
Dopo 50 anni di war on drugs arriva l’Onda Verde in libreria
Esattamente 50 anni fa, il 17 giugno 1971, Richard Nixon pronunciò la famosa dichiarazione di inizio della war on drugs, indicando le droghe come nemico numero uno dell’America. 10 anni prima a New York era stata firmata la Convenzione Unica sulle droghe dell’ONU su cui è incardinato il proibizionismo globale. Una guerra che ben presto è divenuta una guerra alle persone che le usano, che non si è mai avvicinata a nessuno dei risultati che si prefiggeva, in primis l’eliminazione totale delle produzioni illegali. Era prevista per l’oppio entro il 1984 e per coca e cannabis entro il 1989. Non soddisfatti del fallimento conclamato, nel 1998 i Capi di Stato riuniti all’Assemblea Generale dell’ONU di New York avevano rilanciato: “un mondo senza droghe in 10 anni”. Un solo dato: oggi, rispetto al 1998, le persone che usano droghe sono aumentate ad un ritmo esattamente doppio rispetto all’aumento della popolazione mondiale: 54% a 27%.
Eppure qualcosa si muove nel mondo, in particolare rispetto alla regolamentazione legale della la sostanza illegale più consumata al mondo, la cannabis. Ed è proprio questo movimento di riforma che ha attraversato in particolare le americhe, che viene esplorato dal libro di Leonardo Fiorentini L’Onda Verde. La fine della War on Drugs edito da Officina di Hank, all’interno della collana antiproibizionista “La Raccolta”.
Il testo analizza le motivazioni per cui la cannabis fu inserita fra le droghe illegali nel 1961 e come è ben presto stata usata come pretesto per la repressione del dissenso o l’oppressione delle minoranze, come le più recenti ricerche dimostrano. Dall’Uruguay ai 18 Stati USA che hanno legalizzato la cannabis ricreativa, passando per il Canada, evidenze e dati confermano il successo dei processi di regolamentazione. Analizzandone gli aspetti positivi e negativi e riportando istanze e ricerche della Società Civile internazionale per la legalizzazione responsabile e sostenibile della cannabis, l’autore delinea il quadro per un nuovo governo del fenomeno dei consumi di cannabis, alternativo alla proibizione e la repressione.
Arricchito dalla prefazione di Franco Corleone e dalla postfazione di Marco Perduca, il testo contiene il report del Progetto NAHRPP sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe. I diritti d’autore del libro saranno devoluti proprio all’associazione Forum Droghe, che da 25 anni si occupa di riforma delle politiche sulle droghe in Italia e nel mondo.
Per organizzare presentazioni del libro scrivete a direttore@fuoriluogo.it
Puoi ricevere il libro con una donazione a Fuoriluogo.it cliccando su questo pulsante:
L’Onda Verde
La fine della Guerra alla droga
Di Leonardo Fiorentini
Prefazione di Franco Corleone
Postfazione di Marco Perduca
Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.
Editore: Officina di Hank
Formato: 14,8×21
Pagine: 176
Anno: 2021
Prezzo: 15 euro
ISBN: 9791280133472
Ricevi il libro con una donazione a sostegno di Fuoriluogo.it
Dalla legalizzazione in Uruguay nel 2013, sino a quelle nordamericane, le riforme delle politiche sulle droghe oggi passano per la sostanza più diffusa e normalizzata, ma anche più repressa al mondo. Usata spesso come mero strumento di controllo ed oppressione delle minoranze, la War on Drugs mai come in questi ultimi anni ha visto incrinarsi il suo fronte da sempre compatto, a partire dagli Stati Uniti. Di fronte alle evidenze scientifiche ed al conclamato fallimento del proibizionismo, i successi della regolamentazione della cannabis sono oggi il grimaldello capace di insinuarsi con efficacia fra l’ideologia e il populismo della guerra alla droga e un’opinione pubblica sempre più consapevole. Partendo dalle raccomandazioni dell’OMS che hanno declassificato la cannabis, il libro è un viaggio nei successi e nelle problematiche delle legalizzazioni in giro per il mondo che attraversa le riflessioni su sicurezza, giustizia sociale e sostenibilità, sino alla ricerca sul consumo consapevole e sugli usi medici. Contiene il report del Progetto Nahrpp sull’autoregolazione nel consumo di cannabis a cura di Susanna Ronconi, Forum Droghe.
L’autore
Leonardo Fiorentini è antiproibizionista, ecologista e amico della nonviolenza. Di professione webmaster, si occupa di politiche sulle droghe sin dalla nascita del sito web di Fuoriluogo, di cui è divenuto Direttore nel 2014. È Segretario Nazionale di Forum Droghe, che rappresenta all’ONU con status consultivo ECOSOC, e socio fondatore de la Società della Ragione. È fra i curatori del Libro Bianco sulle droghe che ogni anno fa il punto sulle conseguenze delle politiche sulle sostanze in Italia. Nel 2018 è fra i coautori del libro “La cannabis fa bene alla Politica”, Reality Book editore. Nel 2021 ha pubblicato con Officina di Hank “L’onda verde. La fine della Guerra alla Droga.”

Commissione Onu sulle droghe: chi c’era e cosa s’è deciso
Con Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo.it, Marco Perduca fa un bilancio della 63esima sessione della Commissione droghe delle Nazioni unite che si è tenuta dal 2 al 6 marzo scorsi a Vienna. Il posticipo del voto sulla cannabis, le cinque risoluzioni tematiche adottate e le attività delle associazioni italiane presenti. E l’Italia?

Sentenza cannabis, Fiorentini: “E’ tempo di una riforma per la regolamentazione legale”
Sentenza cannabis, Fiorentini: “E’ tempo di una riforma per la regolamentazione legale”
“Bene la Cassazione, ora è la politica che deve fare il suo”. Il commento dell’antiproibizionista ferrarese alla decisione della Cassazione sulla coltivazione domestica per uso personale.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite ha stabilito che coltivare marijuana in casa in piccole quantità e per uso personale non costituisce reato. Il pronunciamento è datato 19 ottobre, ma è ancora presto per stabilire se potrà avere riflessi nel prossimo futuro, anche se molto probabilmente i giudici che dovranno decidere su questo tema seguiranno l’orientamento della sentenza, pur non avendo un valore di per sé vincolante.
E’ probabile che non ne potrà beneficiare la persona arrestata in questi giorni a Buonacompra dai carabinieri, visto il quantitativo ingente sequestrato, ma per i procedimenti giudiziari che prossimamente verranno trattati in seguito al ritrovamento di marijuana coltivata in casa la sentenza della Cassazione avrà un’influenza non trascurabile.
