• Appello per la giornata di mobilitazione contro il carbone

    Sabato prossimo a Rovigo il convegno in preparazione della mobilitazione nazionale contro il carbone e la manifestazione ad Adria previste per sabato 29 ottobre. Qui trovate il programma del convegno, mentre qui sotto l’appello che vi invito a sottoscrivere mandando una mail a deltabenecomune@gmail.com.

    29 OTTOBRE: GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE

    CONTRO L’USO DEL CARBONE, PER UN LAVORO DEGNO, PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI E TUTELARE LA SALUTE DANDO SPERANZA AL NOSTRO FUTURO
    APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PORTO TOLLE E PRESIDI DAVANTI ?ALLE CENTRALI A CARBONELa scelta di incrementare l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica è una scelta nociva e sbagliata, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per il futuro del Pianeta e le fonti rinnovabili, insieme all’efficienza energetica, rappresentano l’alternativa efficace e praticabile. La combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta, infatti, la più grande fonte “umana” di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. A parole tutti sono per la lotta ai cambiamenti climatici, ma in Italia si fanno scelte in senso contrario, nonostante l’Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 20% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990.
    Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia una cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio, per esempio), che coinvolgono un’area molto più vasta di quella intorno alla centrale. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide, per non parlare dei danni alla salute derivanti dalle polveri sottili.
    La consapevolezza del legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana, con inevitabili costi per la collettività, dovrebbe ormai costituire una consapevolezza comune. Ciò nonostante, e per mere convenienze proprie legate all’attuale prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali  esistenti.
    Con i recenti referendum  oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto a decidere del proprio futuro, un futuro in cui i cambiamenti climatici non raggiungano livelli distruttivi per l’ambiente, il benessere e la stessa specie umana, un futuro di vera sicurezza energetica, un futuro di vera e stabile occupazione. Rivendichiamo anche il diritto a essere coinvolti in scelte chiare, fondate su strategie e piani condivisi e non  dettati dalle lobby energetiche, ma dall’interesse di tutti e dal bene comune.
    Proponiamo il territorio polesano come laboratorio nazionale per cominciare ad immaginare ed attuare l’alternativa energetica, per uscire dalle fonti fossili.Cominciamo questo percorso con una giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone il 29 ottobre, e con una manifestazione nazionale nel Polesine.
    A Porto Tolle, l’ENEL vuole – anche con modifiche alle leggi e alle normali procedure, operate da una politica compiacente – convertire una centrale a olio combustibile in una centrale a carbone della potenza di 2000 MW, nel mezzo del parco del Delta del Po. Questa centrale a carbone emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3.5 milioni di auto), 3700 tonnellate di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.
    La centrale a carbone di Porto Tolle non ha alcun senso.
    La riconversione avverrebbe al di fuori e contro di ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (strategia che ancora oggi non c’è) e persino di ogni logica energetica, dal momento che l’Italia ha una potenza istallata quasi doppia rispetto al picco della domanda, al punto che i produttori di energia elettrica lamentano che gli impianti vengono oggi usati per un terzo della loro potenzialità.
    Non solo: oggi le maggiori prospettive di nuovi posti di lavoro, nel mondo e in Italia, sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, con numeri che in alcuni Paesi ormai superano l’industria tradizionale; al contrario, la centrale a carbone porrebbe a rischio l’occupazione già esistente, e quella futura, nell’agricoltura, nel turismo e nella pesca.
    La riconversione a carbone avverrebbe con una tecnologia di combustione che, pur spinta ai suoi migliori livelli, resta sempre assai più inquinante di quella basata sul gas naturale, e dannosa per la salute; nel caso di Porto Tolle, i dati di rilevazione e le epidemiologie mostrano che l’inquinamento e i danni sanitari si estenderebbero per buona parte della Pianura Padana.
    Il ricatto occupazionale di ENEL, dunque, va rifiutato da tutti con dignità e fermezza, perché oggi più che ieri il futuro è nell’economia sostenibile per l’ambiente e la salute, tanto più che, sul piano occupazionale, la bonifica dell’area ed una sua riconversione verso impianti e produzioni nel settore delle energie rinnovabili pulite darebbero lavoro stabile e sicuro ad un maggior numero di persone.
    Con la giornata del 29 ottobre ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, nel Polesine e ovunque in Italia vi siano centrali a carbone o progetti di costruzione di nuove centrali o di ampliamento di quelle esistenti, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull’interesse comune e non sugli interessi di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro per tutte e tutti.
  • Appello per la giornata di mobilitazione contro il carbone

    Sabato prossimo a Rovigo il convegno in preparazione della mobilitazione nazionale contro il carbone e la manifestazione ad Adria previste per sabato 29 ottobre. Qui trovate il programma del convegno, mentre qui sotto l’appello che vi invito a sottoscrivere mandando una mail a deltabenecomune@gmail.com.

