• libri della ragione ferrara

    Tornano a Ferrara i libri della Ragione

    Ritornano a Ferrara le presentazioni di libri per ragionare sulla società promossi da la Società della Ragione in collaborazione con la libreria Libraccio del capoluogo estense. La rassegna “I Libri della Ragione”, giunta alla quarta sessione, accompagnerà i lettori ferraresi per tutto novembre. Tutti gli incontri si terranno dalle 17,30 presso la bellissima Sala dell’Oratorio Palazzo San Crispino all’ultimo piano della libreria Libraccio di Ferrara in Piazza Trento Trieste.

    Si parte martedì 8 con la presentazione del volume “Contro gli ergastoli” (Futura, 2021) a cura di S. Anastasia, F. Corleone e A. Pugiotto che vuole aprire un dibattito critico sulla detenzione a vita verso il suo superamento. Dialogheranno con  Stefano Anastasia e Andrea Pugiotto la professoressa Stefania Carnevale, Associata di Procedura penale Università degli studi di Ferrara e l’avvocato Pasquale Longobucco, Presidente della Camera Penale di Ferrara.

    Si continua poi il martedì successivo, 15 novembre, con il libro “Così san tutt3” (Fandango Libri, 2022) a cura di Giulia Perrone e Marco Perduca. Il testo fa parte della campagna dell’Associazione Luca Coscioni volta a dare forma al diritto umano alla scienza attraverso le sue implicazioni pratiche. A dialogare con i due curatori sarà Ilaria Baraldi, consigliera comunale e membro del direttivo de la Società della Ragione.

    La storia culturale degli stupefacenti” di Paolo Nencini (Futura, 2021) è il terzo volume che sarà presentato martedì 22 novembre. Partendo dall’analisi degli stupefacenti nella letteratura internazionale, dialogheranno insieme all’autore Denise Amerini, Responsabile dipendenze e carcere CGIL Nazionale e Francesca Battista, Segreteria Camera del Lavoro di Ferrara.

    Infine il 29 novembre chiuderà questo quarto ciclo di libri della Ragione la presentazione del libro di Leonardo FiorentiniL’Onda Verde. La fine della guerra alla droga“. Un testo che fa il punto sulla riforma delle politiche sulla cannabis a livello internazionale e che è diventato anche un podcast, prodotto dal Collettivo ferrarese Cumbre AltreFrequenze. Dialogheranno con l’autore Irene Bregola, Esseblog e Federico Varese, professore di criminologia e Direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Oxford.

    Il quarto ciclo dei Libri della Ragione è in collaborazione con la Camera Penale ferrarese “Avv. Franco Romani”, l’Associazione Luca Coscioni, CGIL, e Forum Droghe.


    Martedì 8 novembre 2022 – Ore 17,30

    Presentazione del volume

    Contro gli ergastoli

    Stefania Carnevale, Associata di Procedura penale Università degli studi di Ferrara
    Pasquale Longobucco, Avvocato, Presidente della Camera Penale di Ferrara
    dialogano con i curatori
    Stefano Anastasia e Andrea Pugiotto
    contro gli ergastoliIl Libro
    Contro gli ergastoli
    Prefazione di: Valerio Onida
    A cura di: Stefano Anastasia, Franco Corleone, Andrea Pugiotto
    Giugno 2021
    ISBN: 978-88-230-2348-2
    Collana: Saggi
    Euro 18
    Futura

    A distanza di un decennio dal pionieristico volume Contro l’ergastolo (che inaugurava la collana delle pubblicazioni de La Società della Ragione) e all’indomani dell’ord. n. 97/2021 della Corte costituzionale, si impone una rinnovata riflessione critica su tutte le modalità di detenzione a vita. Lo fa il presente volume, guardando al «fine pena mai» da ogni latitudine: la tormentata storia parlamentare della sua mancata abrogazione; le sue progressive erosioni ad opera della giurisprudenza costituzionale e convenzionale; i costi esistenziali di una pena perpetua; la sua diffusione nel mondo; le possibili alternative sanzionatorie. Unitamente alla ricognizione delle sue reali dimensioni numeriche e della giurisprudenza in tema di liberazione condizionale, il volume offre così al dibattito pubblico elementi tali da sradicare la (falsa, ma diffusa) convinzione che in Italia, de jure o de facto, l’ergastolo non esista. In Appendice, scritti (di Papa Francesco, Aldo Moro, Salvatore Senese, Aldo Masullo) che, più e meglio degli altri, mostrano come la pena fino alla morte sia l’ambiguo luogotenente della pena di morte.


    Martedì 15 novembre 2022 – Ore 17,30

    Presentazione del libro

    Così san tuttз

    Ilaria Baraldi, consigliera comunale, direttivo de la Società della Ragione
    dialoga con i curatori
    Giulia Perrone e Marco Perduca
    Il Libro
    Titolo: Così san tuttз
    Autori: Marco Perduca, Giulia Perrone
    ISBN: 9788860447906
    Euro 18,00
    Fandango Libri
    Come si produce un vaccino? Perché il procedimento richiede molto tempo? Chi ne può, o deve, usufruire? Cosa dobbiamo studiare per controllare il diffondersi di malattie? Come possiamo aiutare l’agricoltura ad affrontare i cambiamenti climatici? Quali sono le terapie più efficaci per la salute mentale?
    Così san tutt3 nasce per iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni con contributi di giurist3, scienziat3, ricercator3, espert3 e politolog3 per dare forma al diritto umano alla scienza attraverso le sue implicazioni pratiche.
    Dalla sperimentazione di farmaci, alla salute sessuale e riproduttiva, a quella mentale, alla libera condivisione di studi, ricerche e risultati, il volume descrive gli elementi del diritto alla e della scienza fornendo “istruzioni” su come riconoscere questo diritto nella vita di tutti i giorni e vederlo riconosciuto da leggi, politiche, tribunali e corti.
    Con una introduzione di Chiara Valerio, Così san tutt3 è uno strumento valido per comprendere al meglio come mettere la scienza al servizio del progresso

    Martedì 22 novembre 2022 – Ore 17,30

    Presentazione del libro

    Storia culturale degli stupefacenti

    Denise Amerini, Responsabile dipendenze e carcere CGIL Nazionale
    Francesca Battista, Segreteria Camera del Lavoro di Ferrara
    dialogano con l’autore Paolo Nencini
    copertina storia stupefacentiIl Libro
    Paolo Nencini
    Storia culturale degli stupefacenti
    Prefazione di: Grazia Zuffa
    Febbraio 2022
    400 pag
    ISBN: 978-88-230-2342-0
    Collana: Saggi
    Cartaceo 24.00 €
    Futura
    Gli storici hanno ricostruito con cura l’espandersi dell’uso non terapeutico degli stupefacenti a partire dall’inizio dell’Ottocento e gli interventi atti al suo controllo ad opera dei makers of history. Ma dove sono i soggetti di questi avvenimenti, i tossicodipendenti e quelli che, in base alle legislazioni restrittive, sono divenuti spacciatori? Che ne è stato di loro? Secondo il filosofo tedesco Hans Magnus Enzensberger, la risposta a questo genere di domande è da cercarsi nella letteratura, che è infatti una forma di storiografia, in quanto fornisce il punto di vista soggettivo da giustapporre all’oggettività degli avvenimenti narrati dagli storici. Questo libro si è posto l’obiettivo di ricostruire una storia soggettiva della tossicodipendenza, a partire dall’esame del la letteratura. Da De Quincey e Gautier, suscitatori di nuove curiosità, a Daudet e Rohmer, difensori di civiltà e imperi contro la minaccia stupefacente, la letteratura è stata puntuale ed efficace nel testimoniarci del mutare dello spirito del tempo. Caduta l’illusione di uno sradicamento definitivo del consumo di stupefacenti, sono stati poi numerosi gli autori che nel progredire del XX secolo hanno raccontato del persistere di tale consumo all’interno di vere e proprie controculture, mentre altri hanno saputo farsi anche anticipatori distopici di nuove possibili droghe, dal davamesk di Witkiewicz al dylar di De Lillo; fino ai testimoni dell’uso degli allucinogeni come strumenti di introspezione alla ricerca dei limiti della conoscenza umana.

