• onda verde

    Dopo 50 anni di war on drugs arriva l’Onda Verde in libreria

    Esattamente 50 anni fa, il 17 giugno 1971, Richard Nixon pronunciò la famosa dichiarazione di inizio della war on drugs, indicando le droghe come nemico numero uno dell’America. 10 anni prima a New York era stata firmata la Convenzione Unica sulle droghe dell’ONU su cui è incardinato il proibizionismo globale. Una guerra che ben presto è divenuta una guerra alle persone che le usano, che non si è mai avvicinata a nessuno dei risultati che si prefiggeva, in primis l’eliminazione totale delle produzioni illegali. Era prevista per l’oppio entro il 1984 e per coca e cannabis entro il 1989. Non soddisfatti del fallimento conclamato, nel 1998 i Capi di Stato riuniti all’Assemblea Generale dell’ONU di New York avevano rilanciato: “un mondo senza droghe in 10 anni”. Un solo dato: oggi, rispetto al 1998, le persone che usano droghe sono aumentate ad un ritmo esattamente doppio rispetto all’aumento della popolazione mondiale: 54% a 27%.

    Eppure qualcosa si muove nel mondo, in particolare rispetto alla regolamentazione legale della la sostanza illegale più consumata al mondo, la cannabis. Ed è proprio questo movimento di riforma che ha attraversato in particolare le americhe, che viene esplorato dal libro di Leonardo Fiorentini L’Onda Verde. La fine della War on Drugs edito da Officina di Hank, all’interno della collana antiproibizionista “La Raccolta”.

    Il testo analizza le motivazioni per cui la cannabis fu inserita fra le droghe illegali nel 1961 e come è ben presto stata usata come pretesto per la repressione del dissenso o l’oppressione delle minoranze, come le più recenti ricerche dimostrano. Dall’Uruguay ai 18 Stati USA che hanno legalizzato la cannabis ricreativa, passando per il Canada, evidenze e dati confermano il successo dei processi di regolamentazione. Analizzandone gli aspetti positivi e negativi e riportando istanze e ricerche della Società Civile internazionale per la legalizzazione responsabile e sostenibile della cannabis, l’autore delinea il quadro per un nuovo governo del fenomeno dei consumi di cannabis, alternativo alla proibizione e la repressione.

    Arricchito dalla prefazione di Franco Corleone e dalla postfazione di Marco Perduca, il testo contiene il report del Progetto NAHRPP sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe. I diritti d’autore del libro saranno devoluti proprio all’associazione Forum Droghe, che da 25 anni si occupa di riforma delle politiche sulle droghe in Italia e nel mondo.

    Per organizzare presentazioni del libro scrivete a direttore@fuoriluogo.it

    Puoi ricevere il libro con una donazione a Fuoriluogo.it cliccando su questo pulsante:



    onda verdeL’Onda Verde
    La fine della Guerra alla droga
    Di Leonardo Fiorentini

    Prefazione di Franco Corleone
    Postfazione di Marco Perduca

    Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.

    Editore: Officina di Hank
    Formato: 14,8×21
    Pagine: 176
    Anno: 2021
    Prezzo: 15 euro
    ISBN: 9791280133472

    Ricevi il libro con una donazione a sostegno di Fuoriluogo.it

    Dalla legalizzazione in Uruguay nel 2013, sino a quelle nordamericane, le riforme delle politiche sulle droghe oggi passano per la sostanza più diffusa e normalizzata, ma anche più repressa al mondo. Usata spesso come mero strumento di controllo ed oppressione delle minoranze, la War on Drugs mai come in questi ultimi anni ha visto incrinarsi il suo fronte da sempre compatto, a partire dagli Stati Uniti. Di fronte alle evidenze scientifiche ed al conclamato fallimento del proibizionismo, i successi della regolamentazione della cannabis sono oggi il grimaldello capace di insinuarsi con efficacia fra l’ideologia e il populismo della guerra alla droga e un’opinione pubblica sempre più consapevole. Partendo dalle raccomandazioni dell’OMS che hanno declassificato la cannabis, il libro è un viaggio nei successi e nelle problematiche delle legalizzazioni in giro per il mondo che attraversa le riflessioni su sicurezza, giustizia sociale e sostenibilità, sino alla ricerca sul consumo consapevole e sugli usi medici. Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.

    L’autore

    Leonardo Fiorentini è antiproibizionista, ecologista e amico della nonviolenza. Di professione webmaster, si occupa di politiche sulle droghe sin dalla nascita del sito web di Fuoriluogo, di cui è divenuto Direttore nel 2014. È Segretario Nazionale di Forum Droghe, che rappresenta all’ONU con status consultivo ECOSOC, e socio fondatore de la Società della Ragione. È fra i curatori del Libro Bianco sulle droghe che ogni anno fa il punto sulle conseguenze delle politiche sulle sostanze in Italia. Nel 2018 è fra i coautori del libro “La cannabis fa bene alla Politica”, Reality Book editore. Nel 2021 ha pubblicato con Officina di Hank “L’onda verde. La fine della Guerra alla Droga.”

  • Cannabis, presentate a Roberto Fico le firme per la legalizzazione della cannabis

    Legalizzazione cannabis. Aprire la discussione, subito

    Ieri pomeriggio Leonardo Fiorentini è stato ricevuto dal Presidente della Camera Roberto Fico insieme ad una delegazione della manifestazione promossa da Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani, Forum Droghe, Fuoriluogo, la Società della Ragione, A Buon Diritto, Antigone a sostegno dell’inizio della discussione della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. Nell’occasione Antonella Soldo (Radicali Italiani), Filomena Gallo e Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni) hanno consegnato le 25.000 firme raccolte sulla petizione per avviare il dibattito in Parlamento sulla legalizzazione della cannabis a partire dalla legge di iniziativa popolare su cui si sono raccolte oltre 67.000 firme nel 2016. Fiorentini, che è Direttore di Fuoriluogo.it e tesoriere de la Società della Ragione, ha invece consegnato al Presidente Fico il decimo Libro Bianco sulle droghe, che lo vede fra i curatori. Con loro c’era anche Walter De Benedetto, il paziente toscano che nelle settimane scorse ha subito il sequestro delle piante che era costretto a coltivarsi per curarsi, vista l’inadeguatezza dell’approvigionamento di cannabis terapeutica. Un suo amico che lo aiutava nella cura delle piante è stato denunciato per coltivazione, ed oggi rischia da 2 a 6 anni di carcere.

    E’ stato molto importante poter presentare al Presidente della Camera – racconta Fiorentini – non solo i dati dell’inefficacia e dei danni delle attuali politiche repressive, ma anche il volto di una delle sue più recenti vittime, Walter De Benedetto. Siamo di fronte al paradosso che chi coltiva la propria pianta per evitare di foraggiare le narcomafie viene colpito con pene spesso spropositate, come potrebbe succedere agli amici che hanno aiutato Walter a casa sua. Addirittura nel suo caso ci si accanisce contro persone malate proprio mentre continuano i problemi di approvigionamento della cannabis terapeutica“.

    “La repressione colpisce i pesci piccoli, ed in particolare la cannabis come dimostriamo nel Libro Bianco. Ne è un esempio anche l’ultima operazione antidroga ferrarese, pur preannunciata in pompa magna dai novelli amministratori locali, dove non è stato contestato alcun reato associativo. Le forze dell’ordine sono costrette ad un enorme sforzo, i tribunali sono sommersi di procedimenti per droga con il solo risultato che non ci sarebbe sovraffollamento carcerario senza i detenuti per spaccio. Il sistema della sicurezza è così impegnato nelle operazioni antidroga che mentre 1 processo per droga su 2 si conclude con una condanna, solo 1 su 9 per furto o rapina riesce a portare all’individuazione di un responsabile e ad una condanna. Sprechiamo enormi risorse professionali ed economiche per non avere alcun risultato. Nè sul lato della diminuzione dell’offerta, con gli spacciatori che vengono facilmente sostituiti dopo poche ore, nè sul fronte della riduzione della domanda, come dimostrano i dati italiani, europei e mondiali”.

    “In particolare” – continua Fiorentini “negli ultimi 10 anni, mentre le operazioni delle Forze dell’ordine contro la cannabis sono aumentate del 36%, al contrario le operazioni con oggetto l’eroina sono diminuite addirittura del 46%. Siamo all’assurdo per cui la sostanza meno pericolosa è anche quella più oggetto di repressione, con un rapporto di 7 a 1. Dal 1990 quasi un milione di persone è poi stato segnalato per mero uso di cannabis, che rappresenta quasi l’80% del totale. Un’intera generazione, per lo più giovani, la cui vita è stata segnata, spesso con pesanti sanzioni amministrative, per aver consumato una sostanza che è meno pericolosa di alcol o del tabacco. E’ necessario porre fine a questa fallimentare ipocrisia ed avviare una seria riflessione sulla valutazione delle attuali politiche sulle droghe, a partire dalla cannabis.”

    Fiorentini, che rappresenta anche Forum Droghe all’ONU di Vienna, sottolinea inoltre come “laddove si è deciso di regolare legalmente un mercato come quello della cannabis – che oggi in Italia è più libero che mai – i risultati sono molto promettenti. Sia in termini di politiche di informazione e prevenzione degli abusi, finalmente realizzabili senza tabù, che in termini di riduzione della criminalità e di recupero di ingenti risorse economiche per lo Stato. Addirittura si verifica una riduzione dei consumi dei più giovani e non aumentano gli incidenti stradali. Senza dimenticare la nascita di un intero settore produttivo legale che potrebbe garantire in Italia almeno 300.000 posti di lavoro.”