Da precisare, per i non addetti ai lavori, che tale sentenza non ha cambiato la legge in materia, e ne è ben consapevole un antiproibizionista convinto come il ferrarese Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo ed ex consigliere comunale indipendente, che coglie l’occasione per auspicare una riforma per la regolamentazione legale della cannabis. “E’ la quarta volta – commenta Fiorentini – che i giudici intervengono in sostituzione della politica per adeguare la legge italiana sulle droghe al dettato costituzionale e al buon senso giuridico. Per tre volte la Corte Costituzionale ha prima dichiarato illeggitima la Fini-Giovanardi, poi cassato al’art 75 bis sulle sanzioni amministrative ed infine adeguato il minimo di pena per le sostanze cosiddette pesanti ad un minimo principio di proporzionalità della pena. Oggi è la Cassazione che fa suo un principio già diffuso in molte Corti italiane, ovvero che fosse insensato colpire come uno spacciatore chi coltiva poche piante di cannabis per il proprio consumo personale. Si arrivava all’assurdo che si colpiva pesantemente chi si coltivava la propria pianta in casa proprio per non foraggiare le narcomafie”.
Secondo Fiorentini “la grande assente di oggi è la politica, che è ancora ostaggio dell’ideologia proibizionista”. “Ne sono dimostrazione – aggiunge – le risposte troppo timide di molti politici rispetto all’ultima crociata dell’ex Ministro della Paura Salvini, addirittura in guerra (senza quartiere) anche contro sostanze che non hanno effetti psicoattivi, come la cannabis light. Per iniziare però 30 anni di pesante proibizionismo in Italia, quasi 60 nel mondo, non hanno fatto altro che riempire le carceri di spacciatori e persone che usano sostanze (rispettivamente il 35% e il 28% dei detenuti), mentre il mercato illegale delle droghe è più libero, florido e variegato che mai. Oggi è il momento del coraggio per affrontare di petto il fallimento delle politiche proibizioniste a livello nazionale ed internazionale, a partire dalla sostanza più diffusa e normalizzata fra quelle nelle tabelle delle convenzioni internazionali. Al pari di Paesi come Uruguay, Canada e 11 stati Usa, è il tempo di avviare anche in Italia una riforma per la regolamentazione legale della cannabis”.

Coltivare Cannabis in casa non è punibile penalmente
Coltivare cannabis in casa in minime quantità non è reato penale, se destinato esclusivamente all’uso personale. Lo ha stabilito la Cassazione, in una sentenza a sezioni unite promulgata il 19 dicembre scorso.
La Cassazione chiarisce e ribadisce comunque che la coltivazione resta ancora un reato, aprendo però la porta alle prossime sentenze e ponendo dei paletti, qualora «le attività di coltivazione di minime dimensioni, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti» siano chiari indici di un uso personale del coltivatore.
In attesa delle motivazioni e degli sviluppi che seguiranno a questa sentenza abbiamo chiesto un commento a Leonardo Fiorentini, direttore del portale “Fuoriluogo”. Ascolta o scarica.

Scuole davvero più sicure? Droghe, la prevenzione all’incontrario della Giunta Fabbri
Diciamo le cose come stanno. L’operazione “Scuole sicure”, lanciata in pompa magna dallo stakanovista del dovere istituzionale, l’ex Ministro della Paura Salvini, è stato un ridicolo fallimento. Pochi chili di sostanza sequestrata, molti giovani segnalati alla prefettura per garantirne il disagio sociale, e 4 milioni di euro buttati al vento. Del resto il Ministro trasvolatore è sempre quello che, mentre aumentavano del 20% in due anni i morti per overdose, ha dichiarato guerra alla cannabis light, ovvero il vecchio e ben conosciuto a Ferrara canapone. Pur non avendo effetti psicoattivi, avere la cannabis nelle vetrine dei negozi dava così fastidio che è stata oggetto di una campagna persecutoria che forse oggi grazie alla prossima finanziaria finalmente finirà. Oggi, a tempo scaduto, l’amministrazione ferrarese decide di lanciarsi nella crociata, guardacaso con una canna sulla locandina.
La parificazione delle sostanze, ovvero la DROGA al singolare rivendicata dal Vice Sindaco e dall’Assessora Kusiak, pare essere la base ideologica (vecchia) che guiderà i prossimi interventi di “prevenzione” dell’amministrazione comunale di Ferrara. Una “prevenzione” all’incontrario che porta da un lato alla banalizzazione delle sostanze più pericolose, in quanto equiparate alla cannabis i cui effetti sono i primi conosciuti dai ragazzi visto il consumo ormai normalizzato nella società; dall’altro questa assimilazione ha portato all’aumento spropositato delle azioni delle forze dell’ordine nei confronti della cannabis a scapito di quelle contro cocaina ed eroina (i dati della diminuzione delle operazioni contro queste ultime sono piuttosto sconcertanti a seguito della Fini-Giovanardi).
Anche l’ultima relazione del governo uscite l’altro giorno – ma che doveva essere consegnata lo scorso 30 giugno dall’altro stakanovista Ministro leghista Fontana che però in un anno è stato troppo impegnato a lottare contro la “modica quantità” (che non esiste più da 30 anni) per poter assolvere i propri doveri istituzionali – conferma che anche fra i giovani i consumi di cannabis sono sostanzialmente stabili, mentre a salire sono quelli di sostanze molto più pericolose, come l’eroina. Eppure viene rivendicata la scelta dello “spinello fumante” in locandina, quasi a confermare la teoria della cannabis droga di passaggio. Teoria smentita prima dalla logica, il 99% degli eroinomani hanno cominciato con il latte materno (per poi passare a caffè e sigarette), e poi dalle ricerche che confermano come non vi sia alcun legame fra consumo di cannabis e eroina se non il mercato illegale a cui le persone si rivolgono. Anzi, le ricerche ci dicono che l’uso di cannabis, in particolare un uso molto frequente, ha un effetto deterrente all’uso di altre sostanze. Del resto il 95% delle persone che hanno consumato cannabis non hanno mai consumato eroina nella vita.
Eppure siamo ancora lì. Si buttano a mare anni di lavoro ben fatto a Ferrara da Promeco e ci si affida all’ideologizzazione della lotta alla DROGA. Invece di spiegare che le sostanze sono diverse, hanno diversi effetti e differenti pericoli, a Ferrara siamo ritornati, contro ogni evidenza scientifica e dato pratico, alla DROGA al singolare. Già l’operazione panchine ha reso nudo un (vice)Re incapace di andare oltre l’operazione di facciata. Non conta neanche che la lotta allo spaccino fatta con la rimozione dell’arredo urbano sia cosa ridicola in sè, addirittura oggi pare si pensi di rimuovere addirittura i portabiciclette. I fenomeni sociali non si arrestano nè impoverendo la città del suo patrimonio urbano, nè con la repressione dello spaccio, nè con quella del consumo e nemmeno con qualche telecamera davanti alle scuole. O, peggio, delegando educazione e prevenzione ai cani che annusano gli zaini dei ragazzi che vanno a Scuola. Sono 30 anni che la dura repressione sulle droghe vige in italia, 50 nel mondo, eppure le sostanze illecite non sono mai state così diffuse come oggi. Che si portino la sedia da casa, che appoggino la bici ad un muro, gli spacciatori al limite si sposteranno altrove. Come hanno già fatto, generando allarme sociale in altri contesti. E non serve nemmeno “arrestarli tutti” e tenerli in prigione come vorrebbe la Ministra Lamorgese. E’ già così: oggi le prigioni sono piene di spacciatori: rappresentano infatti il 35% della popolazione detenuta. Il tasso di successo dei processi per droga è superiore al 50%, contro il 10% dei processi per resti contro la persona o la proprietà. E comunque sia le organizzazioni criminali continueranno ad avere mano d’opera a basso costo e a bassa speranza grazie a leggi criminogene come Bossi-Fini e Decreti Minniti-Salvini.