    Martedì 29 novembre 2022 – Ore 17,30

    Presentazione del libro

    L’Onda Verde

    Irene Bregola, Esseblog
    Federico Varese, Professore di Criminologia, Direttore del Dipartimento di Sociologia di Oxford
    dialogano con l’autore Leonardo Fiorentini
    è previsto l’intervento del Collettivo Cumbre AltreFrequenze, produttore del podcast L’Onda Verde.
    L’Onda Verde è anche un podcast, gratis su tutte le piattaforme. Scoprilo su ondaverde.pub

    onda verdeIl libro
    L’Onda Verde
    La fine della Guerra alla droga
    Autore Leonardo Fiorentini
    Prefazione di Franco Corleone
    Postfazione di Marco Perduca
    Contiene il report del progetto NAHRPP sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.
    Editore: Officina di Hank
    Anno: 2021
    Pagine: 176
    Euro: 15
    ISBN: 9791280133472

    Sinossi
    Dalla legalizzazione in Uruguay nel 2013, sino a quelle nordamericane, le riforme delle politiche sulle droghe oggi passano per la sostanza più diffusa e normalizzata, ma anche più repressa al mondo. Usata spesso come mero strumento di controllo ed oppressione delle minoranze, la War on Drugs mai come in questi ultimi anni ha visto incrinarsi il suo fronte da sempre compatto, a partire dagli Stati Uniti. Di fronte alle evidenze scientifiche ed al conclamato fallimento del proibizionismo, i successi della regolamentazione della cannabis sono oggi il grimaldello capace di insinuarsi con efficacia fra l’ideologia e il populismo della guerra alla droga e un’opinione pubblica sempre più consapevole. Partendo dalle raccomandazioni dell’OMS che hanno declassificato la cannabis, il libro è un viaggio nei successi e nelle problematiche delle legalizzazioni in giro per il mondo che attraversa le riflessioni su sicurezza, giustizia sociale e sostenibilità, sino alla ricerca sul consumo consapevole e sugli usi medici.
  • onda verde

    Dopo 50 anni di war on drugs arriva l’Onda Verde in libreria

    Esattamente 50 anni fa, il 17 giugno 1971, Richard Nixon pronunciò la famosa dichiarazione di inizio della war on drugs, indicando le droghe come nemico numero uno dell’America. 10 anni prima a New York era stata firmata la Convenzione Unica sulle droghe dell’ONU su cui è incardinato il proibizionismo globale. Una guerra che ben presto è divenuta una guerra alle persone che le usano, che non si è mai avvicinata a nessuno dei risultati che si prefiggeva, in primis l’eliminazione totale delle produzioni illegali. Era prevista per l’oppio entro il 1984 e per coca e cannabis entro il 1989. Non soddisfatti del fallimento conclamato, nel 1998 i Capi di Stato riuniti all’Assemblea Generale dell’ONU di New York avevano rilanciato: “un mondo senza droghe in 10 anni”. Un solo dato: oggi, rispetto al 1998, le persone che usano droghe sono aumentate ad un ritmo esattamente doppio rispetto all’aumento della popolazione mondiale: 54% a 27%.

    Eppure qualcosa si muove nel mondo, in particolare rispetto alla regolamentazione legale della la sostanza illegale più consumata al mondo, la cannabis. Ed è proprio questo movimento di riforma che ha attraversato in particolare le americhe, che viene esplorato dal libro di Leonardo Fiorentini L’Onda Verde. La fine della War on Drugs edito da Officina di Hank, all’interno della collana antiproibizionista “La Raccolta”.

    Il testo analizza le motivazioni per cui la cannabis fu inserita fra le droghe illegali nel 1961 e come è ben presto stata usata come pretesto per la repressione del dissenso o l’oppressione delle minoranze, come le più recenti ricerche dimostrano. Dall’Uruguay ai 18 Stati USA che hanno legalizzato la cannabis ricreativa, passando per il Canada, evidenze e dati confermano il successo dei processi di regolamentazione. Analizzandone gli aspetti positivi e negativi e riportando istanze e ricerche della Società Civile internazionale per la legalizzazione responsabile e sostenibile della cannabis, l’autore delinea il quadro per un nuovo governo del fenomeno dei consumi di cannabis, alternativo alla proibizione e la repressione.

    Arricchito dalla prefazione di Franco Corleone e dalla postfazione di Marco Perduca, il testo contiene il report del Progetto NAHRPP sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe. I diritti d’autore del libro saranno devoluti proprio all’associazione Forum Droghe, che da 25 anni si occupa di riforma delle politiche sulle droghe in Italia e nel mondo.

    Per organizzare presentazioni del libro scrivete a direttore@fuoriluogo.it

    Puoi ricevere il libro con una donazione a Fuoriluogo.it cliccando su questo pulsante:



    onda verdeL’Onda Verde
    La fine della Guerra alla droga
    Di Leonardo Fiorentini

    Prefazione di Franco Corleone
    Postfazione di Marco Perduca

    Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.

    Editore: Officina di Hank
    Formato: 14,8×21
    Pagine: 176
    Anno: 2021
    Prezzo: 15 euro
    ISBN: 9791280133472

    Ricevi il libro con una donazione a sostegno di Fuoriluogo.it

    Dalla legalizzazione in Uruguay nel 2013, sino a quelle nordamericane, le riforme delle politiche sulle droghe oggi passano per la sostanza più diffusa e normalizzata, ma anche più repressa al mondo. Usata spesso come mero strumento di controllo ed oppressione delle minoranze, la War on Drugs mai come in questi ultimi anni ha visto incrinarsi il suo fronte da sempre compatto, a partire dagli Stati Uniti. Di fronte alle evidenze scientifiche ed al conclamato fallimento del proibizionismo, i successi della regolamentazione della cannabis sono oggi il grimaldello capace di insinuarsi con efficacia fra l’ideologia e il populismo della guerra alla droga e un’opinione pubblica sempre più consapevole. Partendo dalle raccomandazioni dell’OMS che hanno declassificato la cannabis, il libro è un viaggio nei successi e nelle problematiche delle legalizzazioni in giro per il mondo che attraversa le riflessioni su sicurezza, giustizia sociale e sostenibilità, sino alla ricerca sul consumo consapevole e sugli usi medici. Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.

    L’autore

    Leonardo Fiorentini è antiproibizionista, ecologista e amico della nonviolenza. Di professione webmaster, si occupa di politiche sulle droghe sin dalla nascita del sito web di Fuoriluogo, di cui è divenuto Direttore nel 2014. È Segretario Nazionale di Forum Droghe, che rappresenta all’ONU con status consultivo ECOSOC, e socio fondatore de la Società della Ragione. È fra i curatori del Libro Bianco sulle droghe che ogni anno fa il punto sulle conseguenze delle politiche sulle sostanze in Italia. Nel 2018 è fra i coautori del libro “La cannabis fa bene alla Politica”, Reality Book editore. Nel 2021 ha pubblicato con Officina di Hank “L’onda verde. La fine della Guerra alla Droga.”

  • cnd vienna

    Commissione Onu sulle droghe: chi c’era e cosa s’è deciso

    Con Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo.it, Marco Perduca fa un bilancio della 63esima sessione della Commissione droghe delle Nazioni unite che si è tenuta dal 2 al 6 marzo scorsi a Vienna. Il posticipo del voto sulla cannabis, le cinque risoluzioni tematiche adottate e le attività delle associazioni italiane presenti. E l’Italia?

  • Cannabis Firenze

    Politiche sulle Droghe: l’impatto della repressione

    Registrazione video a cura di Radio Radicale del dibattito dal titolo “Focus sulla cannabis e sull’impatto delle misure repressive in tema di droghe”, registrato a Firenze venerdì 17 gennaio 2020. Dibattito organizzato da Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Forum Droghe e Itanpud e L’Altro Diritto e La società della ragione Onlus.

    Incontro pubblico organizzato in vista della Conferenza nazionale autoconvocata per la riforma delle politiche sulle droghe – in programma a Milano, sala Convegni della Camera del lavoro il 28 e il 29 febbraio 2020.

    Sono intervenuti: Franco Corleone (garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Toscana), Juan Manuel Otero (professore dell’Università del Rio Negro (Patagonia)), Leonardo Fiorentini (direttore di Fuoriluogo.it), Giuseppe Caputo (membro de L’Altro diritto – Centro di documentazione su Carcere, Marginalità e Devianza), Katia Poneti (funzionario dell’Ufficio del Garante dei detenuti della Regione Toscana), Sofia Ciuffoletti (direttrice del Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità “L’Altro Diritto”), Serena Franchi (componente della Società della Ragione ONLUS.), Barbara Bonvicini (presidente, Radicali Italiani), Grazia Zuffa (presidente della Società della Ragione), Marco Perduca (coordinatore di Science for Democracy), Daniele Laori (rappresentante rete ItanPud).

  • cannabis

    Sentenza cannabis, Fiorentini: “E’ tempo di una riforma per la regolamentazione legale”

    Sentenza cannabis, Fiorentini: “E’ tempo di una riforma per la regolamentazione legale”

    “Bene la Cassazione, ora è la politica che deve fare il suo”. Il commento dell’antiproibizionista ferrarese alla decisione della Cassazione sulla coltivazione domestica per uso personale.

    Da Estense.com

    Una recente sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite ha stabilito che coltivare marijuana in casa in piccole quantità e per uso personale non costituisce reato. Il pronunciamento è datato 19 ottobre, ma è ancora presto per stabilire se potrà avere riflessi nel prossimo futuro, anche se molto probabilmente i giudici che dovranno decidere su questo tema seguiranno l’orientamento della sentenza, pur non avendo un valore di per sé vincolante.

    E’ probabile che non ne potrà beneficiare la persona arrestata in questi giorni a Buonacompra dai carabinieri, visto il quantitativo ingente sequestrato, ma per i procedimenti giudiziari che prossimamente verranno trattati in seguito al ritrovamento di marijuana coltivata in casa la sentenza della Cassazione avrà un’influenza non trascurabile.

