• Siamo un paese alla deriva

    L’arma dei Carabinieri ha deciso di santificare il nuovo anno aprendo il calendario 2012 con un’immagine di scudi e caschi (rigorosamente senza numero identificativo) pronti ad una carica fra il fumo di lacrimogeni.

    Nel frattempo a Firenze una persona di 50 anni (poco ci interessa se in odore o meno di casa pound) ha deciso di sfogare la propria rabbia razzista  uccidendo 2 ambulanti senegalesi e ferendone 3 nel bel mezzo di due mercati.

    Dulcis in fundo, Beppe Grillo, il distruttore della casta, il vate del Movimento 5 stelle, colui che ha sdoganato al grande pubblico la “lotta al signoraggio” bancario, commenta così i primi passi del Governo Monti in un’intervista a Oggi anticipata dall’Ansa:

    ”Io credo che ora questo Paese abbia bisogno di persone credibili, come lo e’ Monti, per traghettarci alle elezioni del 2013, cambiando la legge elettorale, il conflitto di interessi e bloccare il debito. Non ha iniziato male, io non mi permetto di dare un giudizio negativo su di lui”.

    Questo è un paese alla deriva.

  • 20 luglio 2001

  • in fondo gli è andata bene, in Iran c’è la forca…

    I giudici dell’ottava sezione penale del tribunale di Milano hanno condannato nel pomeriggio di oggi il comandante del Ros, generale Giampaolo Ganzer, a 14 anni di reclusione, a 65mila euro di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il tribunale ha poi condannato Mauro Obinu, ex colonnello del Ros ora all’Aise, a sette anni e dieci mesi con analoga interdizione.

    I giudici di Milano hanno pero’ assolto tutti gli imputati dall’accusa che era stata mossa dalla Procura, di associazione a delinquere. Il pm Luisa Zanetti aveva chiesto 18 condanne tra i 5 e i 27 anni di reclusione. La pena più alta era stata chiesta proprio per il generale Ganzer e per Obinu. La tesi dell’accusa sosteneva che “all’interno del raggruppamento operativo speciale dei carabinieri c’era un insieme di ufficiali e sottoufficiali che, in combutta con alcuni malavitosi, aveva costituito una associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati, al fine di fare una carriera rapida”.

    La vicenda giudiziaria che vede imputato l’attuale capo del Ros fa riferimento a fatti avvenuti tra il 1990 e il 1997, ed era iniziata a Brescia, poi era stata trasferita a Milano per la presenza tra gli indagati del magistrato Mario Conte (processato da solo e a parte), quindi andata a Bologna e infine riassegnata dalla Cassazione al capoluogo lombardo quando erano scaduti tutti i termini per gli accertamenti.

    Ganzer ha dichiarato al Corriere della Sera:

    “le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni”. Uno dei legali, l’avvocato Fabio Belloni, difensore anche di Gilberto Lovato e Rodolfo Arpa (due ex sottoufficiali condannati rispettivamente a 13 anni e 6 mesi e a 10 anni), ha espresso soddisfazione perché i giudici hanno “cancellato” il reato associativo contestato agli imputati. «La condanna per i singoli fatti e non per il reato associativo – ha spiegato il legale – può voler dire che i giudici hanno riconosciuto la legittimità dell’impianto delle operazioni antidroga, ma contestato l’illegittimità di singole operazioni e singoli fatti». Il modo in cui, secondo l’avvocato, «i giudici hanno cesellato i reati «satellitari” rispetto all’associazione porta a dire che questa è una sentenza eccezionalmente complessa».

    In attesa delle motivazioni dei Giudici milanesi, e dei prossimi gradi di giudizio, si può in fondo comprendere il sollievo del Generale e dei suoi avvocati. Ganzer proprio recentemente, nel corso un approfondimento del rapporto Onu sulla globalizzazione del crimine presso la sede della Dna, aveva elogiato la politica repressiva dell’Iran. L’Iran esegue centinaia di esecuzioni capitali di persone accusate di spaccio di droghe ogni anno. In fondo gli è andata bene.