    29 OTTOBRE: GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE

    CONTRO L’USO DEL CARBONE, PER UN LAVORO DEGNO, PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI E TUTELARE LA SALUTE DANDO SPERANZA AL NOSTRO FUTURO
    APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PORTO TOLLE E PRESIDI DAVANTI ?ALLE CENTRALI A CARBONELa scelta di incrementare l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica è una scelta nociva e sbagliata, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per il futuro del Pianeta e le fonti rinnovabili, insieme all’efficienza energetica, rappresentano l’alternativa efficace e praticabile. La combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta, infatti, la più grande fonte “umana” di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. A parole tutti sono per la lotta ai cambiamenti climatici, ma in Italia si fanno scelte in senso contrario, nonostante l’Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 20% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990.

    Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia una cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio, per esempio), che coinvolgono un’area molto più vasta di quella intorno alla centrale. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide, per non parlare dei danni alla salute derivanti dalle polveri sottili.
    La consapevolezza del legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana, con inevitabili costi per la collettività, dovrebbe ormai costituire una consapevolezza comune. Ciò nonostante, e per mere convenienze proprie legate all’attuale prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali  esistenti.
    Con i recenti referendum  oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto a decidere del proprio futuro, un futuro in cui i cambiamenti climatici non raggiungano livelli distruttivi per l’ambiente, il benessere e la stessa specie umana, un futuro di vera sicurezza energetica, un futuro di vera e stabile occupazione. Rivendichiamo anche il diritto a essere coinvolti in scelte chiare, fondate su strategie e piani condivisi e non  dettati dalle lobby energetiche, ma dall’interesse di tutti e dal bene comune.
    Proponiamo il territorio polesano come laboratorio nazionale per cominciare ad immaginare ed attuare l’alternativa energetica, per uscire dalle fonti fossili.

    Cominciamo questo percorso con una giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone il 29 ottobre, e con una manifestazione nazionale nel Polesine.

    A Porto Tolle, l’ENEL vuole – anche con modifiche alle leggi e alle normali procedure, operate da una politica compiacente – convertire una centrale a olio combustibile in una centrale a carbone della potenza di 2000 MW, nel mezzo del parco del Delta del Po. Questa centrale a carbone emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3.5 milioni di auto), 3700 tonnellate di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.
    La centrale a carbone di Porto Tolle non ha alcun senso.
    La riconversione avverrebbe al di fuori e contro di ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (strategia che ancora oggi non c’è) e persino di ogni logica energetica, dal momento che l’Italia ha una potenza istallata quasi doppia rispetto al picco della domanda, al punto che i produttori di energia elettrica lamentano che gli impianti vengono oggi usati per un terzo della loro potenzialità.
    Non solo: oggi le maggiori prospettive di nuovi posti di lavoro, nel mondo e in Italia, sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, con numeri che in alcuni Paesi ormai superano l’industria tradizionale; al contrario, la centrale a carbone porrebbe a rischio l’occupazione già esistente, e quella futura, nell’agricoltura, nel turismo e nella pesca.
    La riconversione a carbone avverrebbe con una tecnologia di combustione che, pur spinta ai suoi migliori livelli, resta sempre assai più inquinante di quella basata sul gas naturale, e dannosa per la salute; nel caso di Porto Tolle, i dati di rilevazione e le epidemiologie mostrano che l’inquinamento e i danni sanitari si estenderebbero per buona parte della Pianura Padana.
    Il ricatto occupazionale di ENEL, dunque, va rifiutato da tutti con dignità e fermezza, perché oggi più che ieri il futuro è nell’economia sostenibile per l’ambiente e la salute, tanto più che, sul piano occupazionale, la bonifica dell’area ed una sua riconversione verso impianti e produzioni nel settore delle energie rinnovabili pulite darebbero lavoro stabile e sicuro ad un maggior numero di persone.
    Con la giornata del 29 ottobre ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, nel Polesine e ovunque in Italia vi siano centrali a carbone o progetti di costruzione di nuove centrali o di ampliamento di quelle esistenti, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull’interesse comune e non sugli interessi di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro per tutte e tutti.
  • In marcia per dire NO al Carbone a Porto Tolle

