• Ci vorrebbe una canna…

  • Ci risiamo

    Ci risiamo. Tre senatori si sono accorti che in rete c’è un sito, legalizziamolacanapa.org, fra i tanti che promuovono la legalizzazione della canapa. E al grido di “noi siamo per la liberta’ di espressione”, chiedono al ministro Cancellieri di chiuderlo perchè reo di mettere “alla berlina scienziati come Garattini ed altri ancora” ed esaltare le qualità di una sostanza sulla quale “ci sono centinaia di pubblicazioni che parlano del rischio di indurre psicosi, e c’e’ una quotidianita’ clinica che lo dimostra”.

    Ora, non mi soffermerò troppo sulle centinaia di pubblicazioni che confutano i rischi legati alla cannabis (ne cito solo una, il rapporto della Beckley Foundation) soprattutto quando messi a confronto con le altre sostanze ricreative, legali ed illegali. Non mi soffermo nemmeno sugli scienziati, che spesso si mettono alla berlina da soli.

    Mi preme solo dire che probabilmente le psicosi più gravi, perchè provocate dall’ideologia proibizionista, securitaria e illiberale, sono quelle dei politici, che pur di dimostrare l’indimostrabile, ovvero che il consumo di droghe è un problema da risolvere con il codice penale, fanno carta straccia dell’art. 21 della costituzione e invocano la censura per le idee non conformi al loro disegno repressivo. A legalizziamolacanapa.org, per quel che conta, va quindi la mia solidarietà.

    (qui quella di fuoriluogo.it)

  • Droga: il problema è la proibizione

    Un rapporto dell’International Institute for Strategic Studies (IISS) prende atto di come la war on drugs globale stia fallendo e suggerisce di cominciare a considerare le alternative alle attuali politiche per prevenire un pericoloso peggiornamento nella sicurezza internazionale. (Articolo per fuoriluogo.it)

    L’International Institute for Strategic Studies è un think-tank con sede a Londra che si occupa di conflitti militari e politici e che dalla sua formazione nel 1958 ha avuto influenza nel dibattito sulla deterrenza nucleare, sulla non proliferazione e sul controllo degli armamenti.

    Il suo ultimo studio, pubblicato nel volume “Drugs, Insecurity and Failed States: The Problems of Prohibition” esamina l’attuale regime globale basato sulla proibizione e sulla riduzione della domanda di sostanze e conclude che ha sostanzialmente fallito nel prevenire la diffusione della produzione, del traffico e del consumo di droghe illegali. Non solo: l’attuale politica proibizionista ha portato a elevati livelli di violenza e di instabilità negli Stati produttori ed in quelli “di transito”, paesi già fragili che hanno dovuto sopportare il maggior peso della “war on drugs”. Il rapporto esamina le possibili alternative alle politiche esistenti, in particolare la legalizzazione e la regolamentazione delle sostanze, ed esamina la fattibilità politica di questo cambiamento.

    Secondo Nigel Inkster,  Director of Transnational Threats and Political Risk dell’IISS “un dibattito globale, è indispensabile se vogliamo sviluppare un sofisticato sistema di controllo delle droghe che sia appropriato per il ventunesimo secolo. La proibizione non è riuscita a ridurre il consumo globale di droga e ha involontariamente regalato il multi-miliardario mercato illegale alla criminalità organizzata, a milizie ribelli e forze paramilitari. Questo studio dimostra che la cosiddetta guerra alla droga ha creato una grave minaccia per la sicurezza internazionale e chiede di aprire un dibattito basato sulle evidenze empiriche.”

    Secondo Inkster, che ha servito nel Servizio Segreto britannico come Assistente Capo e Direttore delle Operazioni e Intelligence e che durante l’ultima parte della sua carriera è stato impegnato nella lotta al narcotraffico acquisendo quindi ha una grande conoscenza delle questioni legate alla war on drugs e ai paesi produttori e di transito delle sostanze stupefacenti, c’ anche un altro aspetto di cui tenere conto: “nei paesi consumatori del mondo sviluppato, intere comunità sono state devastate dall’abuso di droga, i consumatori problematici sono stati emarginati e molti cittadini stigmatizzati e  criminalizzati per le loro scelte di consumo.”

    “Sono comunque i paesi in via di sviluppo che hanno sopportato il maggior peso della war on drugs:  il proibizionismo a livello mondiale ha causato o perpetuato violenze diffuse e instabilità nei paesi produttori e di transito come il Messico, la Colombia, la Guinea Bissau e l’Afghanistan. Questi governi di fronte alla poco invidiabile scelta tra il permettere che le loro istituzioni vengano corrotte da gruppi di narcotrafficanti la cui ricchezza e l’influenza sociale spesso supera quella degli stati stessi, e l’avvio di quella che spesso è una vera guerra civile. La lotta al narcotraffico deve uscire dal suo angolo, e essere trattata come una parte di un’agenda politica più ampia, che comprende la sicurezza, lo sviluppo, la salute pubblica e i diritti umani.”

    Il report “Drugs, Insecurity and Failed States: The Problems of Prohibition” schematizza le origini e l’evoluzione dell’approccio proibizionista alla lotta al narcotraffico. Il volume analizza le implicazioni e il rapporto costi-benefici delle politiche esistenti, con particolare attenzione alla sicurezza nei paesi produttori e consumatori, e si pone il problema di quali sono le implicazioni per la sicurezza globale in un mondo in cui i problemi del consumo di droghe illecite sembrano destinati a peggiorare. (leonardo fiorentini)

  • Magari avessero liberalizzato la cannabis…

    “Se Monti crede veramente che sia possibile alzare il Pil italiano del 10% con le quattro pirlate che ha proposto, mi viene da pensare che l’unica cosa che sia stata liberalizzata nel Consiglio dei Ministri sia stata la cannabis…”.

