• omissione di soccorso

    La stessa maggioranza che ieri ha condannato migliaia di persone a non potersi curare, oggi “non vuole sulla coscienza” la morte di Eluana Englaro.

    E per non incorrere in “omissione di soccorso” uccide il diritto e la Costituzione, oltre che compiere un atto di violenza inaudita anche nei confronti del padre di Eluana.

    E qualcuno, di cognome fa La Russa, osa pure giustificarsi così:

    Anche chi aveva dubbi come me si è convinto a votare a favore perché così il governo non solo ha la possibilità di esprimere la sua capacità di decisione ma offre anche un modo al Parlamento di decidere

    Presidente, lei non firmi.

    Del resto, se proprio vogliono, portino il decreto a chi gliel’ha commissionato, di là dal Tevere…

  • La dolce morte

    funerale papaOk, fate gli scongiuri del caso, ma il dibattito di ieri alla sala Arengo sul saggio di Lina Pavanelli sulla morte di Wojtyla è stato davvero molto interessante. Interessante per il modo (finalmente un dibattito dove si dibatte e non si arringa, era da un po’ che non ne sentivo) e per il merito, che ha preso spunto dalla (presunta ma probabile) decisione di Papa Wojtyla di far terminare dignitosamente la propria esistenza per discutere su un tema importante come quello dell’accanimento terapeutico, del mantenimento in vita e dell’eutanasia. Temi del genere non possono certo essere esaurientemente trattati in un post di 10 righe. Però, mentre vi invito a scaricare il file mp3 del dibattito dal sito dell’Istituto Gramsci, mi limito a sottolineare due aspetti, emersi fra i tanti. Il primo è come il dibattito sul mantenimento in vita sia un dibattito limitato e recente nel tempo (l’allungamento della vita grazie alla tecnologia è una questione della fine del secolo scorso) e nello spazio limitato al mondo ricco (ed occidentale in particolare, diciamo che in africa la disponibilità di macchinari medici è un po’ più rara) e come è esclusivamente a questo mondo che la Chiesa rivolge il suo magistero sul tema dell’eutanasia. Il secondo è la concezione un po’ ipocrita della cosiddetta “centralità del paziente” che puo’ scegliere se operarsi o no, può intraprendere o meno una terapia, ma non può, una volta avviata (anche senza il suo consenso, come successo a Welby), interromperla o meglio chiedere di farla interrompere. A tutti, medici, cattolici, protestanti, laici e atei è parsa però evidente la necessità di una legge che istituisca il testamento biologico, legge ferma – come tante altre – in parlamento (S. 1615 Sen. Gianpaolo Silvestri, C. 1884 On. Tommaso Pellegrino e altri, C. 1702 On. Franco Grillini e altri).

  • Benedetto, l’aborto, l’eutanasia e la dolce morte di Papa Wojtyla

    Benedetto XVI ha dichiarato ieri quel che ha sempre pensato: invita i farmacisti all’obiezione di coscienza sui farmaci per l’aborto e per l’eutanasia. Se il riferimento è abbastanza chiaro per l’aborto (RU486, e perchè no, pillola anticoncezionale e preservativi) sull’eutanasia è difficile capire su cosa dovrebbero obiettare i farmacisti. Anche perchè, come sostiene la concittadina Lina Pavanelli in un suo articolo su Micromega di settembre basta omettere alcune cure per consentire la morte di un paziente che non vuole più soffrire. Se questo paziente poi è il Papa (Wojtyla) è evidente l’interesse ad approfondire l’argomento. Per questo a Ferrara si organizza un incontro pubblico martedì 6 alla Sala Arengo.

    PS: sulle esternazioni del Papa divertente il dialogo di Chiara Lalli, mentre non si puo’ che sottoscrivere l’opinione di capemaster e rolli