
Scuole davvero più sicure? Droghe, la prevenzione all’incontrario della Giunta Fabbri
Diciamo le cose come stanno. L’operazione “Scuole sicure”, lanciata in pompa magna dallo stakanovista del dovere istituzionale, l’ex Ministro della Paura Salvini, è stato un ridicolo fallimento. Pochi chili di sostanza sequestrata, molti giovani segnalati alla prefettura per garantirne il disagio sociale, e 4 milioni di euro buttati al vento. Del resto il Ministro trasvolatore è sempre quello che, mentre aumentavano del 20% in due anni i morti per overdose, ha dichiarato guerra alla cannabis light, ovvero il vecchio e ben conosciuto a Ferrara canapone. Pur non avendo effetti psicoattivi, avere la cannabis nelle vetrine dei negozi dava così fastidio che è stata oggetto di una campagna persecutoria che forse oggi grazie alla prossima finanziaria finalmente finirà. Oggi, a tempo scaduto, l’amministrazione ferrarese decide di lanciarsi nella crociata, guardacaso con una canna sulla locandina.
La parificazione delle sostanze, ovvero la DROGA al singolare rivendicata dal Vice Sindaco e dall’Assessora Kusiak, pare essere la base ideologica (vecchia) che guiderà i prossimi interventi di “prevenzione” dell’amministrazione comunale di Ferrara. Una “prevenzione” all’incontrario che porta da un lato alla banalizzazione delle sostanze più pericolose, in quanto equiparate alla cannabis i cui effetti sono i primi conosciuti dai ragazzi visto il consumo ormai normalizzato nella società; dall’altro questa assimilazione ha portato all’aumento spropositato delle azioni delle forze dell’ordine nei confronti della cannabis a scapito di quelle contro cocaina ed eroina (i dati della diminuzione delle operazioni contro queste ultime sono piuttosto sconcertanti a seguito della Fini-Giovanardi).
Anche l’ultima relazione del governo uscite l’altro giorno – ma che doveva essere consegnata lo scorso 30 giugno dall’altro stakanovista Ministro leghista Fontana che però in un anno è stato troppo impegnato a lottare contro la “modica quantità” (che non esiste più da 30 anni) per poter assolvere i propri doveri istituzionali – conferma che anche fra i giovani i consumi di cannabis sono sostanzialmente stabili, mentre a salire sono quelli di sostanze molto più pericolose, come l’eroina. Eppure viene rivendicata la scelta dello “spinello fumante” in locandina, quasi a confermare la teoria della cannabis droga di passaggio. Teoria smentita prima dalla logica, il 99% degli eroinomani hanno cominciato con il latte materno (per poi passare a caffè e sigarette), e poi dalle ricerche che confermano come non vi sia alcun legame fra consumo di cannabis e eroina se non il mercato illegale a cui le persone si rivolgono. Anzi, le ricerche ci dicono che l’uso di cannabis, in particolare un uso molto frequente, ha un effetto deterrente all’uso di altre sostanze. Del resto il 95% delle persone che hanno consumato cannabis non hanno mai consumato eroina nella vita.
Eppure siamo ancora lì. Si buttano a mare anni di lavoro ben fatto a Ferrara da Promeco e ci si affida all’ideologizzazione della lotta alla DROGA. Invece di spiegare che le sostanze sono diverse, hanno diversi effetti e differenti pericoli, a Ferrara siamo ritornati, contro ogni evidenza scientifica e dato pratico, alla DROGA al singolare. Già l’operazione panchine ha reso nudo un (vice)Re incapace di andare oltre l’operazione di facciata. Non conta neanche che la lotta allo spaccino fatta con la rimozione dell’arredo urbano sia cosa ridicola in sè, addirittura oggi pare si pensi di rimuovere addirittura i portabiciclette. I fenomeni sociali non si arrestano nè impoverendo la città del suo patrimonio urbano, nè con la repressione dello spaccio, nè con quella del consumo e nemmeno con qualche telecamera davanti alle scuole. O, peggio, delegando educazione e prevenzione ai cani che annusano gli zaini dei ragazzi che vanno a Scuola. Sono 30 anni che la dura repressione sulle droghe vige in italia, 50 nel mondo, eppure le sostanze illecite non sono mai state così diffuse come oggi. Che si portino la sedia da casa, che appoggino la bici ad un muro, gli spacciatori al limite si sposteranno altrove. Come hanno già fatto, generando allarme sociale in altri contesti. E non serve nemmeno “arrestarli tutti” e tenerli in prigione come vorrebbe la Ministra Lamorgese. E’ già così: oggi le prigioni sono piene di spacciatori: rappresentano infatti il 35% della popolazione detenuta. Il tasso di successo dei processi per droga è superiore al 50%, contro il 10% dei processi per resti contro la persona o la proprietà. E comunque sia le organizzazioni criminali continueranno ad avere mano d’opera a basso costo e a bassa speranza grazie a leggi criminogene come Bossi-Fini e Decreti Minniti-Salvini.