    “Insomma – conclude Fiorentini – con i fatti della legalizzazione oggi si sono smontati tutti i miti proibizionisti. Occorre che il Parlamento italiano cominci a mettere in discussione le attuali politiche, a partire dai dati della realtà e della scienza. A Ferrara, nel 2016, raccogliemmo quasi 1500 firme a sostegno della proposta di legge per legalizzazione. Anche per questo chiediamo che inizi subito la discussione in commissione delle proposte di legge sulla regolamentazione legale della cannabis.”

     

    La registrazione di Radio Radicale della manifestazione, a 1h 29 minuti l’intervento di Leonardo Fiorentini in Piazza Montecitorio:

  • Decimo Libro Bianco sulle droghe. Conferenza stampa.

    In occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga promossa dall’ONU, mercoledì 26 giugno 2019 a Roma presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati si è tenuta la presentazione della decima edizione del Libro Bianco sulle droghe promosso da La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di A Buon Diritto, Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA. L’evento è organizzato all’interno della campagna internazionale Support Don’t Punish a difesa dei diritti di chi usa sostanze che anche quest’anno toccherà oltre 200 città in 94 paesi.

  • CARIFE: ordine del giorno d’urgenza

    Ordine del Giorno approvato con 2 soli astenuti nel consiglio comunale del 5 dicembre 2016. Il testo originale è stato modificato con l’aggiunta dell’emendamento approvato proposto dal Movimento 5 Stelle (in corsivo).

    Il consiglio comunale di Ferrara riunito in data 5 dicembre 2016

    PREMESSO

    che sono ancora in corso le trattative per la cessione della Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A. ad un soggetto terzo e che sono sorte ulteriori complicazioni di interpretazione delle norme per il rimborso degli obbligazionisti della Banca.

    ESPRIMENDO PREOCCUPAZIONE

    • per il perdurare della situazione di sospensione della normale attività della Banca che ne sta mettendo a rischio la stessa capacità di fare impresa e quindi anche la possibilità di garantire una maggiore salvaguardia dell’occupazione;
    • per il possibile mancato ristoro, all’interno dei meccanismi automatici di rimborso, per i risparmiatori che negli anni hanno effettuato cambi di intestazione della proprietà dei titoli avvenuti all’interno dello stesso nucleo famigliare;
    • per il tessuto economico locale che rischia, in caso di acquisizione senza alcuna garanzia di attenzione al territorio, di venire privato di risorse professionali capaci di conoscerne le peculiari caratteristiche e di garantire una tempestiva ed efficace erogazione del credito, di vitale importanza per l’imprenditoria locale.

    TENUTO CONTO

    della risoluzione 7-01114 a prima firma Paglia e sottoscritta anche da numerosi gruppi parlamentari e poi approvata all’unanimità, con parere favorevole del Governo, in commissione Finanze della Camere lo scorso 2 novembre.

    INVITA IL GOVERNO ED IL PARLAMENTO

    • ad introdurre nel primo provvedimento legislativo utile una norma volta a modificare la disciplina vigente, al fine di permettere l’adesione alla procedura di cui agli articoli 8 e seguenti del decreto-legge n. 59 del 2016, anche a chi abbia acquistato i titoli in questione nell’ambito di un accordo negoziale diretto con una delle banche sottoposte a risoluzione, salvo poi cederne o suddividerne la proprietà a titolo non oneroso nell’ambito di rapporti di parentela fino al secondo grado o di legami matrimoniali o more uxorio, fatto salvo il rispetto dei limiti di patrimonio e di reddito previsti dalla normativa suddetta;
    • ad assumere iniziative per modificare la disciplina vigente estendendo la procedura di cui agli articoli 8 e seguenti del decreto-legge n. 59 del 2016 anche ai detentori dei titoli descritti che non abbiano aquistato gli stessi direttamente dalle banche poste in risoluzione in data precedente al 22 novembre 2012.

    IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

    a vigilare sul processo di cessione della banca e richiedere la presentazione da parte del soggetto acquirente di un serio piano industriale che garantisca la continuità dell’azione di istituto di credito sul territorio, a garanzia sia della tenuta dei livelli occupazionali e dell’efficienza della banca, sia del tessuto economico locale.

    Ferrara, 30 novembre 2016

    Il Presidente del Gruppo Consiliare

    Leonardo Fiorentini

  • Sentinelle in Piedi: Fiorentini (SEL) ringrazia il Comune e cita Aldo Moro

    omofobia-comuneDichiarazione di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale di SEL:

    “Dobbiamo ringraziare il Sindaco e la Giunta di Ferrara per aver voluto ribadire la scelta di questa città di contrastare con forza l’omofobia. La decisione di esporre lo striscione contro l’omofobia e la transfobia in occasione della “manifestazione” delle Sentinelle in Piedi di domani pomeriggio è una scelta non scontata e che per questo va ancor più apprezzata. Chi manifesta per il non riconoscimento dei diritti altrui si qualifica da solo. Chi poi lo fa invocando la libertà di pensiero svela l’ipocrisia della destra cattolica di fronte ad una società che, per fortuna, ha la forza di cambiare. Ipocrisia ancor maggiore quando si evoca la Costituzione perchè “tutela la famiglia come società naturale” (notare bene: non la “famiglia naturale”). L’art. 29 della nostra carta pone semplicemente i limiti all’ingerenza dello stato sul vincolo di affetto, questo sì naturale, fra i coniugi (di qualsiasi sesso, oso sottolineare) e i figli. In particolare, per un nostro padre costituente, “naturale” significa “razionale”, anche perchè la famiglia viene ridefinita secondo lo sviluppo storico della società. Questo padre costituente si chiamava Aldo Moro*”

    L’ufficio stampa

    Ferrara, 27 giugno 2014

    *”La famiglia è una “società naturale”, ma che significa questa espressione?  “Escluso che qui «naturale» abbia un significato zoologico o animalesco, o accenni ad un legame puramente di fatto, non si vuol dire con questa formula che la famiglia sia una società creata al di fuori di ogni vincolo razionale ed etico. Non è un fatto, la famiglia, ma è appunto un ordinamento giuridico e quindi qui «naturale» sta per «razionale».
    D’altra parte, non si vuole escludere che la famiglia abbia un suo processo di formazione storica, né si vuole negare che vi sia un sempre più perfetto adeguamento della famiglia a questa razionalità nel corso della storia; ma quando si dice: «società naturale» in questo momento storico si allude a quell’ordinamento che, perfezionato attraverso il processo della storia, costituisce la linea ideale della vita familiare.
    Quando si afferma che la famiglia è una «società naturale», si intende qualche cosa di più dei diritti della famiglia. Non si tratta soltanto di riconoscere i diritti naturali alla famiglia, ma di riconoscere la famiglia come società naturale, la quale abbia le sue leggi e i suoi diritti di fronte ai quali lo Stato, nella sua attività legislativa, si deve inchinare. Vi è naturalmente un potere legiferante dello Stato che opera anche in materia familiare; ma questo potere ha un limite precisamente in questa natura sociale e naturale della famiglia.”

    (Aldo Moro, 15 gennaio 1947 – fonte http://www.nascitacostituzione.it/02p1/02t2/029/index.htm?art029-011.htm&2)

  • Tutte le cartoline di Leonardo Fiorentini

  • CoispVsFiorentini: archiviazione!

    archiviazione-coispIl GIP di Ferrara, Dott. Silvia Marini, ha depositato il 7 marzo l’atto di archiviazione definitiva del procedimento avviato dopo la querela nei miei confronti depositata dal sindacato di Polizia COISP per quanto da me scritto il giorno della loro manifestazione in piazza Savonarola, più o meno un anno fa.

    Già il magistrato inquirente, Dott. Ombretta Volta, aveva proposto l’archiviazione (alla quale il COISP si era opposto) in quanto “in nessun passo dell’articolo pubblicato si colgono, per converso, espressioni volgari, paragoni infamanti, insulti gratuiti, ovvero riferimenti personali atti ad intaccare la sfera privata del querelante, così ledendone l’onore e il decoro“.

    Oggi il GIP conferma quanto deciso dal sostituto procuratore e scrive che “Fiorentini, utilizzando nel contesto del suo intervento espressioni e toni forti, ma rispettose del limite della continenza, perchè non volgari, nè gratuiti, nè contenenti attacchi personali abbia esercitato il diritto di critica“.

    Io ero abbastanza tranquillo per ciò che avevo scritto allora e per come lo avevo scritto. Anche per questo la notizia della presentazione della querela mi aveva colto abbastanza di sorpresa. Del resto ricordo benissimo i sentimenti di quelle ore, e ricordo benissimo il grande sforzo di “continenza” nello scrivere quelle poche righe, sforzo che ora viene “premiato” da ben due magistrati.

    Restano, come fastidiosi sassolini nelle scarpe, alcuni passi che mi vengono contestati negli atti depositati dal sindacato per opporsi all’archiviazione, perchè, secondo il sindacato, “mai posti in essere” dal COISP: “verbalmente aggredito il Sindaco di Ferrara; Manifestare per l’impunità dei propri colleghi; proprio sotto le finestre degli uffici in cui lavora la vittima”. Per il sindacato io avrei dunque “falsamente attribuito quei fatti gravi, mai verificatisi“. Ci penserò su. Magari con i miei legali, Fabio Anselmo e Alessandra Pisa che colgo l’occasione per ringraziare per il lavoro che stanno facendo sin dall’apertura del caso di Federico Aldrovandi, e non solo per la mia piccola, breve e inutile vicenda processuale, ma per altri ben più gravi e tragici fatti sparsi per l’Italia. Come un ringraziamento va a tutti coloro che in queste settimane mi hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà.

