• Fiorentini pianta un albero per salutare la primavera e compensare la CO2

    L'analoga piantumazione avvenuta nel 2010 per le elezioni regionali in viale xxv aprileSi era preso l’impegno durante la scorsa campagna elettorale per le comunali: Leonardo Fiorentini, consigliere comunale eletto come indipendente nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà, pianterà domani alle 17 presso il parchetto “Zaccagnini” di Viale Orlando Furioso (vicino alla bocciofila) un esemplare di Prunus Cerasifera Pissardi a compensazione delle emissioni di anidride carbonica prodotte durante la scorsa campagna elettorale.

    “Non si tratta solo di adempiere ad un impegno che avevo preso un anno fa – commenta il consigliere – si tratta soprattutto di un atto politico che vuole ricordare a tutti che l’impronta dell’uomo sul pianeta è ormai insostenibile e che è necessario invertire bruscamente rotta. Quelli del 2014 sono stati i 12 mesi più caldi da oltre 120 anni, mentre i nostri figli vivranno in un mondo il cui clima si riscalderà, se non faremo nulla, di almeno 0,17 gradi ogni decennio. Mi fa molto piacere trasformare questo atto simbolico in una piccola festa: lo avrei fatto anche in caso di mancata elezioni ma ovviamente così fa molto più piacere. Per un pomeriggio – continua Fiorentini – restituirò due braccia rubate all’agricoltura e festeggeremo l’arrivo della primavera con un piccolo brindisi di speranza.”

    “Mi fa ancor più piacere – conclude il consigliere comunale – poter piantare l’albero nel parchetto che è stato realizzato dal nulla negli anni 90 dalla Circoscrizione Giardino Arianuova Doro, proprio quando io ero alla mia prima esperienza istituzionale, e che oggi è diventato punto di riferimento per decine e decine di famiglie del mio quartiere.”

    Scarica la cartolina web.

  • Usate il fosforo nel vostro cervello

    “In altre parole, se non cambiamo l’agricoltura intensa industriale immediatamente in un’agricoltura ciclica con quasi totale recupero del fosforo la popolazione mondiale potrà subire costrizioni per mancanza di cibo in meno di 15 anni.”

    Il modello di agricoltura industriale sta per finire a causa della mancanza di fosforo.Tralascio il resto, tecnicamente ben spiegato sul blog Osservamondo.

    Mi pare significativo sottolineare questo: mentre noi stiamo qui a pensare di bucherellare il nostro territorio alla ricerca di combustibili fossili, il modello di agricoltura industriale sta per finire a causa della mancanza di fosforo.

    Per cui, o i decisori politici si rassegnano a usare quel poco di fosforo rimasto nelle loro teste, oppure andiamo incontro, nel 2027 ad una crisi alimentare globale.

    L’agricoltura è nata ciclica. Può tornare ad esserlo.

  • Sovranità alimentare: il salvataggio!

    Venerdì 11 novembre, ore 21
    sede di via dè Romei 48, Ferrara

    Sovranità alimentare: il salvataggio!

    Un appuntamento dedicato alle agricolture, per capire ciò che accade nel settore agroalimentare e come necessariamente cambiano le scelte dei cittadini produttori-consumatori. Spunti video tratti da noti documentari ci aiuteranno ad introdurre la conversazione con alcuni agricoltori del territorio. Con questo incontro intendiamo comprendere il ruolo e le problematiche del settore agricolo a livello non solo locale, coglierne gli aspetti economici, culturali, sociali e ambientali, confrontarci con alcune forme di consumo critico come i gruppi di acquisto, per intravedere insieme il panorama futuro di azioni necessarie alla difesa del cibo come elemento primario da cui passano le sorti della democrazia.

    Ti aspettiamo!
    Maria Teresa Pistocchi, Marcella Ravaglia, Chiara Pozzovio e i Grilli Estensi

    Scarica il volantino: sovranità alimentare 11nov11.pdf

    (via verdi di ferrara)

  • Il polline che contamina

    PORDENONE, 30 luglio 2010 — Dopo aver ottenuto da un laboratorio accreditato le prove dell’esistenza di un secondo campo di mais transgenico in Friuli, venti attivisti di Greenpeace hanno tagliato, isolato e messo in sicurezza la parte superiore delle piante di mais OGM, che produce il polline, responsabile della contaminazione su vasta scala. Il campo di mais geneticamente modificato, precisamente MON810 brevettato dalla statunitense Monsanto, si trova nelle vicinanze di Vivaro (in provincia di Pordenone).

