• interpellanza sul blocco dell’A13 causa nebbia e su come garantire la mobilità dei pendolari verso Bologna

    Ferrara, 17 dicembre 2015

    Al Sindaco di Ferrara

    Oggetto: interpellanza sul blocco dell’A13 causa nebbia e su come garantire la mobilità dei pendolari verso Bologna.

    Il sottoscritto consigliere comunale

    Premesso

    che martedì 15 dicembre una serie di incidenti sull’Autostrada A13 hanno causato purtroppo numerosi feriti ed una vittima, nonchè la chiusura del tratto ferrarese.

    Considerato

    che mercoledì 16 dicembre in via preventiva è stato deciso, a causa delle condizioni di scarsa visibilità dovute alla fitta nebbia, di chiudere le entrate dell’autostrada A13 di Occhiobello, Ferrara Nord, Ferrara Sud e Altedo.

    Tenuto conto

    che tale decisione ha riversato l’intero traffico pendolare e non solo sulla viabilità statale e provinciale causando serie difficoltà per i numerosi cittadini ferraresi che per lavoro si devono recare quotidianamente a Bologna, ma anche alla stessa mobilità cittadina.

    Considerato

    che l’alternativa all’uso dell’auto per i pendolari ferraresi verso Bologna potrebbe essere un servizio pubblico, in particolare su rotaia, realmente efficiente.

    Rilevato

    che da tempo i comitati dei pendolari lamentano la scarsa attenzione di Trenitalia nei loro confronti, sia per quel che riguarda la qualità del materiale rotabile, che per gli orari e la puntualità dei treni

    Chiede

    • da chi è stata presa la decisione di chiudere le entrate autostradali e se tale decisione è stata in qualche modo concordata con le autorità locali;
    • quale sia stato l’impatto sul sistema della mobilità cittadina e comunale di tale chiusura nelle due giornate citate;
    • per quale motivo non siano state utilizzate altre soluzioni come l’utilizzo di “safety car” per garantire il transito a velocità di sicurezza in luogo della chiusura;
    • se, prevedendo che una situazione come quella legata alla nebbia si possa ripetere, sia realizzabile un piano di emergenza che preveda la messa a disposizione di corse straordinarie di treni verso Bologna;
    • quale siano le prospettive rispetto all’ipotesi della realizzazione della terza corsia sulla A13 nel tratto fra Ferrara Sud e Bologna Arcoveggio;
    • se, in un’ottica di migliore efficienza della mobilità cittadina verso il capoluogo di Regione questa amministrazione abbia intenzione di intervenire con Regione e Trenitalia affinchè sia rafforzato il servizio di treni regionali verso Bologna, sia con un incremento della frequenza – laddove tecnicamente ed economicamente possibile – che con una revisione degli orari che vadano incontro alle esigenze degli utenti, nonchè con investimenti sia nel rinnovamento del materiale rotabile che nelle infrastrutture di collegamento.

    Cordiali saluti.

    Il Presidente del Gruppo Consiliare

    Leonardo Fiorentini

  • Odg trascrizioni: traccia dell’intevento in consiglio comunale

    Grazie Presidente,

    Vedete cari colleghi, noi qui possiamo citare giurisprudenza e dottrina giuridica, possiamo leggere sentenze, interpretare carte costituzionali o codici risalenti al ventennio. Potete provare a convincermi di tutto e del contrario di tutto.

    Poi però quando vedo un genitore tornare a casa con tre cartoni di pizza ed il figlio festeggiare correndo urlante verso la tavola, beh, io lì vedo una famiglia. Non mi importa, e non dovrebbe interessare alla politica e ancor di meno all’amministrazione, se quella coppia, sia essa omo o eterosessuale, sia convenuta in matrimonio oppure no. Se quel bambino sia figlio legittimo, naturale o adottato. Alla politica dovrebbe interessare tutelare quella famiglia, nei diritti e nei doveri dei suoi membri. Diritti e doveri ovviamente misurati al livello di vincolo che la coppia ha deciso per se e la propria prole.

    Troppo spesso facciamo una grande confusione fra la mera trascrizione di matrimoni avvenuti all’estero, il riconoscimento del diritto a contrarre matrimonio per le coppie same sex, e il riconoscimento delle unioni civili (omo o etero sessuali che siano).

    Si fa confusione perché così è più facile confondersi e negare i diritti altrui.