    Il sollievo è comunque grande per la chiusura di una vicenda giudiziaria che non si doveva nemmeno aprire. Ma il caso della vita vuole che oggi sia ben poca cosa, ad esempio, rispetto alle notizie che sono arrivate ieri da Varese dove si è finalmente aperto “coattivamente” il processo per la morte di Giuseppe Uva.

    Perchè esiste un giudice a Berlino. Bisogna solo avere la fortuna di trovarlo.

    La richiesta di archiviazione: richiesta_archiviazione.pdf

    L’atto di archiviazione: archiviazione fiorentini.pdf

  • Certamente incostituzionale

    certamente300*250Appello di giuristi, garanti e operatori di settore
    CERTAMENTE INCOSTITUZIONALE
    La legge Fini-Giovanardi a giudizio il 12 febbraio davanti alla Corte costituzionale

    1. La legge Fini-Giovanardi davanti alla Corte costituzionale
    Ci sono questioni di legittimità costituzionale particolarmente importanti. Perché, più di tutte, rivelano la correlazione tra separazione dei poteri e tutela dei diritti. Perché, più di altre, testimoniano come l’eccesso di potere del Governo e del Parlamento produca effetti nefasti sul funzionamento della giustizia e sulla condizione delle carceri.
    Questa è la caratura costituzionale della quaestio che, il 12 febbraio, il Giudice delle leggi sarà chiamato a decidere. Attiene alla dubbia costituzionalità delle modifiche introdotte nel 2006 al testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope: la c.d. legge Fini-Giovanardi.

    2. Genealogia di un eccesso di potere
    In principio era l’art. 4 del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 232, norma già eccentrica rispetto ad un provvedimento necessario e urgente perché diretto a fronteggiare le spese e le esigenze di sicurezza delle Olimpiadi invernali di Torino. Tale disposizione – abrogando in corsa uno degli iniqui automatismi normativi appena introdotti dalla legge Cirielli (legge 5 dicembre 2005, n. 251) – prevede un’ipotesi speciale di sospensione dell’esecuzione di pene detentive nei confronti di tossicodipendenti recidivi, mirando così a favorirne il recupero.
    In sede di conversione parlamentare, quello stesso articolo diventa il pretestuoso aggancio normativo per una riforma di sistema di tutt’altro segno. Attraverso la tecnica abusata del maxiemendamento blindato con l’apposizione della questione di fiducia, il Governo ottiene dal Parlamento un’inedita disciplina a regime in materia di stupefacenti: 23 nuovi articoli, punitivi e proibizionisti, introdotti programmaticamente dalla scelta di equiparare sul piano sanzionatorio sostanze stupefacenti “leggere” e “pesanti”, inasprendone l’unitaria cornice edittale (art. 4-bis, legge 21 febbraio 2006, n. 49).
    Così operando, il procedimento di conversione previsto dall’art. 77 della Costituzione «viene utilizzato come escamotage per far approvare un’iniziativa legislativa del tutto nuova, di fatto inemendabile, eludendo le regole ordinarie del procedimento legislativo» (così la Cassazione, sez. III penale, nel suo atto di promovimento).
    Della forzatura compiuta il Governo ha piena contezza, eppure procede egualmente. Come uno schiacciasassi. Ignora il parere contrario del Comitato per la legislazione e i rilievi critici emersi nel dibattito parlamentare. Spiana i limiti all’emendabilità di un decreto-legge posti dai regolamenti parlamentari e dalla legge ordinamentale 23 agosto 1988, n. 400. Mette il Capo dello Stato con le spalle al muro: approvata la legge di conversione pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere e a ridosso dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici, diventava impossibile un eventuale rinvio presidenziale, perché ne avrebbe messo in pericolo il regolare svolgimento in condizioni di sicurezza. Il 21 febbraio 2006, infatti, la legge Fini-Giovanardi viene promulgata.
    Tocca ora alla Corte costituzionale ripristinare il rispetto di regole così prepotentemente compromesse. Meglio tardi che mai.

    3. Quando la forma è sostanza
    Non sempre tutto è possibile, perché a tutto esiste un limite. Anche ai poteri del Governo mediante decretazione d’urgenza e del Parlamento in sede di conversione in legge, come la Corte costituzionale ha stabilito nella sua più recente giurisprudenza.
    Il catalogo rilevante è questo: [1] l’assenza dei presupposti di necessità e urgenza quale vizio formale del decreto-legge e vizio in procedendo della legge di conversione, la cui evidente mancanza è censurabile dalla Corte costituzionale (sentenze nn. 171/2007, 128/2008); [2] l’incostituzionalità di emendamenti «non estranei» al decreto-legge inseriti in sede di conversione, se privi dei requisiti di cui all’art. 77 della Costituzione (sentenza n. 355/2010); [3] l’incostituzionalità degli emendamenti «estranei» al decreto-legge, per violazione del peculiare procedimento normativo stabilito dall’art. 77 della Costituzione (sentenza n. 22/2012); [4] il divieto per il decreto-legge di veicolare riforme ordinamentali, perché incomprimibili nella contingenza dei casi straordinari di necessità e urgenza (sentenza n. 220/2013); [5] l’incostituzionalità di norme introdotte mediante decretazione d’urgenza se prive di immediata operatività (sentenza n. 220/2013).
    Sono picchetti perimetrali il cui travalicamento ha indotto la Corte costituzionale – in tutte le pronunce citate – ad annullare la legge di conversione, di volta in volta oggetto del suo sindacato. Se esiste un obbligo di coerenza giurisprudenziale, lo stesso destino attende la legge Fini-Giovanardi ora all’attenzione dei giudici costituzionali.
    Sono regole procedurali dove forma e sostanza si fondono. Sul loro rispetto è tornata a vigilare anche la Presidenza della Repubblica, da ultimo con la lettera del Presidente Napolitano, inviata il 27 dicembre 2013 ai Presidenti del Senato e della Camera, sulle modalità di svolgimento dell’iter parlamentare di conversione in legge del decreto-legge c.d. “salva Roma” (decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126). Ma già in precedenza, inascoltato, il Quirinale aveva ammonito per iscritto Governo e Parlamento ad esercitare con il massimo rigore e senza esondazioni i rispettivi poteri in sede di decretazione d’urgenza e di conversione in legge (cfr. il messaggio del Presidente Ciampi inviato alle Camere il 29 marzo 2002, e le lettere del Presidente Napolitano ai Presidenti delle Camere e del Consiglio datate 22 febbraio 2011 e 23 febbraio 2012). La Corte costituzionale ha, oggi, l’occasione per dimostrare che i due Custodi della Costituzione fanno sentire, come devono, un’unica voce.

    4. I vizi formali della legge Fini-Giovanardi
    Alla luce della suddetta giurisprudenza costituzionale, l’art. 4-bis della legge Fini-Giovanardi risulta viziato sotto il profilo formale, comunque lo si valuti (eterogeneo oppure omogeneo) rispetto al contenuto del decreto-legge innestato dal maxiemendamento governativo.
    Se ritenuta «estranea», la disposizione impugnata è certamente incostituzionale. Approvandola, le Camere hanno spezzato il nesso funzionale tra decretazione d’urgenza e potere di conversione, alterando così la sequenza procedurale tipica prescritta dall’art. 77 della Costituzione. E ciò non si può fare, rappresentando un uso improprio del potere parlamentare di conversione (cfr. sentenza n. 22/2012).
    Se ritenuta invece «non estranea», la disposizione impugnata è egualmente incostituzionale. Essa andrà valutata dalla Corte costituzionale in termini di necessità e di urgenza, rivelandone l’evidente mancanza (cfr. sentenza n. 355/2010): infatti, la giustificazione costituzionale dell’originario art. 4 del provvedimento governativo (garantire l’efficacia dei programmi terapeutici di recupero di tossicodipendenti recidivi) non è uno scudo dietro il quale possa trovare riparo l’art. 4-bis aggiunto in sede di conversione (che assimila, inasprendolo, il trattamento sanzionatorio per l’uso di sostanze stupefacenti, “leggere” o “pesanti” che siano).
    Tertium non datur, come sapientemente argomentano i giudici remittenti, prospettando quale principale il primo profilo d’incostituzionalità, cui il secondo è logicamente subordinato. Nessuna questione alternativa a rischio d’inammissibilità, dunque.

    5. I vizi sostanziali della legge Fini-Giovanardi
    L’impugnato art. 4-bis della legge di conversione viene censurato anche in ragione del suo contenuto normativo.
    Ad essere violato è, innanzitutto, il principio di eguaglianza (art. 3 della Costituzione) che impone discipline differenziate di situazioni diverse. La disposizione introdotta in sede di conversione, invece, prevedendo un’ identica dosimetria sanzionatoria per tutte le sostanze stupefacenti, finisce per ricondurre ad un’identica disciplina penale fattispecie tra loro non assimilabili.
    Violato, inoltre, è il dovere gravante sul legislatore statale di rispettare gli obblighi internazionali pattizi (art. 117, 1° comma, della Costituzione). Introducendo la tabella unica delle sostanze e quindi la parificazione sanzionatoria per tutte le droghe, “leggere” e “pesanti”, la disposizione impugnata contraddice il principio di proporzionalità delle pene prescritto dalla Carta di Nizza (art. 49, 3° comma, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE) e positivizzato in ambito europeo da una decisione quadro del Consiglio dell’UE (n. 2004/757/GAI).