    «Greenpeace sta facendo quello che le autorità hanno rimandato per settimane: bloccare la fonte della contaminazione transgenica. Siamo di fronte ad un atto assolutamente irresponsabile – denuncia Federica Ferrario, responsabile della campagna OGM di Greenpeace – anche in questo campo il mais è fiorito e sta già disseminando il proprio polline sulle coltivazioni circostanti».

    Vai al sito di Greenpeace italia.

  • 9 cent

    Che cosa si può comprare oggi con 9 centesimi di euro? Non bastano per un sms, forse sono sufficienti per pochi chiodi. Non mi viene in mente molto altro, se non che è il prezzo all’ingrosso di un chilo di carote. Ma è soltanto uno dei tanti esempi possibili se parliamo di cibo. È probabile che i lettori non se ne siano accorti perché a loro costa sempre uguale se non di più, ma i prezzi che spuntano i contadini sono in declino costante da anni. Le aziende agricole producono quasi tutte in perdita e la cosa passa sorprendentemente sotto silenzio. A qualcuno importa ancora della nostra agricoltura?

    Carlo Petrini, oggi su repubblica, ci spiega perchè a noi consumatori la carota costa sempre uguale, mentre ai contadini, che sono sempre meno e sempre più anziani, viene pagata sempre meno.

    E che l’unica via di salvezza è un’agricoltura di qualità per dei consumi di qualità. E la filiera corta (e magari un aiutino dalla cooperazione di consumo).

  • Campagna a bassa soglia

    Con una certa soddisfazione, dopo il Carlino locale e nazionale, raggiungo anche le agognate gallerie dei manifesti di Repubblica.it. E senza bisogno di alcun taroccamento!

    Chissà se la campagna a bassa soglia funzionerà.

    Ma almeno, a questo giro, posso dire di essermi divertito abbastanza…

  • Alimentazione

    Basta robaccia nei nostri piatti. Un’agricoltura a KM ZERO, sociale, biologica e di qualità, per gli agricoltori in campagna e per gli orti in città.

    La Regione Emilia Romagna è stata fra le prime a dotarsi di una legge che promuovesse le mense biologiche nelle scuole. Però non ancora tutti i comuni e tutte le scuole assicurano agli studenti un pasto sicuro e buono.

    E’ solo un aspetto, quello della refezione scolastica, che interessa lo sviluppo di un’agricoltura di qualità, che investa sul biologico, sulle produzioni tipiche e sul ruolo sociale delle aziende, piccole o grandi che siano.

    E’ fondamentale, in pianura come in collina, il ruolo degli agricoltori nella tutela del territorio e nel tessuto sociale delle comunità. Per questo l’agricoltura va sostenuta e vanno incentivate tutte le forme di attività che, come l’accorciamento della filiera, aiutano i nostri contadini a mandare avanti la loro azienda, integrandone il reddito. La vendita in azienda, i mercatini, ma anche l’agriturismo, la piccola cogenerazione con gli scarti agricoli, la produzione di energia fotovoltaica sui tetti di capannoni e stalle.

    Orti in città
    Vanno inoltre incentivati gli orti cittadini. Che siano quelli degli anziani nei Centri Sociali, quelli familiari nei giardini di casa, o quelli collettivi in aree concesse gratuitamente dai comuni.

  • I puntini sulle i…

    Ogni tanto è meglio ricordare certe cose, non si sa mai.

    Dalla Stampa in risposta alla polemica sul biologico:

    Quella del biologico in Italia è una «success story» che parte dallo yogurt. O meglio è da lì che la gente se ne accorge, che il termine le entra nella testa e comincia a cercarlo al supermercato. I vasetti in vetro della Fattoria Scaldasole, made in Brianza, con l’aura di sano&genuino conquistano i consumatori della Lombardia, poi sconfinano e attirano l’attenzione del mercato. Diventano un modello di business, di marketing e soprattutto di agricoltura vincente non convenzionale.