    Cosí il deputato della Lega, Gianluca Pini, commenta il pacchetto di liberalizzazioni del governo e le dichiarazioni successive del premier Mario Monti. (dal Notiziario Droghe Aduc)

    La legalizzazione della cannabis magari non alzerà in un sol botto il PIL del 10% ma libererebbe un bel po’ di risorse pubbliche dall’inutile repressione e farebbe entrare un bel po’ di soldini nelle tasche dell’erario (in totale risorse per 6/7 mld di euro). Senza contare che farebbe emergere un mercato che al momento rappresenta, secondo stime prudenziali, l’1% del PIL (limitando il calcolo a spanne alla sola canapa), legalizzando peraltro una intera e promettente filiera produttiva, dal coltivatore al consumatore.

    Insomma, caro Pini, magari avessero liberalizzato la cannabis…

    Vai allo speciale di fuoriluogo.it sulle conseguenze economiche del proibizionismo.

    (post per il blog di fuoriluogo.it)

  • Le menzogne della war on drugs

    Produzione cocaina: la verità non può attendere

    (articolo per fuoriluogo.it)

    Record di cocaina sequestrata nel 2011: Narcoleaks ha diffuso oggi i dati sulla quantità di cocaina sequestrata dalle forze di polizia di tutto il mondo durante il 2011. Si tratta di quasi 775 tonnellate di cocaina di alta qualità. Il che smentisce clamorosamente le stime sulla produzione mondiale del Dipartimento di Stato USA, ferme a sole 700 tonnellate, e riporta di attualità le domande di Narcoleaks al Presidente americano Barack Obama rimaste ancora inevase.

    Il 2011 è stato un anno record per quel che riguarda i sequestri di cocaina nel mondo: 774,707 tonnellata di cocaina ad alta purezza sono stati intercettati dalle polizie di tutto il mondo secondo i calcoli di Narcoleks, il progetto italiano che si cura di monitorare sugli organi di informazione e sulle veline ufficiali le notizie sugli oltre 5000 sequestri di cocaina di quest’anno.

    Oltre ai sequestri Narcoleaks ha tenuto traccia anche della cocaina persa in mare o distrutta dai trafficanti per eliminare l’oggetto del reato per circa 20,921 tonnellate, mentre sono circa 25 o 30 le tonnellate di cocaina potenzialmente estraibili dalle foglie di coca distrutte dalla polizia nei laboratori clandestini di Colombia, Perù e Bolivia. Ben di più, 404,834, sono le tonnellate di sostanza in circolazione stimate dagli investigatori durante le operazioni anticrimine ascrivibili al 2011.

    Anche non sommando questi dati, c’è la prova definitiva della inesattezza delle stime del Dipartimento di Stato USA, solo 700 tonnellate di produzione mondiale di cocaina, stime oggetto di una richiesta di chiarimento di Narcoleaks nello scorso dicembre, di cui vi abbiamo dato conto qui.

    Le 5 domande riproposte oggi al Presidente USA da Nacoleaks sono le seguenti:

    1. Come è possibile che la quantità di cocaina sequestrata sia superiore a quella prodotta secondo i vostri dati ufficiali?
    2. Come è possibile che il Dipartimento di Stato affermi che nel mondo si producono 700 tonnellate di cocaina, quando la U.S. Guard Coast afferma che il solo traffico di cocaina dal Sud America agli Usa è di ben 771 tonnellate mentre il Generale Douglas Fraser, Comandante dell’U.S. Southern Command, ha stimato il flusso tra 1.200 e 1.400 tonnellate?
    3. Come è possibile che diverse autorità americane siano in netta contraddizione tra di loro?
    4. Perché si continua ad affermare che la produzione di cocaina colombiana è calata quando tutti i dati disponibili dicono il contrario?
    5. Alla luce di queste contraddizioni, sono giustificati i miliardi di dollari spesi per finanziare il Plan Colombia?

    La sottostima della produzione, da parte del Dipartimento USA è ovviamente strumentale al tentativo di dimostrare l’efficacia delle politiche proibizioniste, in particolare delle costosissime operazioni militari del Plan Colombia. Politiche nei fatti inefficaci, e che vengono ormai sostenute solo grazie alle bugie.

  • Tutto il mondo è paese

    geert wilders, leader della destra xenofoba che appoggia esternamente il governo olandese, colto con un'espressione particolarmente significativa

    Succede che nei sobborghi di Amsterdam la Polizia irrompa nel capannone che ospita la 24esima edizione della cannabis cup. Il tutto a causa della svolta repressiva del traballante governo di Centro-Destra olandese, ostaggio in parlamento di xenofobi e ultracattolici. Risultato di questa grande operazione il sequestro di un chilo di cannabis, e l’arresto di un espositore (poi prontamente rilasciato) per possesso di un quantitativo di marijuana di poco superiore al massimo consentito.

    Insomma, non succede solo in Italia che maggioranze traballanti mettono a rischio le conquiste sociali pur di rimanere in sella. Tutto il mondo è paese e nei Paesi Bassi si mette a repentaglio un esperimento (riuscito) di gestione alternativa del “problema droga” per tenere in vita un governo ormai soffocato dalla crisi e dai sondaggi.

    Qui potete leggere tutta la storia raccontata da Massimiliano Sfregola per fuoriluogo.it, mentre qui sotto potete vedere alcuni dei visitatori della fiera intenti a disfarsi della marijuana in eccesso dopo aver ascoltato l’annuncio della perquisizione all’uscita degli stand.