    6. Altri vizi formali, oltre a quelli prospettati dai giudici a quibus
    Fin qui le censure d’incostituzionalità prospettate negli atti di promovimento dei giudici a quibus. Alla luce della successiva sentenza n. 220/2013 della Corte costituzionale è possibile evidenziarne di ulteriori.
    Dichiarando l’illegittimità costituzionale della riforma delle Province approntata mediante decretazione d’urgenza, la sopravvenuta pronuncia ha stabilito il principio della «palese inadeguatezza dello strumento del decreto-legge a realizzare una riforma organica e di sistema», rilevando «come non sia utilizzabile un atto normativo, come il decreto-legge, per introdurre nuovi assetti ordinamentali che superino i limiti di misure strettamente organizzative». E’ quanto, invece, hanno preteso fare Governo e Parlamento con la legge Fini-Giovanardi introducendo – in sede di conversione – una nuova disciplina a regime in materia di sostanze stupefacenti, in sostituzione delle corrispondenti disposizioni del previgente testo unico (d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309).
    E ancora. La sopravvenuta sentenza n. 220/2013 reca importanti affermazioni circa l’operatività delle misure veicolate dal decreto-legge: esse devono «operare immediatamente», perché il provvedimento provvisorio del Governo «entrerebbe in contraddizione con le sue stesse premesse, se contenesse disposizioni destinate ad avere effetti pratici differiti nel tempo». Non è una regola rispettata dall’impugnato art. 4-bis. Esso, infatti, rinvia ad un successivo decreto ministeriale la determinazione della soglia quantitativa di sostanza stupefacente, oltre la quale la sua detenzione può essere punita.
    Anche se non prospettati negli atti di promovimento, si tratta di profili d’incostituzionalità egualmente inclusi nel thema decidendum, formalmente determinato dalla disposizione impugnata (l’art. 4-bis della legge di conversione) e dai parametri invocati (tra i quali l’art. 77 della Costituzione). La Corte costituzionale, dunque, non potrà ignorarli.

    7. Le conseguenze di una sentenza d’accoglimento
    Da qualunque prospettiva la si guardi, dunque, la legge Fini-Giovanardi è certamente incostituzionale.
    Il suo annullamento modificherebbe l’attuale assetto sanzionatorio in materia di stupefacenti, restituendolo al compasso edittale precedente alla riforma del 2006. Come precisa la Cassazione nel suo atto di promovimento, «è invero pacifico che l’accertamento della invalidità di una norma abrogatrice e il suo annullamento da parte della Corte costituzionale, specialmente se per vizi di forma o procedurali, determina la caducazione dell’effetto abrogativo, con conseguente ripristino della norma precedentemente abrogata, come costantemente ritenuto dalla giurisprudenza costituzionale» (cfr., ex plurimis, sentenze nn. 107/1974, 108/1986, 314/2009, 13/2012 e recentissimamente – in modo implicito ma inequivoco – 5/2014).
    Nessun pericoloso vuoto normativo, dunque. Né alcuna invasione della Corte costituzionale nell’ambito della discrezionalità legislativa. Semmai il ritorno ad un quadro punitivo meno repressivo di quello attuale, e politicamente più allineato con il significato di fondo del referendum popolare del 1993, favorevole a una depenalizzazione della detenzione di sostante stupefacenti per uso personale. Un indirizzo politico complessivo che – con un colpo di mano procedimentale – la legge Fini-Giovanardi ha cancellato, riportando indietro le lancette dell’orologio.

    8. Cancellare una legge “carcerogena”
    La reintroduzione – tramite giudicato costituzionale – di una normativa penale più favorevole produrrebbe un’ulteriore conseguenza di sistema: un significativo effetto deflattivo nelle carceri italiane.
    Oggetto di un drammatico messaggio alle Camere inviato l’8 ottobre scorso dal Presidente della Repubblica Napolitano, l’attuale sovraffollamento carcerario è alla base della condanna subita dall’Italia in sede di Consiglio d’Europa pronunciata con sentenza-pilota dalla Corte EDU (Torreggiani e altri c. Italia, 8 gennaio 2013). Condannando lo Stato italiano per violazione del divieto di tortura (art. 3 CEDU), quella sentenza chiama all’azione – ciascuno secondo le proprie competenze – tutti i poteri statali. Corte costituzionale compresa.
    Di tale sovraffollamento «strutturale e sistemico» la legge Fini-Giovanardi è una delle principali cause normative: un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per violazione dell’attuale normativa antidroga (art. 73, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309). La previsione di sanzioni severe (da 6 a 20 anni di carcere) per detenzione illecita di qualsiasi sostanza stupefacente comporta l’incriminazione di molti consumatori, anche per il semplice possesso di una quantità minimamente eccedente la soglia fissata da apposito decreto ministeriale. La scelta a favore di un inasprimento punitivo generalizzato, infine, moltiplica esponenzialmente le denunce e i relativi procedimenti penali, inflazionando oltremisura l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura.
    E’ necessario ripensare l’intera disciplina in una materia a così grande impatto sociale, andando ben oltre la mera riduzione della pena massima per i reati di lieve entità, ora abbassata da 6 a 5 anni (cfr. art. 2, decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146). Spetta alla Corte costituzionale, oggi, reintrodurre un primo, fondamentale elemento di razionalità, mostrandosi fedele alla propria tradizione di “isola della ragione”.

    Promotori dell’appello
    Stefano Anastasia, Presidente de La Società della Ragione
    Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Toscana
    Luigi Saraceni, Avvocato

    Estensore e primo firmatario
    Andrea Pugiotto, Università di Ferrara

    Docenti universitari di discipline giuridiche
    Alessandra Algostino, Università di Torino
    Salvo Andò, Università Kore
    Marta Bargis, Università del Piemonte Orientale
    Francesco Belvisi, Università di Modena e Reggio Emilia
    Francesco Bilancia, Università di Chieti-Pescara
    Giuditta Brunelli, Università di Ferrara
    Daniele Butturini, Università di Verona
    Silvia Buzzelli, Università di Milano-Bicocca
    Michele Carducci, Università del Salento
    Guido Casaroli, Università di Ferrara
    Carlo Casonato, Università di Trento
    Pierluigi Chiassoni, Università di Genova
    Paolo Comanducci, Università di Genova
    Angela Cossiri, Università di Macerata
    Marilisa D’Amico, Università di Milano
    Marco Dani, Università di Trento
    Claudio De Fiores, Seconda Università di Napoli
    Gian Mario Demuro, Università di Cagliari
    Giovanni Di Cosimo, Università di Macerata
    Francesco Di Donato, Università di Napoli Federico II
    Ombretta Di Giovine, Università di Foggia
    Gianluca Famiglietti, Università di Pisa
    Marzia Ferraioli, Università di Roma Tor Vergata
    Luigi Ferrajoli, Università di Roma Tre
    Carlo Fiorio, Università di Perugia
    Davide Galliani, Università di Milano
    Alessandro Gamberini, Università di Bologna
    Silvio Gambino, Università della Calabria
    Riccardo Guastini, Università di Genova
    Andrea Guazzarotti, Università di Ferrara
    Giovanni Guiglia, Università di Verona
    Piero Ignazi, Università di Bologna
    Silvia Larizza, Università di Pavia
    Alberto Lucarelli, Università di Napoli Federico II
    Giulio Luciani, Università Roma tre
    Giuseppe Mosconi, Università di Padova
    Nicola Muffato, Università di Trieste
    Francesco Palermo, Università di Verona
    Sonia Paone, Università di Pisa
    Manfredi Parodi Giusino, Università di Palermo
    Massimo Pavarini, Università di Bologna
    Carmela Pezzimenti, Università di Messina
    Marcello Piazza, Università della Calabria
    Cesare Pinelli, Università di Roma
    Tamar Pitch, Università di Perugia
    Fernando Puzzo, Università della Calabria
    Maria Letteria Quatrocchi, Università di Messina
    Lucia Re, Università di Firenze
    Giorgio Repetto, Università di Perugia
    Eligio Resta, Università di Roma Tre
    Silvio Riondato, Università di Padova
    Stefano Rodotà, Università La Sapienza di Roma
    Carlo Ruga Riva, Università Milano-Bicocca
    Marco Ruotolo, Università Roma Tre
    Carmela Salazar, Università Mediterranea di Reggio Calabria
    Sergio Salvatore, Università del Salento
    Emilio Santoro, Università di Firenze
    Stefania Sartarelli, Università di Perugia
    Antonia Maria Scaravilli, Università Kore
    Persio Tincani, Università di Bergamo
    Paolo Veronesi, Università di Ferrara
    Mauro Volpi, Università di Perugia

    Garanti
    Maurizio Battistutta, Garante dei detenuti di Udine
    Giordano Donato, Garante dei detenuti della Lombardia
    Mario Fappani, già garante dei detenuti di Brescia
    Livio Ferrari, già garante dei detenuti di Rovigo – Centro Francescano di Ascolto di Rovigo
    Margherita Forestan, Garante dei detenuti di Verona
    Elisabetta Laganà, Garante dei detenuti di Bologna – Conferenza nazionale volontariato giustizia
    Marcello Marighelli, Garante detenuti di Ferrara
    Armando Michelizza, Garante dei detenuti di Ivrea
    Alessandra Naldi, Garante detenuti di Milano
    Gianfranco Oppo, Garante dei detenuti di Nuoro
    Rosanna Palci, Garante dei detenuti di Trieste
    Filippo Pegorari, Garante detenuti di Roma
    Francesco Racchetti, Garante detenuti di Sondrio
    Piero Rossi, Garante detenuti della Puglia
    Antonio Sammartino, Garante detenuti di Pistoia
    Marco Solimano, Garante dei detenuti di Livorno
    Sergio Steffenoni, Garante detenuti di Venezia
    Italo Tanoni,  Garante dei detenuti delle Marche
    Adriana Tocco, Garante dei detenuti della Campania
    Associazione l’Altro Diritto, Garante dei detenuti di San Gimignano

