• Il trip di Giovanardi ricomincia dal senato

    Il trip di Giovanardi ricomincia dal senato

    La noti­zia «stu­pe­fa­cente», come l’ha defi­nita Fuo­ri­luogo, è che a diri­gere i lavori con­giunti delle com­mis­sioni Giu­sti­zia e Sanità del Senato sul prov­ve­di­mento di con­ver­sione in legge del decreto Loren­zin sulle dro­ghe sarà niente meno che Carlo Gio­va­nardi. Non sarà solo, lo affian­cherà l’ex respon­sa­bile della Salute del Pd, Ame­deo Bianco, ma la noti­zia è risuo­nata «tra­gica e comica allo stesso tempo», per usare le parole del pre­si­dente di Anti­gone Patri­zio Gon­nella, per­ché «è come met­tere Dra­cula all’Avis». In effetti in molti, den­tro e fuori il Par­la­mento, si chie­dono quale sia il reale motivo che ha spinto i pre­si­denti delle due com­mis­sioni, Emi­lia De Biasi del Pd e il ber­lu­sco­niano Fran­ce­sco Nitto Palma, a nomi­nare pro­prio il padrino della legge annul­lata per inco­sti­tu­zio­na­lità dalla Con­sulta come rela­tore del testo appro­dato ieri a Palazzo Madama dopo essere stato licen­ziato dalla Camera il 30 aprile scorso col voto di fidu­cia impo­sto dal governo. Forse a par­ziale giu­sti­fi­ca­zione si può pren­dere l’ipotesi sug­ge­rita dal sena­tore Luigi Man­coni che ieri sul Foglio, in un arti­colo inti­to­lato «Il cer­chio si chiude», par­lava di un «caso Gio­va­nardi» come un esem­pio di «dipen­denza secon­da­ria» deri­vante dalla «con­di­zione di bur­nout» che «affligge coloro che, senza svol­gere diret­ta­mente un lavoro a con­tatto — per esem­pio — con i tos­si­co­mani, pos­sono risul­tare con­di­zio­nati osses­si­va­mente dalla que­stione droga, dal discorso intorno ad essa, dall’introiezione nella sfera men­tale e psi­co­lo­gica dei suoi effetti».

    Ma non è solo, Carlo Gio­va­nardi. Lavora in tan­dem con la mini­stra Loren­zin che della sen­tenza della Con­sulta avrebbe fatto subito carta strac­cia rimon­tando la legge Fini-Giovanardi sul treno del decreto legge, pro­prio con lo stesso esca­mo­tage boc­ciato per inco­sti­tu­zio­na­lità. E infatti ieri Gio­va­nardi ha spie­gato che il decreto legge è «in sca­denza, quindi i tempi devono essere rapidi. Ritengo — ha aggiunto però — che si possa appro­vare così come è, uni­ta­mente a un ordine del giorno che chieda al Mini­stero della Salute di cor­reg­gere il punto cri­tico riguardo la can­na­bis natu­rale arric­chita». Eccolo, il suo pal­lino: «La Camera — afferma il sena­tore del Ncd – ha resu­sci­tato, di fatto, la legge Gio­va­nardi, con­fer­man­done i prin­cipi car­dine, in pri­mis la con­ce­zione del tos­si­co­di­pen­dente come malato da curare. Resta solo il pro­blema della mari­juana: quella che si usava 20 anni fa poteva esser messa in una tabella a parte, ma quella che si usa oggi, sia natu­rale che sin­te­tica, è arric­chita e pre­senta un Thc altis­simo. Per que­sto – con­clude Gio­va­nardi – non andrebbe inse­rita in una tabella sepa­rata rispetto a dro­ghe più pesanti e peri­co­lose. Spero che il Senato intervenga».

    E a riprova che è uomo di lotta e di governo, Gio­va­nardi schiera anche le sue truppe. Ieri, infatti, men­tre da più parti si leva­vano rea­zioni di sde­gno con­tro l’incarico con­fe­ri­to­gli che rap­pre­senta «un ossi­moro», come lo defi­ni­sce Feder­Serd, o «un insulto in pri­mis alla ragione, poi alla Corte Costi­tu­zio­nale e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato», come ha scritto il diret­tore di Fuo­ri­luogo, Leo­nardo Fio­ren­tini, in una let­tera al pre­si­dente dei sena­tori Pie­tro Grasso per chie­dere un suo inter­vento imme­diato e per annun­ciare un digiuno di pro­te­sta a staf­fetta orga­niz­zato da Forum Dro­ghe, alcune comu­nità “proi­bi­zio­ni­ste” con in testa San Patri­gnano si met­te­vano già sul piede di guerra. La con­te­sta­zione con­tro l’attuale testo di con­ver­sione parte oggi alle 14 da Piazza Far­nese; poi una dele­ga­zione ten­terà di por­tare in Senato le pres­santi richie­ste del “movi­mento”. Le stesse di Giovanardi.

    L’esito però non è scon­tato. Per­ché se la nomina – media­zione tra il Pd e il Ncd – potrebbe essere “stra­te­gica”, per costrin­gere il rela­tore a mediare a sua volta tra le oppo­ste posi­zioni rap­pre­sen­tate in Senato, per il Pd, «indie­tro non si torna», secondo quanto afferma il sena­tore Giu­seppe Lumia, mem­bro della com­mis­sione Giu­sti­zia. «Si parte dalla sen­tenza della Con­sulta — dice — il testo non deve essere peg­gio­rato, e vanno respinti tutti i ten­ta­tivi di tro­vare esca­mo­tage per far rien­trare dalla fine­stra ciò che è uscito dalla porta».