    «Quando ho iniziato, l’Italia era all’ultimo posto nel biologico in Europa; dopo Scaldasole sono partite 60 mila aziende e l’Italia è passata al primo posto». Marco Roveda ripercorre l’«epica» del bio con giusto orgoglio. Lui e la moglie sono i «fattori» della Scaldasole, quelli che hanno creduto nel biologico in tempi zero eco-sensibili e hanno fatto il botto. «La scommessa mi è valsa il premio imprenditore dell’anno per la qualità della vita». Era il ’97 e un anno dopo Roveda aveva già bisogno di un’altra sfida. Vendeva il suo gioiello a Plasmon e fondava Life Gate: «Piattaforma per il mondo eco-culturale». La notizia che viene da Londra non lo lascia indifferente. «Non sono i dati a infastidirmi, ma che si fa confusione. Nessuno ha mai detto che un pomodoro bio ha proprietà nutritive migliori o rende più intelligenti. Se scegli quello, non mangi pesticidi e residui chimici».

    Stessi anni, poco più in là nella campagna lombarda (rive del Ticino), Giulia Maria Crespi sperimentava, dopo un cancro, i benefici di una sana alimentazione. Scopriva l’agricoltura biodinamica e smosse mari e monti per trasformare i terreni di famiglia. Da convenzionali a biodinamici. Da lì veniva anche il latte per lo yogurt Scaldasole. Oggi quei terreni – Cascine Orsine – sono famosi per il riso. Se ne occupa il figlio Aldo Paravicini Crespi e ha qualcosa da dire agli inglesi. «Tecnicamente hanno ragione. Ma i parametri non sono significativi. Non sono le proprietà nutritive a fare la differenza, ma quelle organolettiche. Il sapore, il colore, la consistenza, il profumo. E la digeribilità e la natura degli acidi. Dovrebbero studiare gli effetti a lungo termine sulla salute».

    Perché il valore aggiunto del bio sul convenzionale sembra non tanto il bene che fa, ma il male che «non» fa. «I nostri prodotti offrono maggiori garanzie per quanto riguarda i livelli di residui di nitrati, pesticidi, additivi. E non inquinano». Benefici sociali, difficilmente quantificabili ma apprezzati dai consumatori che nell’epoca dei risi precotti fanno impennare le vendite del best-seller delle Cascine Orsine, il Rosa Marchetti: un’ora di cottura.

    Dalla produzione alla distribuzione, ancora Lombardia, altro imprenditore bio. Angelo Naj Oleari, un nome che fa subito Anni 80. Vive col «bio», ma anche con il cellulare, così lo disturbiamo in Brasile. E’ lì perché il presidente Lula lo ha presentato come uno dei pionieri del biologico. «Ho iniziato nel ’75, sono 35 anni – dice, e si arrabbia a sentire i dati da Londra -. L’agricoltura convenzionale è governativa, l’Inghilterra è in crisi e il bio va benissimo. Hanno appena aperto un negozio di 1000 metri a Kensington e c’è la fila».

    Naj aveva ereditato un’azienda di 1000 dipendenti, ma «ero botanico, artista e anarchico, le avevo tutte per non fare l’industriale». Si dedica alle piante e nel ’75 crea il Centro Botanico con Milly Moratti. Oggi hanno tre negozi a Milano e, quando il direttore della Banca Popolare lo vede entrare, si illumina. «Mi dice che ci sono due aziende che non si lamentano, una è la nostra, l’altra fa slot machines».

  • Mangiare Meno, Mangiare Sano, Mangiare Tutti

    3passiTerzo appuntamento oggi, MERCOLEDI’ 28 GENNAIO, per il ciclo di incontri NEW DEAL VERDE: 3 passi per uscire dalla crisi, organizzato dalla federazione provinciale dei Verdi in collaborazione con i gruppi consiliari Verdi di Comune e Provincia di Ferrara.

    Alla Sala Arengo, dalle 17, si parlerà di Agricoltura e della possibilità che una agricoltura sostenibile e di qualità riesca ad aiutare ad uscire dalla Crisi. Il titolo dell’iniziativa è:
    “Mangiare Meno, Mangiare Sano, Mangiare Tutti”
    ne discuteranno:
    Loredana de Petris , già parlamentare dei Verdi e Responsabile nazionale Agricoltura dei Verdi
    Giovanni B. Panatta medico nutrizionista di popolazione, esperto FAO, OMS e Commissione Comunità Europea
    Davide Nardini Assessore Agricoltura, VicePresidente Provincia di Ferrara
    Mauro Tonello Presidente Coldiretti Emilia Romagna
    Paolo Montori Presidente Associazione “Fattorie Estensi”
    coordina Maurizio Andreotti Agronomo

  • Filiera corta

    Da Repubblica un articolo sulla filiera corta del latte: distributori automatici del latte alla spina. Fra l’altro buono (provare per credere, a Ferrara ce ne è uno all’inizio di Via Bologna davanti alla sede della coldiretti), e soprattutto economico. Sia dal punto di vista ambientale (ritorna la vecchia bottiglia del latte da riempire) e da quello del portafoglio (un euro al litro).