    Da precisare, per i non addetti ai lavori, che tale sentenza non ha cambiato la legge in materia, e ne è ben consapevole un antiproibizionista convinto come il ferrarese Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo ed ex consigliere comunale indipendente, che coglie l’occasione per auspicare una riforma per la regolamentazione legale della cannabis. “E’ la quarta volta – commenta Fiorentini – che i giudici intervengono in sostituzione della politica per adeguare la legge italiana sulle droghe al dettato costituzionale e al buon senso giuridico. Per tre volte la Corte Costituzionale ha prima dichiarato illeggitima la Fini-Giovanardi, poi cassato al’art 75 bis sulle sanzioni amministrative ed infine adeguato il minimo di pena per le sostanze cosiddette pesanti ad un minimo principio di proporzionalità della pena. Oggi è la Cassazione che fa suo un principio già diffuso in molte Corti italiane, ovvero che fosse insensato colpire come uno spacciatore chi coltiva poche piante di cannabis per il proprio consumo personale. Si arrivava all’assurdo che si colpiva pesantemente chi si coltivava la propria pianta in casa proprio per non foraggiare le narcomafie”.

    Secondo Fiorentini “la grande assente di oggi è la politica, che è ancora ostaggio dell’ideologia proibizionista”. “Ne sono dimostrazione – aggiunge – le risposte troppo timide di molti politici rispetto all’ultima crociata dell’ex Ministro della Paura Salvini, addirittura in guerra (senza quartiere) anche contro sostanze che non hanno effetti psicoattivi, come la cannabis light. Per iniziare però 30 anni di pesante proibizionismo in Italia, quasi 60 nel mondo, non hanno fatto altro che riempire le carceri di spacciatori e persone che usano sostanze (rispettivamente il 35% e il 28% dei detenuti), mentre il mercato illegale delle droghe è più libero, florido e variegato che mai. Oggi è il momento del coraggio per affrontare di petto il fallimento delle politiche proibizioniste a livello nazionale ed internazionale, a partire dalla sostanza più diffusa e normalizzata fra quelle nelle tabelle delle convenzioni internazionali. Al pari di Paesi come Uruguay, Canada e 11 stati Usa, è il tempo di avviare anche in Italia una riforma per la regolamentazione legale della cannabis”.

  • cannabis

    Coltivare Cannabis in casa non è punibile penalmente

    Coltivare cannabis in casa in minime quantità non è reato penale, se destinato esclusivamente all’uso personale. Lo ha stabilito la Cassazione, in una sentenza a sezioni unite promulgata il 19 dicembre scorso.

    La Cassazione chiarisce e ribadisce comunque che la coltivazione resta ancora un reato, aprendo però la porta alle prossime sentenze e ponendo dei paletti, qualora «le attività di coltivazione di minime dimensioni, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti» siano chiari indici di un uso personale del coltivatore.

    In attesa delle motivazioni e degli sviluppi che seguiranno a questa sentenza abbiamo chiesto un commento a Leonardo Fiorentini, direttore del portale “Fuoriluogo”. Ascolta o scarica.

  • Foto Comune di Ferrara

    Scuole davvero più sicure? Droghe, la prevenzione all’incontrario della Giunta Fabbri

    Diciamo le cose come stanno. L’operazione “Scuole sicure”, lanciata in pompa magna dallo stakanovista del dovere istituzionale, l’ex Ministro della Paura Salvini, è stato un ridicolo fallimento. Pochi chili di sostanza sequestrata, molti giovani segnalati alla prefettura per garantirne il disagio sociale, e 4 milioni di euro buttati al vento. Del resto il Ministro trasvolatore è sempre quello che, mentre aumentavano del 20% in due anni i morti per overdose, ha dichiarato guerra alla cannabis light, ovvero il vecchio e ben conosciuto a Ferrara canapone. Pur non avendo effetti psicoattivi, avere la cannabis nelle vetrine dei negozi dava così fastidio che è stata oggetto di una campagna persecutoria che forse oggi grazie alla prossima finanziaria finalmente finirà. Oggi, a tempo scaduto, l’amministrazione ferrarese decide di lanciarsi nella crociata, guardacaso con una canna sulla locandina.

    La parificazione delle sostanze, ovvero la DROGA al singolare rivendicata dal Vice Sindaco e dall’Assessora Kusiak, pare essere la base ideologica (vecchia) che guiderà i prossimi interventi di “prevenzione” dell’amministrazione comunale di Ferrara. Una “prevenzione” all’incontrario che porta da un lato alla banalizzazione delle sostanze più pericolose, in quanto equiparate alla cannabis i cui effetti sono i primi conosciuti dai ragazzi visto il consumo ormai normalizzato nella società; dall’altro questa assimilazione ha portato all’aumento spropositato delle azioni delle forze dell’ordine nei confronti della cannabis a scapito di quelle contro cocaina ed eroina (i dati della diminuzione delle operazioni contro queste ultime sono piuttosto sconcertanti a seguito della Fini-Giovanardi).

    Anche l’ultima relazione del governo uscite l’altro giorno – ma che doveva essere consegnata lo scorso 30 giugno dall’altro stakanovista Ministro leghista Fontana che però in un anno è stato troppo impegnato a lottare contro la “modica quantità” (che non esiste più da 30 anni) per poter assolvere i propri doveri istituzionali – conferma che anche fra i giovani i consumi di cannabis sono sostanzialmente stabili, mentre a salire sono quelli di sostanze molto più pericolose, come l’eroina. Eppure viene rivendicata la scelta dello “spinello fumante” in locandina, quasi a confermare la teoria della cannabis droga di passaggio. Teoria smentita prima dalla logica, il 99% degli eroinomani hanno cominciato con il latte materno (per poi passare a caffè e sigarette), e poi dalle ricerche che confermano come non vi sia alcun legame fra consumo di cannabis e eroina se non il mercato illegale a cui le persone si rivolgono. Anzi, le ricerche ci dicono che l’uso di cannabis, in particolare un uso molto frequente, ha un effetto deterrente all’uso di altre sostanze. Del resto il 95% delle persone che hanno consumato cannabis non hanno mai consumato eroina nella vita.

    Eppure siamo ancora lì. Si buttano a mare anni di lavoro ben fatto a Ferrara da Promeco e ci si affida all’ideologizzazione della lotta alla DROGA. Invece di spiegare che le sostanze sono diverse, hanno diversi effetti e differenti pericoli, a Ferrara siamo ritornati, contro ogni evidenza scientifica e dato pratico, alla DROGA al singolare. Già l’operazione panchine ha reso nudo un (vice)Re incapace di andare oltre l’operazione di facciata. Non conta neanche che la lotta allo spaccino fatta con la rimozione dell’arredo urbano sia cosa ridicola in sè, addirittura oggi pare si pensi di rimuovere addirittura i portabiciclette. I fenomeni sociali non si arrestano nè impoverendo la città del suo patrimonio urbano, nè con la repressione dello spaccio, nè con quella del consumo e nemmeno con qualche telecamera davanti alle scuole. O, peggio, delegando educazione e prevenzione ai cani che annusano gli zaini dei ragazzi che vanno a Scuola. Sono 30 anni che la dura repressione sulle droghe vige in italia, 50 nel mondo, eppure le sostanze illecite non sono mai state così diffuse come oggi. Che si portino la sedia da casa, che appoggino la bici ad un muro, gli spacciatori al limite si sposteranno altrove. Come hanno già fatto, generando allarme sociale in altri contesti. E non serve nemmeno “arrestarli tutti” e tenerli in prigione come vorrebbe la Ministra Lamorgese. E’ già così: oggi le prigioni sono piene di spacciatori: rappresentano infatti il 35% della popolazione detenuta. Il tasso di successo dei processi per droga è superiore al 50%, contro il 10% dei processi per resti contro la persona o la proprietà. E comunque sia le organizzazioni criminali continueranno ad avere mano d’opera a basso costo e a bassa speranza grazie a leggi criminogene come Bossi-Fini e Decreti Minniti-Salvini.

    Oggi, non si avesse il paraocchi, si comprenderebbe anche in Italia che è tempo di cominciare a pensare come regolare legalmente questi fenomeni sociali, a partire dal regolare mercati e consumi, oggi più liberi che mai. E che bisogna cominciare a farlo a partire dalla sostanza più diffusa e meno pericolosa come succede in Uruguay, Canada e 11 stati USA. Parliamo proprio della cannabis, quella della locandina della “prevenzione” all’incontrario di Lodi e Kusiak.

  • Leonardo Fiorentini a Radio Dolce Vita

    Legalizzazione della cannabis a Radio Dolce Vita

    La mia intervista a Radio Dolce Vita di Ferrara sulla legalizzazione della cannabis in Italia.

