• FerraravsFerrara: un contributo

    Schermata 2015-01-20 alle 07.11.50Messaggio inviato all’iniziativa FerraravsFerrara proposta da FerraraItalia.

    Care amiche e cari amici di FerraraItalia,

    purtroppo la concomitanza con il Consiglio Comunale mi impedisce di essere alla vostra interessante iniziativa. Interessante perché permette finalmente di guardare alla nostra città con gli occhi rivolti verso il futuro, e perché mette al centro alcune questioni che mi stanno particolarmente a cuore. Mi scuso, ma il poco tempo a disposizione nel scrivervi queste righe prima di andare in consiglio mi costringono ad andare per punti (a me più cari) e a tagliare con l’accetta i ragionamenti, ma spero ci sarà modo di ragionarci insieme anche in altre occasioni.

    Pensare in grande: riscopriamo il canale Panfilio per cambiare faccia al centro storico

    E’ una suggestione affascinante ed interessante, sia per l’aspetto paessaggistico e storico, che per i risvolti indiretti su uno degli assi di attraversamento della città (vedi sotto). Vedo solo una grande criticità, anche una volta riusciti a reperire i fondi per un’opera che non mi appare cmq di semplice realizzazione: le nostre acque non sono più quelle del ‘400 o del ‘700. Già il fossato del Castello è stato oggetto di interventi per garantire una qualità delle acque decente d’estate, mi preoccupa molto un canale con acqua di fatto ferma che attraversa la città che preleva l’acqua da un canale, il volano, piuttosto fermo di suo.

    Sculture, arredi floreali e caffetteria per il Giardino delle duchesse

    Essendo stato di fatto il primo custode del Giardino riaperto, quando come circoscrizione cocciutamente realizzammo la prima apertura estiva il tema mi sta ovviamente a cuore. Continuo a vedere quell’angolo di città come una riserva verde dentro la città costruita. Una riserva che fa da polmone e ristoro di giorno, e vive di cultura la sera. Per questo non vedo male, una volta finiti i cantieri di risistemazione del Palazzo municipale, un ragionamento che introduca la possibilità di apertura di attività all’interno del giardino (o anche solo la collocazione di tavolini delle attività che già esistono nel perimetro), mantenendone la caratteristica di luogo privilegiato delle attività culturali cittadine dalla primavera all’autunno.

    Un disegno unitario per rivitalizzare piazza Castello e piazza Repubblica, Un nuovo volto per piazza Cortevecchia e nuove ‘vasche’ in città, Strapaesana, Da mercatone a mercatini, ieri e oggi tutto un altro volto

    Le metto tutte insieme perché devono far parte di un ragionamento unitario. Credo sia venuto il tempo di porre fine alla cesura fra la città medioevale e quella rinascimentale. La zona pedonale deve poter varcare largo castello/giovecca e riunire le grandi ztl interrompendo, oggi che la tangenziale ovest è realizzata, un asse di attraversamento (Cavour-Giovecca) che deve rimanere permeabile ai soli mezzi pubblici. Il resto deve essere ricompreso in una zona pedonale progressivamente allargata. Come si è già sperimentato le scorse festività, la chiusura dell’asse principale è realizzabile (da S. Stefano a Palestro). Si può continuare nella sperimentazione, magari spostando il mercato del venerdì fra cavour, largo castello e giovecca, per verificarne l’impatto nei giorni feriali, ma è imprescindibile un ragionamento complessivo che coinvolge la mobilità pubblica (con linee bus che si attestano ai bordi della zona pedonale) e quella privata (spostando i parcheggi persi in cortevecchia sull’ultimo tratto di un viale cavour “chiuso”), un ragionamento sugli altri due assi (porta po/portamare e di riflesso arianuova), e finalmente un ragionamento complessivo sull’utilizzo razionale e condiviso delle piazze sia per le attività “mercatali” che per gli eventi.

  • Intervento in consiglio comunale sul Bilancio dell’Istituzione Scuola

    Non sono mai stato ideologicamente contrario alle esternalizzazioni dei servizi, a parte forse per l’acqua, ma anche lì non la reputo una posizione ideologica. Certo preferirei esternalizzare le biblioteche che gli asili, ma oggi ci troviamo nella paradossale situazione (per me) che mentre il Comune esternalizza le scuole dell’infanzia, allo stesso tempo reinternalizza la gestione delle biblioteche con il personale che non è più in grado di lavorare con i bambini.

