• Fra rinnovabili e Nucleare: quello che Balboni dimentica di dire.

    Il Senatore Balboni si è recentemente fatto forte di alcune dichiarazioni del Ministro all’Agricoltura Galan per sostenere che così il governo “ha chiarito in modo inequivocabile che gli incentivi a favore del Fotovoltaico non sono in discussione” e che non poteva essere altrimenti “perché non si possono fare leggi retroattive che violerebbero il patto tra Stato e cittadini”.

    Ora, che non si debbano fare leggi retroattive – se non a favore dei rei – sappiamo essere cosa ben conosciuta al Governo Berlusconi, ma forse uscendo dal campo penale qualcosa nel rapporto tra Stato e cittadini tende a scricchiolare. Che le norme del decreto legislativo fossero retroattive – pensate un po’ – lo ha capito anche il Ministro Romani che (cfr agenzie del 10 marzo) “ha assicurato, entro 15 giorni, l’emanazione di un nuovo decreto attuativo per il periodo transitorio, correttivo della retroattivita’ del decreto legislativo sul fotovoltaico”. E non è la prima volta che il Governo del Nucleare tenta di affossare retroattivamente le alternative all’atomo, siano esse fonti energetiche rinnovabili che interventi di efficienza energetica, come nel 2008 quando Tremonti tentò l’abolizione tout court del 55%.

    Non si comprende perchè le famiglie e le imprese che in questi mesi hanno deciso di investire per risparmiare o creare ricchezza, comunque per diminuire l’impatto dell’uomo su questo pianeta, debbano essere lasciate in balia delle miopi e probabilmente interessate decisioni del nostro Governo. Perchè, con buona pace di Ministri e Senatori per installare un impianto, anche piccolo, ci vogliono sicuramente mesi, a volte anche un anno, sempre che poi non si chieda anche un finanziamento in banca.

    Le tariffe incentivanti erano già state diminuite l’anno scorso, il tetto non ha senso di esistere, l’alibi del costo in bolletta non regge andando a vedere quanto sono nelle stesse bollette i costi relativi incentivi alle fonti cosiddette assimilate come i termovalorizzatori (il famigerato CIP6) o alla dismissione delle vecchie centrali nucleari, ben più alti. E tanto per chiarire definitivamente la questione, anche in termini economici, negli Stati Uniti già oggi il costo per kwh prodotto con energia solare è inferiore a quello prodotto con il nucleare (cfr. Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover di John O. Blackburn Sam Cunningham – NC WARN – luglio 2010).

    L’ulteriore incertezza posta dal decreto governativo quindi non solo mette a repentaglio gli obiettivi di diminuzione delle emissioni in atmosfera – facendoci rischiare non solo i polmoni ma anche le multe – ma soprattutto mette in difficoltà gli oltre 100.000 occupati di un settore in grande sviluppo ma ancora troppo fragile per essere sacrificato sull’altare dell’ideologia pro-atomo.

    Perchè, è ormai chiaro in queste drammatiche ore, l’assurdo obiettivo di questo governo è garantire al nostro paese l’uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili grazie a centrali nucleari che fra 20 anni forse produrranno energia da combustibili fossili, non risultando al momento alla comunità scientifica che l’uranio cresca sugli alberi. Un non senso che ci costerà ben 30 miliardi di euro. Investendo la stessa cifra nelle energie rinnovabili, ad esempio nel sole, avremmo in pochi anni più o meno la potenza delle centrali berlusconiane, con la sola differenza che un pannello fotovoltaico, in caso di terremoto, al massimo cade a terra (e solo perchè cade il tetto su cui è montato), magari continuando pure a funzionare, e non produce quelle scorie radioattive che poi non sappiamo dove mettere.

    E con la differenza, probabilmente decisiva, che le aziende interessate dallo sviluppo delle rinnovabili sono piccole e medie imprese, spesso artigiani, e non colossi del cemento e dell’acciaio in cerca di grandi appalti statali. Visti i precedenti, e la tragedia di queste ore, speriamo che almeno il cemento sia di quello buono.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista, Circoscrizione 1

  • Fra rinnovabili e Nucleare: quello che Balboni dimentica di dire.

