• Libri della Ragione a Ferrara

    Libri della Ragione

    Presentazioni di libri per ragionare sulla società

    Prima Sessione

    Libere tutte | Droghe e autoregolazione | La Gente | La Cannabis fa bene alla politica

    6-27 febbraio 2018 | IBS+Libraccio Ferrara


    Libere tuttemartedì | 6 febbraio 2018 | ore 17,30

    Libere Tutte
    Dall’aborto al velo, donne nel nuovo millennio

    Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti

    Su temi vivi e controversi che riguardano i corpi femminili – la prostituzione, la gestazione per altri, l’uso del velo islamico – si diffonde la tentazione di risposte repressive e punitive. Il femminismo del Novecento ha prodotto un cambiamento irreversibile, ma nel nuovo millennio le lotte delle donne non sono finite. La libertà femminile vive nel mondo, ma si scontra con resistenze e paternalismi di ogni sorta. Come riconoscere, difendere e promuovere l’autodeterminazione in un tempo in cui l’avanzata di forze conservatrici e integraliste mira a controllare la sessualità delle donne e la riproduzione, mentre il mercato cerca di trarne profitto? C’è ancora bisogno di femminismo. Questa parola, che alcuni hanno archiviato troppo presto, ritrova oggi il suo significato di battaglia per la libertà. Per tutte le donne. E per tutti gli uomini che vogliono camminare con loro.

    dialogano con l’autrice Cecilia D’Elia

    Caterina Bonetti Autrice de Gli Stati Generali

    Thomas Casadei Docente di Filosofia del Diritto

    Lisa Pareschi Centro Documentazione Donna

    presenta Ilaria Baraldi la Società della Ragione

    è previsto il saluto del Vice Sindaco Massimo Maisto

    Libere Tutte
    Dall’aborto al velo, donne nel nuovo millennio
    Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti
    Minimum Fax | 2017
    Pagine 218 | 15 €
    ISBN 978-88-7521-786-0


    martedì | 13 febbraio 2018 | ore 17,30

    Droghe e autoregolazione
    Note per consumatori e operatori

    A cura di Grazia Zuffa e Susanna Ronconi

    Possiamo “controllare le droghe”? Le droghe, legali e illegali, fanno parte della vita quotidiana di milioni di persone. Tra queste, la grande maggioranza attua strategie di controllo e autoregolazione del proprio consumo che consentono loro di vivere una vita a “basso rischio” e senza danno. Quello che queste strategie personali e collettive di autocontrollo insegnano, le loro culture e i loro dispositivi sociali, appaiono oggi la direzione più promettente per pensare di governare un fenomeno di massa che ha dimostrato, ormai senza appello, il fallimento dell’approccio repressivo e i limiti di quello medico.

    dialogano con Grazia Zuffa e Susanna Ronconi

    Beatrice Bassini Psicologa Serd Bologna

    Maurizio Coletti Psicologo e Ricercatore

    Alberto Tinarelli Sociologo, già Responsabile Programma Dipendenze patologiche di Ferrara

    presenta Leonardo Fiorentini la Società della Ragione

    In collaborazione con Forum Droghe

    Droghe e autoregolazione
    Note per consumatori e operatori
    A cura di Grazia Zuffa e Susanna Ronconi
    Ediesse | 2017
    Pagine 400 | 18 €
    ISBN 978-88-230-2097-9


    martedì | 20 febbraio 2018 | ore 17,30

    La Gente
    Viaggio nell’Italia del risentimento

    Leonardo Bianchi

    Dieci anni fa usciva “La casta”, un libro che ridefiniva il discorso politico italiano: la fine dei partiti tradizionali, l’odio per le élite in generale, l’indignazione di chi si sentiva escluso e defraudato. Oggi quel risentimento si è rovesciato in una forma di orgoglio: la fine della politica come la conoscevamo non ha generato un vuoto, ma una galassia esplosa di esperienze tra il grottesco, il tragico e l’apocalittico. Dai forconi alle sentinelle in piedi, dai «cittadini» che s’improvvisano giustizieri all’esplosione delle proteste antimigranti, “La Gente” è il ritratto cubista dell’Italia contemporanea: un paese popolato da milioni di persone che hanno abbandonato il principio di realtà per inseguire i propri incubi privati, mentre movimenti politici vecchi e nuovi cavalcano quegli incubi spacciandoli per ideologie.

    dialogano con l’autore Leonardo Bianchi

    Girolamo De Michele Scrittore

    Raffaele Rinaldi Direttore Viale K

    Michele Travagli Consulente Media

    presenta Leonardo Fiorentini la Società della Ragione

    In collaborazione con l’Associazione Federico Aldrovandi

    La Gente
    Viaggio nell’Italia del risentimento
    Leonardo Bianchi
    Minimum Fax | 2017
    Pagine 362 | 18 €
    ISBN 978-88-7521-833-1


    martedì | 27 febbraio 2018 | ore 17,30

    La cannabis fa bene alla politica

    A cura di Barbara Bonvicini e Viola Tofani
    Testi di Leonardo Fiorentini
    Pre e postfazione di Marco Perduca

    Le politiche sulla cannabis sono in evoluzione in tutto il mondo. L’Uruguay e 9 Stati USA hanno legalizzato quella ricreativa; il Canada si appresta a farlo, mentre le esperienze europee di Olanda e Portogallo sono note. In questo contesto internazionale appare evidente che la questione cannabis non sia più argomento tabù per la politica. Questo volume presenta una rassegna degli ultimi progressi legislativi, politici, parlamentari e di ricerca relativi alla cannabis in Italia. Allo stesso tempo, perché il proibizionismo è un “male” globale, presenta anche una panoramica di cosa si muove sul versante riformatore, principalmente nelle Americhe, con la speranza che le positive esperienze di legalizzazione sia dal punto di vista dei consumi, dei riflessi sociali ed economici, aiutino un processo di presa di coscienza che già attraversa tutte le generazioni.