Oggi, non si avesse il paraocchi, si comprenderebbe anche in Italia che è tempo di cominciare a pensare come regolare legalmente questi fenomeni sociali, a partire dal regolare mercati e consumi, oggi più liberi che mai. E che bisogna cominciare a farlo a partire dalla sostanza più diffusa e meno pericolosa come succede in Uruguay, Canada e 11 stati USA. Parliamo proprio della cannabis, quella della locandina della “prevenzione” all’incontrario di Lodi e Kusiak.

Legalizzazione della cannabis a Radio Dolce Vita
La mia intervista a Radio Dolce Vita di Ferrara sulla legalizzazione della cannabis in Italia.

Legalizzazione cannabis. Aprire la discussione, subito
Ieri pomeriggio Leonardo Fiorentini è stato ricevuto dal Presidente della Camera Roberto Fico insieme ad una delegazione della manifestazione promossa da Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani, Forum Droghe, Fuoriluogo, la Società della Ragione, A Buon Diritto, Antigone a sostegno dell’inizio della discussione della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. Nell’occasione Antonella Soldo (Radicali Italiani), Filomena Gallo e Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni) hanno consegnato le 25.000 firme raccolte sulla petizione per avviare il dibattito in Parlamento sulla legalizzazione della cannabis a partire dalla legge di iniziativa popolare su cui si sono raccolte oltre 67.000 firme nel 2016. Fiorentini, che è Direttore di Fuoriluogo.it e tesoriere de la Società della Ragione, ha invece consegnato al Presidente Fico il decimo Libro Bianco sulle droghe, che lo vede fra i curatori. Con loro c’era anche Walter De Benedetto, il paziente toscano che nelle settimane scorse ha subito il sequestro delle piante che era costretto a coltivarsi per curarsi, vista l’inadeguatezza dell’approvigionamento di cannabis terapeutica. Un suo amico che lo aiutava nella cura delle piante è stato denunciato per coltivazione, ed oggi rischia da 2 a 6 anni di carcere.
“E’ stato molto importante poter presentare al Presidente della Camera – racconta Fiorentini – non solo i dati dell’inefficacia e dei danni delle attuali politiche repressive, ma anche il volto di una delle sue più recenti vittime, Walter De Benedetto. Siamo di fronte al paradosso che chi coltiva la propria pianta per evitare di foraggiare le narcomafie viene colpito con pene spesso spropositate, come potrebbe succedere agli amici che hanno aiutato Walter a casa sua. Addirittura nel suo caso ci si accanisce contro persone malate proprio mentre continuano i problemi di approvigionamento della cannabis terapeutica“.
“La repressione colpisce i pesci piccoli, ed in particolare la cannabis come dimostriamo nel Libro Bianco. Ne è un esempio anche l’ultima operazione antidroga ferrarese, pur preannunciata in pompa magna dai novelli amministratori locali, dove non è stato contestato alcun reato associativo. Le forze dell’ordine sono costrette ad un enorme sforzo, i tribunali sono sommersi di procedimenti per droga con il solo risultato che non ci sarebbe sovraffollamento carcerario senza i detenuti per spaccio. Il sistema della sicurezza è così impegnato nelle operazioni antidroga che mentre 1 processo per droga su 2 si conclude con una condanna, solo 1 su 9 per furto o rapina riesce a portare all’individuazione di un responsabile e ad una condanna. Sprechiamo enormi risorse professionali ed economiche per non avere alcun risultato. Nè sul lato della diminuzione dell’offerta, con gli spacciatori che vengono facilmente sostituiti dopo poche ore, nè sul fronte della riduzione della domanda, come dimostrano i dati italiani, europei e mondiali”.
“In particolare” – continua Fiorentini “negli ultimi 10 anni, mentre le operazioni delle Forze dell’ordine contro la cannabis sono aumentate del 36%, al contrario le operazioni con oggetto l’eroina sono diminuite addirittura del 46%. Siamo all’assurdo per cui la sostanza meno pericolosa è anche quella più oggetto di repressione, con un rapporto di 7 a 1. Dal 1990 quasi un milione di persone è poi stato segnalato per mero uso di cannabis, che rappresenta quasi l’80% del totale. Un’intera generazione, per lo più giovani, la cui vita è stata segnata, spesso con pesanti sanzioni amministrative, per aver consumato una sostanza che è meno pericolosa di alcol o del tabacco. E’ necessario porre fine a questa fallimentare ipocrisia ed avviare una seria riflessione sulla valutazione delle attuali politiche sulle droghe, a partire dalla cannabis.”
Fiorentini, che rappresenta anche Forum Droghe all’ONU di Vienna, sottolinea inoltre come “laddove si è deciso di regolare legalmente un mercato come quello della cannabis – che oggi in Italia è più libero che mai – i risultati sono molto promettenti. Sia in termini di politiche di informazione e prevenzione degli abusi, finalmente realizzabili senza tabù, che in termini di riduzione della criminalità e di recupero di ingenti risorse economiche per lo Stato. Addirittura si verifica una riduzione dei consumi dei più giovani e non aumentano gli incidenti stradali. Senza dimenticare la nascita di un intero settore produttivo legale che potrebbe garantire in Italia almeno 300.000 posti di lavoro.”
“Insomma – conclude Fiorentini – con i fatti della legalizzazione oggi si sono smontati tutti i miti proibizionisti. Occorre che il Parlamento italiano cominci a mettere in discussione le attuali politiche, a partire dai dati della realtà e della scienza. A Ferrara, nel 2016, raccogliemmo quasi 1500 firme a sostegno della proposta di legge per legalizzazione. Anche per questo chiediamo che inizi subito la discussione in commissione delle proposte di legge sulla regolamentazione legale della cannabis.”
La registrazione di Radio Radicale della manifestazione, a 1h 29 minuti l’intervento di Leonardo Fiorentini in Piazza Montecitorio:

Cannabis all’Onu, il 2020 sarà l’anno buono?
La dichiarazione finale della Commission on Narcotic Drugs dell’Onu, conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. Leonardo Fiorentini e Serena Franchi per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 27 marzo 2019.