    Oggi che il blocco delle assunzioni è acqua passata, la scelta sull’esternalizzazione appare meramente economica. Potrei alzare la bandiera della demagogia, e dire che è sufficiente azzerare i contributi alle scuole private per coprire il fabbisogno dell’Istituzione Scuola. Non lo faccio, perché mi pare inutile alzare bandiere che si sciolgono al sole del primo voto in consiglio (e anche perché probabilmente poi si aprirebbe un problema con altri genitori che non sanno più dove portare i figli).

    Non lo faccio perché vorrei dare quindi un contributo propositivo nonostante le mie personali perplessità, stante che l’impegno preso in campagna elettorale, ovvero non superare la soglia immaginata nel protocollo d’intesa con i sindacati, appare mantenuto.

    Credo, e la reazione dei genitori interessati, ma direi di una buona fetta di città lo dimostra, come la presenza a questo consiglio di oggi del resto testimonia ampiamente, che sia necessario un percorso di informazione e partecipazione rivolto alla città, che dia conto dello stato delle esperienze fatte nelle scuole già esternalizzate e che spieghi a tutti il perché delle proposte e le motivazioni, anche quelle economiche, dell’esternalizzazione.

    Un percorso di dialogo che permetta di salvaguardare le peculiarità e risolvere i problemi di ciascun plesso, che sono diversi non solo per collocazione geografica ma anche per composizione sociale e storia didattica.

    Un percorso che permetta di valutare anche ipotesi di esternalizzazione progressiva delle scuole interessate in modo da garantire per quanto possibile la continuità didattica nel breve periodo ai bambini che oggi sono all’interno delle scuole.

    La continuità didattica va però garantita anche nel lungo periodo: se già non vi è, va inserito nel bando un sistema di controllo del turnover. Posso immaginare che la mobilità dei lavoratori nel privato (visto peraltro il jobs act) sia superiore rispetto al pubblico e per questo dobbiamo trovare un sistema, se non c’è, per garantire i bambini di non cambiare troppo spesso maestra.

    Credo, e credo sinceramente che sarebbe utile sia ai genitori che all’amministrazione, vada costituito un sistema di controllo trasparente: una sorta di “autorità” garante che coinvolga i consigli di partecipazione: sarebbe una garanzia per i genitori rispetto alla efficacia dei controlli, ma anche per l’amministrazione contro il diffondersi di leggende metropolitane.

    Per quel che riguarda invece i lavoratori credo che vada ascoltata una delle richieste più pressanti, ovvero il riconoscimento professionale degli educatori. Va ascoltata non solo perchè mi pare giusto che il lavoro effettuato in una scuola pubblica esternalizzata valga quanto quello in una scuola privata ai fini delle graduatorie, ma anche perché questi lavoratori, in gran parte giovani (e molto spesso mal considerati e bistrattati nelle riflessioni che ho letto in questi giorni sui giornali), hanno il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuta la propria professionalità.

    Come credo che non sia possibile far vivere ad una persona una doppia precarietà: quella di non sapere se fra x anni la sua cooperativa rivincerà l’appalto e quindi se manterrà il suo lavoro e quella, giornaliera, di rischiare di non lavorare se il bambino che affianca resta malato per più di n giorni. E’ necessario in qualche modo garantire la continuità lavorativa per gli educatori che lavorano nel sostegno, ed aprendo una parentesi che meriterebbe una riflessione più ampia, ed in una sede e con interlocutori più appropriati, anche ripensando (ovviamente a seconda dei singoli casi) il modello che ora vede l’educatore legato al singolo bambino.

    Un’ultima riflessione infine: dal prossimo anno avremo un nuovo indicatore ISEE che non sappiamo come andrà a modificare il livello delle rette per le famiglie. Credo sia necessario aprire sin da subito aprire un riflessione sulla rimodulazione rette, valutare quale sia il livello di copertura del servizio per ogni fascia di reddito che garantisca il principio di solidarietà ma che allo stesso tempo eviti di trasformare la scuola pubblica in una scuola di classe.