    Dialogano con Leonardo Fiorentini e Marco Perduca

    Franco Corleone già sottosegretario alla Giustizia

    Luca Marola Ideatore Easyjoint

    presenta Ilaria Baraldi la Società della Ragione

    In collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni

    La cannabis fa bene alla politica
    A cura di Barbara Bonvicini e Viola Tofani
    Prefazione e postfazione di Marco Perduca
    Testi di Leonardo Fiorentini
    Reality Book | 2018
    | Pagine 90 | 8 €
    ISBN 978-88-95284-81-1

  • I volti dell’alienazione a Ferrara

    volti-alienazione-ferraraI VOLTI DELL’ALIENAZIONE. Disegni di Roberto Sambonet
    Ferrara
    22 gennaio – 2 febbraio 2015

    Inaugurazione 21 gennaio, ore 17.00
    Il Salone d’Onore del Palazzo Municipale di Ferrara ospita dal 22 gennaio al 2 febbraio 2015 “I volti dell’alienazione”, la mostra, a cura di Franco Corleone e Ivan Novelli, che raccoglie quaranta disegni e settanta studi dell’artista e designer milanese Roberto Sambonet.

    Una mostra straordinaria che racconta e indaga, attraverso i ritratti che l’artista ha realizzato tra il 1951 e il 1952 nel manicomio di Juqueri, a cinquanta chilometri da San Paolo in Brasile, il complesso fenomeno del disagio mentale.

    Sambonet trascorre sei mesi nei reparti dell’ospedale conducendo una sua personale ricognizione e ritrae, a china o a matita, gli internati in una serie di opere di grande intensità, tutte capaci di andare al di là del volto e mostrare pensieri, emozioni, sentimenti. Una sorta di viaggio di umana partecipazione, uno scavo nelle pieghe della malattia e della sofferenza, che sarà raccolto nel 1977 nel volume Della Pazzia (M’Arte Edizioni, Milano 1977).

    Qui l’artista accosta ai ritratti dei malati di mente testi di autori che nei loro scritti hanno affrontato e raccontato il tema della pazzia, come Allen Ginsberg, Domenico Campana, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Edgar Lee Masters, William Shakespeare, Voltaire e altri.

    La mostra, promossa da La Società della Ragione, onlus impegnata sui temi del carcere, della giustizia e dei diritti, umani e sociali, con la collaborazione dell’Archivio pittorico Roberto Sambonet, di StopOPG e con il patrocinio del Comune di Ferrara, vuole contribuire alla campagna per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, prevista per il 31 marzo 2015, dove sono ancora internate meno di mille persone. Un decreto poi convertito in legge il 17 febbraio 2012 ne stabiliva la chiusura dando delle scadenze, che sono state, però, via via sempre prorogate. Ora la scadenza è fissata al 31 marzo 2015.

    Roberto Sambonet, nato a Vercelli nel 1924, importante pittore, designer e grafico, ha avuto un legame particolare con Milano. Si è formato all’Accademia di Brera e ha partecipato attivamente alla vita cittadina frequentando l’ambiente delle avanguardie artistiche, che avevano come punto di ritrovo il bar Giamaica. Partecipò all’avventura del gruppo dei Picassiani con Cassinari, Morlotti e Treccani. Tra il 1948 e il 1953 si trasferì in Brasile, dove il suo linguaggio artistico visse una maturazione molto importante, che lo condusse verso quell’essenzialità della linea che divenne tratto fondamentale della sua opera, nella pittura, nella grafica e nella produzione di celebri oggetti di industrial design.

    La mostra che ha avuto in ottobre una prima tappa a Milano alla Fabbrica del Vapore, è stata ospitata a dicembre a Firenze al Teatro Chille de la balanza e sarà poi allestita a Roma, al Museo in Trastevere, dal 24 marzo al 3 maggio 2015.

    In occasione della mostra è stato pubblicato da Palombi Editori un catalogo illustrato con il contributo della società Cosmec.

    Mercoledì 21 gennaio 2015, alle ore 17.00, si inaugura la mostra con la partecipazione del Vice Sindaco Massimo Maisto, del Consigliere comunale Leonardo Fiorentini, di Franco Corleone e Ivan Novelli della Società della Ragione, di Elisa Camesasca dell’Archivio pittorico Roberto Sambonet e di Stefano Cecconi di StopOPG e responsabile nazionale welfare CGIL.

    Seguirà un aperitivo augurale con buffet.

    INFO:                  

    Mostra: I volti dell’alienazione. Disegni di Roberto Sambonet
    Luogo: Ferrara, Palazzo Municipale, Salone d’Onore
    Date: dal 22 gennaio al 2 febbraio 2015
    Orari: dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.30
    www.societadellaragione.it

  • Volti e maschere della pena a Bologna

    cop-voltimascherepenaPresentazione del libro a cura di Franco Corleone e Andrea Pugiotto
    VOLTI E MASCHERE DELLA PENA
    Opg e carcere duro, muri della pena e giustizia ripartiva

    Bologna, venerdì 9 maggio, ore 14.30
    Fondazione Forense Bolognese, Sala di Via del Cane, 10/a

    GLI AUTORI NE PARLANO CON
    Avv. Desi Bruno, Garante Regionale Emilia Romagna delle persone private della libertà personale
    Prof. Avv. Nicola Mazzacuva, Università di Bologna, Presidente della Camera Penale di Bologna
    Prof. Avv. Massimo Pavarini, Università di Bologna

    PRESIEDE
    Avv. Alessandro Valenti, Vicepresidente Camera penale di Bologna

    La posta in gioco, in termini di civiltà giuridica, è enorme. La crisi della giustizia e lo stato delle carceri richiedono riforme strutturali non più procrastinabili. È tempo di rifiutare la logica dell’emergenza
    e di imboccare la strada della ragione. Così una legge di amnistia e di indulto costituirebbe un efficace volano per superare la situazione di prepotente urgenza. Bisogna riprogettare lo spazio e il senso della pena, chiudere definitivamente gli ospedali psichiatrici giudiziari, modificare il regime del 41-bis, formulare pene alternative. E abolire l’ergastolo.

    Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Forense Bolognese con la collaborazione della Scuola Territoriale Camera Penale di Bologna “Franco Bricola”, della Scuola Superiore di Studi Giuridici di Bologna, della Cattedra di Diritto penitenziario, della Cattedra di Diritto costituzionale e Diritti fondamentali e, infine, della Facoltà di Giurisprudenza nell’Università di Bologna.