Oggi, non si avesse il paraocchi, si comprenderebbe anche in Italia che è tempo di cominciare a pensare come regolare legalmente questi fenomeni sociali, a partire dal regolare mercati e consumi, oggi più liberi che mai. E che bisogna cominciare a farlo a partire dalla sostanza più diffusa e meno pericolosa come succede in Uruguay, Canada e 11 stati USA. Parliamo proprio della cannabis, quella della locandina della “prevenzione” all’incontrario di Lodi e Kusiak.
La grande contraddizione di Giovanardi&co
Antonio Crispino, sull’edizione romana del Corriere della Sera, dimostra ciò che tutti noi sappiamo ma che spesso non vogliamo ammettere: la droga è già libera, la si trova ovunque e chiunque la puo’ comprare.
E’ questa forse la più grande contraddizione dietro cui si nascondono i vari Giovanardi e Serpelloni, fieri alfieri del proibizionismo. Accusano gli antiproibizionisti (anzi, meglio quei pochi giapponesi sull’isola, secondo il nostro sottosegretario preferito) di voler “liberalizzare” la droga, e quindi la morte. Ma non è così: gli antiproibizionisti vogliono invece regolamentare un mercato, quello delle sostanze, che è già libero e accessibile, pericoloso e in mano alla criminalità. Legalizzare, significa infatti togliere il mercato dalle grinfie delle narcomafie e costruire per ogni sostanza un impianto regolamentare che sia parametrato alla sua pericolosità. Come dimostrato nel volume Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe, di cui Forum Droghe ha curato l’edizione italiana, legalizzare significa- oltre che limitare i danni “collaterali” della war on drugs – anche poter esercitare un controllo sulle sostanze, un controllo sui produttori e sui consumatori. Un controllo che oggi, nonostante Giovanardi&co, è impossibile.
Perchè uno dei fallimenti più grandi del proibizionismo è l’ipocrisia in cui ci costringe a vivere.
Vai all’articolo e al video sul Corriere della Sera
Vai alla scheda del volume: Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe
(articolo per la nota a margine di fuoriluogo.it)

La quasi inutile guerra alle droghe
La quasi inutile guerra alle droghe
La Nuova Ferrara del 07/07/2011 ed. Nazionale p. 13
Il libro “Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe”, edito da Eds, presentato ieri da Melbook Store, realizzato dalla fondazione britannica Transform, segue alla denuncia da parte di studiosi inglesi del fallimento della War on drugs. Elencandone i danni sanitari, sociali, culturali ed ambientali, li segnala all’Onu affinchè cambi subito e radicalmente la politica sulle droghe. Lo hanno ribadito concordemente sia Giuseppe Bortone responsabile tossicodipendenze Cgil, sia Franco Corleone, segretario Forum droghe, con Leonardo Fiorentini responsabile Società della Ragione. «Non è possibile considerare il problema generalizzando – ha esordito il sindacalista – equiparando cioè ogni sostanza e ogni tipo di consumatore, arrivando fino al licenziamento. Lo studio inglese cerca una normativa differenziata ma il nostro Stato da un lato è latitante e dall’altro è invasivo». Corleone ha poi criticato soprattutto i vertici italiani rappresentati da Giovanardi e Serpelloni da cinque anni impegnati a contrastare il fenomeno, senza ottenere risultati. «Il dibattito sulla politica delle droghe – ha dichiarato Corleone – sembra assente. Si parla invece della giustizia e del carcere, questioni che nel nostro funzionamento sono condizionati da procedimenti di repressione verso i consumatori e i piccoli spacciatori, che rappresentano oltre la netà della popolazione dei detenuti, invece di puntare ai grandi trafficanti. Noi invece riteniamo con gli studiosi inglesi diverse regolamentazioni come la vendita di cannabis in di altre sostanze in farmacia con ricette mediche. (m.g.)
