
Interrogazione sugli effetti del processo di esternalizzazione dei servizi scolastici comunali
Il sottoscritto consigliere comunale
PREMESSO
che nel corso del 2014 è stato avviato un percorso che ha portato, a partire dall’anno scolastico 2015/2016, ad ulteriori esternalizzazioni dei servizi educativi comunali che andranno a regime nel corso dell’a.s. 2017/2018.
TENUTO CONTO
che tale processo ha già avuto un suo riscontro nei bilanci consuntivi 2015 e 2016.
INTERROGA L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
al fine di conoscere:
- gli effetti per ogni anno, rispetto al bilancio consuntivo per il 2015 e 2016 e preventivo per il 2017 e 2018, delle ulteriori esternalizzazioni in termini di diminuzione di spesa di personale (educatori e ausiliari) e di aumento di costo dei servizi relativi in appalto e di tutti gli altri effetti sui centri di costo interessati dal processo;
- in particolare, per quello che riguarda il personale relativo ai servizi esternalizzati, il dato numerico delle posizioni cessate (per pensionamenti o altre motivazioni), quello dei dipendenti trasferiti ad altre mansioni all’interno dell’Istituzione Scuola e quello di quelli trasferiti ad altri servizi comunali.
Ferrara, 2 maggio 2017
Il Presidente del Gruppo Consiliare
Leonardo Fiorentini

Intervento in consiglio comunale sul Bilancio dell’Istituzione Scuola
Non sono mai stato ideologicamente contrario alle esternalizzazioni dei servizi, a parte forse per l’acqua, ma anche lì non la reputo una posizione ideologica. Certo preferirei esternalizzare le biblioteche che gli asili, ma oggi ci troviamo nella paradossale situazione (per me) che mentre il Comune esternalizza le scuole dell’infanzia, allo stesso tempo reinternalizza la gestione delle biblioteche con il personale che non è più in grado di lavorare con i bambini.
Oggi che il blocco delle assunzioni è acqua passata, la scelta sull’esternalizzazione appare meramente economica. Potrei alzare la bandiera della demagogia, e dire che è sufficiente azzerare i contributi alle scuole private per coprire il fabbisogno dell’Istituzione Scuola. Non lo faccio, perché mi pare inutile alzare bandiere che si sciolgono al sole del primo voto in consiglio (e anche perché probabilmente poi si aprirebbe un problema con altri genitori che non sanno più dove portare i figli).
Non lo faccio perché vorrei dare quindi un contributo propositivo nonostante le mie personali perplessità, stante che l’impegno preso in campagna elettorale, ovvero non superare la soglia immaginata nel protocollo d’intesa con i sindacati, appare mantenuto.
Credo, e la reazione dei genitori interessati, ma direi di una buona fetta di città lo dimostra, come la presenza a questo consiglio di oggi del resto testimonia ampiamente, che sia necessario un percorso di informazione e partecipazione rivolto alla città, che dia conto dello stato delle esperienze fatte nelle scuole già esternalizzate e che spieghi a tutti il perché delle proposte e le motivazioni, anche quelle economiche, dell’esternalizzazione.
Un percorso di dialogo che permetta di salvaguardare le peculiarità e risolvere i problemi di ciascun plesso, che sono diversi non solo per collocazione geografica ma anche per composizione sociale e storia didattica.
Un percorso che permetta di valutare anche ipotesi di esternalizzazione progressiva delle scuole interessate in modo da garantire per quanto possibile la continuità didattica nel breve periodo ai bambini che oggi sono all’interno delle scuole.
La continuità didattica va però garantita anche nel lungo periodo: se già non vi è, va inserito nel bando un sistema di controllo del turnover. Posso immaginare che la mobilità dei lavoratori nel privato (visto peraltro il jobs act) sia superiore rispetto al pubblico e per questo dobbiamo trovare un sistema, se non c’è, per garantire i bambini di non cambiare troppo spesso maestra.
Credo, e credo sinceramente che sarebbe utile sia ai genitori che all’amministrazione, vada costituito un sistema di controllo trasparente: una sorta di “autorità” garante che coinvolga i consigli di partecipazione: sarebbe una garanzia per i genitori rispetto alla efficacia dei controlli, ma anche per l’amministrazione contro il diffondersi di leggende metropolitane.
Per quel che riguarda invece i lavoratori credo che vada ascoltata una delle richieste più pressanti, ovvero il riconoscimento professionale degli educatori. Va ascoltata non solo perchè mi pare giusto che il lavoro effettuato in una scuola pubblica esternalizzata valga quanto quello in una scuola privata ai fini delle graduatorie, ma anche perché questi lavoratori, in gran parte giovani (e molto spesso mal considerati e bistrattati nelle riflessioni che ho letto in questi giorni sui giornali), hanno il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuta la propria professionalità.
Come credo che non sia possibile far vivere ad una persona una doppia precarietà: quella di non sapere se fra x anni la sua cooperativa rivincerà l’appalto e quindi se manterrà il suo lavoro e quella, giornaliera, di rischiare di non lavorare se il bambino che affianca resta malato per più di n giorni. E’ necessario in qualche modo garantire la continuità lavorativa per gli educatori che lavorano nel sostegno, ed aprendo una parentesi che meriterebbe una riflessione più ampia, ed in una sede e con interlocutori più appropriati, anche ripensando (ovviamente a seconda dei singoli casi) il modello che ora vede l’educatore legato al singolo bambino.
Un’ultima riflessione infine: dal prossimo anno avremo un nuovo indicatore ISEE che non sappiamo come andrà a modificare il livello delle rette per le famiglie. Credo sia necessario aprire sin da subito aprire un riflessione sulla rimodulazione rette, valutare quale sia il livello di copertura del servizio per ogni fascia di reddito che garantisca il principio di solidarietà ma che allo stesso tempo eviti di trasformare la scuola pubblica in una scuola di classe.
Finendo con le questioni economiche. Non è demagogico oggi ripensare a ciò che solo un anno fa è stato deciso in quest’aula, io non c’ero, ma scusate resta un mio pallino. Un taglio dell’addizionale irpef di 20 euro l’anno di media cui non si è accorto nessuno, mentre ci accorgiamo oggi come quelle risorse sarebbero state utili, e non solo per la scuola. Ci apprestiamo ad approvare il bilancio comunale con la spada di damocle della legge di stabilità, e forse dovremo rimetter mano alla tassazione locale per far fronte alla scure del cosiddetto buon-governo.
Pensiamoci.