    Pur­troppo però, anche se i sena­tori di Sel bol­lano la nomina come «pura fol­lia», che «rasenta la pro­vo­ca­zione aperta», sarà dif­fi­cile sen­tire pro­nun­ciare a Palazzo Madama le parole scritte ieri da George Soros sul Finan­cial Times in un arti­co­lato fondo inti­to­lato «L’inutile guerra alle dro­ghe che spreca denaro e distrugge vite»: «La proi­bi­zione degli stu­pe­fa­centi ha creato un mer­cato nero immenso, valu­tato sui 300 miliardi di dol­lari». E, scrive Soros, «in tutto il mondo, il 40% dei car­ce­rati è den­tro per reati legati alla droga, e la cifra è solo desti­nata ad aumen­tare». In poche parole: «La war on drugs è stata un fal­li­mento da mille miliardi di dol­lari. I governi di tutto il mondo devono valu­tare i costi e i bene­fici delle loro poli­ti­che attuali, e rio­rien­tare le risorse verso pro­grammi che fun­zio­nano. I costi del non fare nulla sono troppo grandi da sopportare».

  • Dl tossicodipendenze, Giovanardi nominato relatore in Senato. Il forum droghe digiuna per protesta

    POLITICA

    Lettera al presidente Grasso per chiedere un passo indietro

    Dl tossicodipendenze, Giovanardi nominato relatore in Senato. Il forum droghe digiuna per protesta

    Il forum punta il dito contro il senatore considerato “mandante ed esecutore di una legge”, quella che equiparava le droghe leggere a quelle pesanti, dichiarata incostituzionale dalla Consulta a febbraio

    06 maggio 2014

    Digiuno di protesta da parte del Forum droghe sulla nomina del senatore Carlo Giovanardi a relatore del decreto Lorenzin sulle droghe passato alla Camera il 30 aprile con 280 voti a favore, 146 voti contrari e due astenuti.

    Il Forum: “Ultima stupefacente provocazione”
    In una lettera di protesta inviata al presidente del Senato, Pietro Grasso, il Forum annuncia un digiuno a staffetta per scongiurare quella che lo stesso Forum definisce “l’ultima stupefacente provocazione”.

    La nomina? Un insulto
    “Essa rappresenta un insulto in primis alla ragione – si legge in una nota – poi alla Corte Costituzionale che poche settimane fa ha bocciato la legge che portava il suo nome e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato”.

    Bocciata la Fini-Giovanardi
    La legge a cui si fa riferimento è la Fini-Giovanardi, quella che equiparava, a fini sanzionatori, le droghe leggere a quelle pesanti. Che la Consulta ha bocciato, lo scorso febbraio, perché ‘violava la Costituzione’. Per il Forum si tratta di una decisione “che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l’esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all’approvazione all’interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera illegittimamente decine di migliaia di persone.

    “Giovanardi straparla sulle droghe”
    “Pare quindi che in Italia, continua la nota, possa accadere che l’autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di un mese diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati. In un paese normale l’autore di questo scempio avrebbe il buon gusto di tacere: invece straparla sulle droghe e, purtroppo, non solo su quelle”.

    “Digiuno di protesta”
    Al digiuno di protesta, spiega il Forum, si può aderire inviando una mail a digiuno@fuoriluogo.it. Digiuno che partirà oggi e che fino a domani sarà avviato da
    Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo, mentre giovedì e venerdì digiuneranno Maria Stagnitta e Hassan Bassi, presidente e segretario di Forum Droghe.

    Da RaiNews24

  • Dl stupefacenti, è Carlo Giovanardi il relatore al Senato della legge

    Polemiche

    Dl stupefacenti, è Carlo Giovanardi il relatore al Senato della legge

    Il padre dell’omonima norma sulle droghe, di recente bocciata dalla Corte Costituzionale, avrà un ruolo chiave nel passaggio del decreto a palazzo Madama. Protestano le associazioni: “Come mettere Dracula all’Avis”

    di Luca Sappino

    Carlo Giovanardi. Proprio lui, il padre della legge Fini-Giovardi sulle droghe leggere, bocciata dalla Corte Costituzionale. E’ Giovanardi, alfaniano, insieme al democratico Amedeo Bianco, il relatore del decreto sugli stupefacenti, approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato.E proprio davanti alla commissione affari sociali e giustizia, riunite, ha detto la sua: «E’ un decreto legge in scadenza, quindi i tempi devono essere rapidi. Ritengo si possa approvare così com’è». All’Espresso l’ex ministro spiega però che una correzione la vorrebbe: «un ordine del giorno che chieda al Ministero della Salute di correggere il punto critico riguardo la cannabis naturale arricchita».Per il resto Giovanardi è contento: «La Camera» dice «ha resuscitato, di fatto, la legge Giovanardi, confermandone i principi cardine, in primis la concezione del tossicodipendente come malato da curare». Resta solo un problema con le tabelle, «resta solo il problema della marijuana: quella che si usava 20 anni fa poteva esser messa in una tabella a parte, ma quella che si usa oggi, sia naturale che sintetica, è arricchita e presenta un Thc altissimo». Quella, quindi, come hanno già provato a fare gli alfaniani alla Camera, per Giovanardi «andrebbe inserita nella tabella delle droghe sintetiche, perché è ben più pericolosa».

    «Non è vero che è come la Fini-Giovanardi» spiega però all’Espresso il deputato Daniele Farina, di Sel. «Sel ha votato contro il decreto perché il testo non è né carne né pesce», premette Farina, «ma dopo la sentenza, avendo ripristinato la legge precedente, la Iervolino-Vassalli, il risultato è certamente diverso».