    Abbiamo deciso, con gli altri firmatari del documento, di presentare oggi un emendamento al documento proprio perché non volevamo ridurre questo dibattito in consiglio comunale ad una dissertazione giuridica sull’effetto di una sentenza del consiglio di stato, legittima quanto discutibile, rispetto alla giurisprudenza favorevole alle trascrizioni. Non volevamo trasformare questo consiglio comunale in un’aula di tribunale o nella sede staccata del dipartimento di Giurisprudenza.

    Sulle trascrizioni

    Abbiamo però anche deciso di presentare il testo al consiglio nella sua forma originale unicamente perché restiamo convinti che le trascrizioni dei matrimoni same-sex contratti all’estero vadano fatte, che sia questo un diritto dei nostri concittadine e delle nostre concittadine sposati all’estero ed un dovere di un’amministrazione locale che voglia renderli parte della vita sociale cittadini. Non si tratta di riconoscere in questo modo i matrimoni same-sex, cosa peraltro dal mio punto di vista assolutamente da fare: si tratta solamente di prendere atto e rendere pubblico un fatto giuridico avvenuto all’estero, magari all’interno di quell’Unione Europea di cui a singhiozzo ci sentiamo fieri di far parte. I registri di Stato Civile servono proprio a questo: a rendere pubblico alla società in cui viviamo il nostro stato civile. Pensare che non facendo un appunto su un registro si possa cancellare ciò che è avvenuto in un altro paese è una sciocca e vana ipocrisia. Dirò di più. L’accanimento contro questo piccolissimo atto amministrativo, o contro qualsiasi tentativo di riconoscimento dell’esistenza di famiglie diverse da quella tradizionale (si badi bene, non “naturale”) fondata sul matrimonio è un atto di crudeltà. Di crudeltà nei confronti di chi ha già avuto il ricoscimento dell’esistenza della sua famiglia solo perché ha avuto la fortuna e la capacità economica di potersi sposare altrove mentre noi non vogliamo nemmeno ammettere che sia avvenuto altrove quel matrimonio.

    Per questo nell’emendamento chiediamo che siano a questo punto Governo e Parlamento che risolvano la questione normando espressamente la trascrizione. La stessa previsione di delega al Governo sul tema contenuta nel ddl Cirinnà è tuttaltro che rincuorante, almeno per chi parla, sapendo bene a che Ministero poi potrebbe esserne affidata la definizione legislativa.

    Sia chiaro, per quel che conta: nessuna famiglia deve essere ostaggio di Angelino Alfano. Se Renzi e la sua maggioranza desiderano rimanerlo, facciano pure, ma per cortesia non mettiamoci in mezzo i diritti delle persone.

    Unioni Civili

    La crudeltà non risparmia neanche chi formata una famiglia non si sente o non può contrarre matrimonio. Sono famiglie che spesso hanno la necessità, meglio il diritto, di vedersi riconosciuti alcuni elementari diritti ed altrettanto elementari doveri nei confronti del proprio partner e dei propri figli.

    Non stiamo parlando di concedere alle unioni di fatto pari diritti e doveri rispetto al matrimonio come qualcuno troppo spesso agita come spauracchio. Per intenderci ancora meglio non vogliamo rendere uguali cose che uguali non sono. Sono le stesse coppie che per scelta non si sposano che non vogliono questo. Significa semplicemente permettere alle persone che si vogliono bene e che intendono dare alla propria famiglia una forma più stabile per sé e per i propri cari, di poterlo fare. Stiamo parlando, sempre per intenderci meglio, della reciproca assistenza in materia di salute, della permanenza nella casa in cui si vive in caso di morte del convivente o della successione nel contratto di locazione.

    E, si badi bene, garantire alcuni diritti ad altri non ha mai tolto niente a chi già ne godeva. Anzi, ogni giorno vediamo come sia vero il contrario: non veder garantire i diritti ad alcune persone, siano essi chessò lavoratori nei paesi dell’est europa o migranti venuti in Italia dal resto del mondo, vede via via restringersi i diritti di tutti, come è ormai evidente parlando di mercato del lavoro.

    Stiamo parlando nel nostro Comune, giusto per capirci, di circa 4500 famiglie per un totale di quasi 12000 concittadini coinvolti, rispetto alle circa 26000 famiglie “tradizionali”. Certamente non tutte queste famiglie vogliono avere un riconoscimento giuridico, ma non possiamo metterci i paraocchi e far finta che non si debba dare risposta a qualcosa che rappresenta il 15% del totale delle coppie presenti sul nostro territorio.