    Finendo con le questioni economiche. Non è demagogico oggi ripensare a ciò che solo un anno fa è stato deciso in quest’aula, io non c’ero, ma scusate resta un mio pallino. Un taglio dell’addizionale irpef di 20 euro l’anno di media cui non si è accorto nessuno, mentre ci accorgiamo oggi come quelle risorse sarebbero state utili, e non solo per la scuola. Ci apprestiamo ad approvare il bilancio comunale con la spada di damocle della legge di stabilità, e forse dovremo rimetter mano alla tassazione locale per far fronte alla scure del cosiddetto buon-governo.

    Pensiamoci.

  • accattonaggio molesto

    Sull’accattonaggio molesto

    Intervento sulla mozione sull’introduzione della contravvenzione amministrativa per accattonaggio molesto nel regolamento di Polizia Urbana del Comune di Ferrara

    In due dei documenti presentati oggi si chiede, a fronte di una supposta emergenza dovuta al racket dell’accattonaggio di introdurre nel regolamento di Polizia Urbana norme atte a reprimere il cosiddetto accattonaggio molesto. Dico supposta perché anche il Questore sulla stampa si è dimostrato piuttosto sorpreso da tale emergenza.

    Mi pare che il nostro ordinamento penale già preveda una serie di fattispecie di reato che ben si adattano ai comportamenti che i documenti presentati vogliono oggi punire con una contravvenzione amministrativa:
    – art 572 maltrattamento di familiare e conviventi (da due a sei anni),
    – Art. 600 CP Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (da 8 a 20 anni),
    – ART 600 octies impiego di minori (fino a 3 anni),
    – Art. 610. Violenza privata (fino a 4 anni).

    Mi pare che il livello delle pene appena elencate sia sufficiente ad esaudire sia il cosiddetto effetto deterrente, che la mera repressione del reato.

    Ora colpire l’eventuale vittima del racket con una ulteriore sanzione amministrativa (piccola od elevata che sia) risulta a mio parere una misura oltre che superflua rispetto alle previsioni di legge citate, anche, meglio, soprattutto assolutamente insensata e priva di effetti pratici se non vessare ulteriormente la presunta vittima di quel racket, che peraltro essendo quasi sempre nullatenente, non potrà mai pagare la sanzione comminata.

    Insomma l’introduzione di una simile previsione nel nostro regolamento di Polizia Urbana risulterebbe solo un aggravio di compiti per i nostri vigili urbani (quelli che non ci sono mai quando servono, come vox populi vuole) che peraltro non sono formati e non hanno gli strumenti per fare quello che chiedete nei documenti, ovvero contrastare i racket.

    Perché per sgominare i racket, in quanto crimine tipicamente di tipo associativo, ha necessità di attività di investigazione per la quale i nostri vigili non hanno  né la formazione né gli strumenti normativi.

    E poi come farebbero: ve lo vedete un mendicante fare il molesto davanti a due divise? Dovremmo introdurre anche la novità dei vigili in borghese? (non so neanche se sia possibile giuridicamente)

    Detto che non condivido neanche molte delle premesse dei due documenti, a partire dalla sentenza della corte costituzionale, richiamata quasi con dispiacere, un dispositivo realmente pragmatico avrebbe chiesto al Sindaco di richiedere all’interno del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza un particolare intervento delle forze dell’ordine per sgominare questi racket, sempre che siano realmente tali.

    Potremmo poi dilungarci sul ruolo delle fonti del diritto, ma ci son troppi avvocati e temo non ne usciremmo più.

    Vorrei però chiudere sul concetto di molestia, con una domanda: molesta di più le vostre coscienze il ragazzo che in posa plastica chiede in ginocchio l’elemosina davanti ad un noto supermercato cittadino, o il padre di famiglia che vi si presenta in un parcheggio di un ipermercato con la sportina della spesa in mano chiedendovi un’offerta, e alla vostra risposta, quasi automatica, “non ho monete” vi controbatte, a mezza voce “non ci sono solo monete”?

    La caritas ha visto aumentare in 5 anni del 25% i pasti distribuiti. La crisi ha colpito pesantemente, a partire dai ceti più poveri. Dopo discuteremo dell’assestamento di bilancio e dell’ASP: dobbiamo fare in modo che il previsto “piano di rientro” vada ad incidere sull’organizzazione con economie ed un miglioramento della gestione e non diminuendo i servizi erogati o riversando i costi sull’utenza.