Si è conclusa senza grandi novità anche la riunione a Vienna della Commission on Narcotic Drugs (CND) dell’Onu, che ha seguito il Segmento Ministeriale già analizzato in questa rubrica (Ronconi, il manifesto del 20 marzo 2019). La dichiarazione finale conferma la cecità e l’ipocrisia di un sistema internazionale che prima si loda per l’implementazione dei processi, poi evita accuratamente di valutarne l’efficacia. È esemplare come alle cinque righe di lode dei “tangibili progressi” nella raccolta di dati, di analisi e di scambio di informazioni sul problema delle droghe ne seguano infatti 27 in cui si attestano la continua espansione dei mercati di droghe illecite, i livelli record raggiunti da coltivazioni e consumi di droghe, l’aumento delle morti droga-correlate nel mondo e la stabilità dei tassi di trasmissione di HIV e HCV. Ciononostante, obiettivi e mezzi rimangono gli stessi, e i richiami alla centralità dei Diritti Umani e alla flessibilità delle convenzioni introdotti nel 2016 risultano non enfatizzati.
Sulla legalizzazione della cannabis la Russia ha tentato un attacco diretto a Canada e Uruguay (e USA), proponendo una risoluzione per il rafforzamento del ruolo dell’INCB (International Narcotics Control Board). Un paragrafo poi espunto esprimeva “profonda preoccupazione per la legalizzazione dell’uso non medico di determinate droghe in alcune regioni, che rappresenta una sfida all’attuazione universale delle convenzioni sul controllo delle droghe, una sfida alla salute pubblica e al benessere, in particolare tra i giovani, e una sfida agli Stati aderenti alle convenzioni”. Una lunghissima trattativa – terminata venerdì dopo pranzo – con il sostegno di USA e Olanda ha modificato decisamente il senso del testo. Del resto l’INCB e il suo Presidente, il thailandese Viroj Sumyai, non hanno certo mai nascosto la loro irritazione per le legalizzazioni nelle Americhe. L’agenzia ha dedicato l’intero primo capitolo del suo ultimo rapporto alla cannabis e ai “molti” rischi e “pochi” benefici del suo uso, medico e non. A Vienna Sumyai a precisa domanda ha risposto, con malcelata irritazione, che “la legalizzazione dell’uso non medico della cannabis contravviene i trattati internazionali sul controllo delle droghe”. Per fortuna è un organismo inutile e basta replicare a muso duro e si tacciono.
Dunque, questa sessione sembra essere stata solo il preludio allo scontro che si preannuncia per il 2020, quando la raccomandazione dell’Oms per la revisione della classificazione della cannabis nelle tabelle delle convenzioni arriverà sul tavolo della CND.
La raccomandazione dell’Oms, basata su una solida revisione della letteratura scientifica, propone l’eliminazione della cannabis dalla tabella IV delle droghe pericolose senza uso terapeutico della prima Convenzione del 1961 (cfr. rubrica di Perduca e Long su il manifesto del 27 febbraio 2019). Tale riclassificazione costituirebbe un volano per la legalizzazione dell’uso medico a livello globale, anche se non sufficiente per aprire all’uso ricreativo. Questo obiettivo può contare sulla flessibilità delle convenzioni esplicitata ad UNGASS 2016 e confermata la scorsa settimana a Vienna. È evidente che sulla raccomandazione dell’Oms, la cui pubblicazione era prevista nemmeno un mese dopo l’avvio della legalizzazione in Canada, hanno pesato molto le pressioni politiche, in particolare della Russia. Non è un caso il curioso ritardo di trasmissione, che ha di fatto permesso il rinvio della sua discussione. L’interrogativo politico del prossimo anno riguarderà se e come intervenire sul mantenimento della cannabis in tabella I, proposto dall’Oms dopo una revisione scientifica che invece non ne giustifica la collocazione fra le droghe pericolose.
Tutte le info su vienna2019.fuoriluogo.it
Leonardo Fiorentini sfata il tabù: “La politica parli della cannabis”
Leonardo Fiorentini sfata il tabù: “La politica parli della cannabis”
Ilaria Baraldi: “La politica non ne parla in modo laico perché non sufficientemente informata”
di Simone Pesci
La cannabis torna a far parlare di sé. O, meglio, a far parlare di cannabis ci pensano, in un incontro tenutosi presso la libreria “Ibs + Libraccio”, Ilaria Baraldi, la Società della ragione e consigliera comunale del Pd, Luca Marola, ideatore Easyjoint, Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia fra il 1996 e il 2001 e Leonardo Fiorentini, consigliere comunale di Si e, soprattutto, curatore dei testi del libro “La cannabis fa bene alla politica”.
Un titolo che è quasi una provocazione, nel senso che, come spiega Ilaria Baraldi, la politica “non riesce a parlare dell’argomento in modo laico perché non è sufficientemente informata”. Difatti, sottolinea Luca Marola, “in campagna elettorale ha parlato di cannabis, che fa meno male rispetto agli argomenti di repressione, solamente la lista radicale +Europa”.
Che se ne sia parlato poco non stupisce più di tanto Franco Corleone. “Viviamo – afferma – un dibattito politico che rimuove gli argomenti definiti divisivi. Ovvero quelli che aumentano i livelli di intelligenza e che incrementano gli scambi in un dibattito. Su questo piano mi sento di dire che la crisi politica è dovuta a una crisi della cultura”.
Corleone spende anche qualche parola sul volume “La cannabis fa bene alla politica”, definito da lui stesso un “manuale di informazione”, che aiuta a rompere i miti: “Quando si verifica che la canapa è terapeutica si sfata il mito che faccia male: anche l’aspirina fa morti, più della canapa, però la si prende”.
Fiorentini illustra quello che è il volume, ovvero una serie di dati e di storie che raccontano come è cambiata, a livello globale, la visione della cannabis, che vede in America i suoi maggiori movimenti. “In Usa, che è un po’ una contraddizione perché è il primo paese al mondo per carcerazioni in larghissima parte dovute alle droghe, la cannabis è stata legalizzata in 8 stati per un referendum e in 1, il Vermont, per vie legislative”.
Gli Stati Uniti, dunque, sono “il Paese più avanzato sulla legalizzazione”, ma non sono comunque gli unici, perché “l’Uruguay ha legalizzato la cannabis con una normativa rigida e statocentrica”, in Canada “se ne sta parlando” e in Nuova Zelanda “i Verdi, dopo aver sollevato la questione, hanno imposto un referendum al presidente”.
Tutti questi paesi, comunque, hanno una cosa in comune, come rivela Fiorentini: “In Uruguay ha rivinto le elezioni il partito che ha legalizzato la cannabis, in Canada hanno vinto quelli che ne avevano parlato in campagna elettorale e in Nuova Zelanda i Verdi hanno avuto un boom”. La morale, è una sola: “La politica abbia il coraggio di parlare di questi argomenti, perché non è detto che faccia perdere voti”.

All’Ibs “La cannabis fa bene alla politica”
All’Ibs “La cannabis fa bene alla politica”
Con Leonardo Fiorentini si parlerà delle esperienze positive di regolamentazione
Da Estense.com del 27 febbraio 2018
Esperienze ormai consolidate e nuovi approcci sulla regolamentazione della cannabis, oltre il proibizionismo. Si parlerà di questo oggi, martedì 27 febbraio, alle 17.30, alla libreria Ibs+Libraccio, per la presentazione del libro “La cannabis fa bene alla politica”, con Leonardo Fiorentini, autore di alcuni testi. Con lui ci saranno il curatore Franco Corleone, Luca Marola ed Elisabetta Biavanti del comitato Pazienti Cannabis Medica. Presenta Ilaria Baraldi.
