology e British Journal of Pharmacology).

    CONCLUDENDO – Sinceramente chi scrive non sa dove si sposteranno gli interessi dei narcotrafficanti una volta regolamentato legalmente il mercato della canapa in Italia, anche se non disdegnerebbe che la manovalanza del crimine trovasse più vantaggioso e salutare trovare occupazione alla luce del sole in un coffeeshop italiano. So però che almeno le forze dell’ordine non saranno più impegnate in costose retate alla caccia di un paio di piantine di canapa nell’armadio, per essere impiegate per contrastare reati più pericolosi per la società, e che centinaia di migliaia di consumatori potranno liberarsi dal giogo della proibizione. Perchè non è vero che il consumo non sia penalizzato nel nostro paese. Infatti le tabelle ministeriali prevedono un limite talmente basso di principio attivo (500mg per la canapa, ben diverso per la cocaina) che sono innumerevoli i casi di consumatori che, anche per le modalità di consumo della canapa (consumo di gruppo spesso significa anche acquisto di gruppo), risultano sottoposti a procedimento penale e che magari preferiscono patteggiare un fatto di lieve entità con sospensione condizionale, piuttosto che rimanere impigliati per anni nelle maglie del sistema penale italiano. Anche se poi molti finiscono lo stesso in carcere (una stima molto parziale parla di circa il 40% di detenuti per “fatto lieve” sul totale dei detenuti per reati di droga). Per non parlare poi di chi, non volendo finanziare le narcomafie, decide di autocoltivarsi la piantina nel ripostiglio o nell’armadio: questi sembrano diventati negli ultimi anni gli obiettivi privilegiati della repressione, quasi fosse un’aggravante il volersi affrancare dal mercato criminale.

    (articolo scritto per Giornalettismo)

  • Perchè non accada mai più

    Ho firmato quest’appello, perchè ciò che è accaduto a Federico Aldrovandi non possa accadere mai più.

    Aderite anche voi.

    Il 21 giugno 2012 la Cassazione si è espressa in modo definitivo sul caso di Federico Aldrovandi, il diciottenne ucciso durante un controllo di Polizia all’alba del 25 settembre del 2005 a Ferrara. La Corte ha confermato la condanna dei quattro poliziotti per eccesso colposo in omicidio colposo riprendendo così le sentenze di primo e secondo grado.

    Alla luce della sentenza, chiediamo:

    – che i quattro poliziotti, condannati ora in via definitiva, vengano estromessi dalla Polizia di Stato, poiché evidentemente non in possesso dell’equilibrio e della particolare perizia necessari per fare parte di questo corpo;

    – che venga stabilito in maniera inequivocabile che le persone condannate in via definitiva, anche per pene inferiori ai 4 anni, siano allontanate dalle Forze dell’Ordine, modificando ove necessario le leggi e i regolamenti attualmente in vigore;

    – che siano stabilite, per legge, modalità di riconoscimento certe degli appartenenti alle Forze dell’Ordine, con un numero identificativo sulla divisa e sui caschi o con qualsivoglia altra modalità adeguata allo scopo;

    – che venga riconosciuto anche in Italia il reato di tortura – così come definita universalmente e identificata dalle Nazioni Unite in termini di diritto internazionale – applicando la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti, ratificata dall’Italia nel 1988.

    Primi firmatari:

    Patrizia Moretti
    Lino Aldrovandi
    Stefano Aldrovandi
    Comitato Verità per Aldro