    Avvocati e Magistrati
    Rino Battocletti, avvocato penalista
    Paola Bevere, avvocato penalista
    Antonella Calcaterra, Consigliere Unione Camere Penali di Milano
    Andrea Callaioli, avvocato
    Luis Americo Castellucci, praticante avvocato
    Alessandro De Federicis, Responsabile dell’Osservatorio carcere dell’Unione Camere Penali
    Roberta De Leo, avvocato penalista
    Angela Ferravante, avvocato
    Ugo Funghi, avvocato
    Sarah Grieco, avvocato
    Donato La Muscatella, avvocato penalista
    Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i Diritti Cittadinanzattiva Onlus
    Antonio Liguori, giudice di Venezia
    Francesco Maisto, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna
    Sandro Margara, già Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze
    Cristiano Montagnini, iscritto scuola specializzazione per le professioni legali
    Michele Passione, avvocato penalista
    Gioacchino Romeo, magistrato
    Franco Rossi Galante, avvocato
    Arturo Salerni, avvocato penalista
    Andrea Sandra, avvocato penalista
    Dario Sarigu, avvocato
    Salvatore Senese, già Presidente di sezione, Corte suprema di Cassazione
    Davide Spantaconi, avvocato
    Valerio Spigarelli, presidente Unione Camere Penali
    Salvatore Staiano, avvocato penalista
    Vinicio Vannucci, avvocato penalista
    Carlo Alberto Zaina, avvocato

    Rappresentanti di associazioni, Operatori del settore e altri Sottoscrittori
    Hassan Bassi, Cooperatore sociale, Parma
    Giorgio Bignami, Presidente di Forum Droghe
    Maria Luisa Boccia, filosofa, saggista
    Massimo Brianese, Società della Ragione Onlus
    Riccardo De Facci, Vice Presidente CNCA
    Ornella Favero, Direttrice di Ristretti Orizzonti
    Leonardo Fiorentini, Fuoriluogo.it
    Ettore Gobbato, giornalista, operatore nella cooperazione allo sviluppo
    Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone
    Daniele Mauritano, notaio in Napoli
    Patrizia Meringolo, Università di Firenze
    Ivan Novelli, Presidente di Greenpeace Italia
    Mauro Palma, Vice-presidente del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale
    Eriberto Rosso, Presidente della Camera Penale di Firenze
    Maria Stagnitta, Associazione Insieme Onlus
    Giorgia Trapani, studentessa facoltà di Giurisprudenza
    Luca Zevi, urbanista

    Si può aderire inviando una mail con nome, cognome e qualifica a infoATsocietadellaragione.it

  • La querela, il COISP e il comic sans

  • Fini-Giovanardi a giudizio

    locandina-webContinua la campagna di sensibilizzazione per vedere affermata l’incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe lanciata dalla Società della Ragione nei mesi scorsi.

    La Corte Costituzionale deciderà il 12 febbraio. Dopo sette anni di repressione e di effetti terribili sulla giustizia e sul carcere si potrà voltare pagina.

    Il 21 gennaio 2014 a Roma presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati organizzeremo un seminario di approfondimento giuridico e politico sulla legge sulle droghe. A breve maggiori dettagli ed il programma completo.

    La Società della Ragione ONLUS
    in collaborazione con Antigone, CNCA, Forum Droghe, Magistratura Democratica, Unione Camere Penali Italiane

    Fini-Giovanardi a giudizio

    Seminario sulla legge sulle droghe e sui suoi profili di costituzionalità

    Roma, martedì 21 gennaio 2014, ore 9,30-13,30
    Camera dei deputati, Sala delle colonne, Via Poli 19

    Presiede
    Stefano Anastasia

    Introduce
    Luigi Saraceni

    Interventi programmati:
    Antonella Calcaterra, Giuseppe Cascini, Sandro Gamberini, Michele Passione, Michela Porcile, Andrea Pugiotto, Carlo Renoldi, Marco Ruotolo, Valerio Spigarelli, Fabio Valcanover

    A seguire tavola rotonda
    Quale legge dopo la  Fini-Giovanardi?

    Intervengono:
    Benedetto Della Vedova, Daniele Farina, Donatella Ferranti, Vittorio Ferraresi, Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto

    Coordina
    Franco Corleone

    E’ obbligatoria l’iscrizione a info@societadellaragione.it entro il 17 gennaio 2013.
    Gli uomini, per accedere alla sala, devono indossare la giacca.
    Il seminario è in fase di accreditamento per 4 crediti formativi per gli avvocati.

    fascicolo-costituzionalita-fini-giovanardiDossier “Droghe e Carcere: voltiamo pagina”
    Vi ricordiamo che potete scaricare l’ultimo dossier sull’incostituzionalità della legge sulle droghe dal sito de La Società della Ragione, sezione “Ricerche e Studi”
    http://www.societadellaragione.it/2013/12/31/droghe-e-carcere-voltiamo-pagina-2/

  • Il Questore, la Legge e i consumatori di droghe

    crucianelli-questore-martucci-420x315Leggo sulle pagine dei quotidiani le parole del Questore di Ferrara Orazio D’Anna che, facendo un bilancio dell’anno appena trascorso e rilevando una diminuzione generalizzata dei reati, annuncia che il 2014 sarà l’anno del giro di vite sui consumatori di sostanze.

    “In città c’è un consumo abbastanza importante, a cui rivolgeremo la nostra attenzione, visto che è questo a foraggiare tutta la catena. Aumenteremo i controlli sui singoli e sui gruppi: è grazie ai consumatori che il fenomeno esiste e finché queste sostanze saranno illegali noi faremo il nostro mestiere”. (fonte Estense.com)

    E’ opportuno ricordare che, nonostante il Questore D’Anna e nonostante la legge di Giovanardi, il consumo in Italia non è reato. Certo la legge che porta il nome del nuovo puntello del Governo Letta ha fatto di tutto per facilitare la repressione del consumo, in particolare di cannabis. L’automatismo della presunzione di spaccio in presenza di un certo quantitativo di sostanza (poca marijuana, un po’ più cocaina) – principio per fortuna smontato in questi anni dalla giurisprudenza – e l’unificazione di droghe pesanti e leggere ha fatto poi sì che il 40% dei detenuti sia nelle nostre carceri sovraffollate per violazione dell’art. 73 (spaccio): fra questi moltissimi consumatori, che per il solo fatto di detenere magari più di una decina di canne, sono finite nelle maglie della giustizia italiana. E quei consumatori che sono riusciti a sfuggire al sistema penale sono stati intrappolati nella ragnatela delle sanzioni amministrative: 853.004 persone che in questi anni hanno dovuto sottoporsi periodicamente a test, sono state limitate nei propri movimenti e hanno sostenuto ingenti spese e costi sociali altissimi a causa dello stigma nei confronti dei consumatori (vedi Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi). Stigma che il nostro paese, con Giovanardi ancora in carica, si è peraltro impegnato a contrastare su indicazione della 54ma sessione della Commissione Stupefacenti dell’ONU.

    Decidano i lettori se preferiscono che i poliziotti siano intenti a perder tempo a identificare, perquisire e magari arrestare qualche ragazzino che insieme agli amici si è appartato su una panchina in un parchetto per farsi una canna, oppure stiano in giro per il territorio a prevenire uno dei 30 stupri, il migliaio di altri reati contro la persona o i 9500 furti di vario genere perpetrati nella nostra provincia.

    Lo stesso governo Letta, che certo non è noto per il coraggio politico, ha avuto l’ardire di mettere in discussione l’impianto della Fini-Giovanardi modificando il 5° comma dell’art. 73, ovvero introducendo il fatto di lieve entità come reato autonomo (grazie ad un tecnicismo giuridico degno del paese degli azzeccagarbugli). Certo non servirà a molto ma per fortuna la Corte Costituzionale deciderà il prossimo 12 febbraio sulla costituzionalità dell’intera legge sulle droghe approvata – ricorderete – nel 2006 con un colpo di mano a fine legislatura come maxiemendamento di un centinaio di articoli al decreto legge di cinque o sei articoli sulle Olimpiadi di Torino (vedi Dossier de La Società della Ragione).

    Nel frattempo non resta che augurarsi che il Tribunale di Ferrara non sia ingolfato dall’attività mirata di repressione del consumo annunciata dalla Questura di Ferrara, e magari confermi la propria recente linea assolutoria nei confronti dei semplici consumatori, autocoltivatori di cannabis compresi. Autocoltivatori che, val la pena di segnalarlo al Questore di Ferrara, coltivano la marijuana nell’armadio o sul balcone proprio per non “foraggiare tutta la catena”.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

  • Carcere. Serve una sessione parlamentare straordinaria

    Appello-3leggiE’ stata pubblicato sabato sul settimanale LEFT la lettera aperta delle Associazioni che hanno dato vita al comitato promotore delle #3leggi su Tortura, Carcere e Droghe rivolta al Ministro della Giustizia e ai Parlamentari della Repubblica Italiana.