Scarica l’articolo in formato pdf: nuovaferrara_7711.pdf.
Vorrei dire…
Io l’ho sempre detto che è brava e pure intelligente…
Carmen Consoli questa volta ha deciso di far parlare la sua anima non attraverso la musica, bensì in un’intervista esclusiva rilasciata per la rivista “A” . Ha deciso così, di mettere nero su bianco i suoi pensieri, i suoi punti di vista su tematiche come l’omosessualità, la droga e altro, ma in particolar modo si è soffermata a parlare della sua vita privata, quella più intima.
Innanzitutto ha rivelato di essere single e che di certo le farebbe piacere incontrare una persona con cui condividere gioia e dolori. Ma non per questo intende accelerare i tempi:
“Non ho la frenesia dell’accoppiamento, per cui preferisco aspettare. Mal che vada, c’è sempre il fai da te”, afferma la cantante.
Invece, per quanto concerne l’omosessualità per lei non c’è nulla di scandaloso. Del resto è cresciuta in una famiglia molto aperta, in cui c’era una coppia di uomini, e nessuno ha mai fatto commenti. Di conseguenza per lei che un uomo ami un uomo o una donna, e viceversa, è uguale. Anzi, se un giorno dovesse diventare mamma preferirebbe addirittura avere un figlio gay.
Carmen Consoli si dimostra così essere un’artista molto aperta e priva di tabù anche nei confronti della droga, che secondo lei sarebbe da legalizzare.
“Non sono una grande amante delle canne e delle droghe in genere, però sono favorevole. Ognuno fa ciò che vuole. Sono dell’idea di legalizzarle, liberalizzarle, metterle a disposizione di tutti, perché interromperebbe un traffico illecito che è alla base di tanti altri mali”.
Insomma di tutto e di più. Chi l’avrebbe mai detto? Carmen Consoli non smetterà mai di stupire, ma soprattutto di regalare emozioni con la sua voce a tutti i suoi fan. Non a caso il prossimo 20 aprile sarà in concerto a Villa Borghese, per la Giornata Mondiale della Terra, con Patti Smith.
Il panettone non è come la salamina da sugo!
Ha avuto immediato effetto l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Società Italiana di Neurologia, che con il suo Presidente, prof. Antonio Federico, aveva avvertito l’opinione pubblica sui pericolosissimi effetti del cibo sul cervello:
“a seguito dell’ingestione di cibo aumenta il rilascio di dopamina a livello cerebrale, simile all’aumento dovuto all’uso di cocaina; negli obesi, così come nei tossicodipendenti, è stata dimostrata una ridotta sensibilità alla dopamina e al suo effetto appagante; alcuni cibi, quali lo zucchero, determinano anche un rilascio di oppioidi oltre che di dopamina, che ne potenzia l’effetto di gratificazione”.
Un allarme che il Dipartimento Antidroga e il Governo non potevano ignorare, anche perchè suffragato da studi approfonditi, come aveva sottilineato lo stesso Federico:
“Numerosi studi dimostrano che il cibo è un potenziale oggetto di dipendenza psicofisica, in particolare i cibi salati o i cibi a elevato contenuto di zuccheri semplici, di grassi, o ancora, di combinazioni tra questi. E sono state dimostrate forme di dipendenza da zucchero molto simili, nell’espressione, ai casi di dipendenza da sostanze stupefacenti”,
Così il consiglio dei Ministri si è riunito d’urgenza nel tardo pomeriggio di ieri, su richiesta del sottosegretario alla proibizione Carlo Giovanardi, ed ha immediatamente approvato all’unanimità un decreto legge che aggiorna le attuali tabelle delle sostanze stupefacenti proibite con tutti i cibi ritenuti potenzialmente pericolosi: entrano quindi a farne parte zampone, cotechino e salsiccia, ma anche dolci come il panettone, il pandoro o la zuppa inglese. Banditi anche i precursori come cioccolato, zucchero a velo e macinato di suino. Per Giovanardi è un successo della capacità di iniziativa del Governo del fare, che con la sobrietà che gli è propria ha così anche impedito lo spreco di cibo annunciato per le prossime festività natalizie.