  • Cannabis, presentate a Roberto Fico le firme per la legalizzazione della cannabis

    Legalizzazione cannabis. Aprire la discussione, subito

    Ieri pomeriggio Leonardo Fiorentini è stato ricevuto dal Presidente della Camera Roberto Fico insieme ad una delegazione della manifestazione promossa da Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani, Forum Droghe, Fuoriluogo, la Società della Ragione, A Buon Diritto, Antigone a sostegno dell’inizio della discussione della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. Nell’occasione Antonella Soldo (Radicali Italiani), Filomena Gallo e Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni) hanno consegnato le 25.000 firme raccolte sulla petizione per avviare il dibattito in Parlamento sulla legalizzazione della cannabis a partire dalla legge di iniziativa popolare su cui si sono raccolte oltre 67.000 firme nel 2016. Fiorentini, che è Direttore di Fuoriluogo.it e tesoriere de la Società della Ragione, ha invece consegnato al Presidente Fico il decimo Libro Bianco sulle droghe, che lo vede fra i curatori. Con loro c’era anche Walter De Benedetto, il paziente toscano che nelle settimane scorse ha subito il sequestro delle piante che era costretto a coltivarsi per curarsi, vista l’inadeguatezza dell’approvigionamento di cannabis terapeutica. Un suo amico che lo aiutava nella cura delle piante è stato denunciato per coltivazione, ed oggi rischia da 2 a 6 anni di carcere.

    E’ stato molto importante poter presentare al Presidente della Camera – racconta Fiorentini – non solo i dati dell’inefficacia e dei danni delle attuali politiche repressive, ma anche il volto di una delle sue più recenti vittime, Walter De Benedetto. Siamo di fronte al paradosso che chi coltiva la propria pianta per evitare di foraggiare le narcomafie viene colpito con pene spesso spropositate, come potrebbe succedere agli amici che hanno aiutato Walter a casa sua. Addirittura nel suo caso ci si accanisce contro persone malate proprio mentre continuano i problemi di approvigionamento della cannabis terapeutica“.

    “La repressione colpisce i pesci piccoli, ed in particolare la cannabis come dimostriamo nel Libro Bianco. Ne è un esempio anche l’ultima operazione antidroga ferrarese, pur preannunciata in pompa magna dai novelli amministratori locali, dove non è stato contestato alcun reato associativo. Le forze dell’ordine sono costrette ad un enorme sforzo, i tribunali sono sommersi di procedimenti per droga con il solo risultato che non ci sarebbe sovraffollamento carcerario senza i detenuti per spaccio. Il sistema della sicurezza è così impegnato nelle operazioni antidroga che mentre 1 processo per droga su 2 si conclude con una condanna, solo 1 su 9 per furto o rapina riesce a portare all’individuazione di un responsabile e ad una condanna. Sprechiamo enormi risorse professionali ed economiche per non avere alcun risultato. Nè sul lato della diminuzione dell’offerta, con gli spacciatori che vengono facilmente sostituiti dopo poche ore, nè sul fronte della riduzione della domanda, come dimostrano i dati italiani, europei e mondiali”.

    “In particolare” – continua Fiorentini “negli ultimi 10 anni, mentre le operazioni delle Forze dell’ordine contro la cannabis sono aumentate del 36%, al contrario le operazioni con oggetto l’eroina sono diminuite addirittura del 46%. Siamo all’assurdo per cui la sostanza meno pericolosa è anche quella più oggetto di repressione, con un rapporto di 7 a 1. Dal 1990 quasi un milione di persone è poi stato segnalato per mero uso di cannabis, che rappresenta quasi l’80% del totale. Un’intera generazione, per lo più giovani, la cui vita è stata segnata, spesso con pesanti sanzioni amministrative, per aver consumato una sostanza che è meno pericolosa di alcol o del tabacco. E’ necessario porre fine a questa fallimentare ipocrisia ed avviare una seria riflessione sulla valutazione delle attuali politiche sulle droghe, a partire dalla cannabis.”

    Fiorentini, che rappresenta anche Forum Droghe all’ONU di Vienna, sottolinea inoltre come “laddove si è deciso di regolare legalmente un mercato come quello della cannabis – che oggi in Italia è più libero che mai – i risultati sono molto promettenti. Sia in termini di politiche di informazione e prevenzione degli abusi, finalmente realizzabili senza tabù, che in termini di riduzione della criminalità e di recupero di ingenti risorse economiche per lo Stato. Addirittura si verifica una riduzione dei consumi dei più giovani e non aumentano gli incidenti stradali. Senza dimenticare la nascita di un intero settore produttivo legale che potrebbe garantire in Italia almeno 300.000 posti di lavoro.”

    “Insomma – conclude Fiorentini – con i fatti della legalizzazione oggi si sono smontati tutti i miti proibizionisti. Occorre che il Parlamento italiano cominci a mettere in discussione le attuali politiche, a partire dai dati della realtà e della scienza. A Ferrara, nel 2016, raccogliemmo quasi 1500 firme a sostegno della proposta di legge per legalizzazione. Anche per questo chiediamo che inizi subito la discussione in commissione delle proposte di legge sulla regolamentazione legale della cannabis.”

     

    La registrazione di Radio Radicale della manifestazione, a 1h 29 minuti l’intervento di Leonardo Fiorentini in Piazza Montecitorio:

  • Decimo Libro Bianco sulle droghe. Conferenza stampa.

    In occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga promossa dall’ONU, mercoledì 26 giugno 2019 a Roma presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati si è tenuta la presentazione della decima edizione del Libro Bianco sulle droghe promosso da La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di A Buon Diritto, Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA. L’evento è organizzato all’interno della campagna internazionale Support Don’t Punish a difesa dei diritti di chi usa sostanze che anche quest’anno toccherà oltre 200 città in 94 paesi.

  • Cannabis all’Onu, il 2020 sarà l’anno buono?

    La dichiarazione finale della Commission on Narcotic Drugs dell’Onu, conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. Leonardo Fiorentini e Serena Franchi per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 27 marzo 2019.

    Si è conclusa senza grandi novità anche la riunione a Vienna della Commission on Narcotic Drugs (CND) dell’Onu, che ha seguito il Segmento Ministeriale già analizzato in questa rubrica (Ronconi, il manifesto del 20 marzo 2019). La dichiarazione finale conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. È esemplare come alle cinque righe di lode dei “tangibili progressi” nella raccolta di dati, di analisi e di scambio di informazioni sul problema delle droghe ne seguano infatti 27 in cui si attestano la continua espansione dei mercati di droghe illecite, i livelli record raggiunti da coltivazioni e consumi di droghe, l’aumento delle morti droga-correlate nel mondo e la stabilità dei tassi di trasmissione di HIV e HCV. Ciononostante, obiettivi e mezzi rimangono gli stessi, e i richiami alla centralità dei Diritti Umani e alla flessibilità delle convenzioni introdotti nel 2016  risultano non enfatizzati.

    Sulla legalizzazione della cannabis la Russia ha tentato un attacco diretto a Canada e Uruguay (e USA), proponendo una risoluzione per il rafforzamento del ruolo dell’INCB (International Narcotics Control Board). Un paragrafo poi espunto esprimeva “profonda preoccupazione per la legalizzazione dell’uso non medico di determinate droghe in alcune regioni, che rappresenta una sfida all’attuazione universale delle convenzioni sul controllo delle droghe, una sfida alla salute pubblica e al benessere, in particolare tra i giovani, e una sfida agli Stati aderenti alle convenzioni”. Una lunghissima trattativa – terminata venerdì dopo pranzo – con il sostegno di USA e Olanda ha modificato decisamente il senso del testo. Del resto l’INCB e il suo Presidente, il thailandese Viroj Sumyai, non hanno certo mai nascosto la loro irritazione per le legalizzazioni nelle Americhe. L’agenzia ha dedicato l’intero primo capitolo del suo ultimo rapporto alla cannabis e ai “molti” rischi e “pochi” benefici del suo uso, medico e non. A Vienna Sumyai a precisa domanda ha risposto, con malcelata irritazione, che “la legalizzazione dell’uso non medico della cannabis contravviene i trattati internazionali sul controllo delle droghe”. Per fortuna è un organismo inutile e basta replicare a muso duro e si tacciono.

    Dunque, questa sessione sembra essere stata solo il preludio allo scontro che si preannuncia per il 2020, quando la raccomandazione dell’Oms per la revisione della classificazione della cannabis nelle tabelle delle convenzioni arriverà sul tavolo della CND.

    La raccomandazione dell’Oms, basata su una solida revisione della letteratura scientifica, propone l’eliminazione della cannabis dalla tabella IV delle droghe pericolose senza uso terapeutico della prima Convenzione del 1961 (cfr. rubrica di Perduca e Long su il manifesto del 27 febbraio 2019). Tale riclassificazione costituirebbe un volano per la legalizzazione dell’uso medico a livello globale, anche se non sufficiente per aprire all’uso ricreativo. Questo obiettivo può contare sulla flessibilità delle convenzioni esplicitata ad UNGASS 2016 e confermata la scorsa settimana a Vienna. È evidente che sulla raccomandazione dell’Oms, la cui pubblicazione era prevista nemmeno un mese dopo l’avvio della legalizzazione in Canada, hanno pesato molto le pressioni politiche, in particolare della Russia. Non è un caso il curioso ritardo di trasmissione, che ha di fatto permesso il rinvio della sua discussione. L’interrogativo politico del prossimo anno riguarderà se e come intervenire sul mantenimento della cannabis in tabella I, proposto dall’Oms dopo una revisione scientifica che invece non ne giustifica la collocazione fra le droghe pericolose.