    Il Senatore Balboni si è recentemente fatto forte di alcune dichiarazioni del Ministro all’Agricoltura Galan per sostenere che così il governo “ha chiarito in modo inequivocabile che gli incentivi a favore del Fotovoltaico non sono in discussione” e che non poteva essere altrimenti “perché non si possono fare leggi retroattive che violerebbero il patto tra Stato e cittadini”.

    Ora, che non si debbano fare leggi retroattive – se non a favore dei rei – sappiamo essere cosa ben conosciuta dal Governo Berlusconi, ma forse uscendo dal campo penale qualcosa nel rapporto tra Stato e cittadini tende a scricchiolare. Che le norme del decreto legislativo fossero retroattive – pensate un po’ – lo ha capito anche il Ministro Romani che (cfr agenzie del 10 marzo) “ha assicurato, entro 15 giorni, l’emanazione di un nuovo decreto attuativo per il periodo transitorio, correttivo della retroattivita’ del decreto legislativo sul fotovoltaico”. E non è la prima volta che il Governo del Nucleare tenta di affossare retroattivamente le alternative all’atomo, siano esse fonti energetiche rinnovabili che interventi di efficienza energetica, come nel 2008 quando Tremonti tentò l’abolizione tout court del 55%.

    Non si comprende perchè le famiglie e le imprese che in questi mesi hanno deciso di investire per risparmiare o creare ricchezza, comunque per diminuire l’impatto dell’uomo su questo pianeta, debbano essere lasciate in balia delle miopi e probabilmente interessate decisioni del nostro Governo. Perchè, con buona pace di Ministri e Senatori per installare un impianto, anche piccolo, ci vogliono sicuramente mesi, a volte anche un anno, sempre che poi non si chieda anche un finanziamento in banca.

    Le tariffe incentivanti erano già state diminuite l’anno scorso, il tetto non ha senso di esistere, l’alibi del costo in bolletta non regge andando a vedere quanto sono nelle stesse bollette i costi relativi incentivi alle fonti cosiddette assimilate come i termovalorizzatori (il famigerato CIP6) o alla dismissione delle vecchie centrali nucleari, ben più alti. E tanto per chiarire definitivamente la questione, anche in termini economici, negli Stati Uniti già oggi il costo per kwh prodotto con energia solare è inferiore a quello prodotto con il nucleare (cfr. Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover di John O. Blackburn Sam Cunningham – NC WARN – luglio 2010).

    L’ulteriore incertezza posta dal decreto governativo quindi non solo mette a repentaglio gli obiettivi di diminuzione delle emissioni in atmosfera – facendoci rischiare non solo i polmoni ma anche le multe – ma soprattutto mette in difficoltà gli oltre 100.000 occupati di un settore in grande sviluppo ma ancora troppo fragile per essere sacrificato sull’altare dell’ideologia pro-atomo.

    Perchè, è ormai chiaro in queste drammatiche ore, l’assurdo obiettivo di questo governo è garantire al nostro paese l’uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili grazie a centrali nucleari che fra 20 anni forse produrranno energia da combustibili fossili, non risultando al momento alla comunità scientifica che l’uranio cresca sugli alberi. Un non senso che ci costerà ben 30 miliardi di euro. Investendo la stessa cifra nelle energie rinnovabili, ad esempio nel sole, avremmo in pochi anni più o meno la potenza delle centrali berlusconiane, con la sola differenza che un pannello fotovoltaico, in caso di terremoto, al massimo cade a terra (e solo perchè cade il tetto su cui è montato), magari continuando pure a funzionare, e non produce quelle scorie radioattive che poi non sappiamo dove mettere.

