
Referendum, partiti divisi dalle trivelle
Referendum, partiti divisi dalle trivelle
Le perplessità in casa Pd, variegato e trasversale il fronte del Sì con le opposizioni che attaccano il Governo Renzi
La Nuova Ferrara del 14/04/2016 ed. Nazionale p. 12
Domenica si vota, con seggi aperti dalle 7 alle 23, per il referendum relativo alla possibilità di prorogare a tempo illimitato le concessioni alle estrazioni in mare di idrocarburi entro le 12 miglia dalla costa. Dice sì chi vuole abrogare la norma del decreto Sblocca Italia che estende la scadenza fino all’esaurimento del giacimento, no (o si astiene) chi punta a far rimanere le cose così come sono. Si gioca tutto sul raggiungimento del quorum e per i partiti è anche una prova di forza politica. «Il Pd dell’Emilia Romagna – dice il segretario regionale Paolo Calvano – aveva chiesto al governo di apportare cambiamenti al decreto, cosa che è avvenuta in modo esaustivo in legge di stabilità: per dire, non avremo nuove piattaforme entro le 12 miglia. Le modifiche svuotano di senso la consultazione, ora è residuale: non è uno voto che cambia la vita, non è trivelle sì o no». Renzi ha chiamato all’astensione eppure nel Pd, anche fra i dirigenti, c’è chi andrà a votare: «Assolutamente legittimo – sostiene Calvano – purché lo si faccia in piena consapevolezza. Personalmente non ho ancora deciso, lo farò all’ultimo momento: ma se dovessi andare, voterei no». Dalla parte di un chiaro sì invece ci si muove a sinistra. «La disinformazione e gli appelli ad astenersi di craxiana memoria non aiutano – ammette Leonardo Fiorentini (consigliere comunale indipendente eletto con Sel) -. Mi hanno colpito i tanti cittadini che nello scorso weekend hanno firmato per i referendum sociali, speriamo sia una bella spinta per domenica. Quesito troppo specifico? Ma è la loro caratteristica, anche quelli sull’acqua erano puntuali. C’è una questione di fondo sulla politica energetica nazionale: se bisogna raschiare il fondo del barile degli idrocarburi o puntare sulle rinnovabili». Per il sì anche il Movimento Cinque Stelle. «Siamo convintamente parte del comitato promotore – ricorda Ilaria Morghen, capogruppo in consiglio -. Superare il quorum non sarà certo facile: al 40% di astensionismo cronico si somma quello favorito dalla campagna del governo Renzi. Un governo che asseconda scandalosamente gli interessi delle compagnie petrolifere, come si vede dalle indagini della magistratura. Mentre per noi la salute e il benessere del territorio sono prioritari». «Per noi – spiega Vittorio Anselmi a nome di Forza Italia – è fondamentale anzitutto andare a votare: non esistono infatti voti utili o inutili, il parere dei cittadini va rispettato sempre. In ballo c’è non tanto una questione ambientale, visto che parliamo di estrazioni gas e non di petrolio, quanto di buon senso. Votando sì si dà un segnale chiaro della necessità di un ragionamento diverso circa l’utilizzo del sottosuolo, più a vantaggio delle popolazioni del territorio che delle multinazionali». Per il sì anche Fratelli d’Italia: «Quorum improbabile – dice Paolo Spath -, visto che Renzi ci ha messo il carico da undici: grave che un premier dica di starsene a casa. È a Palazzo Chigi grazie ai poteri forti e ai petrolieri, Tempa Rossa insegna. Concessioni estrattive illimitate sono un’assurdità, si devono togliere quando si ritiene il territorio a rischio». Dice la sua anche Rinascita socialdemocratica: «Votando per il sì – è l’invito di Vittorino Navarra – non significa abbandonare le ricerche del petrolio, ma porre dei limiti alle varie concessioni. Basta quindi con le menzogne per far fallire il referendum». Fabio Terminali