• “Il Novecento ci è precipitato addosso”

    verdiLo ha detto Nichi Vendola, per cui non credo di rischiare di passare per lo “Strano” di turno se commento, a risultati ancora tiepidi per me che ero al seggio, l’esito elettorale per la Sinistra l’Arcobaleno. Un disastro.

    E lo dico con la morte nel cuore, dopo lo scrutinio più monotono della mia vita, e essendo cosciente di aver affidato ancora una volta l’Italia a Berlusconi.

    Chi cercava la falce e martello non l’ha trovata sulla scheda, chi cercava una nuova sinistra ha trovato Bertinotti candidato premier e Soffritti candidato capolista alla Camera in Emilia Romagna. A nulla sono valsi prima i tentativi di deviare almeno il metodo interno verso soluzioni più democratiche e poi gli appelli al voto utile (almeno al senato) in una campagna cristallizzata su due simboli che pero’ hanno fatto la fortuna dei loro alleati meno moderati (Lega e IdV, ovvero il cappio a destra e le manette a sinistra).

    Dopo oltre 20 anni di rappresentanza sparisce il sole che ride dal Parlamento Italiano. E’ una responsabilità pesante per chi ha intrapreso una strada della fantomatica unità a sinistra solo per conservarsi il posto di senatore o deputato. Questi dovrebbero, per onestà intellettuale, farsi definitivamente da parte, e spero che questo proponga Marcello all’esecutivo di oggi. Punita dagli elettori costretti a barcamenarsi in una legge elettorale ridicola, la Sinistra Arcobaleno ha dimostrato che non si possono fare i conti con la storia, il passato dei partiti e delle persone, le loro idee, solo con un simbolo nuovo.

    Se l’unità a sinistra è un miraggio da oltre un secolo un motivo ci sarà. Le scorciatoie non servono, in politica, da sempre, fanno solo danni. Forse fra dieci o vent’anni i tempi saranno maturi per una formazione unitaria della sinistra ecologista, nonviolenta, libertaria e sociale. Ma per ora ne conosco solo una: i Verdi.

  • A garanzia delle mani libere

    schedaLa proposta Bianco di nuova legge elettorale fa un po’ cagare. Scusate il termine forte, ma scrivendone da un bagno ne apprezzo almeno le capacità stimolanti. Tempo fa si diceva che non si possono fare leggi elettorali pensando al proprio tornaconto. Ma sappiamo che la coerenza in politica è cosa rara. Vorrei capire, se lo chiedono anche altri, perchè una formazione che prende il 6%, superando ampiamente uno sbarramento che non è una bazzeccola nel nostro paese, dovrebbe poi essere penalizzata nella distribuzione dei seggi. Poi è poco comprensibile come lo sbarramento del 7% sia a livello circoscrizionale e non di singolo collegio uninominale, come mi pare che sia in Germania. Le leggi elettorali dovrebbero tenere conto della tradizione politica di un paese (e l’Italia è frammentata non solo in politica) e garantire due cose: la rappresentanza e la governabilità. La prima subisce una prima mazzata dallo sbarramento (ma sono sempre stato favorevole al modello tedesco per cui lo accetto), una seconda da un riparto che favorisce in modo tecnicistico (e non trasparente) le formazioni più forti. Eppoi, quando stanno tutti a gridare della necessità di un maggior legame fra candidato e elettore e di una maggior possibilità di scelta di quest’ultimo, il 50% dei seggi è assegnato in collegi uninominali (con il nome già stampato sulla scheda) e l’altro 50% su liste bloccate: ma fatemi il piacere! La garanzia di governabilità è invece inesistente: nessun vincolo di coalizione, nessuna indicazione del premier. L’unica garanzia e quella delle mani libere. Del PD e di Berlusconi.

    Ne scrive anche Alessandro Ronchi, del quale condivido l’analisi tecnica e le considerazioni politiche. Anche l’apprezzamento per il sistema usato per le elezioni comunali, con qualche nota pero’: non è un caso che ci si dica spesso che il nuovo TUEL e la nuova legge elettorale abbiano svuotato di significato il consiglio comunale, e temo un po’ se penso allo stesso ordinamento portato sul parlamento nazionale… Ma è importante parlarne.