I misteri dell’inquinamento nel Quadrante Est
Sul sito dei Verdi di Ferrara trovate il testo completo dell’interpellanza di Barbara Diolaiti in Consiglio comunale, mentre qui sotto l’articolo di Estense.com:
Diolaiti (Verdi) chiede al Comune di spiegare i troppi punti ‘oscuri’
I misteri dell’inquinamento nel Quadrante Est
di Marco Zavagli“Ci sono due misteri che ruotano attorno all’inquinamento nel Quadrante Est”. Proprio nel giorno in cui la commissione comunale ha dato il via libera per il “dirottamento” verso la bonifica dell’area degli 8 milioni previsti per il palasport, un altro grattacapo arriva dritto al cuore del municipio.
A sollevarlo è Barbara Diolaiti, che ieri mattina ha depositato una interpellanza che verrà discussa nel corso del prossimo consiglio. Una interpellanza che ripercorre i passaggi storici del capitolo Quadrante Est. Quelli noti e quelli meno noti. “Quell’area – spiega – nasconde due grandi misteri: chi ha inquinato e come bonificarla. Purtroppo questi enigmi sono collegati tra loro, perché chi è responsabile del primo deve provvedere al secondo”.
In questa area sorgevano due discariche, riempite di rifiuti negli anni ’60 e ’70. La loro esistenza è diventata di pubblico dominio nel 2002 e 2003. Quanto bastava per spingere la stessa capogruppo dei Verdi in Comune a chiedere, nel settembre 2005, all’allora assessore Alessandro Bratti se fossero state assunte iniziative per individuare i responsabili di quell’inquinamento. In base al decreto Ronchi, in vigore dal ’99, il proprietario dell’are inquinata deve assumersi infatti gli oneri della relativa bonifica. Nella sua risposta Bratti scrisse che “eventuali responsabilità saranno definibili con l’esame dei documenti dell’epoca e attraverso testimonianze dei residenti”.
Tra cose fatte e cose non fatte si arriva ad oggi, con il Comune che ha predisposto delle indagini per approfondire lo stato di rischio sanitario dell’area e predisporre gli interventi di bonifica delle falde inquinate.
“Eppure l’esistenza di almeno una delle discariche era nota da tempo – afferma Diolaiti -. Esattamente dal gennaio 1986”. A quella data risale infatti la Relazione geognostica e geotecnica preliminare per il recupero dell’ex fornace Sef attraverso un Piano particolareggiato di iniziativa pubblica. In quel documento si legge che risulta un “riempimento successivo con rifiuti solidi urbani immessi in falda”.
La relazione venne aggiornata nel marzo ’95, con una nota integrativa in base alla quale “le caratteristiche di compressibilità e le possibili esalazioni di gas ne sconsigliano l’uso per qualsiasi intervento edificatorio”. Tra i progettisti di quella commissione mista pubblico/privata figuravano Claudio Fedozzi, attuale dirigente del settore Attività produttive del Comune, Roberto Mascellani (che figura nel ’95 come presidente del cda di Cogef, che acquistò l’area nel 1995), Delia Pozzati, Maurizio Pavani e Ferdinando Visser. L’assessore competente era Romeo Savini.
“Ciononostante il Prg del ’95 ha previsto una consistente espansione urbanistica a est e classificato la zona di via Caretti come edificabile”, rileva la presidente dei Verdi che si chiede a questo punto “se all’epoca i consiglieri siano stati informati di questo”.
E, dal momento che prima di costruire occorre bonificare, Diolaiti si chiede chi fosse proprietario dei terreni dove sorgevano le due discariche nel ’99, quando cioè la proprietà rientrava sotto l’effetto del decreto Ronchi: il proprietario avrebbe dovuto quindi provvedervi. “Una delle due aree – afferma Diolaiti – era di proprietà della Cogef già nel ’95. Dell’altra, dove c’erano Edilprogram e ParCo, non si sa nulla”.
Qui le “sorti” delle due discariche si dividono.
DISCARICA DI VIA DELLA SIEPEIn relazione alla discarica di via della Siepe,il 21 settembre 2001 la bonifica prevista dal Piano di caratterizzazione proposta dalla Cogef viene approvata dalla giunta. “Ma quella bonifica – specifica Diolaiti – sarebbe relativa solo agli idrocarburi, non a tutto il resto”. Ma la società sostiene che le spese della bonifica siano da imputare ad Amiu prima e ad Agea poi che, in quanto precedenti soggetti utilizzatori della discarica. Si arriva così al 21 giugno 2002, quando il Comune – prosegue la consigliera – chiarisce due aspetti importanti: l’area interessata non è mai stata di proprietà dell’amministrazione o ad essa concessa in uso (questo vale anche per Agea-Amiu, ndr) e, al contrario, risulta che l’area venne acquistata dalla Cogef sin dal ’95”. L’atto d’acquisto richiama infatti il piano particolareggiato dello stesso anno: “Cogef non poteva non sapere – continua Diolaiti – dell’inquinamento dell’ex cava e dei rifiuti”. “D’altronde – aggiunge – il presidente del cda della società – Roberto Mascellani, ndr – all’atto dell’acquisto, compare tra i progettisti del piano stesso”. Dettagli da cui la rappresentante dei Verdi trae un’unica conclusione: “il Comune stesso dice che la bonifica spetta a Cogef”.
In sintesi: nel 1986 si sa che l’area dell’ex Fornace Sef è inquinata. Nel ’95 la commissione che predispone il piano particolareggiato ne sconsiglia l’uso a scopi edilizi. Nello stesso anno la Cogef acquista il terreno e sempre nel ’95 il Prg prevede l’espansione urbanistica e est.