    Vai alla scheda del libro
    http://ediesseonline.it/catalogo/saggi/volti-e-maschere-della-pena

    Il sovraffollamento carcerario è strutturale e sistemico e tale resterà anche dopo il decreto legge voluto dalla Guardasigilli Cancellieri, in larga misura svuotato dalle Camere in sede di conversione: si è perduta l’occasione per fare ciò che andava fatto, ad esempio intervenire sulla legge Fini-Giovanardi. Il rischio è che questa prepotente urgenza releghi in un cono d’ombra altri momenti critici della pena e della sua esecuzione. Come un riflettore, il volume illumina a giorno alcune di queste zone buie: la pena nascosta negli ospedali psichiatrici giudiziari, con l’internamento del “reo folle”; la “tortura democratica” che si realizza con la pena estrema del carcere duro ex art. 41-bis; la pena insensata se la sua esecuzione è solo inumana retribuzione e non l’occasione per una giustizia riparativa; la pena “murata” dentro istituti penitenziari progettati non per integrare ma per escludere dal tessuto urbano e sociale. Per la Costituzione la pena è solo perdita di libertà personale, non anche di dignità e di speranza. La politica penitenziaria in Italia è stata capace solo di pensare all’edificazione di nuove carceri o all’ampliamento di quelle esistenti. E il Parlamento tace, nonostante la Corte di Strasburgo, con la sentenza Torreggiani, ci abbia perentoriamente chiamato a dare una risoluzione rapida ed effettiva al problema. Contributi di: Stefano Anastasia, Sebastiano Ardita, Roberto Bin, Desi Bruno, Stefano Caracciolo, Nils Christie, Gherardo Colombo, Franco Corleone, Maria Antonietta Farina Coscioni, Alessandro Massarente, Daniele Negri, Mauro Palma, Andrea Pugiotto, Maria Sacco, Paolo Veronesi.

  • Ecco perchè la legge Fini-Giovanardi è incostituzionale!

    cop-costituzionalitaLa legge Fini-Giovanardi è incostituzionale. All’interno di un dossier predisposto da la Società della Ragione, che viene presentato oggi pomeriggio a Udine, è infatti presentata una bozza di “Questione di legittimità costituzionale” che puo’ essere sollevata in sede di giudizio adattandola al caso di specie.

    A seguito di alcune recenti sentenze della suprema corte sulle procedure, e in particolare della 22/2012 (le disposizioni aggiunte in sede di conversione, estranee all’oggetto e alle finalità del testo originario del decreto di urgenza, esorbitano dal potere di conversione attribuito al Parlamento dall’art. 77, comma 2, della Costituzione), la Società della Ragione ha dunque promosso un accurato studio che ha prodotto uno schema di “questione di legittimità costituzionale” che, in occasione della terza Udienza presso il Tribunale di Tolmezzo del processo contro Rototom, gli avvocati di Filippo Giunta hanno sollevato in aula.

    Potete leggere la presentazione di Franco Corleone sul Manifesto di oggi, l’intervento di Luigi Saraceni al convegno di Udine sul caso Rototom del giugno scorso e scaricare il dossier predisposto dalla Società della Ragione.

  • Carcere, le cose da fare subito

    Franco Corleone scrive per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 18 aprile 2012:

    I buoni propositi di Paola Severino, ministro della Giustizia, per affrontare la crisi del carcere rischiano di tradursi in un desolante nulla. Alla radice, manca un’idea della funzione del carcere e dei luoghi della pena. C’è bisogno di un profondo cambio di paradigma, anche con nuove leggi per eliminare i fattori che producono sovraffollamento e perpetuano un carcere “infantilizzante” (in contrasto con l’ambizione del principio costituzionale del reinserimento del reo nella società). Sostenere che per il governo tecnico non c’è spazio per interventi radicali, è un alibi senza senso che conduce alla paralisi. Così facendo nessuno è costretto ad assumersi precise responsabilità.
    Come ho già avuto modo di dire, purtroppo molte volte, il sovraffollamento non è un accidente, un fatto dovuto al caso, ma è il prodotto di scelte politiche e di leggi criminogene, in primo luogo della legge sulle droghe. Il ministro per primo dovrebbe denunciare questo fatto e proporre una modifica almeno parziale dell’attuale legge antidroga, sulla linea del testo presentato già alla Camera dall’on. Cavallaro e al Senato dai senatori Ferrante e Della Seta.
    Così si abbatterebbe drasticamente l’ingresso in carcere di consumatori, piccoli spacciatori e tossicodipendenti che ancora nel 2011 sfiorano il 50% degli ingressi e delle presenze in carcere. Si pensi che su 68.000 ingressi ben 23.000, cioè il 33% è per violazione dell’art. 73 (detenzione di sostanze stupefacenti) del Dpr 309 del 1990, riveduto e peggiorato dalla legge 49 del 2006. Il ministro Severino dovrebbe avere il coraggio di portare in Parlamento un decreto legge (esistono tutti i presupposti di necessità e urgenza, che al contrario non c’erano quando fu approvata la legge del 2006, con un colpo di mano incostituzionale di Giovanardi, lasciato passare colpevolmente dal Quirinale).
    La cancellazione della legge Cirielli sulla recidiva e il ripristino della legge Simeone-Saraceni sarebbero il necessario corollario di una bonifica legislativa non rinviabile.
    Ovviamente non basta. Occorre un piano per l’applicazione larga della legge sulla detenzione domiciliare coinvolgendo le Regioni e i Comuni; e un progetto per l’uscita dal carcere dei tossicodipendenti, almeno diecimila, con inserimenti sul territorio e in comunità di accoglienza.
    Se infine si adottassero le misure necessarie per ridurre la carcerazione preventiva, allora il carcere tornerebbe ad una dimensione “fisiologica” e si potrebbe sperimentare un modello simile a quello spagnolo o danese (tanto per dare due riferimenti europei).
    In ogni modo, si dovrebbe partire subito con l’applicazione integrale delle misure, sia strutturali che gestionali,  previste dal Regolamento del 2000 (con un ritardo vergognoso di dodici anni).
    Nel volume Il corpo e lo spazio della pena (Ediesse, 2011), si affronta il nodo dell’edilizia carceraria: gli stessi muri e le stesse sbarre contengono il mafioso e la persona in attesa di giudizio, il camorrista e il semilibero, lo stragista e la detenuta madre. E’ un evidente paradosso, che svela un intento di mero ammassamento di corpi, senza rispetto per la dignità delle persone private della libertà.
    Altro che privatizzazione delle carceri, occorre un piano di socializzazione e di ridisegno urbanistico della città!