    Simone Alberti, account
    Stefania Andreotti, giornalista
    Checchino Antonini, giornalista
    Alice Balboni, disoccupata
    Paolo Beni, presidente ARCI
    Rudra Bianzino
    Gianni Biondillo, scrittore
    Andrea Boldrini, operaio
    Irene Bregola, ricercatrice e consigliera comunale Ferrara
    Dean Buletti, giornalista
    Stefano Calderoni, assessore provinciale Ferrara
    Gigi Cattani, pensionato
    Emanuela Cavicchi, insegnante
    Franco Corleone, garante dei detenuti Firenze
    Elisa Corridoni, pubblicitaria
    Ilaria Cucchi
    Erri De Luca, scrittore
    Girolamo De Michele, scrittore
    Barbara Diolaiti, insegnante
    Italo Di Sabato, Osservatorio sulla repressione
    Nicoletta Dosio, movimento No Tav
    Valerio Evangelisti, scrittore
    Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC
    Domenica Ferrulli
    Leonardo Fiorentini, webmaster e consigliere di Circoscrizione Ferrara
    Don Andrea Gallo
    Haidi Giuliani
    Giuliano Giuliani
    Sergio Golinelli, insegnante
    Luca Greco, sindacalista
    Salvatore Greco, impiegato
    Lorenzo Guadagnucci, giornalista
    Claudia Guido, fotografa
    Cinzia Gubbini, giornalista
    Giuliano Guietti, segretario CGIL Ferrara
    Luisa Lampronti, educatrice
    Carla Leni, educatrice
    Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice
    Piero Maestri, portavoce SC
    Giuliana Maggiano, insegnante
    Luigi Manconi, presidente A Buon Diritto
    Valerio Mastandrea, attore
    Matilde Morselli, fotografa
    Alice Orlandi, operaia
    Laura Orteschi, impiegata
    Matteo Parmeggiani, precario
    Monica Pepe, giornalista
    Pietro Pinna, ricercatore
    Stefano Rossi
    Fiamma Schiavi, impiegata
    Vauro Senesi, vignettista
    Lucia Uva
    Filippo Vendemmiati, giornalista
    Wu Ming, scrittori
    Roberto Zanetti, operatore socio-sanitario
    Marcella Zappaterra, presidente Provincia di Ferrara

  • E ora pure il giochino virale sul terremoto

    C’è qualcuno che si diverte ad annunciare un possibile terremoto dal 13 al 16 luglio. E’ il sedicente Centro Sismologia Indipendente del Settentrione, che ha aperto un blog sulla piattaforma blogger giusto per pubblicare questo annuncio.

    Il centro si dice vittima di un silenzio mediatico che solo Beppe Grillo ha saputo infrangere: peccato che il post linkato sia un fake, che sembra messo lì apposta per pescare un po’ di complottisti distratti nel grande mare della rete (e viene più facile farlo, se lo dice Beppe…). Il tutto condito di un video, commentato da una voce rielaborata al computer, che utilizzando immagini ricavate dalla rete, annuncia un sicuro terremoto, nelle stesse zone dell’emilia già colpite, con magnitudo da 4.5 a 6.1.

    Ma stavolta nè Grillo, nè Casaleggio c’entrano. L’autore del blog è tale virproject, nick che farebbe pensare ad un esperimento di sociologia virale. O semplicemente a uno scherzo.

    Ma la domanda che a questo punto sorge spontanea è questa. Dopo il fracking, i maya, l’haarp e la magnitudo ritoccata, annunciare oggi un prossimo fantomatico terremoto in Emilia, per scherzo o per “accademia”, o anche solo per dimostrare una buona percentuale di grillini abboccano, oltre ad essere cosa passibile di denuncia per procurato allarme, non è semplicemente cosa da stronzi?

    PS: la cosa tragica è che c’è davvero una strana regola che impedisce agli utenti dei social network di usare la ragione. E’ bastato postare il link su fb, con un commento sintesi di quanto detto qui sopra, perchè qualche contatto cominciasse la condivisione al ritmo di ” ?…a ragione o torto…meritano spazio.”

  • La (finta) profezia di Topolino (Il duro mestiere del giornalista addetto alle gallerie di un quotidiano online/4)

    Impazza sui social network, conquistando ovviamente, la colonna dx di Repubblica.it un’immagine tratta da una storia di Topolino (numero 1956, del 23 Maggio 1993) in cui il Sindaco di Paperopoli decide di affidarsi ai tecnici per rimpinguare le casse comunali tassando i cittadini e riversando loro (sui tecnici) l’impopolarità.

    Ora, in questo paese senza memoria storica, questa viene spacciata come profezia. Quando è semplicemente satira su ciò che era già successo.

    Può essere scusabile che qualche utente facebook nato dopo negli anni ’80 e seguenti non si ricordi (e non gli sia stato insegnato a scuola), ma un giornalista del principale quotidiano italiano forse dovrebbe saper rispondere a questa domanda:

    senza scomodare Amato ed il suo prelievo forzoso sui c/c (estate 1992) chi fu Presidente del consiglio di un governo tecnico di transizione, il primo presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica, dall’aprile 1993 al maggio 1994?

    E’ permesso usare Wikipedia.

    Per la serie “Il duro mestiere del giornalista addetto alle gallerie di un quotidiano online“.

  • Ci vorrebbe una canna…

  • level 3, rescue the old lady

  • Salviamo i ciclisti, dal Times alla stampa italiana

    Grazie a Fabio Fimiani scopro questa campagna volta a portare in Italia la mobilitazione promossa dal Times a favore di città a misura di ciclista. E non posso che aderire.