    Anche per questo ne approfitto per chiedere già da ora che si faccia un approfondimento in commissione (vedano i presidenti di quale) sulla situazione dell’ASP alla luce della crisi e dei problemi strutturali di bilancio.

    Finisco con una citazione:
    “Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società più avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, sì che senza indulgere in atteggiamenti di severo moralismo non si può non cogliere con preoccupata inquietudine l’affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a “nascondere” la miseria e a considerare le persone in condizioni di povertà come pericolose e colpevoli. Quasi in una sorta di recupero della mendicità quale devianza, secondo linee che il movimento codificatorio dei secoli XVIII e XIX stilizzò nelle tavole della legge penale, preoccupandosi nel contempo di adottare forme di prevenzione attraverso la istituzione di stabilimenti di ricovero (o ghetti?) per i mendicanti. Ma la coscienza sociale ha compiuto un ripensamento a fronte di comportamenti un tempo ritenuti pericolo incombente per una ordinata convivenza, e la società civile consapevole dell’insufficienza dell’azione dello Stato ha attivato autonome risposte, come testimoniano le organizzazioni di volontariato che hanno tratto la loro ragion d’essere, e la loro regola, dal valore costituzionale della solidarietà.”
    Dalla sentenza della Corte sull’incostituzionalità del reato di accattonaggio.

  • Dalla parte del bufalo - intervento sulle linee programmatiche del Sindaco Tagliani

    Dalla parte del bufalo

    Come saprete mi sono candidato con una posizione piuttosto critica rispetto alla scorsa amministrazione, in particolare per alcune scelte che oggi non ho il tempo di ripercorrere ma che credo risulteranno sullo sfondo di questo intervento.

    Ringrazio il Sindaco per la sua relazione, che mi permette di interloquire nel merito di quello che dovremo fare da qui in avanti. Siccome questo è un dibattito, e non un panegirico, vorrei brevemente fare alcune sottolineature, anche per rilanciare alcune questioni, su cui credo ci sia bisogno di confronto.

    Urbanistica

    Il Sindaco sembra avermi tolto le parole di bocca quando in materia di urbanistica, analizzando il mercato (che non c’è più) dell’edilizia dice che “il nostro tessuto delle costruzioni è chiamato ad un rapido adeguamento”. Per quanto mi riguarda è da quando, 15 anni fa, proponevo di far pagare al Comune corsi di aggiornamento per la ristrutturazione edilizia ed energetica per i dipendenti della coopcostruttori che ritengo ineludibile necessità che il settore edilizio ferrarese si confronti con il futuro. Insomma l’adeguamento poteva essere più lento e dolce, ma ormai non c’è più tempo: rilanciando le parole del sindaco, credo che questo Consiglio dovrà porsi presto l’obiettivo di rivedere l’entità degli oneri immaginando premialità economicamente forti da qui al 2021 per chi costruisce case di alta qualità edilizia e sismica a consumo zero. L’obbligo della direttiva UE per le nuove costruzioni energeticamente passive scatterà tra 7 anni, noi oggi abbiamo il compito di indirizzare il tessuto produttivo e dobbiamo fare in modo che oggi una casa passiva sia competitiva anche nei costi con una “tradizionale”. Per farlo dobbiamo azzerare i costi di costruzioni e gli oneri per le case a consumo zero e antisismiche, prevedendo sconti a scalare sino al 2021. Solo così incentiveremo realmente le imprese locali ad acquisire il know how e le tecnologie per tornare ad essere competitive sul piano locale.
    L’altra grande questione è il consumo di territorio: togliamo subito aree edificabili inutili dal RUE, bene ha fatto il Sindaco a porre la questione, ma pensiamo anche avanti e riflettiamo se il prossimo POC debba essere un Piano che finalmente non consuma più territorio ma mette in gioco esclusivamente aree che è necessario per la Città che vengano riqualificate o rigenerate perché oggi scheletri senza vita dentro o alle porte della città.
    Sempre guardando al futuro, mentre tutti si riempiono la bocca di Banda Larga e poi nessuno fa nulla, la pianificazione urbanistica deve prevedere fra le infrastrutture da implementare anche quelle telematiche, siano reti a fibre ottiche o reti WIFI.