    Proprio sulle tabelle c’è il passo avanti più significativo. Il ministro Lorenzin avrebbe in realtà voluto recuperare quelle della legge di Giovanardi, che sono solo due, con le droghe considerate tutte ugualmente pericolose, «ma la manovra non è riuscita». Le tabelle, infatti, sono cinque e la cannabis è nella seconda, separata dalle droghe sintetiche. «Giovanardi sbaglia ad esser contento» dunque, ma la legge non va bene lo stesso, almeno per Sel: «si poteva fare di più» continua Farina, «concentrandosi meno sulla marijuana e più sulle altre 500 sostanze che dovevano essere nuovamente tabellate», «risolvendo il problema di chi è stato condannato in via definitiva con una legge incostituzionale, e che spesso non sa di poter chiedere una revisione della pena», ma soprattutto «facendo una legge più moderna, senza arrivare a vendere la marijuana in tabaccheria, ma almeno alla coltivazione per uso personale sì».

    Giovanardi è però comunque contento e dice che le associazioni fanno male a preoccuparsi della sua nomina. «Non capisco la polemica» dice Giovanardi, «perché io non chiederò di cambiare nulla». «Mettere Carlo Giovanardi quale relatore del decreto sulle droghe alla Camera dei Deputati è come mettere Dracula all’Avis» dice comunque Patrizio Gonnella, di Antigone. «Solo tre mesi fa» prosegue Gonnella «avevamo salutato con gioia e sollievo la decisione della Consulta di abrogare la Fini-Giovanardi, legge figlia di una cultura liberticida e repressiva che solo guasti ha portato al nostro paese in termini di mancata prevenzione e di sovraffollamento delle carceri, considerando che quasi il 40% dei detenuti è privato della libertà per aver violato la legge sulle droghe».

    Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo, poi, annunciando un digiuno di protesta a staffetta organizzato da Forum Droghe, la nomina di Giovanardi «rappresenta un insulto in primis alla ragione, poi alla Corte Costituzionale e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato». «E’ una decisione», insomma, «che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l’esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all’approvazione all’interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera decine di migliaia di persone». I toni sono sconcertati: «Pare che in Italia possa accadere che l’autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di due mesi diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati».

    Da l’Espresso.

  • In digiuno contro Giovanardi

    In digiuno contro Giovanardi

    Lanciato da Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo e candidato per Sel

    “La decisione di conferire a Carlo Giovanardi l’incarico di relatore sul provvedimento di conversione in legge del decreto Lorenzin sulle droghe è l’ultima stupefacente provocazione”. Così Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo e candidato al Consiglio Comunale di Ferrara per SEL ha commentato la decisione del Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Nitto Palma. “Essa rappresenta un insulto in primis alla ragione, poi alla Corte Costituzionale che poche settimane fa ha bocciato la legge che portava il suo nome e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato. È una decisione – continua l’esponente antiproibizionista – che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l’esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all’approvazione all’interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera illegittimamente decine di migliaia di persone. Pare quindi che in Italia possa accadere che l’autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di un mese diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati. In un paese normale l’autore di questo scempio avrebbe il buon gusto di tacere: invece straparla sulle droghe e purtroppo non solo su quelle, come ben sanno coloro che hanno seguito la tragica vicenda di Federico Aldrovandi”.
    Per questo Fiorentini ha lanciato dal sito Fuoriluogo.it una protesta nonviolenta a staffetta che lo vedrà digiunare oggi e domani. Giovedì e venerdì sarà il turno di Maria Stagnitta e Hassan Bassi, Presidente e Segretario di Forum Droghe, che oggi chiederanno in una lettera al presidente del Senato Piero Grasso un suo immediato intervento diretto. Si potrà aderire scrivendo una mail a digiuno@fuoriluogo.it.
    Il 12 maggio a Ferrara invece ci sarà l’occasione di approfondire il tema, quando Daniele Farina, capogruppo di SEL in commissione Giustizia alla Camera, sarà a Ferrara per una iniziativa sulle politiche sulle droghe nell’ambito della Campagna elettorale per le comunali del candidato indipendente nella lista di Sinistra Ecologia e Libertà (ore 18 in P.tta San Nicolò).

    Da estense.com

  • Scienza Vs Giovanardi 3 a 0

    Giorgio Bignami, per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto dell’8 febbraio 2012, commenta tre recenti studi sul consumo di cannabis che smentiscono alcuni pilastri del proibizionismo:

    In questa rubrica si sono spesso commentati lavori che apparentemente mostravano danni neuropsicologici di lungo termine o aumentata insorgenza di disturbi mentali dopo consumi anche moderati di cannabis. In sintesi, si è sottolineato: 1. come in tali lavori non fosse adeguata la analisi dei fattori confondenti (diversi status economici e culturali, sofferenza psichica non riconosciuta a monte dell’uso di droga, ecc.); 2. come i risultati di studi osservazionali pur ampi e ben controllati siano spesso azzerati, o addirittura capovolti, dagli studi randomizzati in doppio cieco (come è avvenuto nel caso dei trattamenti ormonali di donne in menopausa), studi ovviamente non fattibili nel caso delle droghe. Ora una ricerca australiana (Tait et al, Addiction, ottobre 2011) ha analizzato ripetutamente, lungo l’arco di otto anni, le performance cognitive di oltre 2000 soggetti, inizialmente di 20-24 anni, distribuiti in sei classi a seconda dell’entità del consumo di cannabis e del suo andamento temporale (“antecedente leggero”, “costante leggero”, “antecedente pesante”, “costante pesante”, “solo antecedente”, “mai”). Scontati gli effetti del livello di educazione, del sesso di appartenenza e delle interazioni tra detti fattori tra di loro e con i successivi tempi dei test – una valutazione particolarmente sofisticata dal punto di vista statistico, rispetto agli studi precedenti, questa delle interazioni – tutti i gruppi sono risultati indistinguibili tra loro: salvo un deficit in uno solo dei test (quello che misura il ricordo dell’ informazione recentemente acquisita) nel gruppo “pesanti costanti”; un danno peraltro relativamente modesto rispetto alle caratteristiche, comunque fermamente sconsigliabili, di tale stile di consumo. Per quanto riguarda i meno giovani, un altro studio britannico (Dregan e Gulliford, “American Journal of Epidemiology”, febbraio 2012) ha valutato in circa 9000 soggetti l’associazione tra vari stili di consumo di droghe (per lo più, ma non solo, cannabis) a 42 anni e le performance in test cognitivi 8 anni dopo, riscontrando deterioramenti del resto non drammatici solo nei consumatori pesanti e inveterati. In tale studio si è addirittura dovuto “scontare” coi fattori confondenti – in particolare il più elevato livello di educazione – l’apparente relazione mediamente positiva tra consumo di droga remoto e/o recente e successiva performance nei test. Cioè essendo la percentuale di consumatori più elevata tra i soggetti di miglior livello socioeconomico ed educativo, e non riportando essi danni accertabili – salvo il solito caso di uso pesante e prolungato – questi performano meglio dei consumatori loro coetanei di categorie meno fortunate. Infine un terzo studio statunitense (Pletcher et al, “Journal of the American Medical Association”, gennaio 2012), oltre a verificare per l’ennesima volta il deterioramento della funzione polmonare nei fumatori di tabacco, ha riscontrato un certo miglioramento della medesima nei fumatori di cannabis; ma manca qui lo spazio per riassumere l’interessante discussione sui possibili meccanismi che potrebbero esser responsabili di tale beneficio. E per chiudere: notino i lettori lo status elevato di tutte e tre le succitate riviste.

    Insomma, la Scienza batte Giovanardi (e il fido Serpelloni) 3 a 0.

    Via fuoriluogo.it

  • GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)

    Forum Droghe e CNCA mentre si profile la fine del Governo Berlusconi lancianoun appello per chiedere discontinuità anche nelle politiche sulle droghe nel nostro paese. E’ il momento dell’addio per la coppia Giovanardi&Serpelloni?

    Speriamo di sì, comunque val la pena di firmare quest’appello:

    GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)

    Le dimissioni prossime del Governo Berlusconi nella condizione drammatica dell’Italia impongono una discontinuità di contenuti, di stile, di cultura.
    Da questo punto di vista si deve porre immediatamente fine anche all’esperienza catastrofica della politica sulle droghe.
    La legge che porta il nome di Carlo Giovanardi ha riempito le carceri di consumatori e di tossicodipendenti.
    Non solo: la retorica proibizionista ha finanziato campagne di pseudo informazione terroristiche e antiscientifiche e ha cancellato la scelta della politica di riduzione del danno con una rottura del rapporto con le Regioni e il mondo delle Comunità e delle associazioni di impegno civile e sociale e del Volontariato.
    L’Italia ha contrastato addirittura la Strategia sulle droghe dell’Unione Europea 2005-2012 portando avanti un’assurda battaglia di retroguardia contro la riduzione del danno, addirittura pretendendo di dettare agli altri paesi europei l’elenco degli interventi “accettabili” e quelli “inaccettabili”.
    Un’imposizione ovviamente respinta dagli altri paesi europei.
    Ancora di recente, al meeting di Alto livello dell’Onu sull’Aids, la delegazione italiana ha cercato di nuovo di far cancellare il termine “riduzione del danno”. Anche questa battaglia è stata perduta con la conseguenza però di aumentare il discredito dell’Italia in sede internazionale, mettendo il nostro paese in una condizione di isolamento provinciale.
    Tutto questo è avvenuto non solo per la determinazione dello zar antidroga, ma con la collaborazione politica del Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga e del suo capo Giovanni Serpelloni.
    Nell’ipotesi di un governo “tecnico”, ossia non determinato dagli equilibri e dalle logiche di partito, chiediamo lo smantellamento di una struttura di potere, di interessi particolari, che ha fatto della faziosità la propria regola.

    Primi firmatari:
    don Armando Zappolini
    don Andrea Gallo
    Franco Corleone
    Riccardo De Facci
    Fabio Scaltritti
    Grazia Zuffa
    Alberto Barni
    Beppe Battaglia
    Cecco Bellosi
    Tiziana Ciliberto
    Maria Stagnitta

  • Giovanardi addio (speriamo)

    Forum Droghe e CNCA mentre si profile la fine del Governo Berlusconi lanciano un appello per chiedere discontinuità anche nelle politiche sulle droghe nel nostro paese. E’ il momento dell’addio per la coppia Giovanardi&Serpelloni?