    L’iniziativa del comitato del basso ferrarese contro la Centrale di Porto Tolle  si svolgerà domenica 21 agosto quando un gruppo di attivisti del comitato girerà a piedi sulla spiaggia con grandi cartelli sui quali è dipinta una lettera che compongono insieme la scritta NO COKE per sensibilizzare i bagnanti sulla volontà di ENEL di trasformare a carbone la centrale termoelettrica di Porto Tolle.

    “Proprio nel cuore del delta del Po – spiegano gli attivisti del Comitato su Estense.com – in una delle più importanti aree di interesse ambientale d’Italia e a due passi dalla nostra provincia, la trasformazione a carbone della centrale che già in passato ci ha regalato un tragico  impatto ambientale e sanitario, non ci risparmierà. La riconversione della centrale, prevede l’immissione nell’atmosfera di 10,3 milioni di tonnellate di metri cubi di Co2 annui, senza considerare l’inquinamento generato dal trasporto del carbone. E’ proprio questo che vogliamo”?

    L’obiettivo dell’iniziativa è di “salvaguardare la nostra salute, il nostro territorio, il nostro futuro”. La marcia  partirà dal Lido di Volano, passando per il Lido delle Nazioni e il Lido di Portogaribaldi, al grido di “No al carbone, sì al parco”.

    Il ritrovo è a Volano ore 9.30 presso il Bagno Virna dove prenderemo un caffè e offriremo il caffè ai giornalisti che vorranno documentare sul campo l’iniziativa. (via verdiferrara.)

  • In marcia per dire NO al Carbone a Porto Tolle

    L’iniziativa del comitato del basso ferrarese contro la Centrale di Porto Tolle  si svolgerà domenica 21 agosto. Un gruppo di attivisti del comitato girerà a piedi sulla spiaggia con grandi cartelli sui quali è dipinta una lettera che compongono insieme la scritta NO COKE per sensibilizzare i bagnanti sulla volontà di ENEL di trasformare a carbone la centrale termoelettrica di Porto Tolle.

    “Proprio nel cuore del delta del Po – spiegano gli attivisti del Comitato – in una delle più importanti aree di interesse ambientale d’Italia e a due passi dalla nostra provincia, la trasformazione a carbone della centrale che già in passato ci ha regalato un tragico  impatto ambientale e sanitario, non ci risparmierà. La riconversione della centrale, prevede l’immissione nell’atmosfera di 10,3 milioni di tonnellate di metri cubi di Co2 annui, senza considerare l’inquinamento generato dal trasporto del carbone. E’ proprio questo che vogliamo”?

    L’obiettivo dell’iniziativa è di “salvaguardare la nostra salute, il nostro territorio, il nostro futuro”. La marcia  partirà dal Lido di Volano, passando per il Lido delle Nazioni e il Lido di Portogaribaldi, al grido di “No al carbone, sì al parco”.

    Il ritrovo è a Volano ore 9.30 presso il Bagno Virna dove prenderemo un caffè e offriremo il caffè ai giornalisti che vorranno documentare sul campo l’iniziativa.

  • Non ne posso più/2

    Giusto due commi sopra i precedenti, si legge nella finanziaria mandata a Napolitano (chissà se è la stessa uscita dal CDM):

    8 . All’articolo 5-bis del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, dopo le parole: “di localizzazione territoriale” sono inserite le seguenti: “, nonché che condizionino o limitino la suddetta riconversione,  obbligando alla comparazione, sotto il profilo dell’impatto ambientale, fra combustibili diversi o imponendo specifici vincoli all’utilizzo dei combustibili”.

    Vi starete chiedendo cosa dice l’art 5 della legge 33 del 2009 e noi, che siamo un poco arrabbiati, ve lo diciamo:

    1. Per la riconversione degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati ad olio combustibile in esercizio alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, al fine di consentirne l’alimentazione a carbone o altro combustibile solido, si procede in deroga alle vigenti disposizioni di legge nazionali e regionali che prevedono limiti di localizzazione territoriale

    Quindi, il nostro governo, pur di far andare a Carbone la centrale ENEL di Porto Tolle (e chissà quali altre), non vuole che si faccia una comparazione fra combustibili diversi per decidere quale sia meno impattanti.