    In questi mesi Governo e Parlamento stanno assai faticosamente lavorando, con il DDL Cirinnà sul riconoscimento delle coppie omosessuali (tramite Unioni Civili e Convivenze di Fatto) ed alle coppie etero, tramite le sole convivenze di fatto. Trovo il lavoro fatto sinora piuttosto mediocre, frutto di mediazioni impossibili all’interno della maggioranza che sostiene il governo. Trovo altresì inspiegabile perché non si è voluto allargare la base di consenso all’interno del Parlamento, dove probabilmente si sarebbe trovato sostegno a soluzione ben più avanzate rispetto alle cosiddette “specifiche formazioni sociali”. Perché, siccome spesso le parole sono davvero importanti, e riprendendo in chiusura l’inizio del mio intervento, tale bislacco artifizio “costituzionale” rende evidente il bigottismo e la paura di non voler chiamare con il loro nome le cose: le famiglie sono famiglie, nonostante quello che dice oggi Alfano, che diceva ieri il Vaticano e che continua a dire ogni giorno il Vescovo di Ferrara e la destra ultraconservatrice.

    Nonostante questi dubbi, preso atto del clima politico generale e del livello del dibattito nel nostro paese, mi sento di sostenere l’approvazione di un qualsiasi testo che però non sia frutto di ulteriori mediazioni al ribasso.

    Siccome i miei dubbi non sono solo di merito ma anche sull’effettiva possibilità di approvazione della proposta Cirinnà, visti i già citati equilibri di maggioranza governativa, credo sia necessario che comunque il Comune proceda nel percorso avviato a inizio anno rispetto alla definizione di un regolamento attuativo dell’Elenco delle unioni Civili che possa dare una senso di efficacia alla registrazione nello stesso ed piccola risposta, per quanto possibile dall’amministrazione, ad alcune delle istanze qui citate.

  • Il Governo dei balzelli e dei sabotaggi

    Sta facendo molto parlare l’aumento del pedaggio autostradale al casello di Ferrara Sud. E giustamente.

    Ma non c’è solo quello in questa finanziaria. C’è purtroppo tanto altro, a partire dai tagli insostenibili agli enti locali. E c’è anche la norma cervellotica sui bonifici per ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche di cui abbiamo già parlato qui insieme a Marcello, Letizia e Roberto.

    Ecco la posizione mia e dei Verdi di Ferrara:

    Il Governo dei balzelli e dei sabotaggi
    I Verdi si schierano contro i balzelli per cittadini e imprese e per la conferma del 55%
    Oggi entrano in vigore alcune delle norme contenute nel decreto Tremonti recante le misure della manovra economica del Governo Berlusconi. Oltre al balzello del rincaro, ingiustificato e arbitrario del pedaggio al casello autostradale di Ferrara Sud – che peraltro rischia di convogliare ulteriore traffico di attraversamento nel Centro della città – di cui si è già molto parlato, da oggi un ulteriore balzello è dovuto dalle imprese allo Stato italiano.
    Ma non da tutte. Infatti è prevista l’introduzione di una ritenuta d’acconto del 10% – prelevata direttamente da banche e poste – a carico delle ditte beneficiarie di bonifici a saldo di interventi sul patrimonio edilizio i cui importi risultano detraibili dall’Irpef con l’aliquota del 36% o del 55%. Si tratta, evidentemente, oltre che di un provvedimento molto gravoso per le imprese, come recentemente fatto rilevare dalle associazioni del settore, dell’ennesimo sabotaggio nei confronti di quegli interventi, in particolare quelli del 55%, volti alla riqualificazione anche energetica del nostro patrimonio edilizio, da sempre vista come un sassolino nella scarpa dal Governo del Nucleare.
    Inoltre si stratta di un provvedimento fiscalmente stupido, che rischia di sottrarre all’economia legale tutta una serie di transazioni che, visti gli obblighi di bonifico e di comunicazione dei dati all’Agenzia delle Entrate, risultano oggi più trasparenti che mai.

    Un Governo che quindi come al solito predica bene e razzola male, impone balzelli ai cittadini e favorisce la reimmersione rapida delle imprese nell’economia fantasma.