    Speriamo di sì, comunque val la pena di firmare quest’appello:

    GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)

    Le dimissioni prossime del Governo Berlusconi nella condizione drammatica dell’Italia impongono una discontinuità di contenuti, di stile, di cultura.
    Da questo punto di vista si deve porre immediatamente fine anche all’esperienza catastrofica della politica sulle droghe.
    La legge che porta il nome di Carlo Giovanardi ha riempito le carceri di consumatori e di tossicodipendenti.
    Non solo: la retorica proibizionista ha finanziato campagne di pseudo informazione terroristiche e antiscientifiche e ha cancellato la scelta della politica di riduzione del danno con una rottura del rapporto con le Regioni e il mondo delle Comunità e delle associazioni di impegno civile e sociale e del Volontariato.
    L’Italia ha contrastato addirittura la Strategia sulle droghe dell’Unione Europea 2005-2012 portando avanti un’assurda battaglia di retroguardia contro la riduzione del danno, addirittura pretendendo di dettare agli altri paesi europei l’elenco degli interventi “accettabili” e quelli “inaccettabili”.
    Un’imposizione ovviamente respinta dagli altri paesi europei.
    Ancora di recente, al meeting di Alto livello dell’Onu sull’Aids, la delegazione italiana ha cercato di nuovo di far cancellare il termine “riduzione del danno”. Anche questa battaglia è stata perduta con la conseguenza però di aumentare il discredito dell’Italia in sede internazionale, mettendo il nostro paese in una condizione di isolamento provinciale.
    Tutto questo è avvenuto non solo per la determinazione dello zar antidroga, ma con la collaborazione politica del Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga e del suo capo Giovanni Serpelloni.
    Nell’ipotesi di un governo “tecnico”, ossia non determinato dagli equilibri e dalle logiche di partito, chiediamo lo smantellamento di una struttura di potere, di interessi particolari, che ha fatto della faziosità la propria regola.

    Primi firmatari:
    don Armando Zappolini
    don Andrea Gallo
    Franco Corleone
    Riccardo De Facci
    Fabio Scaltritti
    Grazia Zuffa
    Alberto Barni
    Beppe Battaglia
    Cecco Bellosi
    Tiziana Ciliberto
    Maria Stagnitta

  • La grande contraddizione di Giovanardi&co

    Antonio Crispino, sull’edizione romana del Corriere della Sera, dimostra ciò che tutti noi sappiamo ma che spesso non vogliamo ammettere: la droga è già libera, la si trova ovunque e chiunque la puo’ comprare.

    E’ questa forse la più grande contraddizione dietro cui si nascondono i vari Giovanardi e Serpelloni, fieri alfieri del proibizionismo. Accusano gli antiproibizionisti (anzi, meglio quei pochi giapponesi sull’isola, secondo il nostro sottosegretario preferito) di voler “liberalizzare” la droga, e quindi la morte. Ma non è così: gli antiproibizionisti vogliono invece regolamentare un mercato, quello delle sostanze, che è già libero e accessibile, pericoloso e in mano alla criminalità. Legalizzare, significa infatti togliere il mercato dalle grinfie delle narcomafie e costruire per ogni sostanza un impianto regolamentare che sia parametrato alla sua pericolosità. Come dimostrato nel volume Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe, di cui Forum Droghe ha curato l’edizione italiana, legalizzare significa- oltre che limitare i danni “collaterali” della war on drugs – anche poter esercitare un controllo sulle sostanze, un controllo sui produttori e sui consumatori. Un controllo che oggi, nonostante Giovanardi&co, è impossibile.

    Perchè uno dei fallimenti più grandi del proibizionismo è l’ipocrisia in cui ci costringe a vivere.

    Vai all’articolo e al video sul Corriere della Sera

    Vai alla scheda del volume: Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe

    (articolo per la nota a margine di fuoriluogo.it)

  • La war on drugs va superata, un libro vi dice come

    Una commissione ad altissimo livello, costituita fra gli altri da personaggi come l’ex segretario delle NU Kofi Annan, gli scrittori Mario Vargas Llosa e Carlos Fuentes, l’ex alto commissario delle NU per i diritti umani Louise Arbour e il musicista Sting, valuta il disastro delle politiche proibizioniste e propone all’ONU di aprire la strada alla legalizzazione. Giovanardi, evidentemente ancora in clima post elettorale, si difende più o meno come Verdini dopo la batosta delle amministrative: “non è vero, il probizionismo ha funzionato, oggi si consuma molta meno droga che nel 1901?. Ma nonostante tutto è evidente che la fallimentare politica repressiva non puo’ andare avanti. E servono soluzioni a breve. Anche per questo vi consigliamo nuovamente la lettura di “Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe” edito da Ediesse. Ordinatelo on line dal sito dell’editore. IN REGALO per chi si iscrive a Forum Droghe!

    Le reazioni (dal Notiziario Droghe Aduc)

    Scarica il Rapporto (in formato pdf, lingua inglese)

    Proibizionismo: una politica fallimentare. Leggi l’articolo di Giorgio Bignami per Terra del 3 giugno 2011.

    Vai alla presentazione del volume “Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe” edito da Ediesse. Ordinalo on line dal sito dell’editore. IN REGALO per chi si iscrive a Forum Droghe!

    (via fuoriluogo.it)

  • Tanto per mettere i puntini sulle i

    Carlo Giovanardi si disseta

    ‘Purtroppo quando in un mega-raduno musicale il bilancio e’ di 19 morti e decine e decine di feriti e’ evidente che qualcuno non ha ben ponderato i rischi che un affollamento di questo tipo comportava’. E il senatore cita il caso del Rototom Sunsplash, il festival Reggae, per far capire come la pensa. ‘Allora avevo detto chiaramente che quel mega-incontro avrebbe potuto svolgersi a Osoppo solo a patto di consentire un rigoroso controllo da parte delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri, affinche’ non venissero distribuiti alcol e droga. Gli organizzatori risposero minacciando di spostare in Spagna la manifestazione. Beh, ecco, in situazioni del genere dico ‘vadano pure all’estero’, noi non possiamo autorizzare eventi dove i ragazzi possono rischiare la vita. Questi raduni spesso non sono appuntamenti per ascoltare musica e divertirsi, ma diventano veicoli per distribuire altro.
    Alcol e droga la fanno da padroni e se si aggiunge un certo stordimento dovuto al tipo di musica – la tecno a Duisburg – proposta e’ chiaro che in questi casi serve molta piu’ prevenzione per tenere sotto controllo i comportamenti dei tantissimi partecipanti’.
    Giovanardi invita quindi a non fare accostamenti azzardati. ‘Un conto sono raduni come quelli del Giubileo, un conto eventi come quello di Duisburg: platea e atteggiamenti non consentono paragoni e anche le modalita’ di gestione sono e devono essere diverse’.