    Sul sito www.milkmaps.com trovate l’elenco completo dei distributori.

    Buona iniziativa della Coldiretti, che continua una campagna per la filiera corta a vantaggio di contadini e cittadini anche con i “farmers markets, nati grazie a una legge del governo Prodi che ha permesso ai contadini di vendere i loro prodotti agli abitanti delle città senza intermediari”.

    Sì quel governo che non ha fatto niente di buono (si diceva).

  • L’altro sviluppo

    Canapa industriale. Tra impacci normativi e decollo economico

    Leonardo Fiorentini – Fuoriluogo, novembre 2001

    Duecentocinquanta ettari: questa l’estensione in Italia delle coltivazioni di canapa (sativa a basso contenuto di Thc) per uso alimentare e industriale. Una produzione che al di là dell’interesse degli affezionati canapisti, sta uscendo con fatica dalla fase sperimentale per trasformarsi, come è già in altri paesi, in vero e proprio business. Le difficoltà sono molte, in particolare legate agli “incidenti” derivanti da un quadro normativo non ancora chiaro e da un recente forte abbassamento dei contributi europei alla coltivazione (si sono ridotti quasi a un terzo nell’ultimo anno).
    Ma la canapa ha infiniti usi e per questo mille prospettive di sviluppo, come sottolineato ancora una volta dall’Assemblea di Assocanapa riunitasi il mese scorso, e come confermato da un recente studio che parla di un mercato potenziale valutato oltre 300 miliardi solo nel nostro paese. Con la fibra di canapa si può fare di tutto: dalle parti accessorie delle automobili, ai cosmetici, alla carta e alla fibra tessile. Proprio quest’ultimo è il settore con le prospettive più interessanti (si parla di oltre 100 miliardi di possibile fatturato) e dove già oggi sono coinvolte importanti marchi (si pensi ad Armani).
    La cannabis ha anche qualità che la rendono unica dal punto di vista ecologico. Non solo perché non necessita per crescere di alcun pesticida ed erbicida, ma anche per la sua incredibile resa: da un’area coltivata a canapa si ottiene cellulosa in quantità quattro volte superiore rispetto a quella prodotta da un’equivalente coltivazione di pioppo. Per non parlare del suo utilizzo per il ripulimento dei suoli, così come sperimentato a Porto Marghera.
    Il salto di qualità è rappresentato dalla creazione nel nostro paese di un filiera della canapa per consentire ai coltivatori di avere uno sbocco economico più solido ed un maggiore impatto sul mercato. Il Consorzio Canapa Italia è un primo esempio di organizzazione di una filiera industriale che sfrutti le diverse attitudini della pianta. A Ferrara, provincia dove la coltivazione della Canapa è strettamente legata alla tradizione contadina locale (nel 1914 ne produceva ben 363.000 quintali) da una produzione di 50 ettari del 2001 si passerà entro il 2004 ad un area coltivata di 1000 ettari che permetteranno il pieno utilizzo di un nuovissimo impianto di trasformazione costato 12 miliardi. Dalla fibra ferrarese si faranno vestiti e carta. Proprio a Ferrara la Coldiretti ha dedicato alla canapa l’annuale giornata del ringraziamento. Con tanto di messa di benedizione dell’Arcivescovo. Sarà un caso?
    L’interrogativo maggiore è quello legato a come il passaggio da un settore di nicchia, alimentato dall’interesse di pochi affezionati cultori/coltivatori, ad una produzione a livello industriale e quindi orientata al profitto snaturerà o meno le qualità di questa pianta. Una scommessa per una pianta che ha accompagnato l’uomo per gran parte del suo cammino e che, dopo anni di persecuzione, ora potrebbe ancora dare il proprio contributo alla sostenibilità del futuro del pianeta.

  • Per un’altra agricoltura