    Turismo e territorio

    Dobbiamo mettere al centro dell’idea di crescita della nostra città il nostro grande patrimonio culturale, storico e ambientale. Centralità non significa certamente esclusività, ma è fuori di dubbio che il settore turistico e culturale è quello che può dare, con investimenti limitati, più opportunità all’imprenditoria, in particolare quella giovanile. Dobbiamo creare un nuovo modello di governance che sappia rendere la cultura diffusa sul territorio fulcro della crescita culturale, sociale ed economica della città. Servono pensieri lunghi e orizzonti ampi per dare uno slancio europeo al tessuto culturale ferrarese.
    Ferrara come settima stazione del Parco del Delta del Po che è stata giustamente richiamata dal Sindaco può essere il punto di partenza per ricostruire il rapporto fra la città e il suo territorio dopo il venire meno delle politiche provinciali. Significherà creare un rapporto sinergico con la provincia, con la città che si propone finalmente come porta di accesso alle innumerevoli risorse ambientali e culturali del territorio per rendere effettivo il riconoscimento UNESCO a Ferrara, Città del Rinascimento e il suo Delta del Po.

    Agricoltura, periurbana in primis

    L’amministrazione già ha fatto molto per promuovere l’agricoltura di qualità, i prodotti locali e quindi la filiera corta. La sfida che vedrà impegnato il Comune in un settore fin qui gestito dalla Provincia è tutta da scoprire. Nel frattempo possiamo però fare altro: ad esempio possiamo costruire percorsi per l’affidamento a cooperative di lavoratori (di giovani, disoccupati e altri soggetti svantaggiati) dei terreni che il POC prevede siano ceduti all’amministrazione sia per il mantenimento della fascia agricola periurbana che per il rimboschimento (naturalistico o produttivo) per creare nel lungo termine una filiera cortissima che garantiscagestione ecologicamente ed economica sostenibile delle aree agricole e boschive periurbane.

    Acqua pubblica

    Ringrazio il Sindaco per aver aperto la strada ad una discussione “serena, concreta e senza pregiudizi” sul sistema di gestione del Servizio Idrico. Per quanto mi riguardo credo che l’Acqua debba essere pubblica, ed anche la sua gestione, non per ideologia ma perché essa è bene primario per l’esistenza della vita. Più di un’aula scolastica e più di un presidio sanitario, per intenderci. Da parte nostra formalizzeremo nei prossimi mesi una proposta di commissione speciale che si ponga l’obiettivo di conoscere, studiare, analizzare, ed elaborare una proposta concreta di gestione da consegnare al prossimo mandato amministrativo (o da attuare prima, chissà).

    Le aziende

    Sempre in termini di aziende e servizi pubblici, le proposte del Sindaco ci offrono alcuni spunti di riflessione. Se la fusione AMSEFC – Ferrara TUA può essere una proposta che migliora la capacità di intervento municipale sui servizi locali, altro va detto su altre aziende. Comprendo che vi sia, anche in Giunta, chi non aspetta altro un provvedimento governativo di obbligo per attuare scelte, queste sì profondamente ideologiche, di dismissione del patrimonio pubblico, ma io continuo a ritenere che l’esperienza di intervento pubblico in campo socio-sanitario rappresentato dalle Farmacie comunali sia non solo da tutelare ma da valorizzare ulteriormente. Una esperienza che al contempo ha saputo mantenere presidi importanti laddove il privato mai avrebbe investito, e tenuto testa al mercato introducendo pratiche innovative di servizio alla cittadinanza alle quali i privati hanno dovuto adeguarsi. Una esperienza che, ricordiamolo, conferisce alle casse comunali ogni anno più di 600.000 euro fra utili e contratto di servizio, anche in questi anni di crisi.
    Altro discorso si potrebbe fare su Hera, ma vedo che finalmente anche altri cominciano a porsi dei dubbi sulla reale capacità del Comune/socio di poter incidere sulle politiche aziendali. A dire la verità si era abbastanza soli ai tempi della fusione per incorporazione Agea-Hera a porli i dubbi, questa forse potrebbe essere il mandato giusto per tirare le fila di questa esperienza.