    Ai gentili direttori di:

    Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, Il Messaggero, Il Resto del Carlino, il Sole 24 Ore, Tuttosport, La Nazione, Il Mattino, Il Gazzettino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Giornale, Il Secolo XIX, Il Fatto quotidiano, Il Tirreno, Il giornale di Sicilia, Libero, La Sicilia, Avvenire.

    La scorsa settimana il Times di Londra ha lanciato una campagna a sostegno delle sicurezza dei ciclisti che sta riscuotendo un notevole successo (oltre 20.000 adesioni in soli 5 giorni).

    In Gran Bretagna hanno deciso di correre ai ripari e di chiedere un impegno alla politica per far fronte agli oltre 1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni. In 10 anni in Italia sono state 2.556 le vittime su due ruote, più del doppio di quelle del Regno Unito.

    Questa è una cifra vergognosa per un paese che più di ogni altro ha storicamente dato allo sviluppo della bicicletta e del ciclismo ed è per questo motivo che chiediamo che anche in Italia vengano adottati gli 8 punti del manifesto del Times:

    1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
    2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
    3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
    4. Il 2% del budget dell’ANAS dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
    5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
    6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
    7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays
    8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.

    Cari direttori, il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. È proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti voi affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento.

    Vi chiediamo di essere promotori di quel cambiamento di cui il paese ha bisogno e di aiutarci a salvare molte vite umane.

    Chiunque volesse contribuire al buon esito di questa campagna può condividere questa lettera attraverso Facebook, attraverso il proprio blog o sito, attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #salvaiciclisti e, ovviamente, inviandola via mail ai principali quotidiani italiani.

    Scarica qui la lista degli indirizzi mail.

    Tutti gli aderenti all’iniziativa saranno visibili sulla pagina Facebook: salviamo i ciclisti

    Hanno aderito all’iniziativa:

    1. piciclisti
    2. amicoinviaggio.it
    3.  34×26.wordpress.com
    4. rotalibra.wordpress.com
    5. frrfrc.blogspot.com
    6. wildpigs.it
    7. riky76omnium.wordpress.com
    8. bicizen.it
    9. urbancycling.it
    10. lastazionedellebiciclette.com
    11. rotafixa.it
    12. americancyclo.wordpress.com
    13. biciclettedecadence.blogspot.com
    14. mtb-forum.it
    15.  bdc-forum.it
    16.  lifeintravel.it
    17. milanonmybike.blogspot.com
    18. ditrafficosimuore.org
    19.  raggidistoria.com
    20.  ediciclo.it
    21.  pedalopolis.org
    22. ciclomobilisti.it
    23. Forum Indipendente Biciclette Elettriche, Pieghevoli e Utility
    24. casbahcicloclub.com
    25. ilikebike.org
    26. bikeride.it
    27. bicisnob.worldpress.com
    28. bicicebasta.com
    29. muoviequilibri.blogspot.com
    30. festinalente.ztl.eu
    31. rotazioni
    32. pisteciclabili.com
    33. ciclistilombardianonimi.blogspot.com
    34. ciclospazio.it
    35. areabici.blogspot.com
    36. re-cycles.blogspot.com
    37. ciclofficinamartesana.blogspot.com
    38. ciclonauti.org
    39. fabiofimiani.it
    40. fioreblog – leonardo fiorentini
  • Scienza Vs Giovanardi 3 a 0

    Giorgio Bignami, per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto dell’8 febbraio 2012, commenta tre recenti studi sul consumo di cannabis che smentiscono alcuni pilastri del proibizionismo:

    In questa rubrica si sono spesso commentati lavori che apparentemente mostravano danni neuropsicologici di lungo termine o aumentata insorgenza di disturbi mentali dopo consumi anche moderati di cannabis. In sintesi, si è sottolineato: 1. come in tali lavori non fosse adeguata la analisi dei fattori confondenti (diversi status economici e culturali, sofferenza psichica non riconosciuta a monte dell’uso di droga, ecc.); 2. come i risultati di studi osservazionali pur ampi e ben controllati siano spesso azzerati, o addirittura capovolti, dagli studi randomizzati in doppio cieco (come è avvenuto nel caso dei trattamenti ormonali di donne in menopausa), studi ovviamente non fattibili nel caso delle droghe. Ora una ricerca australiana (Tait et al, Addiction, ottobre 2011) ha analizzato ripetutamente, lungo l’arco di otto anni, le performance cognitive di oltre 2000 soggetti, inizialmente di 20-24 anni, distribuiti in sei classi a seconda dell’entità del consumo di cannabis e del suo andamento temporale (“antecedente leggero”, “costante leggero”, “antecedente pesante”, “costante pesante”, “solo antecedente”, “mai”). Scontati gli effetti del livello di educazione, del sesso di appartenenza e delle interazioni tra detti fattori tra di loro e con i successivi tempi dei test – una valutazione particolarmente sofisticata dal punto di vista statistico, rispetto agli studi precedenti, questa delle interazioni – tutti i gruppi sono risultati indistinguibili tra loro: salvo un deficit in uno solo dei test (quello che misura il ricordo dell’ informazione recentemente acquisita) nel gruppo “pesanti costanti”; un danno peraltro relativamente modesto rispetto alle caratteristiche, comunque fermamente sconsigliabili, di tale stile di consumo. Per quanto riguarda i meno giovani, un altro studio britannico (Dregan e Gulliford, “American Journal of Epidemiology”, febbraio 2012) ha valutato in circa 9000 soggetti l’associazione tra vari stili di consumo di droghe (per lo più, ma non solo, cannabis) a 42 anni e le performance in test cognitivi 8 anni dopo, riscontrando deterioramenti del resto non drammatici solo nei consumatori pesanti e inveterati. In tale studio si è addirittura dovuto “scontare” coi fattori confondenti – in particolare il più elevato livello di educazione – l’apparente relazione mediamente positiva tra consumo di droga remoto e/o recente e successiva performance nei test. Cioè essendo la percentuale di consumatori più elevata tra i soggetti di miglior livello socioeconomico ed educativo, e non riportando essi danni accertabili – salvo il solito caso di uso pesante e prolungato – questi performano meglio dei consumatori loro coetanei di categorie meno fortunate. Infine un terzo studio statunitense (Pletcher et al, “Journal of the American Medical Association”, gennaio 2012), oltre a verificare per l’ennesima volta il deterioramento della funzione polmonare nei fumatori di tabacco, ha riscontrato un certo miglioramento della medesima nei fumatori di cannabis; ma manca qui lo spazio per riassumere l’interessante discussione sui possibili meccanismi che potrebbero esser responsabili di tale beneficio. E per chiudere: notino i lettori lo status elevato di tutte e tre le succitate riviste.

    Insomma, la Scienza batte Giovanardi (e il fido Serpelloni) 3 a 0.

    Via fuoriluogo.it

  • E questo sarebbe un paese civile?

    Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato
    Un gruppo di una cinquantina di persone ha anche tentato di impedire ai vigili del fuoco di avvicinarsi per spegnere le fiamme. Il fratello della vittima riesce a riportare la calma dopo che la sorella ha ammesso di non essere stata violentata. Fermato uno dei manifestanti

    Molto semplicemente: questo non è il paese in cui io voglio vivere.

    Da Repubblica e La Stampa.

  • Ma vi sembra un grafico confrontabile?

    Alla Stampa hanno strani canoni in tema di confrontabilità dei grafici…

  • La censura di Stato ci nasconde la verità su Edmondo De Amicis

    Spassosissima raccolta di verità leghiste direttamente da Radio Padania, raccolte dal prode Daniele Sensi nel post Anche i padani nel loro piccolo s’incazzano:

    “Una mia amica aveva l’occhio infiammato e il medico gli ha detto che è una malattia che si prende dagli immigrati. Loro convivono -specialmente quelli di una certa razza- con questo virus: lo vedete che hanno sempre gli occhi arrossati?”

    “Noi non siamo contro il voto agli immigrati, l’importante è che prima abbiano acquisito la cittadinanza italiana”.

    “La morìa di uccelli è causata dalle scie chimiche degli aerei: è in atto un progetto per sterminare l’umanità”. Risponde l’onorevole Carolina Lussana: “Chiederemo ai nostri esperti”.

    “Pub nel varesotto assume ragazza. Si richiede conoscenza dell’inglese e della lingua locale”.

    “Chi ha accusato Milano di farsi fare le magliette dalla Cina sappia che le magliette sono state fatte in Cambogia, che non c’entra nulla con la Cina e che anzi merita aiuto e rispetto per aver cacciato Pol Pot”.

    “Dio non vuole l’ingresso della Turchia in Europa”.

    “Cosa dicono del Piemonte negli Stati Uniti?”