    Da Fuoriluogo.it.

  • E chi l’ha mai messo in dubbio?

    Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno”

    Questo è il commento di oggi del sottosegretario agli Interni Mantovano.

    Giusto per coloro che sono ancora alla ricerca dei mandanti politici delle violenze di Genova…

  • Manganelli in via del Campo

    Via del Campo. Diversamente da Genova, a Ferrara è nota per il Cimitero di San Luca ed il campo sportivo. E per la Caserma del comando dei Carabinieri. Dove pare che il manganello (al singolare, stavolta la Polizia non c’entra) sia sfuggito a qualcuno.

    Da La Nuova Ferrara.

  • La farsa continua (era La legge sarebbe uguale per tutti?)

    Carlo Giovanardi si disseta

    A Roma 232 parlamentari si sottopongono volontariamente al test antidroga. 1 risulta positivo, ma non si puo’ sapere chi sia (e quindi nessuna sanzione sarà possibile) perchè, secondo l’ineffabile Giovanardi:

    “Non so chi sia, non so se sia senatore o deputato, uomo o donna. Il risultato del test è segreto”. Arrivare all’identità dell’onorevole – conclude – “è impossibile. I test sono infatti identificati con un codice conosciuto solo dalla persona che si è sottoposta all’esame. Il risultato può essere ritirato solo con una scheda in possesso dell’interessato”.

    In Friuli i Carabinieri si recano alle 3 del mattino a casa di 27 giovani che stanno dormendo nelle loro case di Monfalcone, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo, Doberdò del Lago e Udine, con il mandato di invitarli a sottoporsi “volontariamente” ai test antidroga. Li prelevano e li portano al pronto soccorso dove solerti medici provvedono ai test. La chiamano prevenzione da quelle parti. I risultati? Sei persone sono state denunciate per cessione, ventuno sono state segnalate come consumatori alla prefettura, una modesta quantità di stupefacenti sequestrata.

    Legge uguale per tutti? Non ci crede più nessuno.

  • Il lato oscuro della prevenzione

    Non se ne sono accorti in tanti, a parte il Manifesto e Fuoriluogo. E’ successa una cosa “strana” a Monfalcone nei giorni scorsi. 27 giovani sono stati prelevati dalle loro case in piena notte e sottoposti da “volontari” a test antidroga. Risultato: sequestro di modiche quantità di droga, sei denunce per cessione e 21 segnalazioni alla prefettura per consumo. Questa è per i Tribunali dei Minori di Trieste e Gorizia un’attività di prevenzione demandata a degli esperti come i Carabinieri.

    Non so perchè (e scusate se forse esagero) ma a me pare tanto lo stile caro ai Pinochet e ai Videla, con tutte le tragiche distinizioni del caso. Anche se stavolta non si è perseguitati per le proprie idee politiche, bensì per il fatto di essere consumatori di una qualsiasi sostanza (vietata). E non so sinceramente se sia in effetti un’attenuante o un’aggravante.

    Giorgio Bignami sul blog di fuoriluogo.it commenta questa notizia, e quella altrettanto “strana” di cui ci ha dato notizia il Tirreno.

  • Un simbolo del disfacimento sociale e politico di questo paese

    Di Pietro balla con Aida Yespica

    Di Pietro balla con Aida Yespica

    «si può pensare a una commissione di inchiesta parlamentare che accerti le responsabilità politiche» dell’irruzione nell’istituto del capoluogo genovese durante il G8 del 2001. Questa la proposta lanciata dal leader Idv Antonio Di Pietro all’indomani della decisione dei giudici genovesi.

    Dal Corsera.

    Il fatto che quest’uomo possa essere considerato un leader politico, ritengo che sia una delle prove lampanti del disfacimento politico e sociale del nostro paese.

    Che quest’uomo poi possa solo proferire verbo oggi su Genova e sulla commissione d’inchiesta che lui ha impedito nella scorsa legislatura lo trovo semplicemente offensivo.

    Preferisco addirittura stare a sentire quel che ha da dire Manganelli.