    Dopo l’attenzione istituzionale e mediatica sul carcere, prima grazie al messaggio del Presidente della Repubblica, e poi per il caso “Ligresti” pare infatti tornato il silenzio sulla drammatica situazione nelle nostre prigioni. Nel testo le associazioni ricordano che entro la primavera del 2014 l’Italia dovrà non solo dar vita ad “un organismo terzo di garanzia nei luoghi di detenzione” ma soprattutto “dare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che è pronta a condannare per tortura l’Italia e a risarcire migliaia di detenuti per il trattamento subito nelle nostre carceri sovraffollate”.

    Vista l’urgenza umanitaria, sociale e politica determinata dall’inazione di Governi e Parlamenti che si sono succeduti negli anni, sono state depositate alla Camera dei Deputati quattro proposte di legge (PdL Camera 1799/1800/1801/1802 a prima firma Coccia, Migliore, Raciti e Scalfarotto) che riprendono le proposte di iniziativa popolare e contengono “provvedimenti seri ed efficaci” per risolvere in modo duraturo il problema del sovraffollamento carcerario.

    Le Associazioni propongono “un cambio radicale della legislazione sulle sostanze stupefacenti per smettere di reprimere i consumatori e far uscire i tossicodipendenti dal carcere; politiche di decongestionamento delle carceri a partire dall’abrogazione della legge Cirielli sulla recidiva, da un minore uso della custodia cautelare e dalla depenalizzazione di tutto ciò che riguarda l’immigrazione; l’introduzione del delitto di tortura nel codice penale; l’istituzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti”. Per questo propongono di “finirla con gli interventi retorici o le polemiche strumentali” e avviare una sessione parlamentare straordinaria sulle carceri che permetta di incardinare ed approvare in tempi brevi “riforme che durino nel tempo” come quelle contenute nelle #3leggi.

    Sul testo della lettera aperta è stata inoltre avviata in queste ore una raccolta di adesioni on line reperibile all’indirizzo www.3leggi.it/sessioneparlamentare

  • Pallottoliere

    La Ragioneria e la Politica

    PallottoliereBilancio 2014. Fiorentini: serve una svolta a sinistra
    Beni Comuni, Ambiente e Partecipazione buchi neri del bilancio di fine legislatura

    Quello che più salta agli occhi nella presentazione del Bilancio 2014 è l’indubbio processo di riequilibrio dello stesso, in particolare in termini di struttura della spesa. Da Ragioniere non posso che salutarlo con piacere. Non starò neanche a discutere troppo su cosa si è venduto per arrivare a questo risultato. Perché ritengo, in modo laico e pragmatico, che vendere pezzi del patrimonio pubblico “marginale” (pensiamo alle azioni svincolate di Hera) per ridurre il debito sia infatti un’operazione ragionieristicamente corretta, patrimonialmente neutra, ma politicamente nulla. Perchè la vera scelta che il Comune deve fare non è quando è meglio vendere sul mercato borsistico azioni di una società, bensì se abbia senso per una istituzione pubblica detenere pacchetti azionari di Società quotate in Borsa. Le domande che il PD (maggioranza assoluta in Consiglio Comunale) si dovrebbe porre oggi sono difficili, ma fondamentali: primo, ha senso rimanere in Hera? Secondo, con il ricavato della vendita si deve solo ridurre il debito, o si puo’ dare una risposta, di sinistra, al tema dei Beni Comuni? Chi scrive – ancora nella scorsa legislatura e con ben altri valori di mercato – aveva sostenuto la proposta dei Verdi di vendere tutte le partecipazioni in Hera con un duplice fine: affrancarsi da questo rapporto insano di proprietario che non conta nulla/controllore che non sa controllare e reinvestire il ricavato nella diminuzione del debito, nella costruzione di un nucleo di controllo reale sui contratti di servizio e soprattutto nella ripubblicizzazione del servizio idrico integrato come i cittadini hanno chiesto con un referendum. In quest’ottica vendere parti del patrimonio pubblico non “marginale”, come le azioni di Hera, tutte le azioni di Hera, sarebbe stata una scelta di “sinistra” e più rispettosa del Bene Comune rispetto a mantenere una partecipazione in una SPA quotata. Oggi, anche se i valori patrimoniali sono purtroppo ben diversi, quella riflessione politica credo resti ancora valida.

    Ma quello che oggi abbiamo veramente in discussione è la destinazione dei risultati del riequilibro del Bilancio sulla spesa corrente. L’Assessore Marattin ha più volte ha rivendicato come “di sinistra” la scelta di restituire il denaro ai cittadini: “meno debito – meno spese – meno tasse” il refrain delle sue presentazioni del bilancio.

    Io, pur non considerandola di per sé un’operazione di destra, la considero un’operazione inutilmente simbolica. Simbolica perché “restituire” 20 euro l’anno a testa ai cittadini non incide né sulla capacità di spesa delle famiglie, né sull’effettiva competitività delle imprese in termini di diminuzione di cuneo fiscale. Inutile perché si inserisce in un quadro complessivo talmente catastrofico per le finanze degli enti locali che rischia di vedere l’anno prossimo tornare indietro quei 20 euro sotto forma di qualche altra tassa inventata in vista del prossimo passaggio parlamentare di questa o della prossima manovra.

    Sinceramente, da semplice consigliere di Circoscrizione, non ho neanche gli strumenti adeguati per poter dire oggi come avrei speso in modo efficiente quelle risorse. Forse era anche questo l’imbarazzo della Giunta: dopo anni di tagli e tanti “no, non ho un quattrino” distribuiti a destra e a manca, diventava difficile scegliere come e dove investire ben 2.000.000 di euro senza scontentare nessuno.

    Ho però delle certezze che non posso dimenticare: il bilancio dell’assessorato all’Ambiente è passato in pochi anni da circa 700.000 a poco più di 100.000 euro. In una città che, nonostante tutto qualche problema ambientale ce l’ha, non è una questione politica da poco. Poi non ci si lamenti se la “vox populi” vuole che le politiche ambientali di questo Comune le faccia Hera. Ed infatti la raccolta differenziata (un dato a caso) ha subito un imbarazzante stop dopo un incremento a doppia cifra nelle due legislature precedenti. Nonostante la riduzione complessiva dei rifiuti, siamo oggi fermi al 52%: ben lontani quindi da quel 65% che era obiettivo di legge per il 2012 (Rovigo è al 66%). Ecco, io un po’ di fondi li avrei piazzati nelle politiche ambientali, ma forse qui mancavano proprio le idee. Come, pescando a caso fra le tante istanze venute alla luce in questi mesi, li avrei posti a sostegno dell’associazione che non riesce a tenere aperta la casa famiglia per madri in difficoltà, o nell’accoglienza dei senza tetto (anche quelli clandestini), nel trasporto pubblico locale (il bus per Cona è già rifinanziato?) o in politiche sul turismo innovative.

    Siamo poi arrivati al termine dell’esperienza del Decentramento. E’ colpevole il mondo politico che ha sacrificato all’altare dell’antikastismo proprio (e solo) le Circoscrizioni, perdendo un enorme capitale umano, sociale e politico in cambio di ben magri risparmi sulla spesa. E’ colpevole chi non ha saputo opporsi a questo scempio democratico (mi ci metto anche io) ma è colpevole questo Comune che non ha saputo neanche ipotizzare una transizione verso forme di partecipazione alternative. Perché, mi spiace dirlo, non basta presentare il bilancio in sala estense o mettere le slide sul sito del comune per poter dire di aver fatto partecipazione.

    Sia chiaro: non sto quindi mettendo in dubbio la bontà “contabile” del Bilancio di quest’anno. Mi pongo invece dei dubbi rispetto all’operato di una legislatura che è parsa più di gestione da buon padre di famiglia che di progetto e trasformazione della città. Forse c’era bisogno di un po’ di ragioneria, ma ci sono state occasioni che non costavano nulla dal punto di vista della spesa: il RUE e il POC, ad esempio, sembravano messi lì apposta per permettere di continuare un processo di alleggerimento della pressione edilizia sul territorio cominciato col PSC, e che poteva determinare una reale svolta verso la rigenerazione urbana della nostra città.  Occasioni mancate insomma, soprattutto in questo momento di stallo del mercato immobiliare.

    Di fronte alla crisi, di fronte all’incapacità politica di chi governa il paese, c’è anche bisogno di segnali che vadano oltre la buona amministrazione e che diano appunto uno sguardo verso un orizzonte più ampio. C’è bisogno di vera politica, come, perché no, c’è bisogno di sinistra.

    Nel mio piccolo mi sento oggi orfano non solo di un partito ecologista serio, ma anche dello spirito dell’Ulivo (quello inclusivo e rispettoso delle identità del ‘96, non certo quello fagocitatore e leaderista del PD di oggi, sia chiaro). Oggi che non esiste più nessun Centro Sinistra (forse per fortuna), fatico anche a riconoscermi nell’azione di questa giunta che pure ho sostenuto ormai 5 anni fa. Per questo ho espresso un voto di astensione al Bilancio 2014 del Comune di Ferrara nell’ultimo consiglio di Circoscrizione; da libero battitore, quale oramai sono, in attesa di capire se si può ricostruire qualcosa a sinistra. Almeno dal basso.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

  • Droghe, carcere e diritti umani: depositate alla Camera le #3leggi

    camera-dei-deputatiIl 12 novembre sono state depositate alla camera dei Deputati i testi delle proposte di legge di iniziativa popolare della Campagna Tre leggi per la giustizia e i diritti. Tortura, carceri, droghe a firma degli Onorevoli Laura Coccia (Pd – Giovani democratici), Gennaro Migliore (Sel), Fausto Raciti (Pd – Giovani Democratici) e Ivan Scalfarotto (Pd).