    Giovane padano: “Anch’io anni fa pensavo a fare la guerra civile. Ma poi feci un sogno premonitore: Shakespeare che mi mostrava un campo di sangue, e ci ripensai”.

    “Noi leghisti siamo la crema della società”.

    “Ricordiamo il sito del settore cultura dei giovani padani che è cultura@giovanipadani.com”.

    “I giovani che protestano contro la legge sulle intercettazioni sono figli della cultura yuppie degli anni ’80”.

    “CLN? E che significa ‘sta sigla? Perché la sinistra parla così difficile?”

    “Gli alieni sono creature del diavolo: di notte mi vengono in casa a minacciare di morte”. Conduttore: “Prima di staccare lasci il suo numero in regia, che vogliamo ricontattarla”.

    “Giordano Bruno venne bruciato sul rogo perché aveva scoperto un codice alfanumerico col quale comunicare con gli extraterrestri” .

    “Io ho una passione per i treni, e la notte vado nelle stazioni a vedere i treni merce”.

    “Buona Padania, sono Cosmo, fratello in spirito di Gesù”.

    “Sono leghista dal 1987 e non ho mai pagato le tasse”.

    “E’ online il sito della Padania. Potete visitarlo con il vostro computer oppure, se siete di quelli fighi, con il vostro wordPad”.

    “Dire che non esiste la Padania è come dire che non esiste l’Etruria”.

    “Dietro certe donne, che con tutti i giovani che ci sono qua vanno a prendersi i negri e i marocchini, c’è un deliberato piano mondialista d’invasione dell’Europa”.

    “I carabinieri hanno moduli prestampati con su scritto RISERVATISSIMO sui quali annotare gli avvistamento UFO”.

    “Anche noi donne dobbiamo dimostrare di avercelo duro”.

    “Coloro che si permettono di giudicare gli uomini della Lega finiranno dannati” .

    “I milanesi hanno votato Pisapia perché non hanno ancora provato ciò che abbiamo provato noi qui a Torino: gli zingari che vengono a rubarci i pomodori”.

    “Davanti a casa mia è passato il solito negro, il solito negrone, ma uno di quelli con le treccine, ché quelli con le treccine hanno la faccia ancora più brutta”.

    “Voi che votavate Lega e che non la votate più, vergognatevi, perché state togliendo il pane ai vostri figli”.

    “Non comprate dai cinesi, che poi vi infilate l’orecchino e il giorno dopo vi cade l’orecchio”.

    “Il meridionale che viene al nord e solidarizza più con il tunisino che non con il milanese rompe il patto di unità nazionale”.

    “Se si leggono i giornali sembra che la Lega abbia perso; basta leggere invece la Padania per capire che le cose non stanno così”.

    “Esempio di chi non si è dato per perso e alla fine ha sventato il pericolo rosso” (conduttore a proposito di Rocky IV).

    “Berlusconi ha baciato la mano di Gheddafi perché ha tanto amore nel cuore e vuole portare la pace nel mondo”.

    “Ieri sul Corriere della Sera c’era un imbarazzante articolo di tal Aldo Grasso”.

    Salvini: “Cosa stai armeggiando lì con le mani sotto il tavolo?”. Lei: “C’è un cosino che non entra”.

    “Ma non possiamo dichiarare guerra alla Tunisia?”

    “Anche gli uccelli cantano in dialetto”

    “Scusate, ma qui certi negozi hanno già messo fuori le bandiere italiane: ma possono venderle prima del 17?”.

    “La Scala è per i padani ciò che il Festival di Sanremo è per gli italiani”.

    “Una donna verrà giudicata per tutta la vita in base alla sua bellezza, quindi la bellezza va insegnata a scuola: la bellezza è educazione civica”.

    “Sul Sinai Mosè ha incontrato un UFO”.

    “Il problema è che molti padani hanno sviluppato la sindrome di Stoccolma e si credono italiani”.

    “I padani non sono chiusi in se stessi, anzi vogliono andare in giro per il mondo in cerca del senso dell’esistenza”.

    “La teoria evoluzionistica che ci insegnano a scuola è una balla”.

    “Ho fatto alcune ricerche: un mio avo era compagno di Alberto Da Giussano”.

    “I cherubini erano in realtà macchine volanti con propulsori circolari nel di dietro”.

    “La censura di Stato ci nasconde la verità su Edmondo De Amicis”.

  • “Che gli devo dire? Questo è il problema…”

    Diventerà un classico…

  • Area edificabile: come sfruttare le catacombe