    Ma vi sembra un paese sensato quello in cui viviamo?

  • Porto tolle e i dubbi del Pd

    porto-tolle-01Dal sito di Terra, intervento pubblicato il 28 luglio 2009.

    PORTO TOLLE. Leonardo Fiorentini dei Verdi Ferrara in risposta ad un articolo di Alessandro Bratti del Pd, apparso su Terra, sulla conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle e nel quale il deputato chiedeva chiarezza al ministro, afferma: “Temo però che i dubbi non debbano essere indirizzati solo alle scelte del ministero ma anche a quelle dei nuovi amministratori del Pd a Ferrara”.

    Ho letto con molta attenzione l’articolo di Alessandro Bratti – deputato ferrarese del Pd – http://www.terranews.it/news/2009/07/quanti-dubbi-su-porto-tolle-ora-il-ministro-chiarisca su Terra di sabato scorso che esternava i propri dubbi, assolutamente condivisibili, sulla conversione a carbone della Centrale Enel di Porto Tolle.

    Sulla vicenda, Ferrara e le sue amministrazioni locali (la Regione, la Provincia e i Comuni confinanti con la centrale) hanno condotto negli anni una dura lotta politica e legale, insieme ai comitati locali, che ha trovato recentemente una ulteriore vittoria nella condanna, in secondo grado, di Enel al risarcimento dei danni dovuti all’inquinamento della Centrale.

    Una battaglia fortemente sostenuta (se non voluta) dai Verdi all’interno e all’esterno delle istituzioni emiliane e venete. Si tratta insomma di una lotta che viene da lontano, con le amministrazioni emiliane che hanno rifiutato in questi anni ogni accomodamento proposto dagli avvocati di Enel, a differenza di molte amministrazioni venete che si sono via via sfilate dal procedimento. è però stato sufficiente che i Verdi uscissero sconfitti dal voto amministrativo di giugno e, quindi, dalle istituzioni perché il clima locale cambiasse improvvisamente.

    La neo eletta presidente della Provincia Zappatterra (Pd), giusto all’indomani del ballottaggio, in un intervento a un convegno di Unindustria Ferrara ha dichiarato di non avere pregiudiziali e di essere disposta a premere sui Comuni più restii (La Nuova Ferrara, 26/6/2009). Questa dichiarazione, che di fatto ha aperto localmente la strada alla conversione della Centrale, non è stata, a quanto ne so, mai smentita, nonostante la richiesta di chiarimento pubblico dei Verdi ferraresi.

    Così Roberto Mascellani, re dei costruttori estensi e Presidente dell’Ance, ha potuto mettere gli occhi sulla torta degli appalti Enel («I costruttori ferraresi puntano sui cantieri per la centrale Enel» – La Nuova Ferrara del 16/07/2009), un boccone da 2,4 miliardi di euro, una parte consistente del quale riguarda opere edili.

    «Gli accordi presi con Enel – ha spiegato poi il direttore di Unindustria, Roberto Bonora alla Nuova Ferrara del 17 luglio 2009 – prevedono che per i lavori non inseriti nelle gare europee, cioè al di sotto dei 5 milioni unitari, vengano privilegiate le imprese del territorio veneto e della provincia di Ferrara».

    Caro Bratti, non è quindi solo il ministero a spingere per la conversione di Porto Tolle. Non voglio insinuare che vi sia stato uno scambio fra la salute dei cittadini e gli appalti Enel, lungi da me, non voglio neanche pensarlo. Temo però che i dubbi non debbano essere indirizzati solo alle scelte del ministero ma anche a quelle dei nuovi amministratori del Pd a Ferrara. Forse c’è stata un’incomprensione o una sottovalutazione del problema da parte di qualcuno. Insomma, chiaritevi all’interno del Pd e poi fateci sapere.

  • Porto Tolle: depositate le motivazioni della sentenza d’appello.

    porto-tolle-01Da Estense.com:

    Confermati gli effetti potenzialmente dannosi per la salute della popolazione locale

    Centrale Enel, in appello le condanne a risarcire gli enti locali

    La quarta sezione penale della Corte d’Appello di Venezia ha di recente depositato la motivazione della sentenza relativa alla centrale Enel di Polesine Camerini, riguardo al processo che vede coinvolti in qualità di parti civili – rappresentati dagli avvocato del foro di Ferrara Carmelo Marcello, Riccardo Venturi e Mariano Rossetti – i Comuni di Mesola e Goro, la Provincia di Ferrara, il Parco Regionale del Delta Po e la Regione Emilia Romagna.