  • I Garanti chiedono al Governo una svolta sul carcere

    I Garanti dei detenuti italiani, riuniti in coordinamento oggi a Ferrara hanno tenuto una conferenza stampa al termine dei lavori. Ormai siamo “Garanti della carta igienica” ha esordito così il coordinatore dei 30 garanti cittadini e 6 regionali, Franco Corleone. “67500 detenuti sono il frutto delle leggi criminogene che il nostro paese si è dato, ma questa riunione cade in un momento felice per le speranze che il nuovo governo ci puo’ dare”.  I Garanti si aspettano un segnale forte di discontinuità: insieme a Antigone, Arci, Associazione Nazionale Giuristi Democratici, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ristretti Orizzonti, La Società della Ragione, Unione delle Camere Penali Italiane, VIC-Caritas il Coordinamento Nazionale Garanti Territoriali Diritti Detenuti ha infatti lanciato un appello al Presidente del Consiglio e al neo Ministro della Giustizia perché sia nominato un sottosegretario con delega al carcere “capace, competente e appassionato e che possa incidere positivamente sul dramma quotidiano delle carcere certificato anche dalle parole del Presidente della Repubblica di quest’estate”.

    I Garanti chiederanno presto un incontro al nuovo Ministro, “perchè in questi anni si è confidato troppo nel carcere in nome della sicurezza, il carcere non dev’essere il sostituto del welfare che non c’è.” “Al Ministro – incalza Corleone – sottoporremo alcune questioni urgenti: incidere sul sovraffollamento, non con nuove carceri ma cambiando le leggi criminogene, perchè non serve il carcere per la vendita di un cd contraffatto, come non vanno tenuti in carcere i detenuti tossici, o non vanno incarcerati i semplici consumatori. Va modificata la Fini-Giovanardi, con maggiori possibilità di affidamento in cura, e va modificata anche la legge Cirielli sulla recidiva. Chiederemo poi che si porti a conclusione il lavoro avviato dalla commissione Marino per il superamento degli OPG, e chiederemo l’istituzione del garante nazionale come previsto da una norma dell’ONU che l’italia tarda a far sua. Crediamo si debba usare meglio e di più la legge sulla detenzione domiciliare, prevista dalla cosiddetta “svuotacarceri” che ha però inciso per poco più di 3000 casi.”

    “Un carcere sovraffollato che imbruttisce le persone non aiuta la società nè aiuta la salute pubblica” ha continuato Corleone, che è Garante dei detenuti a Firenze, ricordando che proprio la mancanza di fondi ed il sovraffollamento rendono necessaria l’apertura del carcere alla società, con un maggior coinvolgimento degli enti locali e dell’associazionismo in modo che esso non “diventi uno zoo” ma si apra alla città promuovendo iniziative di educazione, di studio e di recupero sociale in modo che nella cella si torni solo a dormire.

    Articolo per fuoriluogo.it

     

     

  • Quando dietro l’overdose c’è la ricetta medica

    Secondo uno studio di recente pubblicazione in Florida le overdose da farmaci sono quattro volte superiori alle overdose da droghe illecite

    Uno studio pubblicato sulla rivista dell’American Medical Association, JAMA (28 Settembre 2011—Vol 306, N. 12), rivela che in Florida nel 2009 le morti per overdose da medicinali prescritti sono state 4 volte superiori a quelle da sostanze illecite. Lo studio che analizza i dati dello stato americano dal 2003 al 2009, evidenzia che il numero di casi in cui l’esame medico post mortem ha trovato concentrazioni letali di una o più sostanze è cresciuto del 61% (da 1804 casi a 2905), con un aumento percentuale per tutte le sostanze, escluse cocaina e eroina. I casi di morte per farmaci legali sono quindi aumentati di oltre l’84%: i maggiori incrementi sono relativi alla presenza di quantità letali di oxycodone (con un aumento del 264.6%), seguito dall’alprazolam (+233.8%) e dal metadone (+79.2%).

    I ricercatori hanno preso a riferimento i dati provenienti dal sistema di controllo dello Stato della Florida, e tenuto conto solo delle morti direttamente causate dalla sostanza e non quelle in cui una sostanza era presente, ma non in dose letale. Durante il periodo 2003-2009 l’85,9% di queste morti è stato causato da overdose involontarie e l’11,1% sono stati suicidi; per il 2,6% dei casi non è stato possibile determinarne la causa mentre lo 0,4% sono stati omicidi o sono ancora sotto indagine.

    Se i farmaci legali sono coinvolti nel 76,1% dei casi di morte da overdose, le droghe illecite solo per il 33,9%; nel 10% dei casi ambedue le tipologie di sostanze sono state trovate in dosi letali. Nel 2003 il tasso di morte più alto era per la cocaina (3,2 ogni 100.000 abitanti), seguita dal metadone (2,2), oxycodone (1,7), eroina (1,4), morfina e alprazolam (1,3), e hydrocodone (1.1). Nel 2009 il rapporto fra droghe illecite e farmaci legali si è praticamente invertito. Infatti i dati presentati segnalano che il tasso di morte più alto è per ovedose da oxycodone (6,4 ogni 100.000 abitanti), seguito dall’alprazolam (4,4), metadone (3,9), cocaina (2,8), morfina (1,6), hydrocodone (1,4), e eroina (0,5).