    Vista l’urgenza dei temi trattati, su richiesta del Comitato promotore della Campagna e in attesa della verifica della regolarità formale delle firme raccolte nelle centinaia di banchetti organizzati nei mesi passati, si è deciso di anticiparne la presentazione. Nello specifico l’On.le Coccia ha presentato la proposta riguardante L’introduzione del garante nazionale dei detenuti e norme per la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti; l’On.le Migliore quella riguardante Norme contro il sovraffollamento carcerario e per la legalità negli istituti di pena, l’On.le Raciti quella riguardante l’Introduzione del reato di tortura, l’On.le Scalfarotto, infine, quella recante Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope recanti la depenalizzazione del consumo e la riduzione dell’impatto penale. I testi completi sono disponibili sul sito 3leggi.it e presto anche in quello della Camera dei Deputati.

    Tutte le proposte hanno l’obiettivo di ripristinare la legalità nella carceri e di contrastare in modo sistemico il sovraffollamento agendo anche su quelle leggi che producono carcerazione senza produrre sicurezza.

    La proposta per L’introduzione del garante nazionale dei detenuti e norme per la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti si muove nella direzione dell’istituzione della figura del Garante nazionale delle persone private della libertà da intendersi come organo di garanzia, autorità autonoma e indipendente, con funzioni di tutela delle persone private o limitate della libertà personale. In Europa una figura analoga esiste già negli ordinamenti di Austria, Ungheria, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e Francia.

    Il disegno Norme contro il sovraffollamento carcerario e per la legalità negli istituti di pena vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Nella proposta è presente anche la richiesta di abrogazione del reato di clandestinità.

    Con la proposta dell’Introduzione del reato di tortura nel codice penale, si vuole sopperire ad una lacuna normativa grave mancando in Italia il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.

    L’ultimo disegno di legge Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope recanti la depenalizzazione del consumo e la riduzione dell’impatto penale propone la modifica dell’attuale legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese: chiedendo il superamento del paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, la depenalizzazione dei consumi, la diversificazione del destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene e restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze.

    A Ferrara il comitato è composto da Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Cgil, Cgil – Fp, Forum droghe, Società della Ragione, Camera penale ferrarese, Cittadini del Mondo e dal Garante dei diritti dei detenuti di Ferrara.

  • vendesi

    Perchè dico no al POC

    vendesiI tempi sono cambiati. Sono molto cambiati da quel 1993 in cui veniva alla luce il PRG “esplosivo” della giunta Soffritti. Non sono solo passati gli anni: si sono “affinate” le coscienze (anche quelle di alcuni decisori politici dell’epoca) e pian piano sempre di più ci siamo resi conto delle conseguenze della cementificazione selvaggia del nostro territorio. Oggi non solo il dissesto idrogeologico è una delle maggiori emergenze del paese, ma la crisi ha inevitabilmente colpito con forza il bulimico mercato immobiliare e ci ritroviamo con migliaia di alloggi sfitti, scheletri di condomini nel deserto e lottizzazioni fantasma.

    Tempi diversi e coscienze diverse necessitano scelte politiche diverse. Basta espansione: oggi è il tempo di riqualificare il patrimonio edilizio, migliorare l’efficienza energetica e la qualità generale del nostro abitare e bonificare e recuperare aree urbanizzate e abbandonate. Eppure, mentre migliaia di appartamenti, centinaia di villette a schiera, decine di condomini pietra a vista continuano a rimanere lì, vuoti, il Comune di Ferrara si appresta ad approvare il nuovo Piano Operativo Comunale prevedendo circa 1900 nuovi alloggi. Di questi solo 800 sono gli alloggi ricavati dalla riqualificazione urbanistica di aree dismesse: il resto, un migliaio, sono previsti su territorio più o meno vergine.

    Secondo un conto fatto in casa (in assenza di dati ufficiali) sono oggi forse più di 10.000 gli alloggi sfitti, costruendi o comunque autorizzati nella nostra città. Un patrimonio immobiliare enorme che è, esso stesso, la migliore prova di come non serva al mercato stesso pensare a nuova espansione bensì sia necessario puntare ad un  forte processo di riqualificazione edilizia, energetica e sismica dell’esistente. Se proprio si voleva dare anche un segnale ai “grandi investitori” sarebbe bastato puntare sulla riqualificazione urbanistica dei grandi comparti dismessi, sia pubblici che privati. Invece, un po’ troppo timidamente, gli interventi di questo tipo rappresentano meno della metà di quelli previsti nel POC (per la verità già abbondantemente sufficienti a esaudire le reali necessità abitative della città per i prossimi 15 anni), mentre del PUA del Sant’Anna, l’area di riqualificazione urbana di interesse pubblico probabilmente più importante (e pericolosa se lasciata all’abbandono) per la città, non si sa più nulla.

    Una grande occasione rischia così di essere sprecata: aiutare il tessuto imprenditoriale locale legato al mattone a spostarsi progressivamente dalla costruzione alla riqualificazione, dalla quantità alla qualità. Una conversione ineludibile, perchè il territorio, come tutte le risorse, è una risorsa finita. Un processo che sarebbe stato e un favore anche per gli stessi imprenditori, che oggi si ritrovano con migliaia di alloggi invenduti, e che avrebbero così il tempo di smaltire le loro “rimanenze di magazzino” prima che altri arrivino sul mercato.

    Serviva più coraggio. Per questo ho votato no al Piano Operativo Comunale di Ferrara.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

  • Mini-rivoluzione della viabilità in zona Arianuova

    Schermata 2013-09-27 alle 17.55.38Mini-rivoluzione della viabilità in zona Arianuova
    La Nuova Ferrara del 23/09/2013

    Piccola rivoluzione della viabilità in vista per il comparto dell’entromura nord ovest. Dopo un anno di discussioni, con tanto di “referendum” tra residenti, ci si avvia alla trasformazione di due strade a doppio senso in sensi unici, con l’obiettivo di ridurre i rischi per ciclisti, pedoni e gli stessi automobilisti. Via Gondar e via Iº maggio, infatti, con la doppia fila di parcheggi, erano di fatto impercorribili in contemporanea in entrambi i sensi di marcia (una delle auto finiva sempre per innestare la retro), e pericolose per l’utenza più debole. Così l’Ufficio mobilità del Comune ha promosso, assieme alla circoscrizione, due riunioni con i residenti per individuare la soluzione migliore: si è deciso di lasciare la doppia fila di parcheggi e di trasformare le vie in sensi unici. Via Gondar in direzione via Belvedere e via Iº maggio in entrata dalla stessa strada. Il parere della circoscrizione 1 è stato acquisito giovedì scorso e ora si procede. È invece stato chiesto dai consiglieri un approfondimento in commissione per la seconda modifica proposta dall’Ufficio mobilità, che tende a modificare i sensi unici della zona via Borgoleoni-via Armari, per “coprire” una falla del sistema Musa sfruttato dai furbetti.
    Scarica in formato pdf: nuovafe_23092013.

  • 21 settembre: Musica per Federico

    Associazione Federico Aldrovandi ONLUS

    Con il Patrocinio del Comune di Ferrara

    Musica per Federico

    Concerto per ricordare Federico Aldrovandi, ucciso durante un controllo di polizia, il 25 settembre 2005

    Sabato 21 settembre 2013
    Ippodromo di Ferrara
    Ingresso da via Ippodromo

    volantinoSuoneranno dalle ore 16:
    I Nuovi Ranti
    Dubby Dub
    Hate the Nation
    Andrea Dodicianni
    Massimo Bubola
    Alessandro Fiori
    Andrea Appino
    Marina Rei
    Majakovich
    Strike

    Presenterà: Mauro Casciari di “le Iene”

    Radio Strike, la web radio nata dalla collaborazione dei collettivi interni a C.P.S La Resistenza, manderà in diretta tutta la manifestazione offrendo anche la possibilità di intervenire con contributi personali ed interviste.
    www.radiostrike.info

    per info: http://www.federicoaldrovandi.it/

    Dacci una mano, anche un piccolo contributo è importante!
    http://www.buonacausa.org/cause/concerto-per-federico

    Per chi vuole passare la notte a Ferrara:

    Soluzioni low cost:
    http://www.ostelloferrara.it/
    http://www.campeggioestense.it/

    Tutti gli alberghi:
    http://www.ferraraterraeacqua.it/it/ospitalita/dove-dormire/@@lodging_results?name=&cod_istat=038008&cod_location=0&submit=Cerca

    Durante il concerto si raccoglieranno le firme per le 3leggi di iniziativa popolare su Tortura, Carcere e Droghe.
    Info su www.3leggi.it

  • Un digiuno per 3 leggi: domani è il turno di Leonardo Fiorentini

    3leggi_preview-01Comunicato Stampa
    Un digiuno per 3 leggi: domani è il turno di Leonardo Fiorentini

    Molte le adesioni all’iniziativa di sensibilizzazione su droghe, carcere e diritti umani in vista del 26 giugno.