    Alla luce della motivazione, l’impianto accusatorio che aveva condotto alla condanna di Enel, da parte del Tribunale di Adria, resta pienamente confermato nonostante le maturate prescrizioni e l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” degli amministratori delegati.

    La vicenda processuale esaminata dalla Corte d’Appello è stata, come ha avuto modo di precisare la stessa Corte, “di estrema complessità”.

    In ogni caso, sono stati confermati i reati di danneggiamento e di getto pericoloso di cose, e i conseguenti effetti penalmente rilevanti e potenzialmente dannosi per la salute collegabili anche allo stato d’ansia diffuso nella popolazione locale.

    “Contrariamente alle prime interpretazioni trionfalistiche di Enel – affermano gli avvocati -, ciò che a nostro giudizio è rilevante, sono le affermazioni della Corte d’Appello in cui si evidenzia che le ricadute oleose e le emissioni ordinarie atte ad offendere, molestare ed imbrattare, hanno rappresentato un “fenomeno pressoché continuo”, certamente riconducibile alla Centrale, che “si è protratto per diversi anni come emerso da numerose deposizioni testimoniali”; così come gli “odori acri e sgradevoli non potevano che provenire dalla Centrale”. Ed ancora, continua la Corte: “il loro carattare molesto è evidente”, cosi come sono “evidenti le ripercussioni sulle abitudini e stili di vita””.

    La Corte evidenzia, inoltre, che “lo stato d’ansia (anche per le possibili conseguenze sulla salute) diffuso nella popolazione locale e determinato dalla complessiva situazione di disfunzione della Centrale, ha concorso a configurare una molestia” penalmente rilevante.

    “Ancor più rilevanti – continuano i legali -, per gli enti territoriali da noi rappresentati, sono le affermazioni della Corte d’Appello nella parte in cui, in accoglimento delle nostre richieste, si conferma: “la giustezza di una condanna generica” al risarcimento del danno “anche in favore degli enti territoriali emiliano-romagnoli, dati gli effetti visibili da lontano delle emissioni della centrale, che suscitavano preoccupazione anche in quei territori”.

    La revoca della provvisionale, che era stata liquidata dal Tribunale di Adria, è stata determinata esclusivamente “dalla mancanza di prova del danno fino all’ammontare della somma liquidata”, mentre la mancata concessione di una provvisionale in misura minore dalla “mancanza di una situazione di bisogno degli aventi diritto” e dalla “sicura solvibilità dei responsabili”.

    “Ciò non toglie, comunque – concludono Marcello, Venturi e Rossetti -, che, anche in forza della sentenza della Corte d’Appello, gli imputati saranno tenuti a risarcire gli enti da noi rappresentati”.

  • Sul Nucleare

    centralenucleareSulla vicenda nucleare, oscurata nei commenti dall’appropriazione berlusconiana della bruni, mi pare che marcello scriva più o meno tutto ciò che si puo dire.

    Sicome non sto benissimo e adoro riciclare, ecco qui:

    Tra i peana, gli appelli e le petizioni, è bene fare prima un po’ di chiarezza. Marco Pagani ci riesce con grande semplicità ed efficacia. Dopo si può iniziare a discutere dell’utilità, dei rischi e dei costi (e di chi li paga).

    Nucleare in Italia: errori di aritmetica, pelli d’orso e costi segreti

    Ho visto grandi entusiasmi su gran parte della stampa italiana per l’accordo italo francese per la costruzione di 4 centrali nucleari sul suolo italiano. Presi dall’entusiasmo, i media hanno commesso clamorosi errori e taciuto diverse scomode verità.

    (1) Quale accordo?

    Come spiega benissimo Ugo Bardi in questo post, non esiste al momento alcun contratto tra ENEL e EDF, ma solo un memorandum of understanding. Tutto quello che appare sui media è essenzialmente fumo.

    (2) 25% del fabbisogno nazionale? sarebbe meglio scrivere 14%!