    Anche per questo i Verdi nella Circoscrizione 1 hanno presentato nelle settimane scorse un’interpellanza al Sindaco per chiedere un impegno diretto nell’Anci, ripartendo dal documento “I Sindaci contro le polveri sottili” per la conferma delle detrazioni del 55%, a favore dei cittadini ma anche per sostenere un settore che è cresciuto in questi anni soprattutto grazie alla forte innovazione nel campo dell’efficienza energetica.

    L’Ufficio stampa

  • Il Governo dei balzelli e dei sabotaggi

    Comunicato stampa
    Il Governo dei balzelli e dei sabotaggi
    I Verdi si schierano contro i balzelli per cittadini e imprese e per la conferma del 55%

    Oggi entrano in vigore alcune delle norme contenute nel decreto Tremonti recante le misure della manovra economica del Governo Berlusconi. Oltre al balzello del rincaro, ingiustificato e arbitrario del pedaggio al casello autostradale di Ferrara Sud – che peraltro rischia di convogliare ulteriore traffico di attraversamento nel Centro della città – di cui si è già molto parlato, da oggi un ulteriore balzello è dovuto dalle imprese allo Stato italiano.
    Ma non da tutte. Infatti è prevista l’introduzione di una ritenuta d’acconto del 10% – prelevata direttamente da banche e poste – a carico delle ditte beneficiarie di bonifici a saldo di interventi sul patrimonio edilizio i cui importi risultano detraibili dall’Irpef con l’aliquota del 36% o del 55%. Si tratta, evidentemente, oltre che di un provvedimento molto gravoso per le imprese, come recentemente fatto rilevare dalle associazioni diel settore, dell’ennesimo sabotaggio nei confronti di quegli interventi, in particolare quelli del 55%, volti alla riqualificazione anche energetica del nostro patrimonio edilizio, da sempre vista come un sassolino nella scarpa dal Governo del Nucleare.
    Inoltre si stratta di un provvedimento fiscalmente stupido, che rischia di sottrarre all’economia legale tutta una serie di transazioni che, visti gli obblighi di bonifico e di comunicazione dei dati all’Agenzia delle Entrate, risultano oggi più trasparenti che mai.

    Un Governo che quindi come al solito predica bene e razzola male, impone balzelli ai cittadini e favorisce la reimmersione rapida delle imprese nell’economia fantasma.

    Anche per questo i Verdi nella Circoscrizione 1 hanno presentato nelle settimane scorse un’interpellanza al Sindaco per chiedere un impegno diretto nell’Anci, ripartendo dal documento “I Sindaci contro le polveri sottili” per la conferma delle detrazioni del 55%, a favore dei cittadini ma anche per sostenere un settore che è cresciuto in questi anni soprattutto grazie alla forte innovazione nel campo dell’efficienza energetica.

    L’Ufficio stampa

  • Perché la crisi del Passante di Mestre

    passante_di_mestreScopro, grazie a Monica Frassoni, due interessanti articoli di commento alla crisi del Passante di Mestre dal sito Eddyburg.it. Eccoli.

    In un commento e in un’intervista di eddyburg il parere di due autorevoli esperti delle infrastrutture, che conoscono i fatti e non sono al servizio delle concessionarie. Speciale per eddyburg.it, 2 agosto 2009

    Una storia esemplare
    di Mariarosa Vittadini

    L’entusiasmo per la rimozione del collo di bottiglia è durato poco. 30 chilometri di coda sul passante di Mestre nuovo di zecca nel grande esodo di agosto stanno lì a dimostrare l’inanità della rincorsa infrastrutturale a problemi che non possono avere una risposta solo infrastrutturale. Quanti successivi colli di bottiglia? dove finisce la bottiglia? 10 chilometri di coda alla barriera del Lisert, sulla stessa direttrice, ma altrettanti chilometri verso la Svizzera a Como e, c’è da giurarlo, sulla Salerno-Reggio Calabria o alle uscite verso le spiaggie romagnole.

    I manuali americani (che stanno base della cultura ingegneristica italiana) dicono che occorre dimensionare le infrastrutture per far fronte alla “trentesima ora di punta” ovvero quella quantità di traffico che non viene superata per più di trenta volte l’anno. Andare oltre significa costruire capacità inutile, sprecare denari e ambiente. Dunque, con buona grazia del coro (ampio per la verità) che trae occasione dall’accaduto per rivendicare nuove autostrade, nuove pedemontane, nuove corsie, aumentare la capacità stradale per l’esodo d’agosto è una eminente sciocchezza.