    Trend similari si sono registrati anche nello stato del Kentucky. I ricercatori mettono in luce come la proliferazione di cliniche specializzate nella “terapie del dolore” in Florida, frequentate anche da cittadini di altri stati, possa aver favorito l’utilizzo improprio in particolare di oxycodone e alprazolam. Solo nel 2009 la Florida si è data una regolamentazione più serrata, i cui effetti devono ancora essere esaminati.

    (articolo per fuoriluogo.it)

  • Basta persecuzione

    INCONTRO NAZIONALE ANTIPROIBIZIONISTA
    PISA 22 OTTOBRE 2011
    Polo Didattico Porta Nuova, via Padre Bruno Fedi 1

    L’Osservatorio Antiproibizionista di Pisa, che dal 2001 organizza la streetparade Canapisa, indice un’assemblea nazionale delle realtà che affrontano le tematiche antiproibizioniste, con forme e metodi diversi, ma che siano interessate a un confronto costruttivo.
    L’assemblea ha come obbiettivo la socializzazione delle attività portate avanti dai singoli gruppi sia a livello nazionale che locale nonchè l’analisi dell’ emergenza italiana con le varie proposte per affrontarla. Crediamo che sia venuto il tempo di riprendere voce collettivamente e riproporre le ragioni dell’antiproibizionismo in un momento storico in cui la repressione contro le sostanze proibite ha assunto le dimensione di una vera e propria persecuzione di massa (dal 1991 al 2008 più di 880mila persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o ammministrative per la semplice detenzione di sostanze). Per questo proponiamo un incontro nazionale delle realtà che si muovono sulle tematiche antiproibizoniste, anche in vista della Conferenza ONU prevista a Vienna nel 2012 ed in seguito alle dichiarazione della Global Commission on Drugs.
    E’ arrivato il momento di connettere e condivedere le esperienze contro l’isolamento proibizionista, è venuto il momento di dire basta alla persecuzione!!!!!!!

    Programma della giornata:

    Ore 10.30 – Presentazione della giornata e delle varie realtà presenti

    Ore 13.00 – Pausa pranzo

    Ore 15.00 – Assemblea di discussione sulle tematiche emerse

    Ore 10.30 – STOP PERSECUTION PARTY

    area dub roots dancehall : CANAPISA REGGAE ALL STAR
    area electro house : OFFLABEL Crew + Guest

    NON MANCARE!!!!!!!!!!!
    info: canapisa@inventati.org
    http://osservatorioantipro.org/?page_id=277

    (via fuoriluogo.it)

  • Ecco (quasi) tutti i danni della legge sulle droghe

    Dopo 5 anni di applicazione della legge 49/2006 Antigone, CNCA, Forum Droghe e La Società della Ragione hanno pubblicato il SECONDO LIBRO BIANCO SULLA LEGGE FINI-GIOVANARDI che contiene l’illustrazione e il commento dei dati sulle conseguenze penali e sulle sanzioni amministrative e i riflessi sull’amministrazione della giustizia e sul carcere delle politiche proibizioniste italiane sulle sostanze.

    Scarica il Dossier dal sito di Fuoriluogo.it: Secondo Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi. (formato pdf, 1,1 mb)

    (dal blog di fuoriluogo.it)

  • Il Connecticut decriminalizza la cannabis

    Camera e senato del Connecticut hanno approvato la legge che decriminalizza il possesso di piccole quantità di cannabis per uso personale di maggiorenni. Il provvedimento, emendato e approvato di stretta misura al Senato sabato scorso è stato definitivamente approvato ieri dalla Camera dello Stato americano, con 90 voti a favore e 57 contrari. La legge passa così alla firma del Governatore democratico dello Stato, Dannel Malloy.

    Il testo, così come emendato, riduce le pene per gli adulti trovati in possesso di una quantità di cannabis sino a mezza oncia (14 grammi circa) trasformando il fatto da reato criminale punibile con un anno di carcere e 1000 dollari di multa, a infrazione punibile con una semplice multa e senza annotazione sulla fedina penale.

    Erik Williams, il responsabile di NORML della regione, che ha avuto un ruolo significativo nella campagna di pressione sul parlamento dello stato, che ha visto i parlamentari sommersi da migliaia di email e telefonate a supporto del provvedimento, ha dichiarato: “ce l’abbiamo fatta, il Connecticut ha fatto il primo passo oltre la datata ed inefficace War on Drugs che costa ai contribuenti miliardi di dollari ogni anno e che oltre a rovinare le vite degli individui coinvolti distrugge le comunità. Ora tocca alla legge sulla Marijuana teraputica che non è stata ancora portata al voto ma che dovrebbe passare facilmente visto che sia i Democratici che i Repubblicani sono favorevoli. Noi continueremo a lottare fino a quando la marijuana terapeutica non sarà legalizzata”

    Una volta in vigore la legge, il Connecticut sarà il quattordicesimo stato dell’Unione a rimpiazzare le sanzioni penali e l’arresto per possesso di piccoli quantità di canapa, in sanzioni amministrative (anche se alcuni di questi prevedono l’esclusione del carcere solo in caso di prima sanzione), ma solo il secondo che è intervenuto con legge per decriminalizzare la cannabis nell’ultima decade (l’altro è stato il Massachusetts, con referendum, nel 2009).

    (articolo scritto per fuoriluogo.it)

  • Il panettone non è come la salamina da sugo!

    Un gruppo di sfogline latitanti rifugiatesi in un convento dell'appennino

    Ha avuto immediato effetto l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Società Italiana di Neurologia, che con il suo Presidente, prof. Antonio Federico, aveva avvertito l’opinione pubblica sui pericolosissimi effetti del cibo sul cervello:

    “a seguito dell’ingestione di cibo aumenta il rilascio di dopamina a livello cerebrale, simile all’aumento dovuto all’uso di cocaina; negli obesi, così come nei tossicodipendenti, è stata dimostrata una ridotta sensibilità alla dopamina e al suo effetto appagante; alcuni cibi, quali lo zucchero, determinano anche un rilascio di oppioidi oltre che di dopamina, che ne potenzia l’effetto di gratificazione”.

