• Bondisti esclusi, tempi stretti per cambiare la legge

    CARIFE: troppe incognite sulla Banca

    Bondisti esclusi, tempi stretti per cambiare la legge

    L’appello del deputato di Sel Giovanni Paglia: «Sbarrati gli emendamenti, occorre far pressione sul Milleproroghe. Cariparma? Si rischia il salto nel buio»

    A poco più di un mese dalla scadenza per le domande di accesso al rimborso automatico, per i bondisti “indiretti” Carife la strada resta sbarrata. I tentativi di trovare una soluzione politica per modificare la normativa – segnala il deputato di Sel Giovanni Paglia, capogruppo in Commissione Finanze – finora si sono puntualmente frantumati sulla barriera dell’inamissibilità. Ieri, accanto al consigliere comunale di Sinistra Italiana Leonardo Fiorentini, il parlamentare ha ribadito l’importanza di esercitare una forte pressione, a tutti i livelli, per ottenere l’inclusione dei bondisti co-intestatari (un migliaio a Ferrara) rimasti fuori perché considerati, di fatto, speculatori. «Il diritto al rimborso – spiega Paglia – è stato negato a quei bondisti che, pur rientrando nei parametri previsti, hanno acquistato titoli sul mercato secondario. Sulla carta ciò viene considerata una pratica tipica di investitori esperti, di fatto in questa tipologia rientra anche chi ha semplicemente cointestato un’obbligazione con un parente». Improvvido, da parte del Parlamento, riconosce Paglia, non averci pensato. Per porvi rimedio «ho presentato una risoluzione in Commissione Finanze per obbligare il Governo a modificare in tempo utile la legge parificando la situazione dei parenti degli obbligazionistu in vita con quella degli eredi». La risoluzione è stata approvata un mese fa all’unanimità. Il Governo, a quel punto, poteva prendere due treni: quello del Decreto Fiscale e quello della Legge di Bilancio ma in entrambi i casi l’emendamento presentato da Paglia è stato respinto con la stessa ragione: estraneità alla materia. Prima del 3 gennaio, data di scadenza per l’accesso al rimborso automatico, resta il Milleproroghe, ma i tempi sono strettissimi e le possibilità si assottigliano. Da qui il rinnovato appello, alle istituzioni come alle associazioni di risparmiatori o di consumatori, per riammettere ai rimborsi gli obbligazionisti che sono rimasti fuori: «Non sarebbe troppo oneroso, vista l’esiguità dei numeri, e senza l’impiego di denaro pubblico». Non meno preoccupante, avverte Paglia, lo scenario di un eventuale acquisizione di Carife da parte di Cariparma «che suona italiano, ma vuol dire Credit Agricole. Bisogna fare molta attenzione perché il rischio è che venga costruita una via d’uscita che consenta al Fondo di risoluzione di sfilarsi dando carta bianca a Cariparma, a cominciare dalla soluzione degli incagli. Il contraccolpo, anche solo sul fronte del recupero dei crediti, sarebbe molto pesante in un territorio che paga ancora gli effetti della crisi. Per questo va preteso un piano industriale prima che il Fondo di risoluzione si sfili», conclude il parlamentare rimandando la questione a un incontro con le organizzazioni sindacali. In ogni caso, a un anno dalla «improvvida risoluzione di Carife», il bilancio degli effetti del Salvabanche, «è disastroso. Il governo era convinto di aver trovato la soluzione ideale, senza essere consapevole delle conseguenze per i risparmiatori. Il paradosso è che ad apprezzare il decreto è stata soprattutto Bankitalia, perché si otteneva il salvataggio delle banche. Sì, ma a prezzo di innescare una sfiducia nel sistema bancario mai vista prima in Italia». Una lezione che ora andrebbe ricordata per gli otto istituti considerati a rischio crac: «Se si lasciano bruciare otto alberelli, andrà a fuoco tutta la foresta». (a.m.)
    Da La Nuova Ferrara del 30 novembre 2016

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