    Secondo Repubblica, le 4 nuove centrali potrebbero garantire il 25% del fabbisogno di energia elettrica. Chi ha fatto i conti per l’articolista Marco Patucchi? Ora, anche uno scolaretto sa che

    • in un anno ci sono 8760 ore,
    • una centrale nucleare è attiva più o meno per l’80% del tempo (valore medio sul funzionamento di una decina di centrali francesi)
    • 6,4 GW * 8760 h * 80% = 44850 GWh = 44,85 TWh
    • Secondo Terna, i consumi elettrici italiani sono pari a 320 TWh all’anno
    • 44,85 TWh/320 TWh = 14%

    Questa percentuale corrisponde all’ipotesi che i consumi elettrici restino costanti. Forse all’ENEL pensano invece che nel 2020 avremo operato una notevole decrescita…

    (3) Si vende la pelle dell’orso prima di averlo catturato

    Molti scrivono che i reattori EPR di terza generazione sono più potenti e più efficienti di quelli del passato. Peccato che ci si dimentichi di dire che al momento nessuno di questi reattori è ancora in funzione.

    Si dicevano meraviglie anche del Superphénix, prima della sua costruzione; poi ha funzionato solo per 13 anni, con un costo di ben 9 miliardi di €. The Independent segnala il fatto che, in caso di incidente, il rilascio di radiazioni potrebbe essere maggiore che per le centrali di vecchia generazione.

    L’unico reattore EPR in costruzione si trova a Okiluoto in Finlandia. I tempi di realizzazione sono come segue

    • autorizzazione: 2000
    • inizio lavori: 2005, con prevista conclusione nel 2009
    • dopo vari stop, problemi e ritardi, ora sembra che debba essere completa nel 2012

    Qui parlo dei vari problemi di sicurezza in cui è incorso il reattore.

    I precisissimi e efficientissimi finlandesi impiegheranno probabilmente 12 anni dall’autorizzazione alla messa in rete. E qualcuno pensa seriamente che i caciottari, lottizzati, pasticcioni e litigiosi italiani riescano a farcela in 11 anni, senza aver nemmeno raggiunto un accordo sui siti delle centrali?

    (4) Qualcuno si preoccupa dei costi?

    Nessuno dei principali giornali italiani ha pubblicato una sola riga su quanto dovrebbero costare agli italiani le 4 centrali (non la Repubblica , nè il Corriere , nè La Stampa).

    Evidentemente, quando si tratta di fare propaganda, meglio tacere certi numeri.

    Conosciamo però la storia del reattore finlandese. Inizialmente doveva costare 3,7 miliardi di €, ma i vari guai e iritardi hanno fatto lievitare i costi a ben 5,2 miliardi di € .

    Quattro centrali in Italia ci costerebbero oltre 20 miliardi di €, sempre che si riesca a essere parsimoniosi e onesti come i finlandesi…In pratica qualcosa come quattro ponti sullo stretto di Messina.

    Ma chi vogliono babbiare, questi?

  • Porto Tolle, chiudete quella centrale…

    Sulla riconversione (a Carbone) della Centrale a Gasolio di Porto Tolle la battaglia dei Verdi parte da lontano, ancora da quando si lasciavano i margini per una riconversione almeno a gas metano, per ridurne l’impatto sul Parco del Delta del Po. Poi la proposta dell’Orimulsion, la susseguente battaglia portata avanti nelle Istituzioni insieme ai comitati del basso ferrarese e alle associazioni ambientaliste (anche con le azioni di Greenpeace). Ora l’ipotesi, discussa nel Consiglio dei Ministri, del passaggio a carbone, irricevibile da parte di un territorio “Patrimonio dell’Umanità” per l’UNESCO.

    Ci sono ora due processi in corso sulla vicenda: uno presso la magistratura civile legato ai danni provocati dalla Centrale al territorio limitrofo, ora in fase di appello, e che vede grazie ai Verdi la presenza delle Istituzioni locali ferraresi costituite parte civile contro l’Enel. L’altro è invece un processo amministrativo, con il procedimento di VIA che il Governo vorrebbe chiudere in fretta, nonostante il parere dei tecnici del Minstero (dal Sole 24 ore):