    E con la differenza, probabilmente decisiva, che le aziende interessate dallo sviluppo delle rinnovabili sono piccole e medie imprese, spesso artigiani, e non colossi del cemento e dell’acciaio in cerca di grandi appalti statali. Visti i precedenti, e la tragedia di queste ore, speriamo che almeno il cemento sia di quello buono.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista, Circoscrizione 1

  • La lampadina che si accende da sola (e non consuma elettricità)

    Evoluzione dei pozzi luce, e tutto in materiali riciclati…

    Segnalata da Pedro.

  • ennesimo blitz contro le rinnovabili, ennesima catena

    mini-eolico_1_-cc085Il Governo Berlusconi, sempre più sinistro, continua nei suoi assurdi blitz contro le energie rinnovabili. Dopo il tentativo, rientrato di far saltare le agevolazioni sulle ristrutturazioni, con il decreto milleproroghe hanno eliminato l’obbligo, previsto dal Governo Prodi dal gennaio di quest’anno, di prevedere per le nuove costruzioni la realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’intervento.

    IlKuda lancia l’ennessima catena, io l’ennesima adesione e l’ennesimo invito a diffondere e aderire.

    Hanno aderito sinora: ilKuda, CernuscoTV, Osservatorio sul Razzismo in Italia, Zadig, Follonica, Marcella Zappaterra, Alessandro Ronchi, Verdi Forlì-Cesena, Verdi Emilia Romagna, BaseVerde, Blog del Giorno, Letizia Palmisano, LETIZIA’S BLOG, Fiore Blog, Verdi di Ferrara, il Derviscio, Ciwati, PD Cogliate, Sale del mondo, Maurizio Baruffi.

  • Pannelli in discarica

    Mica una brutta idea, da nojerksite.

    Pannelli solari sulla discarica a Peccioli – Pisa

    Utilizzare l’area di una discarica di rifiuti per installare pannelli solari e produrre energia rinnovabile. Mentre in Campania continuano le proteste contro gli stoccaggi di spazzatura, in Toscana, esattamente a Peccioli (Pisa), una delle più grandi discariche regionali allarga il proprio raggio d’azione. La società di gestione, la Belvedere spa, ha deciso di far sorgere nell’area un impianto fotovoltaico: pannelli capaci di generare energia da destinare al territorio.

    L’iniziativa, denominata “Un ettaro di cielo”, viene realizzata con un meccanismo originale: la Belvedere Spa invita i cittadini toscani (e non) a investire nel progetto con l’acquisizione di una o più quote del valore di circa 6mila euro, equivalente ad 1 KWp. L’investimento, garantisce la società, viene ripagato in 10 anni e in 20 raddoppia il valore: l’energia, infatti, viene ceduta alla rete nazionale e gli incassi vanno a remunerare le quote dei cittadini.

    Il progetto del campo fotovoltaico prevede uno stanziamento complessivo di 5 milioni di euro: il piano ha avuto tutte le autorizzazioni e dovrebbe entrare nel vivo entro sei mesi. Una partnership è stata siglata con una società tedesca per la fornitura degli impianti, l’energia prodotta inizialmente dovrebbe soddisfare il fabbisogno di 500 famiglie. Ma i piani sono molto più ambiziosi. «La novità del progetto — spiega Renzo Macelloni, presidente della società di gestione — è quello di avvicinare alle fonti rinnovabili anche coloro che fisicamente non possono installare impianti. Comprando una quota del valore di circa 6mila euro si hanno tutti i vantaggi dell’energia verde senza costruirsi impianti in proprio».

    Da tempo la discarica di Peccioli produce anche energia da biogas. Nel 2006 è stato soddisfatto il fabbisogno di oltre 3mila famiglie. I proventi della gestione della discarica, nata nel 1997 e oggi forte di un azionariato popolare con 800 soci, garantiscono ai cittadini del piccolo centro pisano tributi agevolati, dalla Tarsu all’Ici, con un risparmio annuo, fa sapere la società Belvedere, di 450 euro rispetto ai residenti di altri comuni della zona. La discarica tratta dalle 800 alle 1000 tonnellate di rifiuti al giorno, provenienti prevalentemente da Firenze, Prato e Pisa.