  • L’architettura, il carcere, un libro

    Esce oggi per le edizioni EDIESSE in collaborazione con la Società della Ragione il volume curato da Stefano Anastasia, Franco Corleone, Luca Zevi dal titolo “Il corpo e lo spazio della pena. Architettura, urbanistica e politiche penitenziarie.” Presto si organizzerà una presentazione a Ferrara, nel frattempo potete leggere sul sito de la Società della Ragione le prime recensioni e magari acquistarlo in tutte le librerie.

    Il corpo e lo spazio della pena
    Architettura, urbanistica e politiche penitenziarie
    a cura di Stefano Anastasia, Franco Corleone, Luca Zevi

    2011
    EDIESSE
    13,00 Euro
    ISBN 978-88-230-1601-9

    La vertiginosa crescita delle incarcerazioni nell’ultimo ventennio ha fatto esplodere il problema del sovraffollamento penitenziario, e con esso quello della qualità della pena nel rispetto della dignità della persona detenuta. Tra timide riforme e occasionali provvedimenti deflattivi, la costruzione di nuove carceri e la saturazione di quelle esistenti continuano a dominare l’agenda politica.

    La struttura architettonica, la qualità edilizia e la collocazione urbanistica del penitenziario corrispondono alla sua funzione e al modo di interpretare la pena privativa della libertà. Chi si propone di riformare la pena non può rinunciare, quindi, a ripensare lo spazio penitenziario, almeno fino a quando il carcere resterà dominante nelle nostre culture e nelle nostre pratiche punitive.

    Testi di Sebastiano Ardita, Vittorio Borraccetti, Cesare Burdese, Alessandro De Federicis, Patrizio Gonnella, Francesco Maisto, Corrado Marcetti, Alessandro Margara, Mauro Palma, Sonia Paone, Eligio Resta, Leonardo Scarcella, Adriano Sofri, Maria Stagnitta, Grazia Zuffa.

    Stefano Anastasia, ricercatore in Filosofia e Sociologia del diritto nell’Università di Perugia, è stato presidente dell’associazione Antigone e della Conferenza nazionale del volontariato della giustizia.
    Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2001, è Garante dei detenuti nel Comune di Firenze e presidente della Società della Ragione. Vai al blog.
    Luca Zevi, architetto e urbanista, direttore del «Manuale del Restauro Architettonico» e del «Nuovissimo Manuale dell’Architetto », ha insegnato nelle Università di Roma e Reggio Calabria.

  • I Garanti chiedono al Governo una svolta sul carcere

    I Garanti dei detenuti italiani, riuniti in coordinamento oggi a Ferrara hanno tenuto una conferenza stampa al termine dei lavori. Ormai siamo “Garanti della carta igienica” ha esordito così il coordinatore dei 30 garanti cittadini e 6 regionali, Franco Corleone. “67500 detenuti sono il frutto delle leggi criminogene che il nostro paese si è dato, ma questa riunione cade in un momento felice per le speranze che il nuovo governo ci puo’ dare”.  I Garanti si aspettano un segnale forte di discontinuità: insieme a Antigone, Arci, Associazione Nazionale Giuristi Democratici, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ristretti Orizzonti, La Società della Ragione, Unione delle Camere Penali Italiane, VIC-Caritas il Coordinamento Nazionale Garanti Territoriali Diritti Detenuti ha infatti lanciato un appello al Presidente del Consiglio e al neo Ministro della Giustizia perché sia nominato un sottosegretario con delega al carcere “capace, competente e appassionato e che possa incidere positivamente sul dramma quotidiano delle carcere certificato anche dalle parole del Presidente della Repubblica di quest’estate”.

    I Garanti chiederanno presto un incontro al nuovo Ministro, “perchè in questi anni si è confidato troppo nel carcere in nome della sicurezza, il carcere non dev’essere il sostituto del welfare che non c’è.” “Al Ministro – incalza Corleone – sottoporremo alcune questioni urgenti: incidere sul sovraffollamento, non con nuove carceri ma cambiando le leggi criminogene, perchè non serve il carcere per la vendita di un cd contraffatto, come non vanno tenuti in carcere i detenuti tossici, o non vanno incarcerati i semplici consumatori. Va modificata la Fini-Giovanardi, con maggiori possibilità di affidamento in cura, e va modificata anche la legge Cirielli sulla recidiva. Chiederemo poi che si porti a conclusione il lavoro avviato dalla commissione Marino per il superamento degli OPG, e chiederemo l’istituzione del garante nazionale come previsto da una norma dell’ONU che l’italia tarda a far sua. Crediamo si debba usare meglio e di più la legge sulla detenzione domiciliare, prevista dalla cosiddetta “svuotacarceri” che ha però inciso per poco più di 3000 casi.”

    “Un carcere sovraffollato che imbruttisce le persone non aiuta la società nè aiuta la salute pubblica” ha continuato Corleone, che è Garante dei detenuti a Firenze, ricordando che proprio la mancanza di fondi ed il sovraffollamento rendono necessaria l’apertura del carcere alla società, con un maggior coinvolgimento degli enti locali e dell’associazionismo in modo che esso non “diventi uno zoo” ma si apra alla città promuovendo iniziative di educazione, di studio e di recupero sociale in modo che nella cella si torni solo a dormire.

    Articolo per fuoriluogo.it

     

     

  • Politica, batti un colpo?

    Vale la pena di segnalare quest’articolo in cui Franco Corleone commenta un’importante sentenza della Corte di Appello di Cagliari per la rubrica di Fuoriluogo su il Manifesto di oggi, 16 novembre 2011.