Soddisfatto dell’intervento governativo anche Giovanni Serpelloni, il direttore del Dipartimento antidroga, che ha diffuso in conferenza stampa le foto del cervello di un pensionato di Bologna dopo l’ultimo pasto a base di tortellini in brodo, cotechino e crema fritta:
Grazie alle moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo – ha spiegato Serpelloni – e’ stato infatti possibile descrivere come l’uso di cibo sia associato anche ad un’anomala organizzazione funzionale del cervello. Un gruppo di pensionati bolognesi e’ stato quindi sottoposto a risonanza magnetica funzionale (fMRI) nel corso della quale sono stati indotti desiderio o rifiuto di tortellini, mortadella e cotechino, attraverso determinate immagini. E’ stato cosi’ possibile mostrare come la tossicodipendenza abbia una spiegazione neuro-anatomica di alterato funzionamento cerebrale, indotto da una modifica nella connettivita’ funzionale che mantiene la dipendenza dal cibo/sostanza.
Da oggi sono quindi vietati pranzi e cenoni a base di pasta ripiena, insaccati, dolci elaborati. Ed è già in corso nella notte un blitz dei Nas in tutta italia: al momento sono state effettuate 3000 perquisizioni in ristoranti, negozi di pasta fresca e salumerie, sono state tratte in arresto 1500 persone mentre sono circa 10.000 i mandati di cattura emessi. Non si hanno numeri precisi, ma si stimano in migliaia le sfogline e i salumieri latitanti. Intanto per le strade si sono anche avviati i test sui conducenti: a rischio ritiro patente chi ha più di 250 di colesterolo.
Non si sono fatte attendere le reazioni politiche: per il leader del PD Bersani “è un attacco politico all’Emilia Rossa, e dopo esserci rimboccati le maniche ci metteremo a dieta e stringeremo la cinghia”. Il parlamentare PDL ed ex ministro Maurizio Gasparri ha invece chiesto il “carcere preventivo per i diabetici”. Di diverso avviso pare essere invece il Sindaco di Milano, che durante un ballo prenatalizio in una bocciofila di periferia ha dichiarato: “il panettone non è come la salamina da sugo!” Letizia Moratti ha così voluto prendere le distanze dall’iniziativa governativa nel tentativo di difendere le specialità natalizie meneghine dalla “frettolosa assimilazione in un unica tabella con sostanze psicotrope ben più pericolose come gli insaccati provenienti dalla bassa padana”.
Riportiamo infine l’appello dell’Associazione per il Brodo Terapeutico (ABD), che ribadendo l’utilità del brodo nelle diete dei pazienti, in particolare in questo periodo influenzale, ha chiesto che almeno il brodo di pollo sia inserito fra le sostanze prescrivibili con ricetta, visto che quello di cappone è troppo buono per non cadere nelle mire di Giovanardi&co. (fonte: fuoriluogo.it)
Nella speranza di avervi regalato un sorriso
Buone Feste dalla redazione di Fuoriluogo.it!
(post prenatalizio per il blog di fuoriluogo.it)
Danni collaterali
Forum Droghe Fondazione Michelucci Regione Toscana
LOTTA ALLA DROGA
I DANNI COLLATERALI
L’impatto sul carcere e sulla giustizia della legge contro gli stupefacenti in Toscana
volume a cura di: Franco Corleone, Alessandro Margara
Testi di: Grazia Zuffa, Alessio Scandurra, Massimo Urzi, Patrizia Meringolo
martedì 13 luglio 2010 – ore 17:00
presso la libreria LIBRILIBERI
via San Gallo 25/27r, Firenze
Salvatore Allocca – Assessore al Welfare
Patrizio Nocentini – Regione Toscana
Michele Passione – Avvocato
Giuseppe Soresina – Procuratore Aggiunto, Firenze
discuteranno con gli autori
Al termine del dibattito festeggeremo il 14 luglio con un aperitivo e con la musica di Ricky Gianco e il suo disco “La battaglia di canne”
Il libro presenta una ricerca, sostenuta dalla Regione Toscana – Assessorato per il Diritto alla Salute, che Forum Droghe ha svolto con la collaborazione della Fondazione Michelucci. Si propone come una valutazione dell’impatto della recente normativa penale antidroga sull’insieme delle attività delle forze dell’ordine, degli apparati giudiziari e sul carcere.