Le politiche sulla cannabis sono in evoluzione in tutto il mondo. L’Uruguay e 9 Stati Usa hanno legalizzato quella ricreativa; il Canada si appresta a farlo, mentre le esperienze di Olanda e Portogallo sono note. In questo contesto internazionale appare evidente che la questione cannabis non sia più argomento tabù per la politica.
Questo volume presenta una rassegna degli ultimi progressi legislativi, politici, parlamentari e di ricerca relativi alla cannabis in Italia. Allo stesso tempo, perché il proibizionismo è un “male” globale, presenta anche una panoramica di cosa si muove sul versante riformatore, principalmente nelle Americhe, con la speranza che le positive esperienze di legalizzazione sia dal punto di vista dei consumi, dei riflessi sociali ed economici, aiutino un processo di presa di coscienza che già attraversa tutte le generazioni.

Cannabis, un libro per riaprire il dibattito politico in Italia
Nelle città nuove pratiche sulle droghe
Dopo l’assemblea delle Nazioni Unite sulle droghe UNGASS 2016, che ha sancito il venir meno della compattezza internazionale delle politiche proibizioniste sulle sostanze illegali, numerosi sono i segnali di svolta a livello mondiale. In Uruguay fra poche settimane saranno in vendita nelle farmacie i primi quantitativi di cannabis “statale”, negli Usa otto Stati hanno sancito, per referendum, la legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis, mentre il nono, il Vermont, ha scelto la via parlamentare. In Olanda il Senato deve decidere sulla legge approvata dai deputati a favore della coltivazione della canapa da parte dei coffee-shop, mentre in Canada il governo ha presentato il suo disegno di legge per la regolamentazione della marijuana. La Giamaica infine ha legalizzato l’uso tradizionale della ganja. Le politiche di riduzione del danno più avanzate (stanze del consumo sicuro, trattamenti con eroina, pill testing) sono ormai consolidate in molti paesi europei, mentre approdano nel dibattito pubblico anche in paesi prima refrattari a questo tipo di approccio, come gli Stati Uniti.
Purtroppo in Italia, la proposta di legge sulla cannabis dell’intergruppo si è arenata in commissione giustizia mentre quella popolare dopo sei mesi dal deposito è ancora sub iudice, in attesa del conteggio dei certificati elettorali che accompagnano le firme. Stessa sorte stanno subendo le proposte di legge di modifica complessiva del Testo Unico sugli stupefacenti, il Dpr 309 del 1990, presentate alla Camera dal deputato Filippo Fossati e al Senato dal sen. Sergio Lo Giudice.
La legislatura è avviata verso la fine più o meno traumatica e sta dando il peggio possibile, basti pensare ai decreti Minniti e alla vicenda della legge sulla tortura. Occorre prendere atto che gli spazi parlamentari per le droghe non sono agibili e che dal governo in questi anni è giunto chiaramente un segnale di assoluto disinteresse. Gli ultimi due governi, più volte interpellati dalle associazioni del Cartello di Genova, non si sono degnati nemmeno di rispondere. Anche l’ultimo appello “il Governo batta un colpo” lanciato a febbraio e che chiedeva al governo di rispettare i propri obblighi di legge, è caduto nel vuoto.
È venuto il momento di cambiare il tavolo sul quale confrontarsi. Dall’assemblea di Forum Droghe è arrivato un invito importante. Riprendere quel protagonismo municipale che anche in Italia ha guidato il movimento di riforma delle politiche sulle sostanze negli anni ’90. In questa situazione di stallo politico ed istituzionale, bisogna ripartire dalle città, dove gli effetti del proibizionismo esplodono nelle strade, nelle piazze e nei giardini. Per affermare, partendo dal basso, che non solo una politica diversa sulle droghe è possibile, ma soprattutto che, dati alla mano, è migliore della criminogena repressione.
In questi anni alcune città si sono apertamente schierate: Genova, Torino e Firenze hanno votato documenti a favore della legalizzazione della cannabis mentre sindaci come De Magistris e Pizzarotti hanno sposato la causa antiproibizionista. Il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge voto che invita il Parlamento ad approvare la proposta di riforma della legge Iervolino-Vassalli che risale a ventisette anni fa.
Dobbiamo ripartire da qui, coinvolgendo gli amministratori locali, per praticare una politica sulle droghe realistica ed efficace nelle città e nelle regioni disponibili. Un primo confronto potrà avvenire in occasione della presentazione del Libro Bianco sulle droghe prevista il prossimo 26 giugno a Roma (ore 15/18 Sala del Senato di S. Maria in Aquiro – P.zza Capranica 72 – obbligatorio accredito a accrediti@fuoriluogo.it).

Cannabis. Le legalizzazioni nordamericane
Promosso nell’ambito della 5ª Edizione di IndicaSativa Trade in programma nei giorni 12, 13 e 14 maggio 2017.
Registrazione video del dibattito dal titolo “Le legalizzazioni nordamericane. Canada ed USA: le forme più avanzate di regolamentazione della cannabis”, registrato a Bologna venerdì 12 maggio 2017 alle ore 17:23.
Sono intervenuti: Luca Marola (titolare del negozio Canapaio Ducale di Parma), Richard Elliot (componente del Canadian HIV/AIDS Legal Network), Davide Fortin (componente del Marijuana Policy Group), Leonardo Fiorentini (direttore di Fuoriluogo.it e consigliere del Comune di Ferrara), Marco Perduca (coordinatore della campagna Legalizziamo.it).
Da Radioradicale.

Cannabis: i Radicali consegnano alla Camera dei Deputati le firme sulla legge popolare LEGALIZZIAMO!
Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, promotori di Legalizziamo!, insieme alle altre organizzazioni che sostengono la campagna, consegnano alla Camera dei deputati le 60 mila firme raccolte in sei mesi sulla legge popolare per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso personale di tutte le sostanze.
Alle ore 11, dirigenti radicali, militanti e volontari si muoveranno in fila indiana, con gli scatoloni pieni di firme, dalla sede radicale di via di Torre Argentina 76 in direzione Montecitorio, dove alle 12 si tiene un comizio/conferenza stampa prima del deposito presso gli uffici della Camera.
Sono presenti, tra gli altri, Riccardo Magi (segretario di Radicali Italiani), Marco Cappato (tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni), Marco Perduca (coordinatore della campagna Legalizziamo), Filomena Gallo (segretario dell’Associazione Luca Coscioni), Antonella Soldo (presidente di Radicali Italiani), Michele Capano (tesoriere di Radicali Italiani), Hassan Bassi (Forum Droghe), Leonardo Fiorentini (FuoriLuogo e Società della Ragione), Andrea Trisciuoglio (La PiantiAmo), Cristina Marino e Luca Marola (coordinamento nazionale e portavoce growshop italiani), Andrea Oleandri (Cild), rappresentanti delle associazioni Antigone e A Buon Diritto, e parlamentari dell’intergruppo cannabis legale.