    Dalla Sardegna giungono buone notizie rispetto alla criminalizzazione della coltivazione domestica di canapa. L’8 luglio scorso, la Corte d’Appello di Cagliari ha cancellato la condanna contro due fratelli di Carbonia: in primo grado, il Tribunale di Cagliari li aveva condannati ad otto mesi di reclusione e duemila euro di multa per avere coltivato quindici piantine nella propria abitazione.
    La perizia aveva accertato che solo una piantina alta 50 cm. conteneva 164 mg di Thc (quantitativo inferiore al valore della quantità massima detenibile a uso personale), mentre le altre, tra i 10 e 20 cm., non avevano materiale analizzabile.
    La dott.ssa Fiorella Pilato, presidente estensore della sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato, ha affrontato il problema se la coltivazione di poche piante destinate all’uso personale possa avere rilevanza penale o se invece tale condotta possa essere assimilabile alla detenzione (ad uso personale): lo ha fatto prendendo le distanze dal dictum della sentenza 28605 del 10 luglio 2008 delle Sezioni Unite della Cassazione che affermò il principio della punibilità della coltivazione “senza se e senza ma”, indipendentemente dalla quantità e dalla destinazione.
    La dr.ssa Pilato sottopone a serrata confutazione l’assunto della Cassazione secondo cui la coltivazione “merita un trattamento diverso e più grave” rispetto alla detenzione, per il solo fatto di aumentare la quantità complessiva di stupefacenti presenti sul mercato (sic!). Questa affermazione apparentemente logica si mostra invece come un vero e proprio paralogismo. La quantità di stupefacenti  presente sul mercato è nell’ordine di svariate tonnellate e non è certo qualche piantina che può aumentarla significativamente. Ma paradossali sono le conseguenze: il verdetto della Suprema Corte spingerebbe il consumatore, la cui attività è penalmente irrilevante, a rivolgersi al mercato illecito e clandestino incentivando lo spaccio e i proventi di una attività criminale. Conclude la dr.ssa Pilato: “Soltanto in astratto può affermarsi che qualsiasi coltivazione rappresenti un disvalore assoluto”.
    La sentenza delle Sezioni unite della Cassazione afferma che la risoluzione del problema della droga “deve essere circoscritta al legislatore e ad esso soltanto è la responsabilità delle scelte circa i limiti, gli strumenti, le forme di controllo da adottare”, volendo con ciò limitare il potere di interpretazione delle norme da parte del giudice. Ma, in contrasto con quanto dichiarato, si arroga il diritto di aggravare le disposizioni di una legge già estremamente punitiva per l’introduzione di un’unica tabella per tutte le sostanze; e perfino di andare oltre il dettato della Convenzione internazionale di Vienna del 1988 che (par. 2 dell’art.3) equipara la coltivazione per consumo personale al possesso e all’acquisto. Come ho già scritto, la sentenza della Cassazione è culturalmente mediocre e senza alcun  pregio giuridico, frutto solo del pregiudizio ideologico e moralistico.
    Infine, la dr.ssa Pilato ribadisce l’interpretazione contenuta in una sentenza del Tribunale di Milano: gli articoli 26 e successivi, che stabiliscono le pene per la coltivazione, si riferiscono alle attività di carattere industriale, non ai vasi sul balcone. Perciò, gli atti dei due fratelli di Carbonia sono stati rimessi al Prefetto per le sanzioni amministrative previste dall’art.75 per il consumo personale.
    Dopo la magistratura, sarebbe ora che anche la politica battesse un colpo.

     

  • Chiudiamo l’OPG di Reggio Emilia

    La Società della Ragione

    Sabato 16 luglio
    dalle 11,30 alle 13
    Sala Rossa del Municipio di Reggio Emilia
    piazza Prampolini

    CHIUDIAMO L’OPG DI REGGIO EMILIA

    Partecipano:
    Gianluca Borghi Società della Ragione
    Franco Corleone Coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti
    Matteo Sassi Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Reggio Emilia
    Stefano Cecconi CGIL nazionale – Stop OPG

    www.stopopg.it

    (via Franco Corleone)

  • La quasi inutile guerra alle droghe

    La quasi inutile guerra alle droghe
    La Nuova Ferrara del 07/07/2011 ed. Nazionale p. 13

    Il libro “Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe”, edito da Eds, presentato ieri da Melbook Store, realizzato dalla fondazione britannica Transform, segue alla denuncia da parte di studiosi inglesi del fallimento della War on drugs. Elencandone i danni sanitari, sociali, culturali ed ambientali, li segnala all’Onu affinchè cambi subito e radicalmente la politica sulle droghe. Lo hanno ribadito concordemente sia Giuseppe Bortone responsabile tossicodipendenze Cgil, sia Franco Corleone, segretario Forum droghe, con Leonardo Fiorentini responsabile Società della Ragione. «Non è possibile considerare il problema generalizzando – ha esordito il sindacalista – equiparando cioè ogni sostanza e ogni tipo di consumatore, arrivando fino al licenziamento. Lo studio inglese cerca una normativa differenziata ma il nostro Stato da un lato è latitante e dall’altro è invasivo». Corleone ha poi criticato soprattutto i vertici italiani rappresentati da Giovanardi e Serpelloni da cinque anni impegnati a contrastare il fenomeno, senza ottenere risultati. «Il dibattito sulla politica delle droghe – ha dichiarato Corleone – sembra assente. Si parla invece della giustizia e del carcere, questioni che nel nostro funzionamento sono condizionati da procedimenti di repressione verso i consumatori e i piccoli spacciatori, che rappresentano oltre la netà della popolazione dei detenuti, invece di puntare ai grandi trafficanti. Noi invece riteniamo con gli studiosi inglesi diverse regolamentazioni come la vendita di cannabis in di altre sostanze in farmacia con ricette mediche. (m.g.)

    Scarica l’articolo in formato pdf: nuovaferrara_7711.pdf.

  • Legalizzare non è più un’utopia

    Arci di Ferrara
    CGIL
    Forum Droghe
    La Società della Ragione

    con il Patrocinio del Comune di Ferrara

    Mercoledì 6 luglio – ore 18
    Mel Book Store
    Piazza Trento e Trieste
    Palazzo San Crispino
    Sala dell’Oratorio

    Legalizzare non è più un’utopia
    Presentazione del volume della Transform Drug Policy Foundation
    Dopo la guerra alla droga
    Un piano per la regolamentazione legale delle droghe

    Saranno presenti:
    Franco Corleone, segretario di Forum Droghe, già sottosegretario alla Giustizia
    Giuseppe Bortone,
    responsabile nazionale del Settore Tossicodipendenze della CGIL