    Non è per problemi procedurali, o per ritardi nell’esame tecnico, che la Commissione Via non ha ancora emanato il parere sulla compatibilità ambientale della centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo), il maxiprogetto da due miliardi di euro per la riconversione dell’attuale centrale termoelettrica che attende l’autorizzazione dal ministero dell’Ambiente dalla metà del 2005.1 nodi sono di merito, di impatto sulle emissioni di polveri sottili e di Co2, tali da far prevedere una relazione tecnica degli uffici del Ministero negativa o fortemente prescrittiva sul progetto dell’Enel. A quel punto, allora, la decisione del Governo sarà squisitamente politica, si dovrà cioè decidere di dare il via libera alla riconversione della centrale perché i benefici in termini di volume di investimento e di apporto all’autosufficienza energetica del Paese sono ritenuti superiori all’impatto ambientale, seppure quest’ultimo sia comunque rilevante. Venerdì il Consiglio dei ministri ha invitato il ministero dell’Ambiente, guidato da Stefania Prestigiacomo, ad esprimere la propria valutazione entro 20 giorni, decorsi i quali sarà lo stesso Consiglio dei ministri a prendere una decisione. La procedura è quella dell’articolo 6 comma 5 della legge 349/1986: «Ove il ministro competente alla realizzazione dell’opera non ritenga di uniformarsi alla valutazione del ministero dell’Ambiente, la questione è rimessa al Consiglio dei ministri». Il Governo, dunque, per sbloccare l’iter ha prima bisogno di una pronuncia da parte dell’Ambiente. La procedura Via è partita nell’estate 2005, ma si è interrotta nell’agosto 2007 con un parere interlocutorio negativo, cioè la richiesta a Enel di integrare pesantemente una documentazione ritenuta carente. Le nuove carte so no arrivate a dicembre 2007, l’iter è ripartito il 6 febbraio 2008, poi rallentato dall’avvio della nuova commissione e poi dal cambio di Governo. Ma nonostante la Commissione Prestigiacomo, nominata nel luglio scorso, abbia prodotto 78 pareri Via in cinque mesi (istruttoria e verifica di esclusione), un record di 15,6 pareri al mese, tre volte le medie precedenti, la procedura su Porto Tolle non è arrivata al dunque. Nei mesi scorsi, fra l’altro, alla Commissione Via è arrivata una perizia preparata dalla Procura della Repubblica di Rovigo, che ritiene «ampiamente superiori rispetto alle previsioni dell’Enel» le emissioni di polveri fini e ultrafìni, e di altri fumi tossici, della nuova centrale. Questo parere non ha alcuna incidenza sostanziale sulla procedura Via, ma anche i tecnici del ministero dell’Ambiente, a cui spetterà ora curare una veloce istruttoria tecnica per il ministro Prestigiacomo, da portare in Consiglio dei ministri, ritengono che la nuova centrale a carbone produrrà un forte aumento di emissioni di azoto e polveri sottili, oltreché di anidride carbonica, rispetto alla centrale esistente. Per lo sforamento dei limiti sulle polveri sottili l’Italia è già in procedura di infrazione UE, e il via libera alla centrale a carbone potrebbe creare secondo l’Ambiente una sonora bocciatura europea. Diffìcile anche l’aumento di Co2, in contrasto con l’accordo europeo per la riduzione del 20% delle emissioni in atmosfera. Insomma, il ministero dell’Ambiente vorrebbe che emergesse in Consiglio dei ministri la consapevolezza che il progetto ha un elevato impatto ambientale, e che dunque da una parte sia chiaro che la decisione è politica, ma dall’altra che, a fronte anche dei risparmi che avrà Enel, questo possa giustificare la richiesta all’azienda di compensazioni ambientali “forti” tali da ridurre in altro mndn le maggiori emissioni che l’impianto crea. Ad esempio con un fondo che finanzi il risparmio energetico negli edifici. L’Enel non nega che con l’energia a carbone costi meno («il 30-40% di risparmio – spiegano all’ufficio stampa – per produrre ogni kilowattore, rispetto al gas»), né che la riconversione della centrale di Porto Tolle comporterà maggiori emissioni di Co2; «Non ci saranno invece – aggiungono – maggiori emissioni, rispetto a oggi, di polveri sottili e altri inquinanti locali». (Il Sole 24 Ore)

    La battaglia continua..

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  • Riforme nucleari

    nukeUna riforma costituzionale per far ripartire il nucleare. E’ a questo che sta pensando Enel.

    E’ finito il tempo in cui le Costituzioni le facevano i cittadini.

    Ora è già il tempo delle multinazionali.

    PS: nel frattempo ecco il nuovo sondaggio:

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