Cannabis consegnate oggi le firme per la legalizzazione alla Camera dei Deputati
Cannabis consegnate oggi le firme per la legalizzazione alla Camera dei Deputati
Oltre 1400 provengono da Ferrara
Oggi Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, promotori di Legalizziamo!, insieme alle altre organizzazioni che sostengono la campagna, hanno consegnato alla Camera dei deputati le oltre 60 mila firme raccolte in sei mesi sulla legge popolare per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso personale di tutte le sostanze. Alle 11 si è formata un corteo in fila indiana, con gli scatoloni pieni di firme, dalla sede radicale di via di Torre Argentina in direzione Montecitorio, dove si è tenuta la conferenza stampa prima del deposito presso gli uffici della Camera. Erano presenti, tra gli altri, Riccardo Magi (segretario di Radicali Italiani), Marco Cappato (tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni), Marco Perduca (coordinatore della campagna Legalizziamo), Filomena Gallo (segretario dell’Associazione Luca Coscioni), Antonella Soldo (presidente di Radicali Italiani), Luigi Manconi (Senatore del PD), Pippo Civati (Deputato e leader di Possibile), Hassan Bassi (Forum Droghe), Leonardo Fiorentini (FuoriLuogo e Società della Ragione), Andrea Trisciuoglio (La PiantiAmo), Luca Marola (coordinamento nazionale e portavoce growshop italiani).
Per Fiorentini, rappresentante anche del Comitato promotore locale ferrarese, “è stato un grande successo. Si tratta della più grande campagna antiproibizionista da quella del referendum del ‘93 sulla Jervolino –Vassalli. A Ferrara abbiamo raccolto oltre 1400 firme (1414 per l’esattezza) superando in scioltezza l’obiettivo iniziale delle 1000 firme. Vanno ringraziati tutti i volontari che da Ferrara a Roma hanno permesso di raccogliere le firme ai banchetti e poi ottenere i certificati elettorali per un procedimento democratico di partecipazione popolare imbrigliato da una inaccettabile, nel 2016, burocrazia.”
“La strada della regolamentazione legale della cannabis è la via maestra per la riforma delle politiche sulle droghe. – continua Fiorentini ricordando i recenti risultati dei referendum in USA – Una via intrapresa ormai con convinzione anche nella patria della War on Drugs, gli Stati Uniti d’America, dove questo martedì altri 4 stati (fra cui la California) hanno legalizzato la cannabis per gli adulti, mentre sono ormai più di 30 gli stati in cui è legale la marijuana terapeutica”.
“È evidente che anche il nostro paese, dove tuttora oltre il 50% dei reati per droga e delle operazioni di polizia è legato ai cannabinoidi, è maturo per arrivare alla regolamentazione legale di una sostanza molto meno dannosa di alcol e tabacco. Essa avrebbe solo effetti positivi. Sui consumi in primis, che sarebbero più sicuri e controllati, e nel medio-lungo termine tenderebbero a calare, come avvenuto ovunque si è proceduto a depenalizzazioni e legalizzazioni. Ma anche sul sistema della sicurezza e della giustizia ora appesantito da una mole incredibile di lavoro che impegna in una inutile repressione le forze dell’ordine (come recentemente ribadito dalla Direzione Nazionale Antimafia) e intasa i tribunali (quasi 200.000 i processi penali pendenti per fatti di droga). E oltre a liberare risorse utili a garantire veramente la sicurezza dei cittadini – invece che stanare coltivatori di qualche piantina di cannabis per uso personale – la regolamentazione legale della cannabis renderebbe disponibili nella casse dello Stato una enorme quantità di denaro – dai 5 ai 10 miliardi di euro – ora appannaggio della criminalità organizzata.”

Legalizzare la cannabis, oggi dibattito nella zona Gad
Antiproibizionisti
Legalizzare la cannabis, oggi dibattito nella zona Gad
Da La Nuova Ferrara del 1 luglio 2016.
Il comitato promotore della campagna “Legalizziamo!” per una legge di iniziativa popolare sulla regolamentazione legale della cannabis organizza un dibattito nel quartiere Giardino sulla regolamentazione legale della cannabis oggi alle ore 19 alla Factory Grisù, in piena Gad, attuale teatro cittadino dello spaccio a cielo aperto. L’iniziativa vuole portare il dibattito sulle proposte di legge per la Regolamentazione legale della produzione, vendita e consumo di cannabis dal Parlamento – dove sono in corso le audizioni sulle proposte di legge all’esame delle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali – nelle città. La scelta del luogo non è certamente casuale: gli organizzatori vogliono sottolineare «lo stretto legame fra le scelte proibizioniste e punizioniste, che si sono rilevate fallimentari in questi oltre 50 anni di guerra alla droga, con il degrado e il senso di insicurezza che pervade le nostre città. Solo avviando una seria, scientifica e pragmatica nuova politica in materia di droghe, si può aggredire realmente il mercato nero in mano alle Narcomafie, rendere più sicure le città e più sicuro il consumo di sostanze, e al tempo stesso rendere disponibili risorse per la prevenzione, l’educazione e per il sistema di welfare del paese e liberare risorse umane e finanziarie del sistema della sicurezza».
Marijuana medica: due bufale al prezzo di una
Venerdì 15 gennaio sono circolate sui media italiani due bufale sulla marijuana, in particolare sull’uso terapeutico dei derivati della cannabis.
Bufala #1: la cannabis che uccide
La prima, grossolana e riferita solo dalla stampa on line italiana con toni a dir poco terroristici, è riferita ai 6 pazienti francesi ricoverati in condizioni gravissime a Rennes dopo aver assunto una molecola sperimentale che agisce sui recettori endo-cannabinoidi.
Dalle prime indiscrezioni apparse sulla stampa francese pareva in effetti essere coinvolta la cannabis, anche se la notizia ha fin da subito destato stupore fra addetti ai lavori e studiosi e scienziati che conoscono gli effetti dei cannabinoidi, testati durante millenni di utilizzo. In Italia i giornalisti, completamente offuscati dal richiamo droga-morte e ingolositi dalla contemporaneità della discussione governativa sulla depenalizzazione di alcune condotte relative alla coltivazione di cannabis terapeutica, si sono immediatamente lanciati sulla notizia, sino a spingere l’Huffington Post a titolare “Cannabis letale”. Ovviamente non si trattatava di cannabis o suoi derivati, come ha autorevolmente smentito lo stesso Ministro della Salute Francese Marisol Tourain nel pomeriggio di ieri, bensì parrebbe trattarsi di un composto sintetico che interagisce con i recettori endo-cannabinoidi, come riportato dalla stampa svizzera. Esemplare ancora una volta dell’italian style in fatto di informazione che sul sito dell’Huffington Post Italia resti tuttora il titolo “Francia, testa farmaco analgesico a base di cannabis e muore”, nonostante sia stato corretto il testo dell’articolo a seguito della smentita.
