• Una città viva e accogliente

    vivaeaccoglienteSui diritti possiamo fare grandi passi in avanti. Bisogna continuare nel percorso di accoglienza dei migranti, non solo dei richiedenti asilo e riprendere il filo un perso delle politiche per la Pace e della Cooperazione decentrata. Affermare i nuovi diritti, da quelli delle coppie di fatto a quelli dell’era digitale.

    Vanno garantiti i bisogni essenziali delle persone più in difficoltà: un tetto, un pasto e una coperta per tutti perchè non si ripetano le tragedie dello scorso inverno.

    Solidarietà tra le generazioni: i giovani, studenti, lavoratori o disoccupati che siano devono vivere in una città viva e accogliente, che non ne sfrutti solo la capacità di pagare affitti e definisca postribolo i luoghi in cui vivono la sera. Dobbiamo (ri)costruire una città che permetta ai più giovani di esprimere la loro identità, le loro passioni ed anche, nel rispetto di tutti, la loro voglia di divertimento. Una città in cui sia piacevole costruirsi un futuro sereno.

    Alcune proposte

    • il registro delle Unioni Civili deve avere valore per tutte le graduatorie comunali;
    • l’Europa che vogliamo non è solo moneta unica: dobbiamo riconoscere i matrimoni e le adozioni, anche fra persone dello stesso sesso: come successo per via giudiziaria a Grosseto, il Comune deve per via amministrativa accettare la trascrizione nei registri degli atti di Stato Civile avvenuti all’interno dell’UE.
    • spazi e opportunità per la creatività giovanile: una bando pubblico per l’affidamento degli immobili comunali (e provinciali?) in disuso a realtà associative, culturali e imprenditoriali innovative costituite da giovani;
    • più risorse all’accoglienza dei senza tetto e senza fissa dimora perchè non si ripetano le tragedie dello scorso inverno;
    • i detenuti vanno accompagnati nel ritrovare cittadinanza mentre scontano la loro pena e alla loro uscita dal carcere: un alloggio e un impiego aiutano ad uscire dal circolo vizioso della recidiva.
    • diritti digitali: va assicurato a tutti, nonostante il disimpegno governativo, imprese, studenti e cittadini l’accesso alla banda larga. Per questo i Piani Operativi Comunali devono prevedere fra le infrastrutture da implementare anche quelle telematiche, rendendo così possibile l’ampliamento dell’utenza raggiunta sia dalle reti a fibre ottiche che dalle reti WIFI pubbliche. Il RUE deve prevedere di predisposizione alle reti di fibra ottica per le nuove costruzioni e per le grandi riqualificazioni urbanistiche.
  • Dio punisce per amore

    Secondo il sig. Andreas Laun, alto prelato di Salisburgo, la tragedia di Duisburg è una punizione di Dio per i peccati della Love Parade. Almeno così pare aver scritto su Kath.net.

    Dio quindi non solo esiste, ma parrebbe pure molto incazzato con questa gioventù ormai perduta.

    Così la punisce, per amore…

    Poi noi qui, pure a San Lorenzo, a preoccuparci del lavoro e della pensione che non avremo mai…

  • 9 cent

    Che cosa si può comprare oggi con 9 centesimi di euro? Non bastano per un sms, forse sono sufficienti per pochi chiodi. Non mi viene in mente molto altro, se non che è il prezzo all’ingrosso di un chilo di carote. Ma è soltanto uno dei tanti esempi possibili se parliamo di cibo. È probabile che i lettori non se ne siano accorti perché a loro costa sempre uguale se non di più, ma i prezzi che spuntano i contadini sono in declino costante da anni. Le aziende agricole producono quasi tutte in perdita e la cosa passa sorprendentemente sotto silenzio. A qualcuno importa ancora della nostra agricoltura?

    Carlo Petrini, oggi su repubblica, ci spiega perchè a noi consumatori la carota costa sempre uguale, mentre ai contadini, che sono sempre meno e sempre più anziani, viene pagata sempre meno.

    E che l’unica via di salvezza è un’agricoltura di qualità per dei consumi di qualità. E la filiera corta (e magari un aiutino dalla cooperazione di consumo).

  • Regolamento street bar, le associazioni contro la Marescotti Palmieri (Ascom): «Opposizione ferma e totale»