    Quale può essere in concreto un percorso per superare l’ultracentenario regime mondiale di proibizione delle droghe definito dalle Convenzioni delle Nazioni Unite?
    Quali sono le opzioni possibili per la regolamentazione legale della produzione, dell’offerta e del consumo di tutte le droghe, illegali e legali? Attraverso quali tappe si deve procedere? Come distinguere fra le varie sostanze?
    Il volume di Transform, la fondazione britannica impegnata da anni sul terreno della riforma della politica sulle droghe, ha l’ambizione di rispondere a questi quesiti, offrendo per la prima volta una impalcatura normativa per tutte le sostanze psicoattive ad uso non medico. Con pragmatismo tipicamente anglosassone, gli autori scelgono i mattoni e presentano i plastici di costruzione del nuovo edificio legale che potrebbe sorgere dall’auspicabile «cambio di paradigma». Una riforma ormai inevitabile perché sono molti i segni di crisi della «guerra alla droga»: nonostante l’insistente retorica, imponenti evidenze ne documentano ormai la bancarotta politica, scientifica, etica. Non si tratta di uno scritto di mera testimonianza e neppure, come gli autori amano ribadire, di un testo «radicale ». Al contrario, l’estremismo ideologico è appannaggio dei proibizionisti.
    Forum Droghe con la condivisione della CGIL ha ritenuto utile presentare ai lettori italiani questa guida pratica ad una nuova politica delle droghe, radicata in «scienza e coscienza». La legalizzazione è un orizzonte possibile, a patto di discuterne con documentazione, discernimento e senza pregiudizi. Questo libro è un contributo in tal senso.

    Transform Drug Policy Foundation ha sede a Bristol, nel Regno Unito, ed è diretta da Steve Rolles.

  • La famiglia Cucchi, una come tante

    La famiglia Cucchi, una come tante

    La sorella del ragazzo morto nell’ottobre 2009 ha presentato in città “Vorrei dirti che non eri solo”

    Venerdì sera presso la Sala della musica dell’ex convento di San Paolo, Ilaria Cucchi ha presentato il libro scritto con Giovanni Bianconi  “Vorrei dirti che non eri solo”. Ad aprire la presentazione è stato il vicesindaco Massimo Maisto con un breve saluto ai presenti.

    A un anno dalla scomparsa di Stefano Cucchi, la sorella Ilaria racconta la storia di una famiglia italiana come tante, con le debolezze e i difficili rapporti con un ragazzo che a periodi entra ed esce dal tunnel della droga.
    Un libro toccante che non nasconde nulla, ricco di unicità, ma che richiama un tema purtroppo comune a molte famiglie, come ha sottolineato Franco Corleone, presidente della Società della Ragione Onlus e Garante per i diritti dei detenuti.

    La presentazione di Ilaria Cucchi, breve e spontanea, ha  messo in luce una totale consapevolezza della “difficile situazione” del fratello che era “alla continua ricerca della propria libertà”; e il titolo stesso del libro “è la dimostrazione di come la sua famiglia provi tutt’oggi un senso di colpa per quei sei giorni in cui Stefano restò in carcere, abbandonato”.

    Durante il suo intervento Corleone ha richiamato inoltre l’attenzione al problema del “pregiudizio verso la tossicodipendenza, come causa scatenante di queste tragedie, in cui spesso i ragazzi coinvolti, da vittime diventano colpevoli della propria morte, perché considerati cittadini non a pieno titolo in quanto tossicodipendenti”.

    Questo tema è emerso anche nell’intervento di Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, ormai diventata supporto morale da cui Ilaria trae forza e tenacia per arrivare alla verità. Due donne che vogliono semplicemente capire la verità, non per vendetta ma per denunciare le loro storie, decidendo anche di pubblicare foto forti e scioccanti,  per svegliare le coscienze e fare in modo che non accada nuovamente.

    Alla presentazione è intervenuto anche l’avvocato ferrarese Fabio Anselmo, che dopo aver difeso la famiglia Aldrovandi è stato scelto quale legale anche dalla famiglia Cucchi. Secondo Anselmo il sistema giudiziario che governa questi casi è “minato da un problema culturale presente nelle istituzioni, che troppo spesso davanti a queste situazioni si “chiudono a riccio” cercando di salvaguardare l’immagine a difesa di chi viene processato, spesso interferendo nel processo e creando un disagio psicologico alle famiglie delle vittime”.

  • Il lungo calvario di Ilaria Cucchi

    Il lungo calvario di Ilaria Cucchi

    La sorella di Stefano, morto mentre era in stato di arresto, ha presentato il suo libro a Ferrara

    Da La Nuova Ferrara del 5 dicembre 2010.

    «Il libro di Ilaria racconta di una famiglia italiana, delle difficoltà dei rapporti, dell’amore e della cura: non è un libro di denuncia ma c’è la cronaca di un calvario lungo sei giorni durante i quali la famiglia di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma mentre era in stato d’arresto, si è trovata abbandonata e poi maltrattata dalle istituzioni, quelle stesse istituzioni nelle quali avevano nutrito fiducia».

    Con queste parole Franco Corleone, presidente della Società Ragione e Garante dei Diritti dei detenuti, ha presentato venerdì sera presso la Sala della Musica il libro “Vorrei dirti che non eri solo” di Ilaria Cucchi e Giovanni Bianconi, edito da Rizzoli.

    «Il primo problema che la mia famiglia si è trovata ad affrontare è stato la mancanza di verità. Abbiamo saputo della sua morte grazie alla notifica del decreto del giudice che aveva richiesto l’autopsia del cadavere dopo giorni di attesa fuori la porta dell’ospedale, dove i medici ci rassicuravano dicendoci che Stefano era tranquillo – ha spigato la Cucchi -. Lui sapeva che nelle difficoltà avrebbe potuto sempre contare su di noi ed invece in quei giorni avrà pensato che l’avevamo abbandonato, questo ci dà ancora più dolore ed alimenta la nostra rabbia. Chi ha il diritto di decidere che una persona debba essere improvvisamente privata dei suoi diritti civili e debba morire da solo, ucciso dal pregiudizio di chi lo ha etichettato come un tossicodipendente? Io sono stata fortunata, ho trovato delle persone intorno a me che hanno saputo indirizzarmi, come Patrizia Moretti, che mi hanno sostenuto fino ad ora. Quando ci hanno fatto vedere il cadavere di mio fratello in una teca di vetro, senza poterlo neanche accarezzare, abbiamo capito che solo la verità avrebbe restituito dignità a Stefano e un po’ di pace a noi».