AGGIORNAMENTO. Ecco la molecola che ha causato i ricoveri in Francia: BIA 10-2474, 4-[3-(carbamoylamino)phenyl]-N-cyclopentyl-N-methylimidazole-1-carboxamide, che nulla c’entra con la cannabis se non perchè interviente sugli stessi recettori, i cosiddetti endo-cannabinoidi (via Wikipedia).
Bufala #2: depenalizzata la coltivazione di marijuana terapeutica
L’altra bufala, altrettanto grossolana ma più propagandistica, è la notizia della depenalizzazione della coltivazione di marijuana ad uso terapeutico approvata ieri dal governo. Ovvero, tecnicamente è corretto, nel senso che il governo ha effettivamente depenalizzato le condotte in violazione delle autorizzazioni per la coltivazione della cannabis a fini terapeutici. Peccato che queste si contino sulle dita di una mano, letteralmente. Per chiarire, attualmente in Italia non esiste alcun paziente autorizzato a coltivarsi la pianta di marijuana per ricavarsi il proprio medicinale: esistono invece alcuni soggetti autorizzati a coltivarla per studio, sperimentazione e solo recentemente produzione, come il CRA di Rovigo o appunto da pochi mesi l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Di questo provvedimento parleremo meglio quando avremo il testo ufficiale, visto che peraltro non se ne fa menzione sul sito del Governo
La coltivazione di marijuana resta reato
Nel frattempo, non pensate di potervi coltivare marijuana liberamente sul balcone per curarvi: la condotta della coltivazione, al di fuori dei casi autorizzati (che come detto sono limitatissimi) rimane un reato penale, nonostante una giurisprudenza negli anno ondivaga, almeno sino a quando la Corte Costituzionale non interverrà sulla questione di legittimità costituzionale che sarà posta alla sua attenzione nelle prossime settimane.
La nota surreale
L’effetto più surreale della scorpacciata di bufale di ieri è però l’articolo pubblicato dal sito dell’Unità. In un crescendo complottista (a partire dal “è solo un caso?“, in perfetto grillostyle) si collega l’uscita della notizia con l’approdo in Consiglio dei Ministri del citato provvedimento di depenalizzazione, chiudendo con un laconico “ignoranza o malafede?”.
Far passare il Governo Renzi come l’oggetto di complotti mediatici per sabotare il suo impegno politico verso una nuova regolamentazione della cannabis e delle droghe è un altro effetto del grande abbaglio collettivo che ha colpito il nostro paese da ormai troppi anni. Non che non manchino i sabotaggi, naturalmente, ma è l’impegno politico che sinceramente sinora non sembra proprio esserci stato…

Rototom, Bob Marley è innocente!
Oggi a Udine si svolge l’ultima udienza del processo che vede imputato Filippo Giunta, lo storico organizzatore del Rototom Sunsplash, per agevolazione del consumo di sostanze durante l’edizione del Festival del 2009, l’ultima ad essere organizzata a Osoppo nel parco del Rivellino.
Un processo iniziato sull’onda repressiva della Fini-Giovanardi e di una furiosa caccia alle streghe. A seguito dell’assedio lanciato dalle forze dell’ordine durante quell’edizione, furono effettuati 103 arresti fra i 150.000 frequentatori del festival ai sensi della nuova normativa antidroga. Per lo più consumatori di cannabis, vero obbiettivo della legge. Un assurdo accanimento nei confronti del Festival che coinvolse anche Ispettorato del lavoro, Vigili del Fuoco, NOE, NAS, Finanza, Vigili urbani di vari comuni, tutti impegnati a trovare fantasiose irregolarità nell’organizzazione del Rototom.
Oggi Giunta, assistito dagli avvocati Alessandro Gamberini e Simona Filippi, sarà in tribunale per rendere la sua testimonianza e forse per ascoltare la sentenza. Siamo convinti che si arriverà ad una piena assoluzione ma un grave delitto è stato far perdere ad Osoppo un grandissimo evento musicale e culturale. Il Friuli, terra di Pier Paolo Pasolini, Loris Fortuna e Beppino Englaro, è stato purtroppo il teatro di una operazione repressiva e di censura di un’intera comunità, colpevole di amare il reggae e quindi la cannabis, per una supposta proprietà transitiva fantasiosamente applicata al diritto penale.
Osoppo rimpiange il suo Festival, che aveva garantito più di 500.000 euro di investimenti regionali sul Parco del Rivellino, e che secondo stime de il Sole 24 ore faceva girare fra i 5 e i 7 milioni di euro. Un rimpianto per gli amministratori di Osoppo, che insieme all’intera comunità locale e ad un vasto movimento di artisti, intellettuali e attivisti si sono schierati nel tempo al fianco degli organizzatori sotto lo slogan “Non processate Bob Marley”.
Del resto in Spagna a Benicassim, dove è emigrato nel 2010, il festival è cresciuto continuamente confermandosi come il Festival Reggae più importante d’Europa incrementando le presenze sino alle 240 mila dello scorso anno. L’Università di Castellon ha stimato una ricaduta economica sul territorio di circa 24 milioni di euro. Anche per questo difficilmente Rototom tornerà in Italia. Insomma Osoppo, il Friuli e l’Italia hanno perso, a causa dell’ottusa foga proibizionista, non solo un grande evento musicale e culturale, ma anche una grande risorsa per l’economia locale.
Con la sentenza di oggi ci auguriamo si compia un ulteriore passo verso la sconfessione delle politiche proibizioniste italiane, almeno nelle aule dei tribunali. Mentre il mondo guarda avanti, oltre la war on drugs, le sue vittime ed i suoi palesi insuccessi, in Italia il dibattito sulla riforma della politica sulle droghe fatica ad arrivare sui tavoli della politica nonostante la Fini-Giovanardi sia ormai stata cancellata dalla Corte Costituzionale. Se in Parlamento qualcosa si muove, con la costituzione di un intergruppo per la legalizzazione della cannabis recentemente promosso da Benedetto Della Vedova, il Governo pare voler far finta di niente. Il Cartello di Genova sta mettendo a punto un calendario di iniziative con al centro la pubblicazione di un nuovo Libro Bianco sugli effetti della legge antidroga. La Società della Ragione intende aprire il confronto su una nuova legge sulle droghe, proprio da Udine. Un appuntamento fondamentale, per costruire una posizione italiana seria e riformatrice in vista di UNGASS 2016, la sessione ONU sulle droghe prevista per il prossimo anno.
Piantiamola! Cannabis e Droghe con Daniele Farina. Ferrara, 12 maggio 2014, ore 18
Comunicato Stampa
PIANTIAMOLA!