    Commenti sulla sentenza su altri blog (via blogbabel).

  • La diaz, le molotov e la giustizia in via di prescrizione

    Ricordo abbastanza bene la notte di sabato 21 luglio. Eravamo appena tornati in pullman a Ferrara, c’era anche una piccola delegazione ad accoglierci, come i reduci dopo la guerra. Difficile andare a dormire, un giro in piazza, una birra, forse due. Poi a casa. Era l’una, forse le due, quando ricevo una chiamata da un amico milanese, rimasto a Genova: “sai che stanno faccendo? stanno massacrando persone alla Diaz”.

    La mia risposta fu quella di chi ad un certo punto della giornata aveva anche valutato di restare a genova (e dormire alla Diaz) ma che era già contento di aver riportato a casa tutti interi i due pullman ferraresi, e che aveva bisogno di qualche ora ancora per decifrare meglio quello che era accaduto nei precedenti quattro giorni genovesi. Di quella risposta mi pentii già il giorno dopo.

    Così altre telefonate: “ma è vero che là dentro c’erano spranghe e moltovov?”, “ma che è successo?”, “siamo sicuri che non ci fosse niente?”. Io che alla Diaz e al Media Center in quei giorni ci avevo passato parecchie ore, fra esercitazioni di pratica nonviolenta e aggiornamenti di siti internet, cadevo dalle nuvole. Per un attimo ho pensato di essere stato troppo ingenuo: mai visto spranghe, nè persone propense ad usarle: i black block apparirono improvvisamente venerdì mattina nelle vie genovesi (più o meno come il blocco studentesco a Piazza Navona) per poi scomparire il sabato dopo pranzo, senza mai averli visti girovagare nei forum e nei luoghi d’accoglienza. Figuriamoci poi le molotov.

    Poi si scopre degli attrezzi del cantiere a fianco “rubati” all’impresa, gli assorbenti esibiti come arma, la storia della molotov. Poi le foto della palestra insanguinata, le immagini dell’irruzione, i filmati di tutti i pestaggi gratuiti di quei giorni.

    E tutto comincia a delinearsi meglio. Come la coscienza di essere stato testimone della più grande violazione sistematica dei diritti umani avvenuta in europa dal secondo dopoguerra.

    Oggi, forse, il primo passo verso una giustizia impossibile da ottenere, causa prescrizione.

  • esposizione mediatica eccessiva

    Non vorrei violare il desiderio di “evitare un’esposizione mediatica eccessiva“, ma è difficile non segnalare questa notizia da estense.com:

    In città la riunione del direttivo di Polis Aperta
    A Ferrara le divise gay escono allo scoperto

    Sono arrivati a Ferrara da Bologna per rimanere distanti dall’attenzione dei riflettori mediatici. E, per essere sicuri che questo accada, la loro riunione si tiene rigorosamente a porte chiuse.

    Poliziotti, Carabinieri, uomini e donne della Guardia di Finanza, dell’Esercito e dell’aeronautica gay e lesbiche escono allo scoperto anche in Italia, dopo una lunga stagione di incertezze e clandestinità.

    Questo è lo scopo di Polis Aperta che oggi riunirà il suo direttivo per darsi un nuovo statuto e un programma di iniziative, in un grande coming out collettivo. Il desiderio è voltare pagina per dare un’organizzazione associativa alle forze dell’ordine Lgbt.

    Il «coming out» degli omosessuali in divisa era previsto inizialmente a Bologna, ma i vertici di Polis Aperta hanno preferito la riservatezza di Ferrara per esigenze organizzative e per evitare un’esposizione mediatica eccessiva.

  • La Panda Nera

    norepSuccede nei pressi di Bergamo, Lombardia, Italia. Almeno lì è stato scoperto. Carabinieri (e vigili) che usano i loro venerdì liberi per dar la caccia agli extracomunitari, che spacciassero o meno. Retebassa.org ha preparato un dossier, che vi consiglio di scaricare. Da Anonimo Italiano e A Piedi nudi. Ne scrive anche Ideateatro.