    Di pregiudizio hanno parlato anche Patrizia Moretti e l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. «Il prezzo che queste persone stanno pagando è troppo alto perchè sia accettato da una società civile – ha affermato Anselmo -. Se la legge è uguale per tutti, i rappresentanti delle istituzioni, che indossino o meno la divisa e che vengono accusati di avere approfittato del loro potere devono essere spogliati di quest’ultimo e posti a giudizio quali cittadini, sullo stesso piano delle proprie vittime. Invece, di fronte a tragedie come queste, le istituzioni si chiudono a riccio a protezione della propria immagine e si schierano a fianco dei propri operatori e non di tutti i cittadini. Il perpretarsi di questa cultura di impunità del potere è inaccettabile perché, cullata dai media e sospinta dalla pubblica opinione, partorisce i casi Cucchi ed Aldrovandi. La denuncia è l’unico mezzo per cambiare questa mentalità ma lo Stato chiede trasparenza ai cittadini e poi non è in grado di assicurarla agli stessi: il pm e il giudice che hanno interrogato Stefano Cucchi hanno dichiarato di non aver notato lo stato di salute del ragazzo per non averlo mai guardato in faccia».

    Scarica l’articolo in forma to pdf: nuovaferrara4dic2010.pdf.

  • Vorrei dirti che non eri solo

    Società della Ragione – Arci Ferrara
    in collaborazione con: Fuoriluogo.it

    Con il Patrocinio del Comune di Ferrara

    Venerdì 3 dicembre, ore 21
    Sala della Musica
    Complesso di San Paolo
    ingresso da Via Boccaleone 19
    FerraraPresentazione del libro di Ilaria Cucchi e Giovanni Bianconi
    Vorrei dirti che non eri solo
    Storia di Stefano, mio fratello

    “La lettera che avevamo tanto inseguito, e che solo per caso eravamo riusciti a recuperare, non spiegava quello che era successo. Ma in ogni caso era ed è la prova che mio fratello voleva continuare a vivere. Invece è morto. Forse pensando di essere stato abbandonato dalla sua famiglia, mentre semplicemente non ci lasciavano entrare. Vorrei potergli dire che non era solo. Hanno provato a farci credere che ‘s’è spento’ come fosse una cosa normale, perché s’era lasciato andare. Ma non è così. Mio fratello Stefano è morto per responsabilità di qualcun altro e io, Ilaria Cucchi, vorrei sapere di chi. E perché.”Intervengono
    Ilaria Cucchi, sorella di Stefano
    Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi
    Franco Corleone, Presidente Società della Ragione

    Coordina Leonardo Fiorentini, fuoriluogo.itNella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, Stefano Cucchi viene arrestato perché trovato in possesso di una modica quantità di stupefacenti. Esce da casa in normali condizioni di salute e i Carabinieri dicono ai familiari di stare tranquilli. Alle 12,30 del 22 ottobre 2009 la madre di Stefano viene a sapere che il figlio è morto perché le viene notificato il decreto con cui il Pubblico Ministero ne autorizza l’autopsia. Nei sei giorni intercorsi i genitori e la sorella Ilaria avevano insistito in tutti i modi per ricevere notizie e poterlo vedere, ma ogni loro richiesta era stata respinta. Il 17 giugno 2010 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per tredici persone, tra medici, infermieri e guardie carcerarie, in relazione alla morte di Stefano Cucchi. Il caso tragico di Stefano Cucchi è venuto alla luce e ha sconvolto l’Italia grazie al coraggio della sorella Ilaria e alla sua incrollabile determinazione a non rassegnarsi. Non rassegnarsi nonostante la ferita di un lutto così atroce e assurdo, nonostante il dubbio – spietato e umanamenteineludibile – che il fratello sia morto credendo diessere stato abbandonato da lei e dai genitori. In questo libro che non può non destare commozione e vero scandalo, Ilaria ripercorre con sofferta lucidità il crescendo di quei sei giorni in cui una colpevole, efferata indifferenza ha calpestato la sua famiglia, e anche dei giorni seguenti, in cui trovare un senso inafferrabile nellavicenda è parso l’unico modo possibile per sopravvivere e reagire. In parallelo Ilaria ricostruisce la vita di Stefano, senza paura di raccontare che periodicamente entrava e usciva dalla droga, senza tacerne il carattere difficile e le insicurezze. Ne dipinge una figura fragile e tormentata che però era più volte riuscita a risollevarsi, era sempre stata circondata dall’amore suo e dei genitori – una famiglia affettuosa, normale – e coltivava pure una passione, quella per la boxe. Nulla può giustificare una morte come quella di Stefano,nulla può giustificare la violenza subita dalla famiglia Cucchi. Vorrei dirti che non eri solo racconta questa storia allucinante del nostro tempo che si può solo sperare serva a prevenirne altre in futuro.

    Ilaria Cucchi, romana, è la sorella di Stefano Cucchi, il giovane deceduto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma, mentre si trovava in stato di arresto.

    Ilaria Cucchi
    Vorrei dirti che non eri solo
    RIZZOLI
    Pagine: 294
    Prezzo: 16,00 euro
    ISBN: 17040914

  • Sir Oliver Skardy alla festa parmigiana antiproibizionista

    Il Canapaio Ducale in occasione del suo ottavo compleanno presenta:
    FESTA PARMIGIANA ANTIPROIBIZIONISTA

    Sabato 18 settembre 2010
    Presso Le Male Club, Via Montesporno 18, Parma
    Vai al sito web: www.canapaioducale.com/Festa_2010

    Ingresso gratuito dalle 18 alle 19. 5 Euro dalle 19 in poi.

