• Strabismo italico

    Se ci fosse la pena di morte, se mai fosse applicabile, questo sarebbe il caso. Al padre, alla madre, al dottore e al giudice.

    Da questa frase parte il caso Sallusti, o meglio dall’articolo che contiene anche questo fra altri pesanti giudizi sull’operato di genitori e giudici nel caso di una ragazza di 15 anni che dopo un’infanzia piuttosto travagliata si è trovata di fronte alla scelta dell’aborto.

    Ce ne è sicuramente abbastanza per una querela, visto che la vicenda, così come ricostruita allora da Libero, era sostanzialmente falsa. E siccome siamo in Italia, vige l’attuale legge sulla stampa, l’articolo non era firmato, Libero non ha mai pubblicato rettifica, c’è andato di mezzo il direttore di allora.

    Ora tutti accorrono in aiuto del Direttore Sallusti, martire della “libertà di parola”. Molti di questi fino a qualche mese fa si sbracciavamo contro la “diffamazione via internet” e chiedevano l’assimilazione alle testate giornalistiche dei blog. Allora la libertà di parola ovviamente non era in pericolo.

    Oggi però men che meno. Bastava poco, due righe di rettifica in ottava pagina sotto i necrologi per evitarsi la denuncia e la condanna, che pare sinceramente sacrosanta. Ma evidentemente la linea politica del giornale e del suo direttore non permetteva di piegarsi alla verità.

    Il carcere è troppo per una diffamazione? Sono d’accordo. Come è troppo anche per quei poveracci che ci finiscono con 10 grammi di hashish in tasca. Poi figuriamoci se voglio veder Sallusti in galera, i detenuti hanno già abbastanza problemi, ci manca solo lui a pontificare nell’ora d’aria.

    Quindi depenalizziamo, subito, e non solo la diffamazione.

    Ma nel frattempo, per cortesia, smettiamola almeno di fare gli ipocriti.

    PS: si “scopre” oggi che l’autore del pezzo è l’ex giornalista Renato Farina, ora parlamentare PDL, e le mie convinzioni sulla depenalizzazione si incrinano… 😉

  • Fra offesa e critica politica

    davidefabbriDavide Fabbri è stato per molto tempo consigliere comunale dei Verdi a Cesena. Forse troppo, come scrive anche lui in questo testo in cui ci ha informato del suo rivio a giudizio per il reato di diffamazione a mezzo stampa per una vicenda legata ad un permesso di costruire in “un’area verde di tutela fluviale e paesistica, a rischio di esondazione del torrente Cesuola, in via Lanciano a Ponte Abbadesse di Cesena“.

    La cosa curiosa è che lo stsso PM aveva chiesto l’arciviazione con la motivazione che “Fabbri non ha offeso, ha fatto critica politica”. Ma ora Davide non è più consigliere comunale, i Verdi non sono più rappresentati nelle istituzioni. Che sia un caso?

    L’autore di questo blog esprime la propria solidarietà a Davide ed invita anche gli altri a farlo, magari con una piccola catena solidale. Commentate aderendo alla catena, linkate il post e copiate l’elenco adesioni qui sotto.

    Hanno aderito: leonardo fiorentini, verdi di Ferrara, Alessandro Ronchi, Baseverde.org, Verdi Forlì-Cesena, Verdi Emilia-Romagna, Marcello Saponaro, Fabio Corgiolu, Giuseppe Civati, IlKuda, Verdi di Livorno.

    Qualche giorno fa, il mio avvocato mi ha comunicato con stupore, che sono stato rinviato a giudizio per il reato di diffamazione a mezzo stampa, per una vicenda di speculazione edilizia da me affrontata nel 2006 in Consiglio Comunale a Cesena.

    Lo stupore del mio legale è dovuta al fatto che il Pubblico Ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento. (“Fabbri non ha offeso, ha fatto critica politica”).

    Dovrò affrontare il processo in Pretura a Cesena: prima udienza fissata per il 13 gennaio 2010.

    Chi mi conosce bene sa che per tanti e troppi anni (dall’aprile del 1992 a maggio 2009) sono stato assiduamente impegnato in Consiglio Comunale a Cesena, cercando di far politica nelle istituzioni in maniera seria e rigorosa, tenendo sempre gli occhi aperti.

    Nel mio lavoro quotidiano, ho spesso affrontato vicende scomode.

    Vi propongo una breve cronologia dei fatti che mi vengono contestati dalla Magistratura.

    Nel 2006 ero stato nuovamente querelato per vicende politiche legate alla mia attività di consigliere comunale.

    Querelato questa volta da un potente imprenditore dell’edilizia cesenate (Venanzio Leoni della ditta C.E.L. – Costruzioni Edili Leoni), solo per il fatto di aver criticato l’Amministrazione Comunale di Cesena (e non l’imprenditore titolare del permesso a costruire) di aver autorizzato un intervento edilizio a rischio di pesante speculazione, in una area verde di tutela fluviale e paesistica, a rischio di esondazione del torrente Cesuola, in via Lanciano a Ponte Abbadesse di Cesena.

    Interpellanze al Sindaco, comunicati stampa, volantinaggi porta-a-porta a Ponte Abbadesse, hanno probabilmente infastidito il potente costruttore proprietario delle aree: è scattata nel 2006 la querela nei miei confronti.

    La vicenda da me denunciata all’opinione pubblica simboleggia chiaramente – ora più di allora – il più grosso guaio del nostro tempo a Cesena (ma non solo): sull’urbanistica, sulla gestione del territorio, le forze politiche che si richiamano ai valori storici della sinistra (che amministrano la città), sono aggrappate a politiche praticamente indistinguibili dalle destre.

    Personalmente, sono stato querelato – nell’arco del mio lungo impegno politico istituzionale – cinque volte per aver scritto cose simili (e anche più dure) contro i poteri forti della città.

    Alla fine, per fortuna (dato che non ritengo la Magistratura un organo di garanzia), sono sempre stato assolto o prosciolto prima dell’inizio del processo, poiché ho sempre detto la verità, scomoda ma di verità si trattava.

    Ora, per la prima volta, vengo rinviato a giudizio, dovrò affrontare un processo; coincidenza vuole  che questo rinvio a giudizio avviene ora che non sono più consigliere comunale, in assenza di copertura istituzionale.

    Le iniziative di chi querela, come in questo caso, sono riconducibili in larga misura ad azioni strumentali e intimidatorie, con grave incidenza sul diritto di libera espressione del pensiero, essenziale in un regime democratico.

    Il motivo di queste querele, va ricercato nell’attività politica che ho portato avanti a nome dei Verdi in Consiglio Comunale a Cesena, che, con tono critico ma senza ricorrere a insulti o offese di alcun tipo, hanno spesso smascherato la malagestione della cosa pubblica, hanno denunciato i danni arrecati all’ambiente.

    Il mio sconforto nasce dal fatto che quel ruolo da noi ricoperto in Consiglio Comunale, dopo le elezioni comunali del giugno scorso, ora è tragicamente scomparso dalle istituzioni locali.

    Sono comunque sereno, affronterò il processo con tranquillità, il mio avvocato mi dice di non avere timore di condanna, ma se vi scrivo è perché ho bisogno della vostra vicinanza e solidarietà.

    Il mio desiderio è quello di affrontare il processo non in solitudine, ma con l’appoggio dei Verdi, di cittadini, gruppi, associazioni.

    Chi lo vorrà, potrà ricevere da me tutta la documentazione legata a questa vicenda.

    Saluti ecologisti

    Cesena, sabato 5 dicembre 2009

    Davide Fabbri