    Ciò non significa che occorra rassegnarsi all’incivile spettacolo di ieri.

    Escluso il potenziamento infrastrutturale cosa si poteva e si doveva fare?

    Innanzi tutto informare. Nell’epoca delle conclamate “strade intelligenti”, nell’epoca delle tecnologie dell’informazione nessun messaggio orientativo è stato dato agli ignari automobilisti per evitare di imbottigliarsi. Bella differenza con le strategie e le tecniche di ramp metering con le quali in paesi più civili del nostro si dosano le entrate in autostrada sul presupposto di dover garantire al “cliente” ragionevoli livelli di servizio. Taluni giornali riferiscono persino che la vecchia tangenziale manteneva amplissimi margini di capacità non utilizzata. Ma tant’è: avvertire di non entrare o di uscire quando si è ancora a tempo significa, per le concessionarie, perdere entrate da pedaggio. E dunque non si fa, anche quando ci sarebbero i mezzi tecnici per farlo.

    In secondo luogo occorre ammodernare radicalmente la rete autostradale introducendo ultramature tecnologie di riconoscimento telematico dei veicoli e di esazione automatica del pedaggio, che consentono di moltiplicare le connessioni con la rete ordinaria, di evitare caselli e rallentamenti. Con l’avvertenza che per funzionar bene la capacità autostradale deve essere coerente con la capacità della rete ordinaria; le strade ordinarie devono essere in grado di ricevere i flussi in uscita e anche di far fronte alle emergenze come quella di ieri.

    Per l’emergenza occorre predisporre piani capaci di mettere d’accordo enti locali, concessionarie, aziende di trasporto al fine di predisporre le misure per utilizzare l’intera capacità (autostrade più viabilità ordinaria) con i minori inconvenienti possibili (pericolosità, inquinamento, ecc,). Piani difficili dunque dal punto di vista politico e istituzionale, ma resi ancor più difficili dalle caratteristiche di una rete autostradale pensata per massimizzare il pedaggio.

    Le misure per l’emergenza, ma anche quelle per il razionale utilizzo quotidiano delle reti, confliggono oggettivamente con la struttura di uscite rade e lontane tra loro e con l’assenza di intermedie vie di fuga di sicurezza. E confliggono con problemi della viabilità ordinaria nella gran parte dei casi sovraccarica di domanda locale consegnata alla strada anche dall’enorme ritardo delle città italiane in materia di trasporto pubblico locale.

    Occorrerebbe un governo unitario della rete stradale, di tutta la rete, autostrade, strade statali e strade regionali comprese, come era stato proposto dal compianto Piano generale dei trasporti rapidamente affossato dalla Legge obiettivo e dalla bulimia infrastrutturale (promessa) che ne è conseguita. Un governo che manca così come manca un credibile governo del sistema dei trasporti, oggi frammentato in potentati settoriali tra loro concorrenti e conflittuali. Come stupirsi dunque della endemica inefficienza del sistema, della scarsa coerenza tra i pur costosi interventi infrastrutturali, dell’uso inefficace delle risorse e della resistenza corporativa ad introdurre una buona volta tariffe di efficienza in sostituzione delle tariffe di (improbabile) finanziamento della infrastruttura? La completa assenza di diagnosi sulla reale natura dei problemi non lascia ben sperare per un futuro meno assurdamente difficile della giornata trascorsa ieri sul Passante di Mestre.

    Errori di sistema ed errori di progetto
    intervista a Carlo Giacomini

    Carlo Giacomini è un esperto in infrastrutture del traffico e ha lavorato molto sul sistema della mobilità, in particolare nel Veneto. Ha collaborato con puntuali relazioni alla critica dei piani provinciali e regionali, in particolare al piano regionale dei trasporti e al recente Ptrc del Veneto. Chiediamo il suo parere sullo scandalo del giorno: la crisi del nuovissimo Passante di Mestre, inaugurato da Silvio Berlusconi e Giancarlo Galan pochi mesi or sono. Secondo la stampa il passante è entrato in crisi perché si è creata una strozzatura quando il traffico dal nuovo Passante (3 corsie) e la vecchia tangenziale (2 corsie) si è immesso nella A4 in direzione Trieste (2 corsie).