    ALLE ORE 19.30:
    “PROIBIZIONISMO: I DANNI COLLATERALI”

    Intervengono:
    GUIDO BLUMIR -Sociologo, Presidente del Comitato Libertà e Droga, autore di libri sul consumo degli stupefacenti ed il suo impatto sulla società
    FRANCO CORLEONE – Segretario dell’ Associazione Forum Droghe
    LUIGI NOTARI – Membro della segreteria nazionale Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia)
    RITA BERNARDINI – Deputato della delegazione radicale del PD, già segretario dei Radicali Italiani
    MARCO SCARPATI -Avvocato e professore universitario
    ASSOCIAZIONE AMICI DI ALBERTO

    MUSICA
    DALLE ORE 21.00:
    MUSICANTI DI GREMA (pop-rock cantautorale)
    CA’ REGGAE (reggae, dub, roots music)
    SIR OLIVER SKARDY & FAHRENHEIT 451

    DALLE ORE 01.00:
    DANCEHALL SHOWCASE:
    – Valnurians + Stone
    – LS Steve Giant (Rasta Snob)
    – LS Black Mamba X

    Come arrivare:
    DALLA STAZIONE: autobus n°7 e n°21 fermata “Campus – Park SUD”
    DALL’AUTOSTRADA: tangenziale sud, uscita n°15 “Campus”

    Visualizza Festa Parmigiana Antiproibizionista 2010 su Google Maps

    Info:
    mail:  infoATcanapaioducale.com
    cellulare: 347 1556550

    (via Franco Corleone)

  • Danni collaterali

    Forum Droghe Fondazione Michelucci Regione Toscana

    LOTTA ALLA DROGA
    I DANNI COLLATERALI

    L’impatto sul carcere e sulla giustizia della legge contro gli stupefacenti in Toscana

    volume a cura di: Franco Corleone, Alessandro Margara
    Testi di: Grazia Zuffa, Alessio Scandurra, Massimo Urzi, Patrizia Meringolo

    martedì 13 luglio 2010 – ore 17:00
    presso la libreria LIBRILIBERI
    via San Gallo 25/27r, Firenze

    Salvatore Allocca – Assessore al Welfare
    Patrizio Nocentini – Regione Toscana
    Michele Passione – Avvocato
    Giuseppe Soresina – Procuratore Aggiunto, Firenze
    discuteranno con gli autori

    Al termine del dibattito festeggeremo il 14 luglio con un aperitivo e con la musica di Ricky Gianco e il suo disco “La battaglia di canne”

    Il libro presenta una ricerca, sostenuta dalla Regione Toscana – Assessorato per il Diritto alla Salute, che Forum Droghe ha svolto con la collaborazione della Fondazione Michelucci. Si propone come una valutazione dell’impatto della recente normativa penale antidroga sull’insieme delle attività delle forze dell’ordine, degli apparati giudiziari e sul carcere.
    È un compito non semplice, perché nella politica della lotta alle droghe la valutazione ha finora trovato poco spazio, specie per ciò che riguarda l’aspetto penale.

  • Fra vittime e carnefici

    Fra vittime e carnefici lo scambio di ruolo può essere più veloce della luce.

    Le due maestre di Pistoia, accusate (da alcuni video) di percosse ad alcuni alunni, sono state scarcerate e mandate agli arresti domiciliari. Anche se si sono trasferite, è stato facile per qualcuno tirare una molotov contro il residence che ospita una di loro.

    Ne ha scritto Franco Corleone sul suo blog e oggi Sergio Segio nella rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto.

  • Le carceri piene ed il carcere vuoto

    Franco Corleone è al secondo giorno dello sciopero della fame contro “l’arroganza del Ministro Alfano” riguardo all’inspiegabile chiusura del carcere di Empoli:

    Il silenzio del Ministro Alfano sulle ragioni della chiusura del carcere di Empoli e sui motivi del blocco dell’esperimento di un carcere transgender è offensivo.

    I cittadini hanno diritto di conoscere perché, in tempi di sovraffollamento e di donne detenute strette come sardine, un istituto è chiuso da più di un anno e non si sa quando riaprirà.

    Sarebbe interessante anche comprendere la legittimità delle spese fatte in questo periodo in quella struttura per interventi motivati con la sicurezza.

    La mia protesta vuole servire a far comprendere che quando si promettono nuove carceri si fa solo propaganda e si pensa all’edilizia e agli interessi connessi e a niente altro, visto che non  si utilizzano gli Istituti già pronti!

    Mi auguro che il Comune di Empoli, la Provincia e la Regione Toscana chiedano conto all’Amministrazione Penitenziaria di questa sciatteria e di questa autoreferenzialità.

  • Il 5 per mille alla Società della Ragione

    Da socio fondatore della Società della Ragione non posso che far mio l’appello di Franco Corleone:

    Il tuo aiuto è prezioso. Scegli di devolvere il 5×1000 a “La società della ragione Onlus”. È sufficiente apporre la propria firma nei modelli di dichiarazione dei redditi, nella casella “sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale” e indicare il codice fiscale dell’Associazione.

    Il codice fiscale della Società della ragione è: 94159130486

    www.societadellaragione.it

  • La storia di Aldo Bianzino

    Aldo Bianzino e la sua compagna Roberta il 12 ottobre 2007 vengono arrestati con l’accusa di possedere e coltivare alcune piante di marijuana. Trasferiti il giorno dopo al carcere di Capanne, Roberta viene condotta in cella con altre donne, Aldo in isolamento. Da quel momento Roberta non vedrà più il suo compagno lasciato in buone condizioni di salute. La mattina seguente, domenica 14 ottobre alle 8,15 la polizia penitenziaria trova Aldo agonizzante che poco dopo muore. Di infarto secondo le prime “indiscrezioni”. Nonostante l’autopsia riveli una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello l’inchiesta sulla morte di Aldo è stata archiviata. “Cause naturali in seguito ad aneurisma” viene scritto nella sentenza. Aldo Bianzino è morto da più di due anni, Roberta si è spenta pochi mesi dopo.
    In vista dell’udienza per la riapertura del caso Bianzino, che si terrà a Perugia il 28 giugno 2010 Arci e Forum Droghe di Ferrara organizzano un incontro pubblico insieme ai figli di Aldo Bianzino per mantenere alta l’attenzione su questa tragica vicenda.


    Arci Ferrara | Forum Droghe Ferrara

    Giovedì 22 aprile 2010 | ore 18
    Cafè de la Paix | P.tta Corelli 24 | Ferrara
    La storia di Aldo Bianzino
    Che cosa succede nelle carceri italiane?

    Incontro pubblico con:
    Elia e Rudra Bianzino
    Franco Corleone Forum Droghe
    Fabio Anselmo Avvocato

    presenta Marco Zavagli Giornalista

    in collaborazione con fuoriluogo.it e Cafè de la Paix.

    Scarica la cartolina: bianzino.pdf (in formato pdf)

    info: veritaperaldo.noblogs.org

    (via fioreblog)