    Queste le strumentali dichiarazioni di Carlo Giovanardi sulla tragedia in Germania, riportate dal Notiziario Aduc ieri, alle quali credo si accosti perfettamente il commento di Metilparaben:

    Provate a prendere un milione e mezzo di persone e a ficcarle tutte insieme in un’area che ne può contenere 500mila, premurandovi di recintarla per benino e di mettere in funzione un unico accesso che passa dentro a un tunnel: mi pare di tutta evidenza che quelle persone, indipendentemente dal motivo per cui si sono riunite in quel luogo (ballare, ascoltare un concerto, fare yoga, pregare), si troveranno loro malgrado a dover correre un gravissimo rischio.
    Ne consegue che, al contrario di quanto si sono affrettati a blaterare i soliti tromboni, questa tragedia non ha niente a che vedere con la musica techno, con la droga, con i gay o con i giovani che hanno smarrito chissà quali valori.
    Così, tanto per mettere i puntini sulle i.

    E, giusto per mettere un ulteriore puntino sulle i, e per capire meglio cosa ha perso l’Italia con la cacciata del Rototom da Udine, vi segnalo il comunicato dell’organizzazione del Rototom sulla gestione ambientale del Festival 2010 (dal blog di Fuoriluogo.it).

  • In 30.000 nonostante Giovanardi

  • Il giorno dell’Italia drogata

    Alessandro Capriccioli su l’Espresso immagina che cosa succederebbe se un bel mattino gli italiani che consumano stupefacenti si autodenunciassero tutti insieme.
    Leggi sul sito de L’espresso.

  • L’informazione drogata

    Una premessa. Di droga di parla male. Malissimo. Anche perché si usa la parola droga – nella sua accezione più becero-moralista – per coprire qualunque cosa.

    Chi scrive vive in una città, Ferrara, nella quale qualche anno fa un ragazzo è morto durante un fermo di polizia. E’ importante ricordare come solo grazie alla forza di volontà dei genitori Federico Aldrovandi non è stato vittima due volte, prima dei poliziotti che ne hanno causato la morte poi dell’informazione che, presa per buona la velina della questura, aveva già archiviato il caso come quello del solito drogato a cui è venuto uno scioppone.

    Droga, basta citarla – possibilmente senza sottilizzare troppo su quale droga sia – per giustificare qualunque cosa. Un altro esempio? Era un drogato anoressico, l’ha ucciso la droga, più o meno così si si sarebbe risolto il caso Cucchi secondo un illustre esponente del Governo.

    E’ forse questo l’effetto più perverso della politica proibizionista, esemplificato dalla legislazione voluta da quello stesso illustre esponente governativo, Carlo Giovanardi. Un metodo studiato a tavolino che semplifica, assimila le sostanze e fornisce all’opinione pubblica un pregiudizio etico, moralista e benpensante a sufficienza per essere prontamente condiviso da chi informa e da chi si fa informare.

    Ho provato a fare un’analisi un po’ più accurata, prendendo spunto sui dati che ci fornisce una ricerca promossa dalla Regione Emilia Romagna sulla droga nell’informazione locale curata dal prof. Piero Ignazi per Forum Droghe nel 2004 e poi nel 2007. Prima e dopo la nuova legge sulle droghe approvata dal Governo Berlusconi nel 2006.

    Nella ricerca sono state prese a campione 18 testate locali, scelte secondo la diffusione nel territorio regionale. In tutto sono stati esaminati 2422 articoli nel 2004 e 2217 nel 2007, nel corso di 9 mesi di indagine.

    Un dato scontato
    Vince facilmente la gara del numero di articoli, e dell’importanza loro data ovviamente il Resto del Carlino, che surclassa con le sue edizioni locali distribuite su tutto il territorio regionale ogni altro quotidiano.

    Il follow up
    Meno del 10% delle notizie è seguita da altri articoli (7,8% nel 2004 – 8,9% nel 2007) il che non significa solo che c’è poco interesse nel seguire una determinata vicenda – del resto la tendenza alla superficialità dell’informazione non si limita alle droghe – ma significa soprattutto che più del 90% degli articoli riportano un nuovo singolo evento. In parole povere il fenomeno è talmente diffuso e sono tanti i fatti legati alle droghe che più o meno ogni giorno i giornali ne trovano uno nuovo di cui occuparsi.

    Di quali sostanze si parla
    Si parla di tutto, anche di sostanze sconosciute ai più fedeli cultori della materia. Del resto più il nome è esotico più attira curiosità. Si parla comunque soprattutto di cocaina, poi di cannabis e derivati quindi di eroina.