È un compito non semplice, perché nella politica della lotta alle droghe la valutazione ha finora trovato poco spazio, specie per ciò che riguarda l’aspetto penale.
L’informazione drogata
Una premessa. Di droga di parla male. Malissimo. Anche perché si usa la parola droga – nella sua accezione più becero-moralista – per coprire qualunque cosa.
Chi scrive vive in una città, Ferrara, nella quale qualche anno fa un ragazzo è morto durante un fermo di polizia. E’ importante ricordare come solo grazie alla forza di volontà dei genitori Federico Aldrovandi non è stato vittima due volte, prima dei poliziotti che ne hanno causato la morte poi dell’informazione che, presa per buona la velina della questura, aveva già archiviato il caso come quello del solito drogato a cui è venuto uno scioppone.
Droga, basta citarla – possibilmente senza sottilizzare troppo su quale droga sia – per giustificare qualunque cosa. Un altro esempio? Era un drogato anoressico, l’ha ucciso la droga, più o meno così si si sarebbe risolto il caso Cucchi secondo un illustre esponente del Governo.
E’ forse questo l’effetto più perverso della politica proibizionista, esemplificato dalla legislazione voluta da quello stesso illustre esponente governativo, Carlo Giovanardi. Un metodo studiato a tavolino che semplifica, assimila le sostanze e fornisce all’opinione pubblica un pregiudizio etico, moralista e benpensante a sufficienza per essere prontamente condiviso da chi informa e da chi si fa informare.
Ho provato a fare un’analisi un po’ più accurata, prendendo spunto sui dati che ci fornisce una ricerca promossa dalla Regione Emilia Romagna sulla droga nell’informazione locale curata dal prof. Piero Ignazi per Forum Droghe nel 2004 e poi nel 2007. Prima e dopo la nuova legge sulle droghe approvata dal Governo Berlusconi nel 2006.
Nella ricerca sono state prese a campione 18 testate locali, scelte secondo la diffusione nel territorio regionale. In tutto sono stati esaminati 2422 articoli nel 2004 e 2217 nel 2007, nel corso di 9 mesi di indagine.
Un dato scontato
Vince facilmente la gara del numero di articoli, e dell’importanza loro data ovviamente il Resto del Carlino, che surclassa con le sue edizioni locali distribuite su tutto il territorio regionale ogni altro quotidiano.
Il follow up
Meno del 10% delle notizie è seguita da altri articoli (7,8% nel 2004 – 8,9% nel 2007) il che non significa solo che c’è poco interesse nel seguire una determinata vicenda – del resto la tendenza alla superficialità dell’informazione non si limita alle droghe – ma significa soprattutto che più del 90% degli articoli riportano un nuovo singolo evento. In parole povere il fenomeno è talmente diffuso e sono tanti i fatti legati alle droghe che più o meno ogni giorno i giornali ne trovano uno nuovo di cui occuparsi.
Di quali sostanze si parla
Si parla di tutto, anche di sostanze sconosciute ai più fedeli cultori della materia. Del resto più il nome è esotico più attira curiosità. Si parla comunque soprattutto di cocaina, poi di cannabis e derivati quindi di eroina.
Un caso per tutti, Alberto Mercuriali
Nel 2007, proprio nel periodo esaminato dalla ricerca, vicino a Forlì accade un fatto tragico. Alberto Mercuriali, un giovane agronomo, viene pescato dai carabinieri con una canna, viene accompagnato a casa dove consegna spontaneamente qualche decina di grammi di hashish in suo possesso dietro la promessa di riservatezza da parte dei Carabinieri. Alcuni giorni dopo, a seguito di una delle solite conferenze stampa in cui le forze dell’ordine danno conto di quanto sono efficienti nel perseguire i consumatori, su tutti i giornali locali esce la notizia di un giovane agronomo pescato con la droga nascosta dentro ad un libro. Gli agronomi giovani nel paese di Alberto sono pochi, è come mettere la sua foto in prima pagina. Lo stesso giorno vengono pescati anche due coniugi indaffarati in un traffico internazionale di chili di cocaina. Ma il giornale dedica l’intera pagina alla storia romanzata di Alberto e dei suoi 60 grammi di fumo, lasciando in un trafiletto la storia dei due coniugi. Alberto la notte stessa si è ucciso.