    E’ giunto al settimo giorno il digiuno a staffetta lanciato dal garante dei diritti dei detenuti di Firenze Franco Corleone, a sostegno della campagna delle 3 leggi su droghe, carcere e diritti umani. Il promotore dell’iniziativa che continua il diguno ha dichiarato: “La mobilitazione per il giorno 26 giugno per una grande raccolta delle firme sulle tre proposte di legge di iniziativa popolare sta prendendo corpo, con l’obbiettivo di raggiungere le 50mila firme da consegnare in Parlamento proprio per fine giugno. E’ confermata l’intenzione del Governo di emanare un decreto legge sulle questioni del carcere nei prossimi giorni. E’ uno strumento unico e irripetibile che non può essere sprecato con provvedimenti minimali e parziali. Per questo suggerisco che con le associazioni e con i movimenti si faccia il massimo di pressione affinché il decreto legge contenga le proposte elaborate dal Cartello per le leggi di iniziativa popolare e integralmente i contenuti della Commissione del CSM presieduta dal professor Giostra.”

    Oggi è quindi partito il digiuno a staffetta con l’adesione del giornalista Renzo Magosso, mentre domani raccoglierà il testimone Leonardo Fiorentini, webmaster di Fuoriluogo.it e del sito www.3leggi.it. Fiorentini, che è anche consigliere ecologista della Circoscrizione 1, ha dichiarato: “anche nella nostra provincia i continui arresti per la coltivazione di poche piante di canapa dimostrano come la repressione sulle droghe colpisca troppo spesso anche i semplici consumatori, mentre purtroppo le morti per overdose di questi giorni testimoniano come proprio la legge Fini-Giovanardi non permetta di tutelare la salute delle persone. E’ quindi necessario far fronte al più presto con misure serie e durature al sovraffollamento carcerario, non solo abolendo le leggi criminogene (come la Fini-Giovanardi o la Bossi-Fini) ma anche permettendo finalmente di dare attuazione al dettato costituzionale che vuole il reinserimento del detenuto nella società. Le misure alternative alla detenzione, messe in secondo piano dal ventennio securitario, vanno oggi rimesse in gioco anche perchè le statistiche provano un crollo della recidiva per coloro che, in tutto o in parte, accedono a forme alternative di pena. Le sentenze sulla Diaz e su Bolzaneto, la vicenda di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva e tanti altri sono lì a dimostrare che è necessario che il nostro paese finalmente introduca il reato di Tortura nel Codice Penale. come gli obblighi internazionali ci impongono. Per questo ho aderito al digiuno a sostegno della campagna delle 3 leggi in vista dell’appuntamento del 26 giugno”.

    Ricordiamo che a Ferrara e provincia è possibile firmare ogni giorno presso i comuni (dettaglio e orari su http://www.3leggi.it), mentre il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale contro la tortura e l’abuso di droghe sarà possibile firmare presso il Volto del Cavallo.

  • Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe

    banner300-250

    Ho aderito a questa campagna. Fatelo anche voi e venite a firmare ai banchetti!

    DIGNITÀ E DIRITTI UMANI
    Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe

    Con una sentenza all’inizio dell’anno la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, in relazione allo stato delle carceri. L’Italia ha un anno di tempo per ripristinare le condizioni dello stato di diritto e l’osservanza della Costituzione. Il Presidente Napolitano ha definito il sovraffollamento carcerario una questione di “prepotente urgenza” e di recente ha rivolto l’ennesimo invito perché siano approvate misure strutturali per porre fine alle disumane condizioni delle carceri.

    Il sovraffollamento non è una calamità naturale né un mostro invincibile: basta cambiare le leggi criminogene alla radice del fenomeno, prima fra tutte la legge sulla droga. Solo l’anno scorso sono entrate in prigione per violazione della normativa antidroga 28.000 persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre sono oltre 15.000 i tossicodipendenti ristretti su un totale di 67.000: la metà dei detenuti ammassati e stipati nelle patrie galere hanno a che fare con la legge sulle droghe. E’ urgente la cancellazione delle norme più deleterie e “affolla-carcere” della legge sulle droghe, al fine di evitare l’arresto agli accusati di detenzione di sostanze stupefacenti per fatti di “lieve entità” e per far uscire i tossicodipendenti e destinarli a programmi alternativi (oggi preclusi da vincoli assurdi e dall’applicazione della legge Cirielli sulla recidiva).

    Occorre dare applicazione alle proposte del Consiglio Superiore della Magistratura, in particolare eliminando le norme di tipo emergenziale, dagli automatismi sulla custodia cautelare alla legge Cirielli sulla recidiva, dal reato di clandestinità alle misure di sicurezza e prevedendo un meccanismo di messa alla prova, di misure alternative e di numero chiuso.

    Su queste linee sono state elaborate tre proposte di legge di iniziativa popolare, sostenute da un vasto Cartello di organizzazioni e associazioni impegnate sul terreno della giustizia, del carcere e delle droghe: la prima propone l’inserimento nel Codice Penale del reato di tortura secondo la definizione data dalla Convenzione delle Nazioni Unite; la seconda interviene in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario. La terza si propone di modificare la legge sulle droghe nei punti più odiosi che provocano tanta carcerazione inutile. Sosteniamo le tre proposte di legge e invitiamo tutti e tutte a sottoscriverle.

    Il 15 marzo si riunirà il nuovo Parlamento e inizia una legislatura certamente difficile. Ci auguriamo che nell’agenda del nuovo governo siano presenti punti precisi e qualificanti. Fra questi, i temi della giustizia, del carcere, della droga dovrebbero entrare nell’agenda delle priorità. Ci appelliamo con forza al Parlamento perché dedichi subito una sessione speciale all’esame di provvedimenti urgenti per il carcere.

    Chiediamo infine la nomina di un ministro della Giustizia capace di rompere le logiche di potere e corporative che hanno fin qui impedito di operare le scelte necessarie e indifferibili. Pretendiamo una netta discontinuità nella responsabilità del Dipartimento delle Politiche Antidroga, che ha perseguito politiche dannose e fallimentari in nome dell’ideologia punitiva e proibizionista.

    Le condizioni inumane delle nostre carceri mettono in gioco la credibilità democratica del nostro paese. Noi non intendiamo essere complici, neppure per omissione, dell’illegalità quotidiana. Invitiamo tutti e tutte a fare altrettanto.

    Sostenete la campagna “Carcere, droghe e diritti umani” aderendo on line e firmando ai banchetti e alle iniziative le tre leggi di iniziativa popolare: www.3leggi.it.

    Associazioni Promotrici: A Buon diritto, Acat Italia, A Roma, insieme – Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, Medici contro la tortura, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere

  • “Attento, c’è il camper dell’Avis!”

    drugsonstreet-ferrara“Ehi, attento svolta qui a sinistra! Ma non ho messo la freccia!? Fregatene, guarda là che c’è il camper dell’Avis, meglio scappare…”

    Questo potrebbe essere stato ieri l’assurdo dialogo fra due diciottenni ferraresi appena saliti in macchina dopo una serata in qualche locale cittadino.

    Perchè da venerdì sera è attivo anche nel nostro Comune il progetto “Drugs on Street” voluto fortemente dal capo del Dipartimento Antidroga Giovanni Serpelloni e inspiegabilmente fatto proprio dall’Amministrazione comunale di Ferrara. Il progetto di “prevenzione”  sulle strade è infatti in perfetta linea con la normativa repressiva introdotta con la legge Giovanardi (di cui Serpelloni in questi anni è stato il braccio armato) nei confronti dei consumatori di sostanze, soprattutto illegali e soprattutto derivate dalla cannabis.

    Sì, perchè basta leggere il protocollo di intervento, che prevede controlli sulle strade “nelle zone vicino ai locali più frequentati dai giovani”, per capire come nasconde dietro alla facciata della “prevenzione”  un effetto repressivo su tutti i consumatori, anche occasionali, di sostanze anche se assunte settimane prima essersi messi alla guida di un veicolo. Se infatti è  giusto informare i più giovani sui rischi legati alla guida in stato psicofisico alterato da assunzione di droghe legali ed illegali, prevenire tale comportamento pericoloso per sé e per gli altri (e reprimerlo quando necessario), altra cosa è organizzare “posti di blocco” (letterale) nei quali secondo i Carabinieri “si agirà nel rispetto rigoroso della legge, perché vi sarà volontaria sottoposizione da parte del fermato, ma se questo rifiuta scatta il procedimento che è previsto per legge”.

    Come infatti dimostra l’unica pagina realmente informativa del sito del progetto ferrarese, la permanenza nell’organismo delle sostanze dei derivati della marijuana puo’ arrivare ad oltre 4 settimane, mentre per le altre sostanze si parla comunque di qualche giorno (ad effetti ovviamente svaniti). Ed è in qualche modo significativo che l’alcol non venga nemmeno citato fra le sostanze, quasi a smascherare le reali intenzioni del progetto serpelloniano: repressione a tappeto dei consumatori delle altre sostanze, in particolare cannabinoidi, a suon di sanzioni amministrative (o penali).

    Mi pare poi grave che una benemerita associazione come l’AVIS, di cui ho apprezzato in questi anni l’attività in città, si presti a farsi strumento repressivo nei confronti dei giovani, rischiando così di venire percepita come “nemico” da evitare, e non come soggetto a cui avvicinarsi con fiducia.

    E’ quindi con grande dispiacere che prendo atto come questo Comune abbia troppo facilmente dimenticato di essere stato avanguardia in Italia nella richiesta di legalizzazione della cannabis, per adeguarsi – ormai fuori tempo massimo – agli ultimi scampoli della guerra alla droga italiota di Giovanardi e Serpelloni.

    Insomma, non sarebbe stato meglio usare le risorse per inviare operatori qualificati ad approcciare i ragazzi, parlare con loro, spiegare i pericoli, prevenire l’abuso, favorire l’autodiagnosi? No: lo slogan del progetto è chiaro e definitivo: “Non parlare al conducente” (!?!?!).

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere Circoscrizione 1