    Un caso per tutti, Alberto Mercuriali
    Nel 2007, proprio nel periodo esaminato dalla ricerca, vicino a Forlì accade un fatto tragico. Alberto Mercuriali, un giovane agronomo, viene pescato dai carabinieri con una canna, viene accompagnato a casa dove consegna spontaneamente qualche decina di grammi di hashish in suo possesso dietro la promessa di riservatezza da parte dei Carabinieri. Alcuni giorni dopo, a seguito di una delle solite conferenze stampa in cui le forze dell’ordine danno conto di quanto sono efficienti nel perseguire i consumatori, su tutti i giornali locali esce la notizia di un giovane agronomo pescato con la droga nascosta dentro ad un libro. Gli agronomi giovani nel paese di Alberto sono pochi, è come mettere la sua foto in prima pagina. Lo stesso giorno vengono pescati anche due coniugi indaffarati in un traffico internazionale di chili di cocaina. Ma il giornale dedica l’intera pagina alla storia romanzata di Alberto e dei suoi 60 grammi di fumo, lasciando in un trafiletto la storia dei due coniugi. Alberto la notte stessa si è ucciso.

    Ma vi sono altri dati, forse altrettanto scontati ma più interessanti perché ci forniscono alcune conferme.

    Cura del tossicodipendente
    Si è detto spesso, da parte dei promotori dell’attuale legislazione, che l’obiettivo era curare i tossicodipendenti e non metterli in carcere. Ora, mentre il numero dei detenuti sta per raggiungere le 80.000 unità e quasi la metà lo è per violazione delle norme sule droghe, mentre calano gli accessi alle pene alternative e alle cure, anche per colpa della normativa sulla recidiva, anche l’informazione, post Fini-Giovanardi, ha parlato meno di recupero, delle strutture pubbliche o private che si occupano di assistenza ai tossicodipendenti.
    Non che prima se ne parlasse molto prima, ma la percentuali di articoli che citano le attività di recupero passano dal 4,7% (116) del 2004 all’1,12% del 2007. Insomma, per dirla con una battuta, dopo la Fini-Giovanardi non basta neanche la presenza di san Patrignano a dopare l’informazione emiliano romagnola e costringerla a parlare un po’ della cura dei tossici.
    Giusto per ribadire il concetto, e comprende la qualità ed il livello generale di approfondimento dell’informazione, nel 2007 solo in 3 articoli su oltre 2200 si parlava (molto superficialmente) di riduzione del danno. Evitiamo per decenza di calcolare la percentuale sul totale.

    Il dibattito sulle droghe e la debolezza del movimento antiproibizionista italiano
    Un segno preoccupante della grave difficoltà del movimento antiproibizionista italiano in questi anni è la bassissima presenza di articoli di dibattito sulla legislazione sulle sostanze: 5 su 2217 nel 2007 contro i 38 della precedente rilevazione. Qui la percentuale la calcoliamo: siamo allo 0,22% contro  un “dignitoso” 1,56% del 2004. Per intenderci se questo articolo oggi fosse ripreso da 5 giornalisti  avremmo già realizzato un piccolo record.

    Insomma forse non è un caso che fuoriluogo abbia sospeso le pubblicazioni, che antiproibizionisti.it abbia chiuso. La forza della proposta antiproibizionista è andata scemando pian piano che il proibizionismo “normalizzava” le coscienze e la morale. Non è un caso che la magistratura si senta in diritto di utilizzi sempre più spesso e sempre più strumentalmente gli articoli che prefigurano reati d’opinione (istigazione e agevolazione dell’uso) come nel caso del Rototom Sunsplash festival, di mariuana.it o più recentemente di Semitalia.

    Insomma di droga si parla tanto, spesso male, ma soprattutto quasi esclusivamente legandola a fenomeni criminali. Questo il dato sull’informazione emiliano romagnolo dopo 50 anni di proibizionismo (e di quasi 10 di Giovanardi). Nonostante siano migliaia i giovani coinvolti in processi penali, centinaia di migliaia coloro passati per le Prefetture in questi anni ancora non si riesce a imporre il dibattito su una politica sulle sostanze sensata. Non solo nelle aule parlamentari, ma soprattutto nei media che in Italia paiono meno ricettivi al cambio di rotta che all’estero.

    Insomma abbiamo il paradosso di un fenomeno diffusissimo, di cui tutti – anche la politica – hanno spesso conoscenza diretta, ma sul quale non si riesce a fare informazione se non parlandone in termini criminogeni.
    E’ in fondo questo il punto di svolta, riuscire finalmente a scardinare il legame fra droga e criminalità. Non è nulla di nuovo. Ma perché non ci siamo ancora riusciti?

    (intervento al al Festival delle Culture antifasciste a Bologna riveduto e corretto per il blog di fuoriluogo.it)

  • Il campione “sballato”

    Carlo Giovanardi si disseta

    Così recita la relazione sulle tossicodipendenze 2010 (dati 2009) presentata ieri in pompa magna da Giovanardi e commentata trionfalisticamente da Berlusconi:

    Le percentuali di persone che nella popolazione generale contattata (su un campione di 12.323 soggetti di età compresa tra 15-64 anni) hanno dichiarato di aver usato almeno una volta nella vita stupefacenti sono risultate rispettivamente di 1,29% per l’eroina (1,6% nel 2008), 4,8% per la cocaina (7% nel 2008), 22,4% per la cannabis (32% nel 2008), per gli stimolanti – amfetamine – ecstasy 2,8% (3,8% nel 2008), per gli allucinogeni 1,9% (3,5% nel 2008)

    sottolineo:

    dichiarato di aver usato almeno una volta nella vita

    Insomma, i casi sono due: o i nati nel 1944 (65enni e fuori campione) erano tutti dei fattoni, e quelli nati nel 94 al contrario dei santi, oppure ne hanno uccisi davvero tanti di consumatori…

    O, meglio, è il campione ad essere “sballato”…

  • I tossicodipenti non dovevano entrare in carcere? Beh, ora facciamoli uscire.

    I tossicodipendenti non entreranno in carcere. Questo dicevano Fini e Giovanardi al tempo dell’approvazione della loro legge sulle droge. Gli effetti, come testimonia il libro bianco di Antigone, Forum Droghe e Società della Ragione, dice l’esatto contrario.