    La scuola

    Le mutevoli necessità del sistema scolastico rispetto ai bisogni della popolazione ci lasciano un sistema ormai ampiamente integrato fra risposta pubblica e privata. La rigidità dell’organizzazione pubblica, e le normative di vincolo in alcuni casi superate, hanno reso necessarie esternalizzazioni che seppur non hanno avuto evidenti incidenze sulla qualità del servizio hanno scaricato le diseconomie sui lavoratori “esternalizzati” e sul loro reddito. Non solo andranno valutate con grande attenzione ulteriori proposte di processi di esternalizzazione, proponibili solo in cambio di una stabilizzazione del rapporto di lavoro e comunque mantenendosi ampiamente al di sotto dei termini dell’accordo con i sindacati.

    Una città gioiosa viva e accogliente

    Quella che noi dobbiamo costruire è una città gioiosa, viva e accogliente: gioiosa per i bambini, viva per i giovani e accogliente per tutte le famiglie, comunque siano composte. Dobbiamo mettere al centro della nostra visione le nuove generazioni, garantendo loro opportunità per costruirsi un futuro lavorativo e serenità per costruirsi una famiglia. Anche per questo dobbiamo salvaguardare i servizi a tutela di minori e donne, perché rimangono soggetti sostanzialmente dimenticati dai fondi per la non autosufficienza: se nuove soluzioni, affido familiare a parte, devono trovarsi per l’assistenza ai minori queste non dovranno mai mettere in secondo piano la qualità dell’intervento mentre vanno assolutamente salvaguardate, in tempi di incomprensibili tagli governativi, le realtà a sostegno delle donne vittime di violenza, a partire dal Centro antiviolenza cittadino.
    Nonostante il Vescovo i giovani, studenti, lavoratori o disoccupati che siano devono vivere in una città che non ne sfrutti solo la capacità di pagare affitti e definisca postribolo i luoghi in cui vivono la sera. Dobbiamo (ri)costruire una città che permetta ai più giovani di esprimere la loro identità, le loro passioni ed anche, nel rispetto di tutti, la loro voglia di divertimento. Dobbiamo creare spazi e opportunità per la creatività giovanile con un bando pubblico per l’affidamento, anche temporaneo, degli immobili comunali in disuso a realtà associative, culturali e imprenditoriali innovative costituite da giovani.
    Dobbiamo, nonostante Vescovo e Sentinelle, far valere il registro delle Unione Civili in tutte le graduatorie comunali, e nonostante Sentinelle e Vescovo dobbiamo riconoscere i matrimoni e le adozioni, anche fra persone dello stesso sesso: come successo per via giudiziaria a Grosseto, il Comune deve per via amministrativa accettare la trascrizione nei registri degli atti di Stato Civile avvenuti all’interno dell’Unione Europea.
    Dobbiamo moltiplicare le social street, la gestione condivisa delle aree verdi, dei campi sportivi, ridare insomma slancio a quella solidarietà urbana che è l’unico antidoto al degrado e alla marginalità. 10/100/1000 vie Pitteri, più strade chiuse al traffico e più bambini che giocano in strada, più orti urbani e più giovani che fanno sport, a partire da quelli semplici e di base in impianti sportivi finalmente adeguati, a partire dal campo scuola (ma su questo mi pare ci sia sensibilità in consiglio)

    Cispadana Vs treni

    Alla nostra città, al nostro territorio, non serve nuovo asfalto. L’autostradalizzazione della Cispadana e della Ferrara Mare, come del resto la Orte Mestre, sono solo regali fuori tempo massimo ad una idea di strada=sviluppo che ormai ha segnato il passo.
    A Ferrara serve che i Frecciargento fermino 8, 12, 16 volte e non solo le 4 di oggi ad orari peraltro improbabili, non solo perché i ferraresi possano ritornare ad usarle ma anche perché i turisti possano apprezzare della nostra città oltre alle emergenze culturali, anche la posizione strategica, ad un’ora da Firenze e Venezia e centro di un’ipotetica (e siamo solo nel 2014) connessione ferroviaria diretta fra Ravenna e Mantova.
    A Ferrara servirebbe anche poter arrivare al suo mare in treno. Mancano pochi chilometri per renderlo possibile. Serve la volontà politica di scegliere quale tipo di mobilità vogliamo, quella intelligente o quella che ci fa star in coda per ore, consumando combustibili fossili, inquinando l’aria e purtroppo, troppo spesso, rischiando anche la vita.
    A Ferrara serve che i pendolari possano viaggiare su treni che non partano anch’essi ad orari improbabili oltre che a temperature improbabili, perdendo così, in malo modo, tempi di vita in qualunque modo meglio spesi, mentre i nuovi treni ad alta capacità appaiono incredibilmente in tarda serata, quasi volessero tenerli da conto e non darli in pasto agli “affamati” di posti a sedere.
    A Ferrara, infine, serve un sistema di Trasporto Pubblico Locale che sappia finalmente integrarsi con una città che si muove talmente bene in bicicletta e a piedi che alla prima pioggia va in tilt. Mezzi più piccoli, linee più corte, più coincidenze ma più frequenze sono solo spunti di riflessione: bisogna aprire come giustamente proposto dal Sindaco da subito un confronto con AMI e Tper per cercare soluzioni innovative. E nel frattempo, possibilmente, terminare la metropolitana per l’Ospedale.