    Un allarme che il Dipartimento Antidroga e il Governo non potevano ignorare, anche perchè suffragato da studi approfonditi, come aveva sottilineato lo stesso Federico:

    “Numerosi studi dimostrano che il cibo è un potenziale oggetto di dipendenza psicofisica, in particolare i cibi salati o i cibi a elevato contenuto di zuccheri semplici, di grassi, o ancora, di combinazioni tra questi. E sono state dimostrate forme di dipendenza da zucchero molto simili, nell’espressione, ai casi di dipendenza da sostanze stupefacenti”,

    Così il consiglio dei Ministri si è riunito d’urgenza nel tardo pomeriggio di ieri, su richiesta del sottosegretario alla proibizione Carlo Giovanardi, ed ha immediatamente approvato all’unanimità un decreto legge che aggiorna le attuali tabelle delle sostanze stupefacenti proibite con tutti i cibi ritenuti potenzialmente pericolosi: entrano quindi a farne parte zampone, cotechino e salsiccia, ma anche dolci come il panettone, il pandoro o la zuppa inglese. Banditi anche i precursori come cioccolato, zucchero a velo e macinato di suino. Per Giovanardi è un successo della capacità di iniziativa del Governo del fare, che con la sobrietà che gli è propria ha così anche impedito lo spreco di cibo annunciato per le prossime festività natalizie.

    Soddisfatto dell’intervento governativo anche Giovanni Serpelloni, il direttore del Dipartimento antidroga, che ha diffuso in conferenza stampa le foto del cervello di un pensionato di Bologna dopo l’ultimo pasto a base di tortellini in brodo, cotechino e crema fritta:

    Grazie alle moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo – ha spiegato Serpelloni – e’ stato infatti possibile descrivere come l’uso di cibo sia associato anche ad un’anomala organizzazione funzionale del cervello. Un gruppo di pensionati bolognesi e’ stato quindi sottoposto a risonanza magnetica funzionale (fMRI) nel corso della quale sono stati indotti desiderio o rifiuto di tortellini, mortadella e cotechino, attraverso determinate immagini. E’ stato cosi’ possibile mostrare come la tossicodipendenza abbia una spiegazione neuro-anatomica di alterato funzionamento cerebrale, indotto da una modifica nella connettivita’ funzionale che mantiene la dipendenza dal cibo/sostanza.

    Da oggi sono quindi vietati pranzi e cenoni a base di pasta ripiena, insaccati, dolci elaborati. Ed è già in corso nella notte un blitz dei Nas in tutta italia: al momento sono state effettuate 3000 perquisizioni in ristoranti, negozi di pasta fresca e salumerie, sono state tratte in arresto 1500 persone mentre sono circa 10.000 i mandati di cattura emessi. Non si hanno numeri precisi, ma si stimano in migliaia le sfogline e i salumieri latitanti. Intanto per le strade si sono anche avviati i test sui conducenti: a rischio ritiro patente chi ha più di 250 di colesterolo.

    Non si sono fatte attendere le reazioni politiche: per il leader del PD Bersani “è un attacco politico all’Emilia Rossa, e dopo esserci rimboccati le maniche ci metteremo a dieta e stringeremo la cinghia”. Il parlamentare PDL ed ex ministro Maurizio Gasparri ha invece chiesto il “carcere preventivo per i diabetici”. Di diverso avviso pare essere invece il Sindaco di Milano, che durante un ballo prenatalizio in una bocciofila di periferia ha dichiarato: “il panettone non è come la salamina da sugo!” Letizia Moratti ha così voluto prendere le distanze dall’iniziativa governativa nel tentativo di difendere le specialità natalizie meneghine dalla “frettolosa assimilazione in un unica tabella con sostanze psicotrope ben più pericolose come gli insaccati provenienti dalla bassa padana”.

    Riportiamo infine l’appello dell’Associazione per il Brodo Terapeutico (ABD), che ribadendo l’utilità del brodo nelle diete dei pazienti, in particolare in questo periodo influenzale, ha chiesto che almeno il brodo di pollo sia inserito fra le sostanze prescrivibili con ricetta, visto che quello di cappone è troppo buono per non cadere nelle mire di Giovanardi&co. (fonte: fuoriluogo.it)

    Nella speranza di avervi regalato un sorriso
    Buone Feste dalla redazione di Fuoriluogo.it!

    (post prenatalizio per il blog di fuoriluogo.it)

  • Vorrei dirti che non eri solo

    Società della Ragione – Arci Ferrara
    in collaborazione con: Fuoriluogo.it

    Con il Patrocinio del Comune di Ferrara

    Venerdì 3 dicembre, ore 21
    Sala della Musica
    Complesso di San Paolo
    ingresso da Via Boccaleone 19
    FerraraPresentazione del libro di Ilaria Cucchi e Giovanni Bianconi
    Vorrei dirti che non eri solo
    Storia di Stefano, mio fratello