    Giacomini, ma è possibile che qualcuno abbia potuto progettare un sistema nel quale la sezione si riduce istantaneamente da cinque corsie a due corsie?
    “La questione principale non è questa. Bisogna fare una premessa: non si possono progettare le autostrade rincorrendo la domanda dei giorni e delle ore di punta. É l’errore si è fatto per il Passante di Mestre e che si è fatto e si sta facendo per qualunque altra infrastruttura dal Ponte sullo Stretto alle autostrade che si stanno progettando (per esempio quelle dolomitiche) ai raccordi autostradali (per esempio quello di Mestre)

    Come si fa allora a risolvere il problema del maggior traffico nei periodi di punta?
    “Bisogna intervenire sulla domanda, bisogna regolare la domanda di traffico limitando quello che si prevede siano i picchi, sia del traffico veicolare sia ambientali. Le moderne tecnologie consentono di farlo in molti modi. Già oggi, per esempio con la tariffazione differenziata: se nei momenti di cui sono previste punte di traffico la tariffa è triplicata, l’automobilista lo sa e quindi si regola. In prospettiva ravvicinata si può ricorrere anche alla prenotazioni via internet (come avviene per le ferrovie) ed ad altri strumenti analoghi. Altrimenti le autostrade non basteranno mai: ogni crisi anche momentanea provocherà un aumento della sezione, ogni allargamento in un punto giustificherà l’allargamento di altri pezzi della rete”.

    Veniamo al Passante di Mestre. Oggi, vista la strozzature che si è manifestata, la richiesta è di portare a tre corsie l’autostrada A4 verso Trieste.
    “Questo è un vero scandalo. La costruzione della terza corsia era prescritta fin dal rinnovo della concessione negli anni 80. Perché non è stata realizzata? Perché nessuno ha contestato alla società concessionaria questa vistosa inadempienza?”.

    Ci sarà stata l’opposizione degli ambientalisti…
    “Chi lo dicesse direbbe una balla. Ho seguito la cosa fin dall’inizio, e non c’è mai stata la minima critica da parte di nessuno. Ma è comodo attribuire la colpa agli ambientalisti. La verità è che queste inadempienze delle società concessionarie derivano da mere speculazioni, calcoli basati sull’interesse aziendale , spesso in contrasto con l’interesse pubblico. Rinviare di decennio in decennio la terza corsia consente alla concessionaria di rinegoziare l’ulteriore proroga, e nel frattempo di non adeguarsi alle normative per la sicurezza: sulla Mestre-Trieste non hanno adeguato i guardrail e questo continua a provocare incidenti e morti. Dare le opere in concessione è una scelta delicatissima, che può provocare problemi anche gravi”.

    Eddyburg ha spesso criticato il trasferimento di competenze dal pubblico al privato, soprattutto dove ci sono o si creano posizioni di monopolio: questo ce l’avevano insegnato economisti liberali, come Luigi Einaudi. Soprattutto dove lo Stato è debole e la pubblica amministrazione è considerata la cenerentola anzichè lo strumento essenziale dell’interesse pubblico. Ma il pensiero comune spera almeno che gli interessi aziendali privilegino la qualificazione tecnica degli interventi. Qui, invece, sembra che siano stati commessi pesanti errori di impostazione e tecnici.
    “C’è un errore di fondo, ed è aver privilegiato un segmento (il tratto a cavallo di Mestre) sull’insieme della rete e del suo equilibrio, e di aver privilegiato una esigenza (velocizzare il traffico di lunga percorrenza) sulle esigenze complessive del traffico. Lo stesso dimensionamento del Passanta è stato fatto in relazione a una previsione di traffico che ci sarà solo in una prospettiva molto lontana nel tempo, che richiederebbe un potenziamento complessivo della rete. E chiaro che finchè questa condizione non si realizzerà e si rafforzerà solo un segmento il complesso della rete andrà in crisi”.

    Oltre a questo errori di fondo ci sono anche degli errori tecnici?
    “Certamente, e anche questi li avevamo argomentatamente contestati in un’osservazione che avevamo presentato al progeto del Passante come Ecoistituto Alexander Lange. É sbagliata, per esempio, la progettazione dei nodi tra il Passante e il resto della rete. Ma c’è un altro errore, un’altra critica di cui ciò che è successo ha dimostrato la giustezza: è stato un errore di progettare i 30 km del passante come un’autostrada con il sistema chiuso, e non un’arteria a sistema aperto, sempre a pedaggio ma con un sistema diverso e con più possibilità d’entrata e d’uscita: come la stessa provincia aveva chiesto, come è adoperato nella Vecchia tangenziale di Mestre e in quella di Milano, Torino a altri segmenti”.