    Rifiuti

    Ne parleremo dopo per cui non vi annoierò sulla questione rifiuti: dobbiamo semplicemente passare dalla “sperimentazione” (ormai ultradecennale) della raccolta porta a porta implementando un sistema misto integrato compatibile con le caratteristiche urbanistiche e sociali dei diversi quartieri della città. Dobbiamo porre come obiettivo delle politiche sui rifiuti l’azzeramento del residuo “a smaltimento” con l’obiettivo a breve termine di raggiungere almeno l’obiettivo del 75% di raccolta differenziata.

    VIA per la geotermia

    Sulla Geotermia, sulla quale non sono/siamo certo aprioristicamente contrari, esprimeremo un parere compiuto una volta depositato il progetto, ma due cose sono certe: la prima è che un impianto di tali dimensioni ed importanza per la città, che nella sua ultima ipotesi prevede anche una importante opera di bonifica, situata giusto ai margini del perimetro UNESCO e all’interno di quella che dovrebbe essere una nuova stazione del Parco del Delta, richiede un procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale. Dovrebbe chiederlo direttamente Hera, per trasparenza del procedimento, per garanzia del rispetto del luogo in cui viene realizzato e di chi ci vive intorno ma anche per garanzia del proprio investimento e dei propri stessi soci. Nel caso non lo facesse dovrebbe chiederlo il Comune. Sennò lo chiederemo noi.
    La seconda è che va rivisto il contratto di servizio, in particolar modo rispetto alle tariffe, che devono essere parametrate ai costi effettivi e non ad un costo di un mercato, quello del metano, volatile come un gas sempre più raro e che garantisce quindi extraprofitti immotivati dallo sfruttamento di un bene pubblico.

    La prateria a sinistra del PD

    Mi si permetta di chiudere con una nota squisitamente politica. A sinistra del Partito Democratico si è aperta una prateria. Una prateria piuttosto disabitata direte voi, del resto già il solo fatto che sia io a rappresentare l’estrema sinistra in questo consiglio la dice lunga sul suo stato di salute. Ma è una prateria piena di valori, idee e sogni che attende solo di essere ripopolata delle persone che deluse se ne sono allontanate. Nel mio piccolo, come eletto indipendente nelle liste di SEL, sono a disposizione di tutti coloro vorranno interloquire, confrontarsi, costruire proposte e partecipare alla vita anche amministrativa della nostra città. Un confronto aperto anche con coloro che non hanno votato SEL e il suo candidato Sindaco e che oggi non sono rappresentati in consiglio. Un confronto che credo sarà utile a tutta la coalizione che governerà per i prossimi 5 anni, perché ci sia sempre chiaro che al di fuori di questo consiglio, alla nostra sinistra ci sono istanze, idee e passioni che meritano di essere considerate.

    A proposito di praterie, mi viene in mente per chiudere un verso a me particolarmente caro di Francesco De Gregori:

    “Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
    la locomotiva ha la strada segnata,
    il bufalo può scartare di lato e cadere.”

    Sarà, ma io sono sempre stato dalla parte del bufalo.

    [Intervento in occasione della discussione del documento programmatico del Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.]

    ‘Ferrara nel suo territorio’: le linee programmatiche di mandato 2014/2019: ecco il testo relativo alle ‘Linee programmatiche di mandato 2014/2019’ che il sindaco Tiziano Tagliani ha presentato durante la seduta del 7 luglio 2014 del Consiglio comunale di Ferrara. Scarica in pdf: linee-programmatiche-di-mandato-2014_2019.pdf.