    “La lettera che avevamo tanto inseguito, e che solo per caso eravamo riusciti a recuperare, non spiegava quello che era successo. Ma in ogni caso era ed è la prova che mio fratello voleva continuare a vivere. Invece è morto. Forse pensando di essere stato abbandonato dalla sua famiglia, mentre semplicemente non ci lasciavano entrare. Vorrei potergli dire che non era solo. Hanno provato a farci credere che ‘s’è spento’ come fosse una cosa normale, perché s’era lasciato andare. Ma non è così. Mio fratello Stefano è morto per responsabilità di qualcun altro e io, Ilaria Cucchi, vorrei sapere di chi. E perché.”Intervengono
    Ilaria Cucchi, sorella di Stefano
    Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi
    Franco Corleone, Presidente Società della Ragione

    Coordina Leonardo Fiorentini, fuoriluogo.itNella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, Stefano Cucchi viene arrestato perché trovato in possesso di una modica quantità di stupefacenti. Esce da casa in normali condizioni di salute e i Carabinieri dicono ai familiari di stare tranquilli. Alle 12,30 del 22 ottobre 2009 la madre di Stefano viene a sapere che il figlio è morto perché le viene notificato il decreto con cui il Pubblico Ministero ne autorizza l’autopsia. Nei sei giorni intercorsi i genitori e la sorella Ilaria avevano insistito in tutti i modi per ricevere notizie e poterlo vedere, ma ogni loro richiesta era stata respinta. Il 17 giugno 2010 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per tredici persone, tra medici, infermieri e guardie carcerarie, in relazione alla morte di Stefano Cucchi. Il caso tragico di Stefano Cucchi è venuto alla luce e ha sconvolto l’Italia grazie al coraggio della sorella Ilaria e alla sua incrollabile determinazione a non rassegnarsi. Non rassegnarsi nonostante la ferita di un lutto così atroce e assurdo, nonostante il dubbio – spietato e umanamenteineludibile – che il fratello sia morto credendo diessere stato abbandonato da lei e dai genitori. In questo libro che non può non destare commozione e vero scandalo, Ilaria ripercorre con sofferta lucidità il crescendo di quei sei giorni in cui una colpevole, efferata indifferenza ha calpestato la sua famiglia, e anche dei giorni seguenti, in cui trovare un senso inafferrabile nellavicenda è parso l’unico modo possibile per sopravvivere e reagire. In parallelo Ilaria ricostruisce la vita di Stefano, senza paura di raccontare che periodicamente entrava e usciva dalla droga, senza tacerne il carattere difficile e le insicurezze. Ne dipinge una figura fragile e tormentata che però era più volte riuscita a risollevarsi, era sempre stata circondata dall’amore suo e dei genitori – una famiglia affettuosa, normale – e coltivava pure una passione, quella per la boxe. Nulla può giustificare una morte come quella di Stefano,nulla può giustificare la violenza subita dalla famiglia Cucchi. Vorrei dirti che non eri solo racconta questa storia allucinante del nostro tempo che si può solo sperare serva a prevenirne altre in futuro.

    Ilaria Cucchi, romana, è la sorella di Stefano Cucchi, il giovane deceduto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma, mentre si trovava in stato di arresto.

    Ilaria Cucchi
    Vorrei dirti che non eri solo
    RIZZOLI
    Pagine: 294
    Prezzo: 16,00 euro
    ISBN: 17040914

  • Sognando (solo) la California

    sappiamo di aver ottenuto una enorme vittoria morale, e che ci sono milioni di persone nel paese che sono pronti a finire il lavoro che abbiamo iniziato oggi

    Così Richard Lee, uno dei promotori della Proposition 19, ha commentato i risultati del referendum per la legalizzazione e tassazione della Marijuana in California, che a poco più di metà scrutinio vede i no prevalere.

    Leggi il post per fuoriluogo.it.

  • Proposition 19 allo sprint finale

    Gli ultimi due sondaggi pubblicati martedì mettono ancora in luce le difficoltà per il fronte antiproibizionista a pochi giorni dal voto per la Proposition 19, il referendum per la tassazione e legalizzazione della Marijuana in California. Anche se secondo i promotori – che hanno raffrontato i risultato di sondaggi con interviste robotizzate e non – il declino dei favorevoli nei sondaggi è anche dovuto allo stigma sociale legato al consumo di canapa, tema peraltro entato fortemente in campo con la pesante campagna proibizionista delle ultime settimane.

    L’ultimo sondaggio (PPP) vede in vantaggio i no, con il 48%, mentre i favorevoli si fermerebbero al 45%. Un altro sondaggio (Suffolk University poll) darebbe invece il referendum perdente di larga misura (55% a 40%).

    Il cospicuo finanziamento alla campagna da parte di George Soros però potrebbe aiutare negli ultimi giorni di campagna, mentre si segnala la presa di posizione anche di alcuni ex capi di polizia, come J. MacManara protagonista di uno degli ultimi spot a sostegno della Proposition 19:

    (post per il blog di fl.it)

  • Via libera alla kdrink

    Vi ricordate la vicenda della Kdrink, quella raccontata nella rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto dagli articoli di Giorgio Bignami (28 luglio) e Grazia Zuffa (4 agosto)?

    Beh, alla fine è arrivato, con curioso ritardo, l’esito delle analisi, che ovviamente ha dato risultato negativo alla presenza di Cocaina.

    Alla faccia di tutte le campagna allarmistiche di quest’estate…

  • L’esodo

    Tutto è pronto a Benicàssim per la prima edizione in esilio del Rototom Sunsplash Festival. A pochi giorni dall’inizio del festival, strade, bar, balconi e finestre della città si sono riempite di bandiere e posters aspettando sabato 21 agosto, quando la diciassettesima edizione del più grande Festival Reggae d’Europa avrà inizio nella nuova location spagnola.