    Già. In effetti i tecnici dell’autostrada hanno invitato gli automobilisti a scegliere la Tangenziale come alternativa al Passante.
    “Un’autostrada a pedaggio aperta al territorio, oltre tutto, è molto più utile ai cittadini e offre a tutti maggiori garanzie di sicurezza: puoi uscirne più facilmente, puoi reagire meglio ai momenti di crisi o di difficoltà. Più utile e più sicura per le persone, anche se forse pone qualche maggiore difficoltà di gestione (e quindi torniamo al contrasto d’interessi tra pubblico e concessionaria). A proposito di persone vorrei fare un’altra osservazione. Il blocco del Passante ha provocato danni molto consistenti ai numerosissimi abitanti delle aree attraversate: c’è stato un forte aggravamento dell’inquinamento atmosferico e di quello acustico”.

    Non si era fatta la valutazione d’impatto ambientale (VIA) sul progetto dell’autostrada?
    “Certo ma, come abbiamo puntualmente rilevato nell’osservazione, la VIA è stata fatta male. Intanto, il dimensionamento della sezione è fatto sulle punte di traffico, mentre le previsioni ambientali trascurano le giornate critiche. E poi non è stato considerato l’impatto sul sistema idraulico, che è gravissimo e prima o poi presenterà il suo conto. Il Passante ha un fortissimo debito ambientale, sul versante atmosferico, acustico e idraulico”.

    Questo debito aumenterà ancora se saranno realizzate le previsioni del Piano territoriale regionale di coordinamento, il “Piano territoriale regionale di cementificazione”, come l’abbiamo ribattezzato.
    “Come ricorderai abbiamo messo pienamente in evidenza il peggioramento che deriverà al traffico, all’inquinamento, al degrado territoriale e ambientale sulla Tangenziale (che tornerà alla drammatica situazione del passato) e sull’autostrada verso Padova, se se si realizzeranno le “nuove città” (Veneto City, Marco Polo City) e gli altri insediamenti lungo la rete autostradale previsti da quel piano”.

    Un’ultima domanda. Lo snellimento del traffico su gomma attorno al nodo di Mestre e stato oggetto di numerose proposte, sulle quali si è discusso per anni. Poi è stato istituito un commissariato per tagliare il nodo gordiano e giungere rapidamente a una soluzione. A me sembra che ci sia una relazione tra questa decisione e la crisi di ieri.
    “Sono pienamente d’accordo. Il commissario raggiunge l’obiettivo che gli si affida come quello primario, ma non tiene conto del complesso delle relazioni e delle condizioni. Il territorio è una realtà complessa, ogni decisione coinvolge moltissime questioni, che sono reali, non possono essere ignorate. Privilegiarne una significa sacrificare tutte le altre. E allora, per velocizzare il traffico dal punto A al punto B si sacrifica tutto quello che c’è in mezzo: dal traffico tra i punti intermedi, dall’equilibrio complessivo della rete, fino alle varie componenti dell’ambiente e alle condizioni di vita delle popolazioni. Per rendere rapidamente efficaci le decisioni si tagliano tutti i passaggi procedurali, ignorando che ciascuno di essi è garanzia di un aspetto che esiste nella realtà e, se sarà trascurato, si vendicherà. Purtroppo in questo senso la crisi del Passante è l’anticipazione di ciò che succederà in molte altre situazioni, visto che il metodo del commissariamento sempre essere quello che Brlusconi predilige, e gli altri non gli contestano. É significativo che, contestualmente alla denuncia della crisi del Passante, la stampa locale abbia dato la notizia che la Regione, per la Pedemontana e per la Caamionale dei Brenta ricorrerà al commissariamento e taglierà corto con le critiche, le opposizioni e le contestazioni di legalità.”.

    Del resto lo stesso presidente del consiglio ha minacciato, pochi giorni fa, che le autostrade si faranno nonostante le proteste delle “minoranze organizzate”. E calpestare la legalità privilegiando il decisionismo rispetto alla democrazia è diventato norma nel nostro paese.