DISCARICA DI VIA CARETTIQuanto alla discarica di via Caretti bisogna risalire invece al 2001/2002, quando il Comune convenziona con le società Edilprogram e ParCo il primo stralcio del Piano particolareggiato “Edilprogram” e rilascia le concessioni per le opere di urbanizzazione e 5 concessioni edilizie per edifici residenziali. Nell’aprile 2003 le due società si accorgono che nella zona esisteva una discarica e chiedono al Comune di attivarsi sempre in base al decreto Ronchi per la relativa bonifica. Nel maggio presentano un piano di caratterizzazione dell’area.
Si arriva quindi al 17 settembre 2005, quando su proposta delle due società, il consiglio comunale approva la delibera che consente di trasferire la “capacità edificatoria” da via Caretti a via Canapa. In quella delibera è prevista inoltre la cessione gratuita al Comune dell’area inquinata di via Caretti. “In quell’occasione – ricorda Diolaiti – l’assessore Atti disse che lo scambio andava fatto perché quella discarica è stata sicuramente gestita per un periodo dall’azienda municipalizzata dei rifiuti”.
In sintesi: Si firma una convenzione tra Comune da una parte e Edilprogram e ParCo dall’altra per concessioni edilizie in via Caretti. Prima di edificare però si scopre che in quella zona c’era una discarica ed è necessario bonificare. Il consiglio vota una delibera che prevede il trasferimento delle concessioni edilizie in via Canapa per le due società. In cambio, il Comune ottiene gratuitamente la proprietà dell’area inquinata (che prima di essere utilizzata per eventuali insediamenti va bonificata).
A questo punto a Barbara Diolaiti (e non solo a lei) sorge spontanea una domanda: “che fine hanno fatto i due piani di caratterizzazione indispensabili prima di procedere alla bonifica?”. “Vorrei sapere anche – aggiunge – perché non è stato fatto tutto il possibile per individuare i diretti responsabili dell’inquinamento e se sono state rese pubbliche dall’amministrazione comunale tutte le informazioni in proprio possesso e quando prevede di presentare un nuovo piano di caratterizzazione dell’area, senza il quale non è possibile passare alla bonifica”.
“Sappiamo – prosegue – che sono in corso delle inchieste della procura, ma crediamo che ci sia un livello istituzionale in base al quale l’amministrazione deve dare delle risposte”.
Risposte che, si spera, potranno arrivare durante il prossimo consiglio comunale.
Pannelli in discarica
Mica una brutta idea, da nojerksite.
Pannelli solari sulla discarica a Peccioli – Pisa
Utilizzare l’area di una discarica di rifiuti per installare pannelli solari e produrre energia rinnovabile. Mentre in Campania continuano le proteste contro gli stoccaggi di spazzatura, in Toscana, esattamente a Peccioli (Pisa), una delle più grandi discariche regionali allarga il proprio raggio d’azione. La società di gestione, la Belvedere spa, ha deciso di far sorgere nell’area un impianto fotovoltaico: pannelli capaci di generare energia da destinare al territorio.
L’iniziativa, denominata “Un ettaro di cielo”, viene realizzata con un meccanismo originale: la Belvedere Spa invita i cittadini toscani (e non) a investire nel progetto con l’acquisizione di una o più quote del valore di circa 6mila euro, equivalente ad 1 KWp. L’investimento, garantisce la società, viene ripagato in 10 anni e in 20 raddoppia il valore: l’energia, infatti, viene ceduta alla rete nazionale e gli incassi vanno a remunerare le quote dei cittadini.
Il progetto del campo fotovoltaico prevede uno stanziamento complessivo di 5 milioni di euro: il piano ha avuto tutte le autorizzazioni e dovrebbe entrare nel vivo entro sei mesi. Una partnership è stata siglata con una società tedesca per la fornitura degli impianti, l’energia prodotta inizialmente dovrebbe soddisfare il fabbisogno di 500 famiglie. Ma i piani sono molto più ambiziosi. «La novità del progetto — spiega Renzo Macelloni, presidente della società di gestione — è quello di avvicinare alle fonti rinnovabili anche coloro che fisicamente non possono installare impianti. Comprando una quota del valore di circa 6mila euro si hanno tutti i vantaggi dell’energia verde senza costruirsi impianti in proprio».
Da tempo la discarica di Peccioli produce anche energia da biogas. Nel 2006 è stato soddisfatto il fabbisogno di oltre 3mila famiglie. I proventi della gestione della discarica, nata nel 1997 e oggi forte di un azionariato popolare con 800 soci, garantiscono ai cittadini del piccolo centro pisano tributi agevolati, dalla Tarsu all’Ici, con un risparmio annuo, fa sapere la società Belvedere, di 450 euro rispetto ai residenti di altri comuni della zona. La discarica tratta dalle 800 alle 1000 tonnellate di rifiuti al giorno, provenienti prevalentemente da Firenze, Prato e Pisa.
Pale sì, pale no
PONTEDERA. Con le pale arrivano le prime polemiche. Per il momento sono ristrette all’ambito politico, ma c’è chi è pronto a scommettere che ci sono tanti cittadini pronti a manifestare il loro dissenso, seppur in evidente ritardo. Metro dopo metro, cilindro su cilindro, con la loro imponenza hanno già guadagnato i “gradi” di simbolo di Pontedera: sono le quattro torri del parco eolico, che sorge nei pressi del canale Scolmatore, in un’area industriale, a ridosso della Piaggio da una parte e della discarica Geofor dall’altra.
Sarà, però premesso che non conoscendo bene Pontedera ed i suoi problemi non posso dare giudizi troppo sensati, mi pare che tra una discarica e la piaggio in un’area industriale ci possano stare anche 4 pale.
Dal Tirreno via Wittgenstein.