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  • Lettera aperta al governo: cosa dirà sulle droghe all’Onu?

    A Vienna è in programma a marzo un importante vertice Onu sulle droghe: la 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd). Articolo per il manifesto del 23 febbraio 2019.

    Nel mese di marzo è previsto a Vienna un importante vertice Onu sulle droghe. Si tratta della 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd) che sarà anticipata, il 15 e 16 marzo, da un segmento governativo ad alto livello. Si tratta dell’appuntamento di chiusura di un ciclo politico sulle droghe, iniziato a New York nel 1998 con lo slogan «Un mondo libero dalla droga – possiamo farcela!». A oltre 20 anni da quel proclama, è evidente a tutti che l’obiettivo è fallito.

    La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, Cnca, Lila e Cgil, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali hanno inviato una lettera aperta al governo chiedendo un’occasione di dialogo in preparazione di Vienna. Come fu fatto in occasione della Sessione Speciale sulle droghe del 2016 (Un-Gass) quando addirittura la società civile, di tutte le visioni, fu inclusa nella delegazione governativa. Marco Perduca dell’Associazione Coscioni ha sottolineato che è necessario un dibattito pubblico e trasparente, magari anche in Parlamento.

    Sono quattro i punti cardine su cui si chiede una discussione. In primis il rapporto tra le politiche sulle droghe e il rispetto dei diritti umani. Dalla criminalizzazione del consumo alla sproporzionalità delle pene, fino alla pena di morte e alle esecuzioni stragiudiziali purtroppo in larga parte del mondo le politiche di contrasto alla droga si sono tradotte in azione in contrasto anche con i diritti umani. Serve poi una maggiore coerenza fra le azioni dell’Unodc (l’agenzia ONU che si occupa delle droghe) e quelle di altre agenzie come Who, Unaids e Undp, o come l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che spesso si sono espresse per un cambio di rotta politica sulle droghe.

    Gli stessi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità sono messi a rischio dall’approccio della War on Drugs. Infine, c’è il grande tema dell’insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico (si pensi alla cannabis terapeutica in Italia, ma anche agli antidolorifici di base nei paesi poveri). Non è più tempo di proclami, ma è necessario trovare obiettivi ragionevoli, realistici e misurabili. Per questo i promotori chiedono “che il governo italiano sostenga l’istituzione di una commissione – cui la società civile partecipi – per la revisione e l’adeguamento degli indicatori di valutazione delle politiche globali”.

    Il confronto non potrà eludere temi anche nazionali, come la declinazione della Riduzione del Danno nei Livelli Essenziali di Assistenza, come ha ricordato Denise Amerini per la CGIL. Un confronto che, a dire di Grazia Zuffa (la Società della Ragione), avrebbe anche un valore pedagogico: ad esempio per far comprendere come la “modica quantità”, entrata recentemente nelle mire del Ministro Fontana, in effetti non esiste più da quasi 30 anni.

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    Verso Vienna 2019: la conferenza stampa

    Ecco la presentazione alla Sala Stampa della Camera la lettera aperta al Governo inviata dalle organizzazioni della Società Civile italiana che si occupano di politiche sulle droghe in vista del prossimo vertice ONU di Vienna.

    La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, CNCA, LILA e CGIL, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali chiedono “che il Governo avvii un confronto con la società civile in merito al prossimo Segmento ad Alto Livello della 62^ sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND), durante il quale ministri e capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite discuteranno della politica globale della droga.” Le associazioni, richiamando il documento finale di UNGASS 2016 che riconosceva come “le rappresentanze degli organismi della società civile dovrebbero essere messe in grado di svolgere un ruolo partecipativo …a supporto della valutazione delle politiche e dei programmi circa le droghe” chiedono al Governo un’occasione di dialogo pubblico in preparazione di Vienna 2019.

    Intervengono alla Conferenza Stampa Leonardo Fiorentini (Fuoriluogo/Forum Droghe), Grazia Zuffa (la Società della Ragione), Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni), Denise Amerini (CGIL), Franco Corleone (Garante dei Detenuti della Toscana).

    Vai allo speciale di Fuoriluogo:
    https://www.fuoriluogo.it/home/speciali/vienna-2019/

  • Droga, una diffida al Governo. Ora basta

    Antigone, Forum Droghe, Lila, l’Associazione Luca Coscioni e la Società della Ragione hanno inviato lo scorso 31 luglio una diffida al Governo per contestare la violazione della norma fondamentale dell’articolo 1 della legge Iervolino-Vassalli sulla convocazione della Conferenza nazionale sulle droghe.

    Il Testo unico sulle droghe (Dpr 309/90) prevede infatti che “ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri convochi una conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa”.

    La diffida ricorda che l’ultima conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti si è tenuta a Trieste dal 12 al 14 marzo 2009; da 8 anni manca quindi un momento di condivisione dei dati e di riflessione sugli effetti della legislazione sulle droghe rispetto alla salute e i diritti umani e civili dei consumatori, alla sicurezza sociale e alla giustizia e questo a fronte di ripetute sollecitazioni nonché e incontri istituzionali promossi dalle associazioni che hanno presentato la diffida.

    Va ricordato che quell’appuntamento organizzato dalla coppia Giovanardi-Serpelloni si caratterizzò per la netta chiusura al confronto con le organizzazioni che contestavano la scelta proibizionista e punitiva della legge 49 del 2006 approvata con un colpo di mano e finalmente bocciata dalla Corte Costituzionale nel febbraio del 2014.

    I firmatari della diffida sottolineano di fronte ai cambiamenti legislativi parziali e non coerenti e rispetto agli sviluppi internazionali che comprendono forme diffuse di legalizzazione della cannabis e al dibattito che si è sviluppato all’Assemblea generale dell’Onu a New York nell’aprile 2016, sia sempre più necessario convocare con urgenza una nuova conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope per porre fine alla inadempienza all’obbligo di legge che dura da troppi anni.

    La conclusione è chiara con la comunicazione che, ”decorso inutilmente il termine di cui all’art. 3 comma 1 D.Lgs n. 198/2009, si procederà alla tutela dei diritti e degli interessi dei propri associati dinanzi alle competenti autorità giudiziarie”.

    A febbraio di quest’anno molte Associazioni avevano lanciato un appello al Governo con precise richieste, dalla nomina di un responsabile politico per dare un indirizzo alla politica delle droghe alla convocazione della Conferenza nazionale sulle droghe, dalla riorganizzazione dei Servizi pubblici nella prospettiva del rilancio della riduzione del danno prevista dai LEA con la previsione di interventi per la prevenzione dei rischi connessi all’abuso e alla clandestinità dei consumi, alla analisi delle sostanze e verso la sperimentazione delle stanze del consumo e dei trattamenti con eroina, alla convocazione di un seminario per discutere il documento conclusivo di Ungass.

    Il silenzio è stato la eloquente risposta.

    il 26 giugno, assieme agli altri gruppi che compongono il Cartello di Genova, è stato presentato l’ottavo libro bianco sulle droghe che ha confermato i gravi effetti collaterali della legislazione antidroga sulla giustizia e sul carcere.

    Il rispetto della legge è un principio che non può essere violato dalle istituzioni. La diffida ha un valore formale, ma la contestazione al Governo è tutta politica. Ora la parola è al Presidente Gentiloni.

  • Cannabis terapeutica, è caccia alle farmacie

    Un conto salato di 60.200 euro. È l’importo complessivo delle multe che sette farmacie galeniche italiane dovranno pagare allo Stato italiano. Il motivo? Violazione dell’articolo 84 del DPR 309/90, ovvero il divieto di “propaganda pubblicitaria di sostanze o preparazioni comprese nelle tabelle” delle sostanze sottoposte a controllo dalle convenzioni internazionale, “anche se effettuata in modo indiretto”. Le sette farmacie comparivano in siti che elencano le aziende che realizzano preparati a base di cannabis terapeutica. Una utile informazione agli utenti, peraltro resa senza che sia nota una richiesta di corrispettivo, ma che per la legge Jervolino-Vassalli diventa passibile di sanzione. Le farmacie hanno ovviamente già presentato ricorso che ci auguriamo sia accolto. Alcune hanno anche oscurato il proprio sito per protesta.

    L’azione, evidentemente pretestuosa da parte dello Stato, conferma come la legislazione italiana sulle droghe sia un coacervo di norme dal puro intento vessatorio e repressivo. Ma non solo. Tutto probabilmente nasce da un sospetto. Alcune di queste farmacie all’inizio dell’anno erano state oggetto di controllo da parte del Ministero per la loro richiesta di fornitura di FM2, il preparato a base di cannabis dell’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze che “sostituisce” uno dei prodotti olandesi, il Bediol. Al Ministero della Salute il quantitativo richiesto sembrava eccessivo, forse temendo vendite “sottobanco” a persone senza prescrizione. Semmai il problema è la quantità assolutamente insufficiente della prima produzione statale, pari a soli 47 chilogrammi.

