Il Governo dei lacci e lacciuoli (e delle tasse)
Ieri l’allarme sul Decreto Romani, che a parte i dispetti a sky, prevede che la disciplina dei siti Internet che trasmettono immagini non occasionalmente venga assimilata a quella delle emittenti televisive.
Oggi scopriamo che aumenta l’equo compenso sui dispositivi di archiviazione elettronica da versare alle Siae per farsi una copia privata di materiale coperto da diritti. Che di per sè è già aberrante, ma che diventa assolutamente pazzesco se pensiamo che molti dei terabyte tassati sono pieni di documentazione personale di cui noi deteniamo i diritti, oppure di dati di lavoro, ovvero di inutili mail di spam.
Ma evidentemente alla SIAE hanno problemini a pagare un assegno decente per i diritti d’autore ad Apicella (e gli stipendi ai dirigenti).
E questi si spacciano ancora per il Popolo delle Libertà. Ah sì, forse di tassare e vessare i poveri cristi.
La tripla gabella (anzi quadrupla e quintupla)
Oggi Repubblica riporta del tentativo di riscossione nei confronti di Bar, Ristoranti, Hotel che diffondono musica registrata da parte del consorzio dei fonografici Scf, che riunisce le case discografiche e tutela oltre 300 imprese, dei “diritti relativi alla registrazione discografica (cioè all’incisione su supporto dell’opera musicale). Tali diritti sono da corrispondere al produttore della registrazione e all’artista che ha prestato la propria interpretazione all’incisione”, come si legge sul sito della Scf. Che sono quindi cosa diversi dai Diritti SIAE, che tutelano invece la composizione, come da legge 633 del 22 aprile 1941.
Insomma la Radio paga la SIAE, i bar pagano la SIAE e come se non bastasse ora gli tocca pure la tripla gabella della Scf. Che diventa quadrupla se ci si permette di immaginare che anche le Radio debbano pagare di diritti alla registrazione discografica, come peraltro confermato da Confesercenti. Quintuplo se anche la Siae da gennaio riscuoterà il diritto connesso per conto dell’Afi, l’Associazione fonografici italiani.
Due domande, retoriche: quando chiederanno di pagare i diritti sull’immagine dell’autore evocata dall’ascolto della registrazione ddiscografica di una composizione musicale? E soprattutto, quanti di questi diritti vanno effettivamente all’autore (di composizione o esecuzione) e quanti a mantenere in vita quel baraccone che sono SIAE e Case Discografiche?
PS: per approfondire lo stato del mercato della musica italiana segnalo questo rapporto IULM (via rockol)
delle distrazioni…
Chissà se alla Nuova Ferrara si sono accorti che facendo arrabbiare Gaspar Torriero stanno scalando la classifica delle discussioni “hot” di blogbabel…
Anche su: Manteblog, Chez Asa, Quinta’s, Inchiostro Simpatico…