Ma vi sono altri dati, forse altrettanto scontati ma più interessanti perché ci forniscono alcune conferme.
Cura del tossicodipendente
Si è detto spesso, da parte dei promotori dell’attuale legislazione, che l’obiettivo era curare i tossicodipendenti e non metterli in carcere. Ora, mentre il numero dei detenuti sta per raggiungere le 80.000 unità e quasi la metà lo è per violazione delle norme sule droghe, mentre calano gli accessi alle pene alternative e alle cure, anche per colpa della normativa sulla recidiva, anche l’informazione, post Fini-Giovanardi, ha parlato meno di recupero, delle strutture pubbliche o private che si occupano di assistenza ai tossicodipendenti.
Non che prima se ne parlasse molto prima, ma la percentuali di articoli che citano le attività di recupero passano dal 4,7% (116) del 2004 all’1,12% del 2007. Insomma, per dirla con una battuta, dopo la Fini-Giovanardi non basta neanche la presenza di san Patrignano a dopare l’informazione emiliano romagnola e costringerla a parlare un po’ della cura dei tossici.
Giusto per ribadire il concetto, e comprende la qualità ed il livello generale di approfondimento dell’informazione, nel 2007 solo in 3 articoli su oltre 2200 si parlava (molto superficialmente) di riduzione del danno. Evitiamo per decenza di calcolare la percentuale sul totale.
Il dibattito sulle droghe e la debolezza del movimento antiproibizionista italiano
Un segno preoccupante della grave difficoltà del movimento antiproibizionista italiano in questi anni è la bassissima presenza di articoli di dibattito sulla legislazione sulle sostanze: 5 su 2217 nel 2007 contro i 38 della precedente rilevazione. Qui la percentuale la calcoliamo: siamo allo 0,22% contro un “dignitoso” 1,56% del 2004. Per intenderci se questo articolo oggi fosse ripreso da 5 giornalisti avremmo già realizzato un piccolo record.
Insomma forse non è un caso che fuoriluogo abbia sospeso le pubblicazioni, che antiproibizionisti.it abbia chiuso. La forza della proposta antiproibizionista è andata scemando pian piano che il proibizionismo “normalizzava” le coscienze e la morale. Non è un caso che la magistratura si senta in diritto di utilizzi sempre più spesso e sempre più strumentalmente gli articoli che prefigurano reati d’opinione (istigazione e agevolazione dell’uso) come nel caso del Rototom Sunsplash festival, di mariuana.it o più recentemente di Semitalia.
Insomma di droga si parla tanto, spesso male, ma soprattutto quasi esclusivamente legandola a fenomeni criminali. Questo il dato sull’informazione emiliano romagnolo dopo 50 anni di proibizionismo (e di quasi 10 di Giovanardi). Nonostante siano migliaia i giovani coinvolti in processi penali, centinaia di migliaia coloro passati per le Prefetture in questi anni ancora non si riesce a imporre il dibattito su una politica sulle sostanze sensata. Non solo nelle aule parlamentari, ma soprattutto nei media che in Italia paiono meno ricettivi al cambio di rotta che all’estero.
Insomma abbiamo il paradosso di un fenomeno diffusissimo, di cui tutti – anche la politica – hanno spesso conoscenza diretta, ma sul quale non si riesce a fare informazione se non parlandone in termini criminogeni.
E’ in fondo questo il punto di svolta, riuscire finalmente a scardinare il legame fra droga e criminalità. Non è nulla di nuovo. Ma perché non ci siamo ancora riusciti?
(intervento al al Festival delle Culture antifasciste a Bologna riveduto e corretto per il blog di fuoriluogo.it)
L’informazione drogata
Domani mattina alle 11 sarò a rappresentare fuoriluogo.it al dibattito sull’informazione drogata al Festival Sociale delle Culture Antifasciste a Bologna, presso il Parco di Viale Togliatti. Sul tema, se mai vi venisse voglia di approfondire, vi consiglio di leggere una delle ricerche promosse da Forum Droghe, proprio sull’informazione e le droghe in Emilia Romagna, scaricabile dal sito di fuoriluogo.it.
Vi segnalo anche l’iniziativa del pomeriggio, che raccoglie le esperienze di familiari e amici di alcuni fra i più recenti “morti di stato”.