    Con il pretesto dell’art 79 della legge Fini-Giovanardi (e in particolare della fattispecie dell’agevolazione all’uso di stupefacenti) politica, magistratura e forze dell’ordine, con la suprema benedizione del sottosegretario Carlo Giovanardi, hanno costretto uno dei più grandi eventi musicali del continente a spostarsi in terra iberica. A nulla son serviti gli appelli e i messaggi di solidarietà: la follia proibizionista italiota ha avuto la meglio sul buon senso, sulla libertà di espressione del pensiero, sulla  cultura reggae e sul Rototom Sunsplash.

    L’Italia da sabato non sarà dunque più la “terra promessa” del popolo reggae. Ci ha perso il nostro paese, che ha lasciato andar via una importante realtà musicale e culturale. Non ci ha perso, per fortuna il Festival. Raddoppio secco degli abbonamenti venduti rispetto allo scorso anno, con numerosi bus in partenza da Milano, Torino, Genova e Venezia, ma anche dal Belgio, dalla Francia, dalla Germania, dalla Svizzera e dal Portogallo. In Spagna ci saranno delle minilinee che effettueranno più viaggi da Madrid, Barcellona e dalla Galizia. Pienone anche per le tratte aeree: sulle linee low cost sono ormai poche le possibilità di trovare posto, in particolare per il ritorno dopo i giorni conclusivi del festival. E anche l’organizzazione del Festivale che ha ricevuto il riconoscimento e il patrocinio della UNESCO come Evento Emblematico del Decennio Internazionale per una Cultura di Pace e Non Violenza da il suo contributo per diminuire l’impronta ecologica favorendo il car sharing sul proprio sito: se non avete ancora provveduto al viaggio, potrete forse trovare un passaggio.

    Insomma, è cominciato l’esodo del popolo del reggae.

    (post per il blog di fuoriluogo.it)

  • Cui prodest?

    Grazia Zuffa è tornata oggi sulla crociata contro il kdrink, la bevanda aromatizzata alla foglia di coca, per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata dal Manifesto.

    “A chi giova?” Si chiedeva Giorgio Bignami in questa rubrica (28 luglio) a proposito della campagna politico-mediatica contro la Kdrink, la bevanda con estratti dalla foglia di coca. E’ una bella domanda la cui risposta non è semplice perché gli interessi (di bassa lega) sono più d’uno, parrebbe.Vale dunque la pena di approfondire questa brutta vicenda.  Cominciamo dal fatto che il linciaggio subito dalla Kdrink ha raggiunto un primo risultato: la distribuzione della bevanda è stata fermata a Roma e in diverse altre città e, com’era da aspettarsi, gli ordini dei clienti sono stati quasi tutti cancellati. Eppure la bevanda è del tutto legale, perché l’aromatizzazione con estratti di foglia di coca decocainizzata (privata degli alcaloidi della cocaina) è consentita dall’art.27 della Convenzione Unica delle Nazioni Unite e la procedura di analisi per verificare l’assenza di alcaloidi è concordata con lo International Narcotics Control Board (Incb), l’organismo che sovrintende l’applicazione delle convenzioni. Anche il Consiglio d’Europa riconosce l’estratto di foglia di coca come uno degli aromatizzanti ammessi. Di più, la Kdrink è il frutto di un accordo stipulato nel 2002 fra la ditta produttrice (la spagnola Royal Food &Drink)  e il governo del Perù per creare sbocchi commerciali legali ai contadini peruviani che producono foglia di coca. Dunque, è un (piccolo) progetto nell’ambito della riconversione dell’economia illegale legata alla cocaina, per favorire il decollo economico (legale) dei paesi dell’America Latina. Un tassello, quello dello sviluppo alternativo, che  fa parte delle politiche globali di contrasto alle narcomafie sostenute, a parole, da tutti gli stati, compresi i più guerrieri dei “guerrieri delle droghe” ( gli Stati Uniti sono il maggiore importatore di foglia di coca, al fine di estrarne aromatizzanti per bevande).

    Ciò nonostante, l’armata antidroga casereccia, capitanata da esponenti del Pdl, è partita  lancia in resta contro la bevanda “diseducativa”. Né potevano mancare gli squilli di tromba di Giovanardi (vedi ancora l’articolo di Bignami). Ciò che è più grave, e che vogliamo denunciare, è che gli apparati dello stato sembrano muoversi dietro l’input di questa più che discutibile campagna politica. Il 12 giugno 2010 la compagnia che imbottiglia la Kdrink riceve una lettera dai carabinieri del Nas di Padova, a firma del comandante Pietro Mercurio: dall’analisi della bevanda, effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità, risulterebbero “tracce di cocaina”. Il fatto strano è che il prelievo dei campioni è stato effettuato il 1 dicembre 2008. Da allora nessuno ha avvertito i produttori e i distributori di alcuna irregolarità, tanto che la Kdrink è stata in circolazione per due anni. Perché i Nas informano il distributore diciotto mesi dopo il prelievo? Peraltro, tutti i test di routine effettuati in questi anni attestano che il contenuto della bevanda è perfettamente in regola.

    Ancora più strano è che a tutt’oggi il produttore non riesca ad avere dai Nas alcuna informazione circa le analisi dell’Iss (il tipo di analisi effettuata, la quantità di alcaloide trovata etc.). Insomma la Kdrink si trova nell’impossibilità di difendersi dalle accuse, mentre solerti rappresentanti delle forze dell’ordine in diverse città procedono a “sequestri cautelativi”(che ne dicono gli esponenti Pdl così solerti nell’invocare la parità fra accusa e difesa?).