    Chiunque può pubblicare questi articoli alla condizione di citare gli autore e la fonte ( http://eddyburg.it)

  • Un Grande Piano

    Siamo in una botte di ferro!

    ESODO: PASSANTE MESTRE SARA’ CHIUSO CON CODE DI 10 KM

    Il passante di Mestre verra’ chiuso, nel prossimo fine settimana, se eventuali code supereranno non i 15 ma i 10 chilometri. Lo ha deciso oggi un vertice in prefettura a Venezia tra le Concessionarie, la Polstrada, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, l’Anas e la Protezione civile. La chiusura sara’ comunque non superiore ad un’ora. Il traffico verra’ deviato sulla tangenziale di Mestre e se dovessero verificarsi code anche in questo caso, superiori comunque ai 5 chilometri, le auto saranno inoltrate verso l’autostrada A27, fino a Conegliano, da dove uscirebbero sulla statale Pontebbana, per rientrare nell’autostrada A28 a Pianzano o Sacile e scendere verso Portogruaro, pari a circa un’ora di percorso. La fase di emergenza iniziera’ nella notte tra venerdi’ e sabato. Un altro vertice si terra’ domani in prefettura a Treviso.

    AGGIORNAMENTO: stamattina alle 5.40 (cinque e quaranta) coda di 11km, passante chiuso, via al piano di emergenza. Un successo del Governo.

  • Alla faccia della libertà di circolare…

    coda-passanteLa situazione più critica sulla A4 intorno Venezia, dove si sono registrati rallentamenti e code per 32 chilometri sul passante di Mestre. Poco dopo le 14, con 20 chilometri di auto in coda, il passante è stato chiuso. Il traffico è stato deviato sulla tangenziale.

    Così la Repubblica ieri sull’esodo del 1 agosto. Avete letto bene: hanno costruito il passante di Mestre, inaugurandolo in pompa magna, ed al primo esodo estivo (incredibile, era imprevedibile che in italia il 1 agosto ci fosse traffico) hanno deviato il traffico sulla tangenziale di Mestre.

    Oggi l’annuncio di un’inchiesta sul nuovo passante di Mestre da poco inaugurato dal nostro sinistro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In quell’occasione il Presidente della Regione Veneto Galan era riuscito a dire:

    “è la fine di un incubo quello del tristemente famoso Valico di Mestre dove finiva troppo spesso la libertà di circolare, quella libertà che oggi abbiamo finalmente riconquistato”

    Io ho percorso tante volta la tangenziale di Mestre, come tante volte ho passato il valico appenninico sull’A1, per cui mi rendo conto delle criticità di quei tratti autostradali. Questa vicenda però toglie almeno il mito che costruendo nuove autostrade si risolvono i problemi di mobilità del paese. Purtroppo finchè si continuerà a costruire nuove strade ed autostrade (e non ad esempio nuove ferrovie) la gente continuerà a usare auto, sempre di più e sempre più grandi… Fino a che la scarsità di Petrolio ci impedirà di viaggiare con l’auto privata e lascerà a piedi il 90% della popolazione. Alla faccia della libertà di circolare…

    Chissà se riusciremo a capirlo in tempo…

  • Divieto di sosta

    blocchiMa quando i medici fanno sciopero mica si mettono a impedire l’accesso agli ospedali dei pazienti, e i dipendenti pubblici non si mettono a nascondere pratiche negli uffici. Non credo che i controllori di volo spengano le apparecchiature, nè ho mai visto tram di traverso a bloccare la strada (tassisti sì, a piazza Venezia, recentemente). Gli operai a volte oltre a bloccare le fabbriche manifestano su strade e stazioni. Ma sono blocchi di poche ore, e mi risultino si becchino le loro denunce. I camionisti, oltre che a scioperare (loro sacrosanto diritto), e quindi bloccare un tessuto economico e sociale troppo legato al trasporto su gomma, pensano bene di bloccare anche fisicamente strade ed autostrade. Non so se siano “manifestazioni” regolarmente autorizzate (mi permetto di dubitarne) nè voglio che ci sia nessuno sgombero o denuncia penale, sia chiaro, pero’ una bella multa per divieto di sosta no?

    Aggiornamento:

    Il Garante sembra d’accordo con me… Non sono ammessi blocchi stradali in occasione dello sciopero dei Tir. Il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi Antonio Martone rivolge l’invito alle organizzazioni a “rispettare rigorosamente il detto codice”. Minacciando sanzioni.