Ecco la presentazione della giornata dal blog di fuoriluogo.it:
Il Festival Sociale delle Culture Antifasciste e’ un evento autonomo e autogestito, promosso da centri sociali, collettivi, associazioni, singoli che hanno a cuore la difesa dei valori dell’antifascismo. Il festival e’ caratterizzato da una programmazione di eventi culturali, presentazioni di libri e film, spettacoli teatrali e musicali, tavoli di discussioni, e momenti assembleari.
Vi segnaliamo in particola la progrmmazione del 1 giugno 2010
ORE 11
“Il giorno in cui la notte scese due volte”
Documentario realizzato da Lisa Tormena e Matteo Lolletti,
Alberto Mercuriali – giovane castrocarese fermato dai Carabinieri in possesso di hashish, quindi finito sulle prime pagine dei giornali locali e suicidatosi il giorno successivo. la comparsa degli articoli -, riflette su libertà e responsabilità di stampa,diritti civili, dignità umana, forze dell’ordine e meccanismi della stampa. www.amicidialberto.org
a seguire dibattito
L’informazione drogata
con il comitato Amici di Alberto, i giornalisti/registi
riflessioni sulle corresponsabili tà della disinformazione di regime con la Redazione di Polvere, Giornale di strada autoprodotto di Torino e Fuoriluogo, giornale on-line di controinformazione.
ore 16:00
presentazione del libro
La zona del silenzio
All’alba del 25 settembre del 2005, un diciottenne muore a Ferrara, pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia. La storia di Federico Aldrovandi sarebbe semplicemente questa, se una madre veramente coraggiosa non avesse aperto un blog per battersi per una giustizia negata. Zona del silenzio.Un romanzo a fumetti che utilizza questo «normale» episodio di tragica violenza tutto italiano per raccontare una piccola storia di resistenza e di amicizia.
a seguire dibattito
vittime della strage proibizionista morte per mano di uomini in divisa al servizio dello stato
Incontriamo familiari e comitati di
Federico Aldrovandi
http://www.veritaperaldro.it
Aldo Bianzino
http://veritaperaldo.noblogs.org/
Stefano Frapporti
http://frapportistefano.blogspot.com/
Marcello Lonzi
http://www.marcellolonzi.noblogs.org
Giuseppe Uva
ore 17:30
L’importanza di esperienze di comunicazione e informazione autogestita
Presentazione di piccoli manuali di autodifesa riguardo: Ritiro patenti e drug test sui posti di lavoro, a cura di Cobs, (operatori bassa soglia Piemonte) osservatorio antiproibizionista di Pisa sindacati di base.
Brainstorming tra sportelli autogestiti da Bologna, Pisa, Torino, Genova, Roma
http://www.2010.fest-antifa.net
IL PROIBIZIONISMO è UN SERIAL KILLER
Sul sito della manifestazione il programma integrale: www.2010.fest-antifa.net
L’informazione drogata
Domani mattina alle 11 sarò a rappresentare fuoriluogo.it al dibattito sull’informazione drogata al Festival Sociale delle Culture Antifasciste a Bologna, presso il Parco di Viale Togliatti. Sul tema, se mai vi venisse voglia di approfondire, vi consiglio di leggere una delle ricerche promosse da Forum Droghe, proprio sull’informazione e le droghe in Emilia Romagna, scaricabile dal sito di fuoriluogo.it.
Vi segnalo anche l’iniziativa del pomeriggio, che raccoglie le esperienze di familiari e amici di alcuni fra i più recenti “morti di stato”.
Ecco la presentazione della giornata dal blog di fuoriluogo.it:
Il Festival Sociale delle Culture Antifasciste e’ un evento autonomo e autogestito, promosso da centri sociali, collettivi, associazioni, singoli che hanno a cuore la difesa dei valori dell’antifascismo. Il festival e’ caratterizzato da una programmazione di eventi culturali, presentazioni di libri e film, spettacoli teatrali e musicali, tavoli di discussioni, e momenti assembleari.
