• OPG: non torniamo all’orrore degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

    In questi anni in Italia c’è stata una grande riforma di civiltà passata sotto silenzio, quasi che ce ne dovessimo vergognare. La legge 81/2014 ha infatti chiuso gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, orrore sopravvissuto alla riforma psichiatrica di Basaglia e colpevolemente giunto sino ai nostri tempi. Il passaggio alle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) non è stato certo facile e indolore, ma è avvenuto senza incidenti e serenamente, anche grazie a chi – come l’ex commissario straordinario del Governo per il superamento degli OPG Franco Corleone – in questi anni ha posto la chiusura degli OPG come un obiettivo di civiltà da raggiungere al più presto.

    Un obiettivo centrato sul concetto di responsabilità e di cura, e non più di abbandono dietro le sbarre, raggiunto finalmente da poche settimane. Ma proprio in queste settimane è ricominciata la mobilitazione della società civile, raccolta nel comitato StopOPG, allarmata dal testo di un comma del Disegno di Legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario” (art. 1 comma 16 lettera d AC 4368, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera AC 4368) che, se confermato, rischia di riaprire la terrificante stagione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg). Viene infatti di fatto ripristinata la vecchia normativa disponendo il ricovero di detenuti nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) come se fossero i vecchi OPG.

    Una tragicomica beffa: a pochi giorni dalla chiusura dei manicomi giudiziari, le Rems rischiano quindi di diventare a tutti gli effetti i nuovi Opg, travolgendone e stravolgendone la funzione. Vanificando, come scrive StopOPG “lo straordinario lavoro degli operatori che ha portato in questi mesi ad oltre 500 dimissioni. E smentendo la grande riforma che ha chiuso gli OPG, la legge 81/2014, che vede nelle misure alternative alla detenzione, costruite sulla base di un progetto terapeutico riabilitavo individuale, la risposta prevalente da offrire. Non abbiamo chiuso gli OPG per vederli riaprire sotto mentite spoglie.

    Per questo StopOPG  ha proposto una staffetta del digiuno, durante la discussione del DdL alla Camera, per ottenere lo stralcio della norma in questione a cui ho aderito. Oggi – mercoledì 19 aprile 2017 – digiunerò nella speranza che altri si possano unire alla mobilitazione e che il Parlamento ascolti le voci che si alzano a difesa di una conquista di civiltà e non torni, ancora una volta, indietro.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere comunale indipendente per Sinistra Italiana

    Ferrara, 19 aprile 2017

    L’appello
    “IO DIGIUNO perché non devono tornare gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Per la Salute Mentale: uscire dalla logica manicomiale, diritti, doveri e cittadinanza”.

    “Esprimiamo grande preoccupazione a proposito del testo di un comma del Disegno di Legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario” art. 1 comma 16 lettera d AC 4368, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera AC 4368, che, se confermato, rischia di riaprire la stagione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg).  Viene infatti ripristinata la vecchia normativa disponendo il ricovero di detenuti nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) come se fossero i vecchi OPG.

    A pochi giorni dalla chiusura dei manicomi giudiziari, così le Rems rischiano di diventare a tutti gli effetti i nuovi Opg, travolgendone e stravolgendone la funzione. Vanificando l’ straordinario lavoro degli operatori che ha portato in questi mesi ad oltre 500 dimissioni. E smentendo la grande riforma che ha chiuso gli OPG, la legge 81/2014, che vede nelle misure alternative al detenzione, costruite sulla base di un  progetto terapeutico riabilitavo individuale, la riposta prevalente da offrire. Non abbiamo chiuso gli OPG per vederli riaprire sotto mentite spoglie.

    Per questo stopOPG sta effettuando una nuova staffetta del digiuno, durante la discussione del DdL alla Camera, per ottenere lo stralcio della norma in questione e garantire davvero il diritto alla salute e alle cure dei detenuti.“ .

    Abbiamo chiesto alle/ai deputate/i di presentare emendamento (il termine per la presentazione degli emendamenti scade il 27 aprile).

    Leggi qui il testo completo dell’Appello

    la pagina web dedicata IO DIGIUNO

  • Le carceri non sono Grand Hotel

    Le carceri non sono Grand Hotel. Non lo sono mai state: non lo erano ai tempi di Cesare Beccaria, non lo erano ai tempi di Castelli Ministro di Giustizia (sigh!), non lo sono ancor di più oggi, quando il sovraffollamento sta facendo scoppiare le carceri italiane. Non basta un televisore in una cella progettata per due persone che ne ospita 4, 5 o forse 6 ad aumentare le “stelle” della struttura. Soprattutto se sempre più spesso in carcere nel nostro paese ci finiscono gli ultimi, i poveracci, come se la detenzione fosse utilizzata come una sorta di discarica sociale.

    Leggi criminogene, come la Fini-Giovanardi sulle droghe che incarcera anche i semplici consumatori o la Bossi-Fini sull’immigrazione generano decine di migliaia di ingressi ogni anno, senza che vi siano reali offese alla sicurezza dei cittadini. Il carcere in un sistema penale equilibrato dovrebbe essere riservato ai criminali realmente pericolosi per la società: gli altri dovrebbero poter scontare la propria pena con percorsi alternativi alla carcerazione, che peraltro come testimoniano i numeri, sono molto più efficaci nell’abbassare la percentuali di recidività e garantire il pieno recupero nella società. Ma altre leggi nate sotto l'”emergenza securitaria” dell’ultimo decennio, come per quel che riguarda proprio la recidiva, impediscono di attuare con efficacia il principio della risocializzazione del condannato che la nostra Costituzione pone come cardine della pena.

    La soluzione non è certo costruire nuove carceri, o ingrandire gli attuali costruendo nei pochi spazi liberi all’interno del recinto, come si sta facendo per quello di Ferrara. Come scrive il Garante dei Diritti dei Detenuti di Ferrara “l’ampliamento del carcere di Ferrara, così come è stato pensato riduce, non amplia gli spazi utilizzabili”, facendo gravare il raddoppio della capienza “regolamentare” sulla perdita di molti spazi comuni in cui sono concentrate le attività sociali e lavorative dei detenuti (a partire dagli spazi aperti, ad esempio gli orti).

    La strada maestra è nel breve un decreto legge contro il sovraffollamento delle carceri, che cancelli subito le norme della legge sulle droghe che incarcerano per fatti di lieve entità e impediscono l’uscita dei tossicodipendenti. Le altre richieste al Parlamento e all’Amministrazione Penitenziaria sono le seguenti: approvazione della legge sull’introduzione del reato di tortura, approvazione della legge sull’affettività in carcere, approvazione dell’istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, applicazione integrale del Regolamento del 2000 per assicurare condizioni di vita dignitose.

    Per questo oggi digiuno, aderendo alla mobilitazione nazionale promossa da Franco Corleone che ieri ha lanciato con una lettera aperta un appello al Governo sottoscritto fra gli altri da Don Andrea Gallo, Don Armando Zappolini, Patrizio Gonnella, Giorgio Bignami, Stefano Anastasia, Luigi Manconi, Mauro Palma, Luca Zevi, molti Garanti dei detenuti e numerosi operatori del settore.

    Leonardo Fiorentini
    co-portavoce di Ecologisti e Reti Civiche – Verdi europei di Ferrara