    Consumi di Cannabis Terapeutica in Italia

    Nella tabella sono riportati i consumi totali in grammi come somma delle importazioni effettuate da ASL ai sensi del DM 11/2/1997, indicati con consumi ASL, e delle importazioni di aziende autorizzate al commercio all’ingrosso. (Fonte Ministero della Salute)

    Alla fine a chi aveva richiesto 500 grammi di FM2, stimando l’ordine sulla domanda storica, ne sono stati concessi 50. Purtroppo le richieste, come da tempo denunciato dalle associazioni e dai pazienti, sono assolutamente fuori scala rispetto all’attuale produzione dello Stato, e si continua ad importare grossi quantitativi dall’estero. Con un aggravio di costi per il paziente e per l’intero sistema sanitario nazionale. Ricordiamo che una terapia può costare al paziente, se non coperta dal sistema sanitario – per mancanza di una legge regionale o per una patologia non ricompresa fra quelle prescrivibili a carico del SSN – anche alcune centinaia di euro al mese. Ma non solo: per un problema di crisi di produzione da alcune settimane risultano di fatto bloccate le importazioni in Italia dei farmaci olandesi. In risposta ad una recente interrogazione al governo dell’on. Mucci, a seguito anche del digiuno di Rita Bernardini, la Ministra Lorenzin ha annunciato di aver disposto la distribuzione delle scorte dell’IFM (sul perché siano rimaste nei magazzini, l’interrogativo è d’obbligo) e ha assicurato che lo stesso Istituto nel secondo semestre del 2017 metterà a disposizione ulteriori 12 kg che non appaiono comunque sufficienti a rispondere alla domanda totale.

    C’è da domandarsi se non valga la pena di cogliere al balzo la timida proposta del PD di stralcio della cannabis terapeutica dalla proposta dell’Intergruppo riempiendola di contenuti efficaci. Se si riuscisse entro la legislatura a prevedere l’allargamento della produzione di cannabis, su autorizzazione, anche a soggetti diversi dal Farmaceutico Militare di Firenze ed infine, uscendo dalla logica degli elenchi restrittivi, la prescrivibilità per qualunque patologia il medico curante la ritenga utile e la completa depenalizzazione della coltivazione ad uso personale, sarebbe un successo parziale, anzi parzialissimo rispetto alla battaglia per il cambio di politica sulle droghe, ma una vittoria per i malati che subiscono ancora gli effetti della guerra, incomprensibile, ad una pianta millenaria.

  • Nelle città nuove pratiche sulle droghe

    Dopo l’assemblea delle Nazioni Unite sulle droghe UNGASS 2016, che ha sancito il venir meno della compattezza internazionale delle politiche proibizioniste sulle sostanze illegali, numerosi sono i segnali di svolta a livello mondiale. In Uruguay fra poche settimane saranno in vendita nelle farmacie i primi quantitativi di cannabis “statale”, negli Usa otto Stati hanno sancito, per referendum, la legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis, mentre il nono, il Vermont, ha scelto la via parlamentare. In Olanda il Senato deve decidere sulla legge approvata dai deputati a favore della coltivazione della canapa da parte dei coffee-shop, mentre in Canada il governo ha presentato il suo disegno di legge per la regolamentazione della marijuana. La Giamaica infine ha legalizzato l’uso tradizionale della ganja. Le politiche di riduzione del danno più avanzate (stanze del consumo sicuro, trattamenti con eroina, pill testing) sono ormai consolidate in molti paesi europei, mentre approdano nel dibattito pubblico anche in paesi prima refrattari a questo tipo di approccio, come gli Stati Uniti.

    Purtroppo in Italia, la proposta di legge sulla cannabis dell’intergruppo si è arenata in commissione giustizia mentre quella popolare dopo sei mesi dal deposito è ancora sub iudice, in attesa del conteggio dei certificati elettorali che accompagnano le firme. Stessa sorte stanno subendo le proposte di legge di modifica complessiva del Testo Unico sugli stupefacenti, il Dpr 309 del 1990, presentate alla Camera dal deputato Filippo Fossati e al Senato dal sen. Sergio Lo Giudice.

    La legislatura è avviata verso la fine più o meno traumatica e sta dando il peggio possibile, basti pensare ai decreti Minniti e alla vicenda della legge sulla tortura. Occorre prendere atto che gli spazi parlamentari per le droghe non sono agibili e che dal governo in questi anni è giunto chiaramente un segnale di assoluto disinteresse. Gli ultimi due governi, più volte interpellati dalle associazioni del Cartello di Genova, non si sono degnati nemmeno di rispondere. Anche l’ultimo appello “il Governo batta un colpo” lanciato a febbraio e che chiedeva al governo di rispettare i propri obblighi di legge, è caduto nel vuoto.

    È venuto il momento di cambiare il tavolo sul quale confrontarsi. Dall’assemblea di Forum Droghe è arrivato un invito importante. Riprendere quel protagonismo municipale che anche in Italia ha guidato il movimento di riforma delle politiche sulle sostanze negli anni ’90. In questa situazione di stallo politico ed istituzionale, bisogna ripartire dalle città, dove gli effetti del proibizionismo esplodono nelle strade, nelle piazze e nei giardini. Per affermare, partendo dal basso, che non solo una politica diversa sulle droghe è possibile, ma soprattutto che, dati alla mano, è migliore della criminogena repressione.

    In questi anni alcune città si sono apertamente schierate: Genova, Torino e Firenze hanno votato documenti a favore della legalizzazione della cannabis mentre sindaci come De Magistris e Pizzarotti hanno sposato la causa antiproibizionista. Il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge voto che invita il Parlamento ad approvare la proposta di riforma della legge Iervolino-Vassalli che risale a ventisette anni fa.

    Dobbiamo ripartire da qui, coinvolgendo gli amministratori locali, per praticare una politica sulle droghe realistica ed efficace nelle città e nelle regioni disponibili. Un primo confronto potrà avvenire in occasione della presentazione del Libro Bianco sulle droghe prevista il prossimo 26 giugno a Roma (ore 15/18 Sala del Senato di S. Maria in Aquiro – P.zza Capranica 72 – obbligatorio accredito a accrediti@fuoriluogo.it).

  • Canada, la cannabis è partecipazione

    È stato pubblicato il rapporto canadese sulla regolamentazione della cannabis del Dipartimento Federale della Salute. Si tratta del resoconto del processo di consultazione pubblica voluto dal Governo di Justin Trudeau che ha coinvolto enti locali, città, ma anche esperti, pazienti, giuristi, lavoratori e imprenditori oltre che – on line – quasi 30.000 fra cittadini e organizzazioni. Dando conto di tutte le posizioni, la task force sulla cannabis ha stilato una serie di raccomandazioni al Governo in vista della legalizzazione prevista per il 2017, che affiancano rigore scientifico e sensibilità presenti nella società.

    Innanzitutto si raccomanda il divieto di vendita ai minori di 18 anni, il divieto di pubblicità, un confezionamento che informi anche sulla quantità di principio attivo (THC e CBD) e che non sia confondibile con altri prodotti, in particolare per i bambini e che non sia “attrattivo” per loro. Per gli alimenti si chiede un logo che identifichi la presenza di cannabis ed il divieto di prodotti misti con altre sostanze (alcol, tabacco, nicotina e caffeina).

    Per incentivare il consumo di cannabis con basso THC la task force consiglia uno schema di tassazione e formazione del prezzo disincentivante rispetto all’acquisto di prodotti ad alta potenza, pur mantenendo tasse e prezzi a un livello che garantisca l’obiettivo di ridurre il mercato illegale. La tassazione dovrà essere equamente distribuita fra stato centrale e amministrazioni locali e resa flessibile al fine di seguire i cambiamenti di mercato; dovrà finanziare i servizi educativi, la ricerca, la prevenzione degli abusi ed il loro trattamento ed infine il sistema di repressione dei crimini. Per prevenire gli abusi si raccomanda l’implementazione di strategie educative e di informazione basate sulle evidenze scientifiche per prevenire i rischi dell’uso problematico e fornire linee guida per un uso a “basso rischio”. Anche per quel che riguarda l’incidenza del consumo nei luoghi di lavoro si ipotizza un raccordo con enti locali, lavoratori e sindacati per attuare politiche che prevengano incidenti sul lavoro.