Il 12 maggio iniziativa antiproibizionista con l’On. Daniele Farina (capogruppo di SEL in commissione giustizia) e Leonardo Fiorentini (candidato indipendente di SEL al Consiglio comunale)
Si terrà lunedì 12 maggio con inizio alle 18 in p.tta San Nicolò l’incontro ” PIANTIAMOLA! Cannabis e droghe: oltre la repressione per un nuovo protagonismo municipale” a cui parteciperà, oltre a Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo e candidato indipendente nelle file di SEL al consiglio comunale di Ferrara, l’Onorevole Daniele Farina, storico esponente antiproibizioni ed oggi capogruppo di SEL in commissione giustizia e presentatore di proposte di legge per la legalizzazione dei derivati della cannabis. A tutti gli intervenuti uno stupefacente omaggio.
Dichiara Fiorentini, reduce dal digiuno contro la nomina di Carlo Giovanardi a relatore al Senato del dl Lorenzin: “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge Fini-Giovanardi, dopo le recenti incrinature della war on drugs e le svolte di Uruguay, Colorado e dello stato di Washington si è aperta una nuova stagione per le politiche sulle droghe nel mondo. In Italia purtroppo siamo fermi al decreto Lorenzin e ostaggio delle farneticazioni proibizioniste di Giovanardi&c. Se è necessario un superamento legislativo del paradigma etico punizionista nei confronti dei consumatori, con la distinzione fra sostanze e la legalizzazione dei derivati della cannabis – continua il candidato di SEL – è altresì necessario un nuovo protagonismo municipale nella riflessione politica e nelle pratiche amministrative. E’ finita l’era dei Sindaci Sceriffi: occorrono risposte pragmatiche a fenomeni sociali che non possono essere fermati per legge o per ordinanza. Non è più tempo dei moralismi di facciata, è tempo di risolvere i problemi come già li hanno risolti in altre città in giro per l’Europa ed il Mondo. Dobbiamo trovare – chiude Fiorentini – strumenti pratici per garantire i diritti dei consumatori ma anche dei malati che vogliono curarsi con la cannabis o quelli dei non consumatori, limitando il danno sanitario, rimuovendo le tensioni sociali e il degrado urbano e togliendo alle narcomafie un immenso mercato.”
PIANTIAMOLA!
Cannabis e droghe: oltre la repressione per un nuovo protagonismo municipale
Ne parleranno
Daniele Farina
Deputato di Sinistra Ecologia e Libertà, presentatore delle proposte di Legge per la legalizzazione dei derivati della cannabis
Leonardo Fiorentini
Direttore di Fuoriluogo e candidato indipendente al Consiglio Comunale di Ferrara per Sinistra Ecologia e Libertà
Lunedì 12 maggio 2014
Ore 18 P.tta San Nicolò
Ferrara
L’America è più antiproibizionista di Obama?
Sono sei i referendum sul fronte della legalizzazione della marijuana posti all’attenzione degli elettori americani nella tornata di ieri. Si votava negli stati dell’Arkansas, Colorado, Massachusetts, Montana, Oregon e Washington. Da sottolineare perchè particolarmente significative le vittorie in Colorado e nello stato di Washington, dove viene legalizzato (e tassato) anche l’uso ludico dei derivati della cannabis. Il Massachuetts è il 18esimo stato americano a legalizzare la marijuana terapeutica.
L’America, o almeno parte di questa, è più avanti sul piano dei diritti dei consumatori di canapa del suo Presidente appena rieletto: vedremo se in questo secondo mandato Obama avrà il coraggio di imprimere una svolta alle politiche proibizioniste sia all’interno della nazione che all’estero, ponendo fine alla War on Drugs voluta oltre 40 anni fa da Nixon.
Qui sotto una breve descrizione dei quesiti e i risultati noti al momento in cui scriviamo (via NORML):
Arkansas: Medical Marijuana Initiative
Il voto favorevole all’iniziativa referendaria consentirà ai cittadini dell’arkansas malati e a fine vite di utilizzare marijuana sotto prescrizione medica per gravi condizioni mediche debilitanti. La marijuana medica sarà distribuita in modo strettamente regolato, in Dispensari non a scopo di lucro. È possibile leggere il testo completo dell’iniziativa qui.
Risultati 52% contrari 48% favorevoli (63% dello scrutinio – fonte).
Colorado: Amendment 64
La proposta rimuove tutte le sanzioni civili e penali in tutto lo stato per il possesso personale di marijuana (fino a un’oncia di peso, circa 28 grammi). Permette anche la coltivazione domestica di marijuana in uno spazio chiuso (fino a sei piante, come per la vigente legge sulla marijuana medica). Non cambia normativa vigente per la marijuana medica. Gli obiettivi di questa misura includono la creazione e la regolamentazione di un mercato legale per la produzione e la vendita di cannabis ai cittadini di età superiore ai 21 anni, tramite licenza dello Stato. Maggiori info.
Risultati: 54% favorevoli 46% contrari (70% dello scrutinio – fonte).
Massachusetts: Medical Marijuana Initiative
Questa initiziativa permetterà ai pazienti dello stato del Massachusetts l’accesso alla marijuana medica. Consentire ai pazienti di ottenere la marijuana medica presso numero limitato di centri di trattamento non-profit, disciplinati dal Dipartimento di Stato per la Salute Pubblica, e accessibili grazie a una tessera di iscrizione rilasciata dopo la prescrizione del medico. In casi specifici potrà essere consentita la coltivazione domestica. Il testo completo dell’iniziativa può essere letto qui.
Risultati: 63% favorevoli 37% contrari 57%-43%(92% dello scrutinio – fonte).
Montana: Medical Marijuana Veto Referendum
L’iniziativa è stata promossa per porre il veto alla legge approvata nel maggio 2011 che pone restrizioni sull’accesso alle terapie con marijuana, rispetto al provvedimento approvato nel 2004. Votare a favore significa confermare la nuova legge più restrittiva). Maggiori info.
Risultati: 57% favorevoli 43% contrari (fonte)
Oregon: Measure 80
Il Cannabis Tax Act è frutto di un’iniziativa dei cittadini per regolare il mercato dei derivati della cannabis e per ripristinare la filiera industriale della canapa. La vendita sarà consentita solo ai maggiori di 21 anni e la tassazione genererebbe oltre $ 140 milioni l’anno. La legge ripristinerà l’industria della canapa: i derivati della canapa potranno essere utilizzati per prodotti alimentari, abbigliamento, carburante, carta e altro ancora. Maggiori info.
Risultati: 55% contrari 45% favorevoli (55% dello scrutinio – fonte)
Washington: Initiative 502
Questa misura permetterà di eliminare i divieti contro la produzione, lavorazione e vendita di marijuana, subordinata ad autorizzazione e regolamentazione da parte dell’ufficio di controllo sugli alcolici; consentirà il possesso limitato di marijuana da parte di persone di età superiore ai 21 anni, e di imporre accise 25% sulla vendita all’ingrosso e al dettaglio di marijuana, entrate destinate alla prevenzione delle tossicodipendenze, alla ricerca, all’istruzione e alla sanità. Le leggi che vietano la guida sotto l’influenza di cannabinoidi e dovrà essere modificata per includere soglie massime per la concentrazione di THC nel sangue. Maggiori info.
Risultati: 55% favorevoli 45% contrari (fonte)