Vi segnaliamo in particola la progrmmazione del 1 giugno 2010
ORE 11
“Il giorno in cui la notte scese due volte”
Documentario realizzato da Lisa Tormena e Matteo Lolletti,
Alberto Mercuriali – giovane castrocarese fermato dai Carabinieri in possesso di hashish, quindi finito sulle prime pagine dei giornali locali e suicidatosi il giorno successivo. la comparsa degli articoli -, riflette su libertà e responsabilità di stampa,diritti civili, dignità umana, forze dell’ordine e meccanismi della stampa. www.amicidialberto.org
a seguire dibattito
L’informazione drogata
con il comitato Amici di Alberto, i giornalisti/registi
riflessioni sulle corresponsabili tà della disinformazione di regime con la Redazione di Polvere, Giornale di strada autoprodotto di Torino e Fuoriluogo, giornale on-line di controinformazione.
ore 16:00
presentazione del libro
La zona del silenzio
All’alba del 25 settembre del 2005, un diciottenne muore a Ferrara, pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia. La storia di Federico Aldrovandi sarebbe semplicemente questa, se una madre veramente coraggiosa non avesse aperto un blog per battersi per una giustizia negata. Zona del silenzio.Un romanzo a fumetti che utilizza questo «normale» episodio di tragica violenza tutto italiano per raccontare una piccola storia di resistenza e di amicizia.
a seguire dibattito
vittime della strage proibizionista morte per mano di uomini in divisa al servizio dello stato
Incontriamo familiari e comitati di
Federico Aldrovandi
http://www.veritaperaldro.it
Aldo Bianzino
http://veritaperaldo.noblogs.org/
Stefano Frapporti
http://frapportistefano.blogspot.com/
Marcello Lonzi
http://www.marcellolonzi.noblogs.org
Giuseppe Uva
ore 17:30
L’importanza di esperienze di comunicazione e informazione autogestita
Presentazione di piccoli manuali di autodifesa riguardo: Ritiro patenti e drug test sui posti di lavoro, a cura di Cobs, (operatori bassa soglia Piemonte) osservatorio antiproibizionista di Pisa sindacati di base.
Brainstorming tra sportelli autogestiti da Bologna, Pisa, Torino, Genova, Roma
http://www.2010.fest-antifa.net
http://lab57.indivia.net/
IL PROIBIZIONISMO è UN SERIAL KILLER
Sul sito della manifestazione il programma integrale: www.2010.fest-antifa.net
10 a 0
Alle 20.30 di mercoledì sera l’articolo di Estense.com sull’arresto di un tunisino di 20anni con 30 dosi di eroina nell’intestino contava 10 commenti, un altro articolo messo on line più o meno alla stessa ora che dava conto dell’arresto di un 45enne comacchiese, fermato con 200 grammi di hashish di commenti ne aveva 0.
Che si fa, “cari” commentatori di Estense.com, discriminiamo le sostanze? Guardate che con la legge fini-giovanardi (ripeto F-i-n-i – e – G-i-o-v-a-n-a-r-d-i) non si può più, sono tutte uguali.
“Non sapete veramente più con chi prendervela”
La Società della Ragione
Voodo Arci Club
Giovedì 25 marzo 2010|ore 21,30
Voodoo Arci Club
S.S. Romea, 32 | San Giuseppe di Comacchio (FE)
(ingresso con parcheggio in via vecchia romea 62/c)
www.myspace.com/voodooarciclub
“Non sapete veramente più con chi prendervela”
Incontro pubblico sulle politiche sulle droghe in Italia con Franco Corleone, Presidente de La Società della Ragione, già sottosegretario alla Giustizia.
Coordina Leonardo Fiorentini webmaster di fuoriluogo.it
Nel corso dell’incontro verranno presentati i dati del Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini-Giovanardi realizzato da Antigone, Forum Droghe e Società della Ragione e disponibile su www.fuoriluogo.it.
INGRESSO RISERVATO SOCI ARCI
In collaborazione con fuoriluogo.it.
La stampa “drogata” in Emilia Romagna
Segnalo da fuoriluogo che il giorno 4 maggio 2009, dalle ore 11 alle ore 13.30 presso la sala riunioni 315/D al 3° piano della sede della Regione Emilia Romagna di Viale Aldo Moro, 21 – Bologna verranno presentati i risultati di una ricerca di Forum Droghe dal titolo “La percezione sociale nel consumo di sostanze – esame della stampa della Regione Emilia-Romagna”, a cura del Prof. Piero Ignazi, Facoltà di Scienze politiche, Università degli Studi di Bologna.
Lo stesso giorno sarà on line il file pdf della ricerca scaricabile dal blog di fuoriluogo.it.