    Per la produzione si propone un modello sotto licenza, che apra un mercato accessibile anche ai piccoli produttori. Le produzioni dovranno essere tracciabili e, per limitare l’impatto ambientale, anche outdoor se debitamente protette. Si raccomanda una stretta collaborazione con le autorità locali per la collocazione dei negozi, che non dovranno vendere anche alcol e tabacco e con limitazioni rispetto alla loro densità e collocazione (non vicino a scuole, parchi e altri luoghi sensibili). La massima quantità proposta di sostanza essiccata detenibile in pubblico (e quindi vendibile) è di 30 grammi, mentre l’autocoltivazione viene limitata a 4 piante per abitazione, alte non più di 1 metro. Sul versante della repressione la raccomandazione è di redigere un “Cannabis Control Act” che preveda pene proporzionate alle violazioni, e che escluda dalla sanzione le eventuali condotte senza scopo di lucro (“social sharing”). Una particolare attenzione dovrà essere data a prevenzione e sanzione della guida sotto l’effetto di cannabis, finanziando ricerche per verificare le correlazioni fra livelli di THC e incapacità di condurre veicoli.

    Si è trattato di un enorme processo partecipativo che ha rivelato come “la regolazione della cannabis toccherà ogni aspetto della nostra società”. E’ la conferma di ciò che i riformatori da tempo sostengono, ovvero che politiche intelligenti sulle droghe aiutano a risolvere alcuni dei nodi più problematici della giustizia, della sicurezza e della salute.

    Il rapporto è online su fuoriluogo.it.

  • Libro Bianco sulle droghe 2016

    copertina2016E’ stato presentato oggi, alla sala stampa della Camera dei Deputati il 7° Libro Bianco sulle droghe promosso da La Società della Ragione ONLUS insieme a Forum Droghe, Antigone e CNCA e con l’adesione di CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA, Associazione Luca Coscioni.

    I dati in pillole

    Il 12 febbraio 2014 la Corte Costituzionale ha abolito la legge Fini-Giovanardi, sancendo il ritorno alla legge Iervolino-Vassalli con le modifiche introdotte con il referendum del 1993 e quelle successive introdotte dal decreto Lorenzin. Il VII° Libro Bianco indaga le conseguenze di questo cambiamento normativo, dopo 8 anni di applicazione della legge rivelatasi incostituzionale. Nella passata edizione del libro bianco sulle droghe avevamo già rilevato come la diminuzione di 9.000 detenuti avvenuta nel corso del 2014 fosse stata determinata dal calo dei detenuti per detenzione e spaccio di stupefacenti di circa 5.500 unità.

    Questo dato, seppur parziale, confermato anche dai dati 2015, evidenzia il peso sulla giustizia e sul carcere della legislazione antidroga e rende urgente la modifica radicale del Dpr 309/90 per una completa depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti compresa la coltivazione domestica di canapa, di misure alternative alla detenzione e di programmi di riduzione del danno.

    La discussione su forme efficaci di regolamentazione del consumo, della produzione ed il commercio della cannabis è ormai nell’agenda della politica, sia a livello parlamentare che nella società civile.

    Gli sviluppi recenti:

    12.284 dei 45.823 ingressi in carcere durante il 2015 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico sulle sostanze stupefacenti che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite. Si tratta del 26,80% degli ingressi in carcere: un detenuto su quattro entra in carcere perché condannato o accusato di produrre, vendere o detenere droghe proibite. Continua il trend discendente attivo dal 2012, e dunque dall’adozione della famosa sentenza Torreggiani e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta.

    16.712 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2015 lo erano a causa dell’art. 73 del Testo unico sulle sostanze stupefacenti. Si tratta del 32,03% del totale: un detenuto su tre è imputato/condannato sulla base di quell’articolo della legislazione sulle droghe.

    – Entrambi i dati precedenti confermano il ruolo determinante della legislazione sulla droga nelle dinamiche della demografia penitenziaria: quando cresce la popolazione detenuta, è la legge sulla droga che guida le incarcerazioni; quando essa diminuisce è sempre la legge sulla droga che trascina al ribasso le incarcerazioni. Si noti che da quando è iniziato il trend discendente delle presenze in carcere (2010), la popolazione detenuta è diminuita del 23,24% grazie alla diminuzione del 38,77% dei detenuti per art. 73 del DPR 309/90. Tra il 2014 e il 2015 la riduzione di 1.459 unità della popolazione detenuta corrisponde quasi perfettamente alla diminuzione di 1.283 detenuti per art. 73. Anche per questo preoccupa la crescita della popolazione detenuta nei primi cinque mesi di quest’anno (1.709 detenuti in più), cui potrebbe corrispondere un aumento delle incarcerazioni per fatti di droga .

    Il circuito repressivo penale:

    10.751 operazioni di polizia in materia di stupefacenti, il 56,31% del totale, hanno a oggetto i cannabinoidi. 13.360 segnalazioni all’autorità giudiziaria, il 48,20% del totale, riguardano persone trovate in possesso di cannabinoidi. I cannabinoidi costituiscono, dunque, il principale impiego (dispendio) di energie e risorse dell’apparato di polizia e giudiziario impegnato nella repressione penale della circolazione di sostanze stupefacenti illegali.

    – solo 2.286 segnalazioni all’autorità giudiziaria su 27.718 (l’8,25% del totale) contestano l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: nel restante 91,75% dei casi abbiamo a che fare con detentori di sostanze di cui non è neanche sospettata l’appartenenza a organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze di stupefacenti.

    tra il 2014 e il 2015 sono diminuiti di 16.025 unità (pari a un saldo negativo del 9,17%) i procedimenti penali pendenti in materia di droghe. Si tratta di uno scostamento che ha precedenti (di segno contrario) solo nei primi anni di applicazione della cd. Fini-Giovanardi (2006-7), circostanza che induce a ipotizzare che la riduzione dell’ultimo anno possa essere un effetto della declaratoria di incostituzionalità della legge del 2006.

    Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali:

    27.718 persone segnalate alle prefetture per mero consumo di sostanze stupefacenti, il risultato più basso degli ultimi 9 anni, in ulteriore calo rispetto alle 31.272 del 2014. Ben 26.403 segnalazioni, pari al 78,99% del totale, sono dovute a consumo personale di cannabinoidi. A partire dall’entrata in vigore della legge Iervolino-Vassalli (11.9.1990) 1.107.051 persone sono state segnalate al prefetto come consumatrici di sostanze stupefacenti illegali, il 72,23% dei quali (quasi 800mila persone) per detenzione di cannabinoidi.

    – Le segnalazioni al prefetto hanno dato luogo a 13.509 sanzioni amministrative e a 151 richieste di sottoposizione a programma terapeutico-riabilitativo, confermando la natura principalmente sanzionatoria della segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti.

    Le misure alternative:

    Nel corso dell’ultimo triennio, le misure alternative alla detenzione si sono assestate intorno ai 22.200 casi seguiti al 31.12 di ciascun anno (22.285 nel 2015). Le misure alternative speciali per tossico/alcoldipendenti in corso al 31.12.2015 ammontavano a 3.053, un quarto dei 12.096 affidamenti in prova e poco più di un decimo del totale delle misure alternative in corso. Tra il 2014  il 2015, registriamo un lieve calo delle misure per tossico/alcoldipendenti, nella misura del 6,32%, però assai più sensibile tra gli affidamenti disposti dal carcere (- 14,93%).

    I consumi giovanili:

    ESPAD®Italia, European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, è uno studio sulla diffusione dei comportamenti a rischio tra gli studenti italiani, di età compresa tra i 15 ed i 19 anni, che l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) realizza dal 1995 e che dal 1999 ripete con cadenza annuale, tra marzo e aprile, su un campione rappresentativo degli studenti iscritti alle scuole superiori presenti sul territorio nazionale.

    Lo studio ESPAD®Italia condotto nel 2015 evidenzia che oltre un terzo degli studenti ha sperimentato il consumo di almeno una sostanza illecita (tra cannabis, cocaina, eroina, allucinogeni e/o stimolanti) nella vita, mentre il 27% lo ha fatto nel corso dell’anno antecedente lo svolgimento dello studio campionario; di questi ultimi, l’85% ha fatto uso di una sola sostanza e circa il 15% può essere considerato policonsumatore.

    Tra tutte le sostanze illegali consumate nell’ultimo anno, la cannabis è quella maggiormente utilizzata (quasi il 27%), mentre l’eroina è la meno diffusa (circa l’1%), con stimolanti (2,6%), cocaina (2,5%) e allucinogeni (2,2%) che si pongono in posizione intermedia. Rispetto al genere, si osserva una maggior attrazione dei maschi per il consumo delle sostanze psicoattive: in riferimento al consumo durante l’anno, il rapporto maschio/femmina varia da 1,4 per la cannabis, a poco più di 2 per stimolanti e cocaina, fino a quasi 3 per eroina e allucinogeni.