    Per tornare al cui prodest di questa vicenda. Se la ride la Coca Cola? Forse sì, anche se la sproporzione fra questo colosso e la piccola Royal Food &Drink è enorme. Di certo non piange la Buton, che da tempo produce, senza alcun problema, il liquore Coca Buton e da poco anche il Coca Lime. Tutti rigorosamente aromatizzati con foglia di coca. Che la Buton abbia le spalle più larghe, tanto da far chiudere un occhio ai moralizzatori nostrani sui “messaggi diseducativi”?

    Più di tutto, sgomenta lo squallore della retorica antidroga. Per avere un po’ di visibilità mediatica, se ne fregano che la bevanda sia conforme a legalità (ma c’è legalità e legalità, ingenui che siamo!). Tanto meno si preoccupano (i moralizzatori) di danneggiare un piccolo progetto sorto a sostegno dei contadini peruviani. Né interessa che la Kdrink sia una bevanda analcolica, destinata ad un pubblico di giovani: anche l’allarme alcol è niente più che uno specchietto per il cittadino gonzo. Avanti così, onorevole La Qualunque.

    Da Fuoriluogo.it.

  • Tanto per mettere i puntini sulle i

    Carlo Giovanardi si disseta

    ‘Purtroppo quando in un mega-raduno musicale il bilancio e’ di 19 morti e decine e decine di feriti e’ evidente che qualcuno non ha ben ponderato i rischi che un affollamento di questo tipo comportava’. E il senatore cita il caso del Rototom Sunsplash, il festival Reggae, per far capire come la pensa. ‘Allora avevo detto chiaramente che quel mega-incontro avrebbe potuto svolgersi a Osoppo solo a patto di consentire un rigoroso controllo da parte delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri, affinche’ non venissero distribuiti alcol e droga. Gli organizzatori risposero minacciando di spostare in Spagna la manifestazione. Beh, ecco, in situazioni del genere dico ‘vadano pure all’estero’, noi non possiamo autorizzare eventi dove i ragazzi possono rischiare la vita. Questi raduni spesso non sono appuntamenti per ascoltare musica e divertirsi, ma diventano veicoli per distribuire altro.
    Alcol e droga la fanno da padroni e se si aggiunge un certo stordimento dovuto al tipo di musica – la tecno a Duisburg – proposta e’ chiaro che in questi casi serve molta piu’ prevenzione per tenere sotto controllo i comportamenti dei tantissimi partecipanti’.
    Giovanardi invita quindi a non fare accostamenti azzardati. ‘Un conto sono raduni come quelli del Giubileo, un conto eventi come quello di Duisburg: platea e atteggiamenti non consentono paragoni e anche le modalita’ di gestione sono e devono essere diverse’.

    Queste le strumentali dichiarazioni di Carlo Giovanardi sulla tragedia in Germania, riportate dal Notiziario Aduc ieri, alle quali credo si accosti perfettamente il commento di Metilparaben:

    Provate a prendere un milione e mezzo di persone e a ficcarle tutte insieme in un’area che ne può contenere 500mila, premurandovi di recintarla per benino e di mettere in funzione un unico accesso che passa dentro a un tunnel: mi pare di tutta evidenza che quelle persone, indipendentemente dal motivo per cui si sono riunite in quel luogo (ballare, ascoltare un concerto, fare yoga, pregare), si troveranno loro malgrado a dover correre un gravissimo rischio.
    Ne consegue che, al contrario di quanto si sono affrettati a blaterare i soliti tromboni, questa tragedia non ha niente a che vedere con la musica techno, con la droga, con i gay o con i giovani che hanno smarrito chissà quali valori.
    Così, tanto per mettere i puntini sulle i.

    E, giusto per mettere un ulteriore puntino sulle i, e per capire meglio cosa ha perso l’Italia con la cacciata del Rototom da Udine, vi segnalo il comunicato dell’organizzazione del Rototom sulla gestione ambientale del Festival 2010 (dal blog di Fuoriluogo.it).

  • Il DPA contro la Coca Cola?

    Il Dipartimento antidroga scomoda il “sistema di allerta precoce” per investigare su alcune bevande aromatizzate con foglie di coca. E accusa: “consideriamo eticamente non accettabile e legalmente ai margini pubblicizzare delle bevande legandole al nome di sostanze stupefacenti”. A rischio la Coca Cola?

    Tuttavia, al di là dei risultati che si andranno ad ottenere, consideriamo eticamente non accettabile e legalmente ai margini pubblicizzare delle bevande legandole al nome di sostanze stupefacenti, quale la cocaina che tutti i giorni procura danni alla salute, morte e invalidità soprattutto tra i giovani.

    Questa la dichiarazione del Dipartimento italiota antidroga, relativa al diffondersi dell’allarme su alcune bevande alcoliche aromatizzate con foglie di coca, prodotte e distribuite in Italia.

    Kdrink e Cocalime sono infatti da alcune settimane all’attenzione del DPA di Serpelloni: “attraverso il sistema di allerta precoce – spiega il Dipartimento – stiamo investigando sul reale contenuto della bevanda, con specifiche indagini tossicologiche volte a identificare l’esistenza di eventuali principi attivi vietati dalla legge italiana.”

    Sull’utilizzo della foglia di coca peraltro da tempo il Governo Boliviano ha lanciato una campagna per la revisione delle convenzioni ONU sugli stupefacenti e per lo sviluppo di uno sbocco legale ad una produzione tradizionale dei contadini andini.

    Evidentemente una volta partita la crociata antidroga è difficile non vederla sbracare sulla repressione semantica: a quando il decreto per il cambio di nome della più nota bevanda prodotta ad Atlanta?

    (articolo per il blog di fuoriluogo.it)