• «Caso Giannini, verifica con Sel»

    Il segretario provinciale del Pd ha chiesto informalmente una verifica di giunta comunale. A seguito del contrasto con sindacati scolastici, Anpi e soprattutto Sel, Luigi Vitellio ha preteso un chiarimento. Nell’arena di piazzetta San Nicolò il direttore della Nuova, Stefano Scansani, ha incalzato un Vitellio assai determinato. È partito da vicino Scansani: «Romba ancora una parola tra lei e il consigliere Bertolasi, una parola dal passato pesante, la parola “fascisti”. Giovedì scorso è stata ospite fantasma qui sotto la ministra Giannini, che ha dovuto levare le tende a seguito di un picchetto di ferraresi e forestieri ben organizzati. E si sa che c’è qualche orticaria, qualche rigetto. SEL comincia a sobbalzare ed è un alleato fondamentale di Giunta. Serve una verifica?». Vitellio non ha gradito le modalità: «Siamo stati vittime di un’aggressione dai metodi fascisti e lo rivendico come chi non avuto timore di mettersi sulla piazza per migliorare il Paese. E nemmeno intendo ammorbidire il concetto siccome non è tutto consentito. Non si può permettere in uno stato di diritto di negare la parola a un ministro con fischietti e urla». Ma pare sia stata un’occasione felice per il segretario, poiché finalmente ha sentito esprimersi la coordinatrice di Sel. «In Consiglio comunale ho avuto una persona alla mia sinistra che ci ha sostenuti sui problemi dell’immigrazione. Una persona che ha un nome, Leonardo Fiorentini, eletto nelle liste di Sel ma indipendente. Mentre la coordinatrice del partito è comparsa per chiedere una rettifica delle mie parole. Ho io, piuttosto, una domanda per loro: come può Sel governare di giorno con una delega importante come quella all’Istruzione (per l’assessore ed ex coordinatrice Annalisa Felletti, ndr), e di sera accarezzare il pelo a chi non fa parlare un ministro della Repubblica? E pretendo una risposta, perché con l’ambiguità non si procede». Questo il verdetto fulminante di Vitellio, al quale Scansani ha chiesto di guardare poco più in là: «Avete già messo in conto gli scricchiolii? Quale potrebbe essere un’alternativa, oppure una soluzione per ricucire lo strappo di portata nazionale?». Il segretario, però, non si è sbilanciato: «Le scelte verranno solo dopo aver assodato il rapporto politico con loro. E non saranno mie di certo, ma di altri, perché so dove un segretario provinciale deve fermarsi». L’estate è stata turbolenta. Il primo mandato Tagliani è andato liscio come l’olio, invece con il bis le opposizioni si sono fatte più ruvide e attente. Scansani ha chiesto di «Camelot e del monopolio che avete creato? E poi la cooperativa in questione ha un colore rosaceo, quando quello dei preti è bianco…». Vitellio non ha esitato. «L’opposizione sta cavalcando la paura della città, non è più forte. Coop Camelot è arrivata dopo. È doveroso soccorrere chi scappa da una guerra a fronte anche di una legge vigente, la Bossi-Fini, che fa acqua da tutte le parti. Troppi hanno il timore che un immigrato in più sia la causa di più degrado, più reati e meno risorse. L’errore formale, ma non sostanziale, è stato non seguitare all’arrivo della lettera Anac che ci ha invitato ad andare a bando, con una conferenza stampa. Invito che abbiamo raccolto subito, rimuovendo l’affidamento diretto. Con le gare al massimo ribasso non si ottiene una miglioria. Coop rosse, bianche o gialle che siano, debbono vincere i bandi le più qualificate, ma la normativa nazionale lascia troppi spiragli». Il silenzio dell’assessore Sapigni ha insospettito i giornalisti come Scansani. «Se i carabinieri vengono in assessorato a prendere delle carte, ditecelo – ha affermato il direttore – altrimenti è ovvio che la faccenda monti. In concreto, come fare per risolvere problemi quali la microcriminalità ai grattacieli?». Non ha tardato la replica: «Facile è promettere di eliminare totalmente delinquenza e prostituzione. Né la Lega, né Fratelli d’Italia ci insegneranno come avvicinare le piazze alla gente. Simone Fresa chiude due settimane l’Arci Bolognesi, dove stiamo parlando, e i vicini hanno paura, perché un’attività come questa la mantiene in vita. A noi servirà un rapporto sempre più forte con prefettura e questura, ma mai faremo le ronde, o gli “osservatori della comunità” proposti a Bondeno. La politica seria costruisce la comunità, non la osserva – e ha concluso deciso – A Bondeno negli ultimi anni la microcriminalità è cresciuta del 34%. Allora di cosa stiamo parlando?». Matteo Bianchi

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