    Così il cartello di associazioni e comunita’ terapeutiche, che da tempo hanno promosso l’appello “Le carceri scoppiano. Liberiamo i tossicodipendenti” ha inviato ieri a Giovanardi una serie di proposte di modifica alla legge 309 e alla ex Cirielli, per “contenere il drammatico sovraffollamento delle strutture penitenziarie, agendo sulle persone tossicodipendenti autrici di reati”:  10.000 detenuti tossicodipendenti potrebbero essere avviati a programmi terapeutici e misure alternative.

    Vai all’appello “Le carceri scoppiano“.

    Vai alla presentazione su fuoriluogo.it.

    Scarica il file in formato pdf.

    (dal blog di fuoriluogo.it)

  • La farsa continua (era La legge sarebbe uguale per tutti?)

    Carlo Giovanardi si disseta

    A Roma 232 parlamentari si sottopongono volontariamente al test antidroga. 1 risulta positivo, ma non si puo’ sapere chi sia (e quindi nessuna sanzione sarà possibile) perchè, secondo l’ineffabile Giovanardi:

    “Non so chi sia, non so se sia senatore o deputato, uomo o donna. Il risultato del test è segreto”. Arrivare all’identità dell’onorevole – conclude – “è impossibile. I test sono infatti identificati con un codice conosciuto solo dalla persona che si è sottoposta all’esame. Il risultato può essere ritirato solo con una scheda in possesso dell’interessato”.

    In Friuli i Carabinieri si recano alle 3 del mattino a casa di 27 giovani che stanno dormendo nelle loro case di Monfalcone, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo, Doberdò del Lago e Udine, con il mandato di invitarli a sottoporsi “volontariamente” ai test antidroga. Li prelevano e li portano al pronto soccorso dove solerti medici provvedono ai test. La chiamano prevenzione da quelle parti. I risultati? Sei persone sono state denunciate per cessione, ventuno sono state segnalate come consumatori alla prefettura, una modesta quantità di stupefacenti sequestrata.

    Legge uguale per tutti? Non ci crede più nessuno.

  • Campioni sulle piste

  • Fuoco di sbarramento…

    Chissà perchè Giovanardi e Serpelloni screditano preventivamente una ricerca di sei università italiane finanziata dal precedente governo sugli effetti delle sanzioni amministrative previste dalla leggei Fini-Giovanardi sulle droghe?

    Sul blog di fuoriluogo qualche indizio in più…

  • Giovanardi ci costa 10 miliardi l’anno

    giovanardiCerto non c’è solo lui, ma il proibizionismo in Italia costa 10 miliardi l’anno tra spese per la repressione (2 miliardi) e mancati introiti fiscali di un mercato legalizzato (8 miliardi).

    La ricerca di Marco Rossi, Università La Sapienza, da Fuoriluogo.it:

    Recenti contributi teorici sostengono la superiorità degli strumenti fiscali nel contenere il consumo di droghe rispetto all’applicazione di una normativa proibizionista. In Italia il consumo di tabacchi ed alcolici è appunto scoraggiato tramite l’imposizione di una elevata tassazione. Questo lavoro di Marco Rossi dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” stima quale sarebbe stata l’implicazione fiscale per l’erario nazionale se nel periodo 2000-05 il mercato delle droghe fosse stato regolato come quello dei tabacchi. Le stime dello studio suggeriscono un beneficio fiscale annuale di quasi 10 miliardi euro (quasi 60 in totale). In particolare, l’erario risparmierebbe circa 2 miliardi all’anno di spese per l’applicazione della normativa proibizionista (polizia, magistratura, carceri), ed incasserebbe circa 8 miliardi all’anno dalle imposte sulle vendite (5,5 dalla sola cannabis).

  • Attento Carlo, la caffeina è una droga!

    Pare che l’ineffabile Giovanardi si faccia di burn, da Wittgenstein:

    Comunque per combattere la sua crociata contro l’erba e Beppe Grillo, il ministro Giovanardi si fa di energy drinks: l’ho incontrato oggi all’autogrill che si beveva un “Burn” (dopo, sotto l’effetto, è andato a leggere il Foglio a scrocco dall’espositore dei quotidiani)

    Chissà se rispetta la dose massima giornaliera di caffeina, e chissà se ha mai riflettutto sugli effetti della sostanza che ingerisce:

    La dose letale della caffeina per un uomo adulto, è stimata essere fra 150 ed i 200mg per Kg di massa corporea somministrati per via orale in un intervallo di tempo che va in genere dalle 3,5 alle 10 ore. Vari fattori possono allungare l’emivita della caffeina e quindi questo intervallo cresce per le donne in gravidanza, per effetto delle pillole contraccettive e per i bambini.

    La caffeina provoca un aumento di acidi gastrici; un utilizzo prolungato nel tempo può quindi portare ad ulcera, esofagite e riflusso gastrointestinale. Un abuso può anche portare a nervosismo, irritabilità, ansia, insonnia e palpitazioni. È sconsigliata alle donne in gravidanza o che vogliono avere un bambino.

    Chi consuma regolarmente caffeina sviluppa una tolleranza che si traduce in un affievolimento dell’effetto della caffeina e contemporaneamente in una accresciuta sensibilità verso l’adenosina. Il risultato di ciò è una diminuzione della pressione sanguigna e ad un aumento della quantità di sangue nella testa che porta ad emicrania. Altri sintomi sono nausea, ansia, irritabilità. In casi di abuso si possono avere sintomi quali depressione, incapacità di concentrarsi, demotivazione.