    Un dato di particolare interesse è la percentuale di coloro che hanno utilizzato sostanze psicoattive “sconosciute”, ignorandone cioè la natura e gli effetti e, quindi, aumentando i potenziali rischi correlati al consumo. Si stima, infatti, che circa il 2,1% degli studenti di 15-19 anni abbia assunto almeno una volta nella vita sostanze psicoattive senza sapere di cosa si trattasse, in particolare il 2,5% dei maschi e l’1,6% delle femmine. Il 52% circa di questi studenti le ha assunte per non più di 2 volte, ma per il 26% si è trattato di ripetere l’esperienza oltre 10 volte. Riguardo all’aspetto delle sostanze, il 54% di questi studenti ha assunto un miscuglio di erbe sconosciute, il 56% ha assunto sostanze in forma liquida e il 52% sotto forma di pasticche/pillole. La quota maggiore di utilizzatori di sostanze psicoattive “sconosciute” si riscontra tra coloro che, nel corso dell’ ultimo anno, hanno utilizzato sostanze diverse dalla cannabis: circa il 35% di chi ha utilizzato cocaina, stimolanti e/o allucinogeni, quasi il 60% di chi ha utilizzato eroina, e solo il 2% di coloro che hanno utilizzato cannabis.

    Gli altri contenuti del Libro Bianco sulle droghe:

    La settima edizione del Libro Bianco sulle droghe contiene anche: un aggiornamento di Giorgio Bignami rispetto ai miti e ai fatti sulle droghe e la guida, con una particolare attenzione alla recente legge sull’omicidio stradale; una disanima delle evoluzioni giurisprudenziali in tema di stupefacenti a cura di Elia De Caro e Gennaro Santoro; ulteriori riflessioni sulle politiche nazionali e internazionali sulle droghe in particolare dopo UNGASS 2016, compresa un’analisi di Grazia Zuffa sulle prospettive della legalizzazione della cannabis rispetto alle Convenzioni ONU. In appendice vengono confrontate le principali proposte di legge di riforma delle politiche sulle droghe offerte al dibattito pubblico italiano.

    Vai al libro bianco 2016.

  • Droga & riforma, il Friuli pianta un seme

    palazzo_consiglio_regionale_triesteRiparte dal Friuli Venezia Giulia la battaglia per la modifica della legislazione sulle droghe. Mentre la Fini-Giovanardi viene abbattuta, pezzo dopo pezzo, dalle sentenze della Corte Costituzionale, gli operatori, le istituzioni e i politici più sensibili si rendono conto che il Testo Unico degli stupefacenti, la cui ossatura risale al 1990, ha fatto il suo tempo e va profondamente riformato.
    Così proprio dalla Regione che è stata teatro di uno dei momenti più bui della Fini-Giovanardi, la caccia alle streghe tramutatasi in processo contro il Rototom Sunsplash Festival, lancia un segnale forte dall’interno delle Istituzioni per la riforma della legge sulla droga.
    Con una larga maggioranza, solo 6 i voti contrari, il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha infatti dato il via libera la settimana scorsa alla “legge voto” promossa da Silvana Cremaschi, che invita il Parlamento ed il Governo a mettere all’ordine del giorno la riforma della politica sulle droghe in Italia.
    Il testo approvato a Trieste richiede infatti a Governo e Parlamento di affrontare “lo scottante problema di un ripensamento globale delle pene detentive in Italia e della definizione in particolare di misure alternative alla reclusione” e riprende a questo scopo il testo del progetto di legge elaborato dal gruppo di lavoro promosso dalla Società della Ragione e poi sostenuto dal Cartello di Genova che riforma la legge 309/90, con la consapevolezza che il sovraffollamento nelle carceri ha origine proprio nella legislazione antidroga.
    Va ricordato che il testo della proposta di legge depositata alla Camera da Filippo Fossati (C. 3413) e al Senato da Sergio Lo Giudice (S 2399) si apre con l’importante definizione della liceità del consumo personale di sostanze, e prevede – oltre all’eliminazione definitiva delle sanzioni amministrative – anche la non punibilità della coltivazione, anche associata, di piante di cannabis ad uso personale. Inoltre il testo delinea una armonizzazione delle pene previste per spaccio e traffico rispetto al sistema penale italiano e più in linea con i principi costituzionali: ad esempio si passa da un profilo di pena detentiva per spaccio (art. 73) che attualmente va dagli 8 ai 20 anni (diminuita di un terzo per le sostanze in tabella II, in particolare la cannabis), ad una più ragionevole previsione di pena da 1 a 8 anni. Anche i minimi di pena per i reati associativi sono diminuiti considerevolmente. Inoltre il testo della proposta di legge delinea una revisione dell’impianto previsto per l’esecuzione penale dei detenuti tossicodipendenti con il chiaro obiettivo di favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione. Viene anche istituito presso ogni tribunale un servizio pubblico per le dipendenze che dovrà segnalare al giudice l’esistenza di un programma terapeutico in corso e soprattutto dovrà eventualmente predisporre in via di urgenza, su richiesta degli interessati o di ufficio, un programma prima dell’udienza. Dal punto di vista dei servizi vanno segnalate le modifiche che allineerebbero l’Italia con i Paesi europei ed extra europei permettendo la sperimentazione sui territori dell’efficacia di misure di riduzione del danno come, tra le altre, le stanze del consumo sicuro e il pill testing.
    Il voto friulano va rimarcato come un fatto politico importante, non solo perché finalmente una Regione, per la prima volta da alcuni anni, esce dalle paludi securitarie e prende una posizione netta sulle politiche sulle droghe, ma anche perché il Friuli Venezia Giulia è  la Regione della Presidente Debora Serracchiani, vice segretaria del Partito Democratico. Non sappiamo ancora se son rose, e se mai fioriranno. Ma di certo un seme è stato piantato.

  • Cannabis legale, al via la legge popolare

    legalizziamo-cannabis4-e1458235054311Inizia ufficialmente oggi in tutta Italia la raccolta firme sulla Legge di iniziativa popolare per la regolamentazione legale della cannabis e dei suoi derivati. Promossa dai Radicali e dalla Associazione Luca Coscioni e sostenuta da un vasto schieramento di associazioni, da Forum Droghe ad Antigone, dalla Società della Ragione alla Cild, passando per la Coalizione per la legalizzazione, la campagna vuole portare il dibattito sulla legalizzazione della marijuana nelle piazze delle nostre città. Dichiaratamente “a sostegno dell’azione parlamentare dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis”, il testo sul quale dovranno essere raccolte almeno 50.000 firme differisce però in alcuni punti non irrilevanti da quello presentato con la prima firma di Roberto Giachetti. Le differenze sono di particolare interesse perché contribuiscono a farne una proposta più avanzata, e se vogliamo anche più libertaria e liberale, rispetto a quella dell’intergruppo. Una proposta che tiene conto del dibattito avviato nella società civile in questi mesi, e quindi anche delle proposte nate all’interno del gruppo di associazioni che si riconoscono nel Cartello di Genova.

    In primo luogo, all’articolo 1, viene definita la liceità dell’uso di sostanze, ribaltando finalmente l’impianto legislativo di stampo proibizionista. Una proposta questa già contenuta nella legge di modifica del 309/90 elaborata dal gruppo di lavoro della Società della Ragione e depositata alla Camera dei deputati da Filippo Fossati. Per la coltivazione personale la competenza passa dai Monopoli all’assessorato all’Agricoltura regionale. Una modifica di competenza che è più significativa per quel che riguarda la produzione a fini commerciali: salta infatti il monopolio di Stato previsto dal testo dell’intergruppo, e viene invece introdotto un sistema di autorizzazioni, con il coinvolgimento dei Comuni per quanto riguarda la localizzazione dei locali per la vendita al dettaglio.

    Per quel che riguarda il trattamento fiscale la cannabis viene assimilata ai tabacchi, e viene anche definita la destinazione delle risorse derivanti alla vendita: 10% per finanziamenti di campagne informative e per programmi terapeutici e riabilitativi ed il resto suddiviso fra attività di previdenza sociale, assistenza sociale, riduzione delle imposte e incentivi all’occupazione, finanziamenti di investimenti produttivi e infine per la riduzione del debito pubblico. Ricordiamo che stiamo parlando, secondo gli studi più recenti di una cifra compresa tra 4 e gli 8 miliardi di euro all’anno (vedi  Marco Rossi, 6° Libro Bianco sulla legge sulle droghe).

    Mentre i Gasparri e i Giovanardi insistono nella caccia alle streghe, come dimostra l’esilarante interrogazione parlamentare sulla composizione della delegazione italiana ad UNGASS 2016, finalmente aperta a tutta la società civile (e non solo agli amici proibizionisti), in Italia il tema della regolamentazione legale entrerà finalmente nel dibattito pubblico, a partire dalle piazze delle nostre città. Certo pare difficile che il Parlamento che sta per licenziare le Unioni Civili in quanto “formazioni sociali specifiche” possa legiferare sulla legalizzazione della cannabis. Come del resto appare improbabile che a New York in questi giorni si possano registrare significativi cambiamenti. Ma sarà importante il dibattito nel Paese per obbligare il Parlamento a discutere una proposta seria, ragionevole e condivisa di regolamentazione legale della cannabis, così come sarà decisivo il ruolo delle Ong perché la prossima UNGASS nel 2019  sia disponibile a una rivisitazione delle politiche sulle droghe nel mondo. Una proposta su cui confrontarsi con i cittadini e sulla quale costruire consenso già dalle prossime settimane.

    Vai al sito della campagna.

    (mio articolo per la rubrica di Fuoriluogo su il Manifesto del 20 aprile 2016)