    LA BOZZA di regolamento sugli street bar fa imbufalire le associazioni di categoria. Che, principalmente, puntano il dito contro la scelta del Comune di far terminare la movida anzitempo, leggi a mezzanotte, con deroghe eventuali attorno ai trenta minuti. E oggi era in programma un incontro proprio tra l’assessore e le associazioni di categoria ma, a meno di incredibili colpi di scena della mattinata, i commercianti e gli imprenditori della notte diserteranno. «La bozza presentata è non accettabile – tuona Mario Palmieri (Fipe e Ascom-Confcommercio) -. Non è stato recepito alcun tipo di meccanismo premiale per i locali virtuosi e, anzi, si tende a punire tutte le attività esistenti. La situazione, in particolare sugli orari, davvero non ha senso. Ci chiediamo tra l’altro il perché di questa modalità di far ricevere la bozza di regolamento alle associazioni: non abbiamo avuto il tempo materiale di convocare la base associativa per discuterne insieme. Inoltre appare anomale la tempistica della presentazione e delle discussioni anche nelle sedi istituzionali. Il nostro intento comunque è quello di chiedere un incontro al sindaco». E, aggiungiamo, sul delicato fronte degli orari la guerra sarà totale: «La nostra opposizione sarà ferma e decisa, totale, agiremo in tutte le sedi competenti», dice Palmieri. La base di partenza, secondo l’Ascom, deve essere il regolamento che, in bozza, è stato proposto dalla circoscrizione, con l’una come orario di chiusura e meccanismi premiali ad hoc. «ANDREMO in consiglio non più tardi del 12 luglio», aveva detto ieri al Carlino l’assessore Deanna Marescotti. Il Comune ha inviato giovedì scorso alle parti in causa la bozza di regolamento per le eventuali osservazioni e, da quel momento in poi, ci sono dieci giorni per inviare richieste di chiarimento o critiche al Comune. «Lunedì vedremo quanto arriverà – aveva spiegato Marescotti – nel frattempo proseguirà il lavoro di commissioni e organi istituzionali. Io sono disponibile a dare qualsiasi chiarimento e il testo non è blindato. Anzi, ascolteremo ogni consigliere, le modifiche potranno essere apportate e il percorso è apertissimo. Ma è chiaro che, dopo anni di attesa, bisogna iniziare a produrre fatti concreti»

    Il Resto del Carlino del 17/06/2010 ed. Ferrara p. 7

  • Street bar, le nuove regole non convincono

    Callegarini (Confesercenti): «Passo indietro». Palmieri (Ascom): «Subito incontro con il sindaco». I rappresentanti di Ascom e Confesercenti non si sono presentati all’incontro in municipio per dare un parere sulla bozza di regolamento che modifica gli orari di chiusura dei locali pubblici e stabilisce norme più restrittive per le attività all’interno del perimetro delimitato da via Ripagrande, corso Isonzo, viale Cavour, corso Giovecca, via Ugo Bassi e via Carlo Mayr.

    La motivazione per aver disertato l’incontro di martedì 15 è identica. La bozza di regolamento le associazioni l’hanno ricevuta giovedì 10 e non c’è stato il tempo materiale per discutere con i diretti interessati (i titolari di street bar innanzitutto, ma i titolari anche di ristoranti, pizzerie e altri pubblici esercizi) le nuove norme e per presentare all’assessore alle attività economiche Deanna Marescotti eventuali modifiche e contro proposte.
    Ma se servono altri giorni per raccogliere gli umori degli associati, i dirigenti delle due organizzazioni esprimono fin d’ora fortissime perplessità sulla bozza.
    «Dobbiamo consultare la nostra base – dice Luca Callegarini (Confesercenti) – mi pare comunque che abbiano peggiorato l’impostazione inziale, prima di poteva chiudere all’una, ora a mezzanotte». Il riferimento è ai locali entro il perimetro che devono chiudere a mezzanotte, tranne venerdì e sabato quando l’apertura arriva fino all’1.30. Per Callegarini è discutibile anche la ratio delle deroghe: «Anche una gelateria se volesse tenere aperto fino all’una dovrebbe ottenere l’autorizzazione acustica, mi sembra eccessivo. Noi restiamo dell’idea che bisogna premiare chi rispetta le regole e usare la mano dura verso chi viola le norme».
    Mario Palmieri, vice presidente Ascom e presidente Fipe, non nasconde la sua delusione: «Il regolamento non soddisfa, non lo riteniamo premiante verso i gestori dei locali. Vediamo che c’è addirittura un restringimento dei parametri che penalizza chi, negli anni, non ha avuto alcun tipo di responsabilità». Palmieri ha da ridire sulle deroghe: «Obbligare i locali ad attrezzarsi e ad accollarsi di nuovi oneri per poter tenere aperto fino all’orario già previsto dalla licenza è una cosa che non convince. Secondo noi la base giusta per una discussione la forniva la bozza di regolamento della circoscrizione Centro, che prevedeva un meccanismo premiale: chiusura all’una con possibilità di arrivare alle due per chi si comporta bene». Palmieri ritiene a questo punto necessario un incontro con il sindaco per sbloccare la situazione e «arrivare a un compromesso tra le esigenze primarie dei residenti e le esigenze, anch’esse molto importanti, degli imprenditori».
    Come già pubblicato ieri, gli orari per i locali fuori del perimetro centrale sono diversi: possono tenere aperto fino all’una (quindi un’ora in più); venerdì e sabato valgono le stesse regole: serrande abbassate all’1.30.

    Da La Nuova Ferrara del 17 giugno 2010.