“Attento, c’è il camper dell’Avis!”
“Ehi, attento svolta qui a sinistra! Ma non ho messo la freccia!? Fregatene, guarda là che c’è il camper dell’Avis, meglio scappare…”
Questo potrebbe essere stato ieri l’assurdo dialogo fra due diciottenni ferraresi appena saliti in macchina dopo una serata in qualche locale cittadino.
Perchè da venerdì sera è attivo anche nel nostro Comune il progetto “Drugs on Street” voluto fortemente dal capo del Dipartimento Antidroga Giovanni Serpelloni e inspiegabilmente fatto proprio dall’Amministrazione comunale di Ferrara. Il progetto di “prevenzione” sulle strade è infatti in perfetta linea con la normativa repressiva introdotta con la legge Giovanardi (di cui Serpelloni in questi anni è stato il braccio armato) nei confronti dei consumatori di sostanze, soprattutto illegali e soprattutto derivate dalla cannabis.
Sì, perchè basta leggere il protocollo di intervento, che prevede controlli sulle strade “nelle zone vicino ai locali più frequentati dai giovani”, per capire come nasconde dietro alla facciata della “prevenzione” un effetto repressivo su tutti i consumatori, anche occasionali, di sostanze anche se assunte settimane prima essersi messi alla guida di un veicolo. Se infatti è giusto informare i più giovani sui rischi legati alla guida in stato psicofisico alterato da assunzione di droghe legali ed illegali, prevenire tale comportamento pericoloso per sé e per gli altri (e reprimerlo quando necessario), altra cosa è organizzare “posti di blocco” (letterale) nei quali secondo i Carabinieri “si agirà nel rispetto rigoroso della legge, perché vi sarà volontaria sottoposizione da parte del fermato, ma se questo rifiuta scatta il procedimento che è previsto per legge”.
Come infatti dimostra l’unica pagina realmente informativa del sito del progetto ferrarese, la permanenza nell’organismo delle sostanze dei derivati della marijuana puo’ arrivare ad oltre 4 settimane, mentre per le altre sostanze si parla comunque di qualche giorno (ad effetti ovviamente svaniti). Ed è in qualche modo significativo che l’alcol non venga nemmeno citato fra le sostanze, quasi a smascherare le reali intenzioni del progetto serpelloniano: repressione a tappeto dei consumatori delle altre sostanze, in particolare cannabinoidi, a suon di sanzioni amministrative (o penali).
Mi pare poi grave che una benemerita associazione come l’AVIS, di cui ho apprezzato in questi anni l’attività in città, si presti a farsi strumento repressivo nei confronti dei giovani, rischiando così di venire percepita come “nemico” da evitare, e non come soggetto a cui avvicinarsi con fiducia.
E’ quindi con grande dispiacere che prendo atto come questo Comune abbia troppo facilmente dimenticato di essere stato avanguardia in Italia nella richiesta di legalizzazione della cannabis, per adeguarsi – ormai fuori tempo massimo – agli ultimi scampoli della guerra alla droga italiota di Giovanardi e Serpelloni.
Insomma, non sarebbe stato meglio usare le risorse per inviare operatori qualificati ad approcciare i ragazzi, parlare con loro, spiegare i pericoli, prevenire l’abuso, favorire l’autodiagnosi? No: lo slogan del progetto è chiaro e definitivo: “Non parlare al conducente” (!?!?!).
Leonardo Fiorentini
Consigliere Circoscrizione 1
Petizione Ascia per le dimissioni di Serpelloni
L’Ascia ha lanciato in questi giorni una petizione on line per chiedere le dimissioni di Giovanni Serpelloni.
Ecco il Testo che vi invito a firmare. Non basterà certo ad avere le dimissioni di Serpelloni, ma almeno l’obiettivo di superare le adesioni alla petizione dei fantomatici “befree” a sostegno del DPA dovremmo raggiungerlo…
Firma la petizione per chiedere le dimissioni di Serpelloni. Su iniziativa dell’associazione ASCIA.
Nb: questa raccolta firme non ha valore legale bensì sociale e mediatico, è utile a tenere alto l’interesse pubblico sull’argomento, per chiedere a voce alta il rispetto dei nostri diritti, a far sapere all’interessato che ci sono migliaia di persone che gradirebbero si dimettesse.
Molte sono state le vittorie democratiche ottenute anche grazie a questo strumento.
Ad ogni sottoscrizione della petizione, Change.org invierà una mail informativa al dottor Serpelloni all’indirizzo mail pubblico presente nel suo sito web personale.
Al raggiungimento del quorum firme verrà inviata una mail di richiesta di dimissioni al destinatario della petizione:A: Dottor Giovanni Serpelloni, DPA Italia
Egregio dottor Giovanni Serpelloni,
In seguito al palese fallimento delle politiche sulle droghe da Lei adottate, La invitiamo a riflettere sulla intervenuta necessita’ di presentare le dimissioni dal suo attuale incarico di “capo del Dipartimento Politiche Antidroga”Cordiali saluti,
[Il tuo nome]
______________________________________________________________________«La cultura proibizionista è una finzione, inutile e pericolosa perché, nella realtà, essa produce solo un consumo illegale ed incontrollato.
Non c’è mai stata una politica proibizionista efficace, fin dalla messa al bando degli alcolici negli Stati Uniti quasi un secolo fa.
Le politiche proibizioniste fanno solo aumentare i profitti delle organizzazioni criminali e hanno messo a rischio la vita di chi ne fa uso e abuso (basti pensare alla diffusione di patologie come l’Aids attraverso il passaggio di siringhe non sterili).
La crescita esponenziale dei profitti mafiosi è collegata strettamente all’inasprirsi delle leggi proibizioniste.
Lo dimostrano i dati relativi, per esempio, all’introduzione nel 2006 del DDL Fini-Giovanardi.
Milioni di consumatori hanno dovuto fare i conti con l’aumento delle pene, passate dalle sanzioni amministrative della legge 309/90 (Iervolino-Vassalli), alle sanzioni penali (da 6 a 20 anni di reclusione).
Le mafie hanno beneficiato della sovrapposizione del mercato delle sostanze pesanti e leggere, che ha creato nuovi canali di profitto senza limitarne la diffusione.
La stessa Fini-Giovanardi (insieme alla Bossi-Fini sui reati connessi ai migranti) è responsabile dell’aumento spropositato della popolazione carceraria, poiché essa tende a dispensare sanzioni penali in particolare ai consumatori.
Tale legge, poi, ha innescato una vera e propria “macchina proibizionista” che costa almeno 2 miliardi di euro all’anno. Per questo intendiamo proporre l’immediata abolizione della legge Fini-Giovanardi e le dimissioni del capo del DPA.
Non si risolve nessun problema stigmatizzando comportamenti e rimuovendo i problemi.
Pensiamo che si debba, al contrario, adottare una legislazione che sia rispettosa dei diritti delle persone e che serva a perseguire duramente le grandi organizzazioni criminali che attualmente detengono il monopolio del commercio di sostanze. Pensiamo, quindi, ad una lotta su larga scala ai cartelli internazionali delle narcomafie.
Vogliamo che l’uso delle sostanze sia regolamentato e tendenzialmente ridotto.
È necessario, come avviene in altri paesi, avviare la sperimentazione della somministrazione delle sostanze psicotrope attualmente dichiarate illegali, in regime di monopolio di stato, consentendone l’utilizzo a scopo terapeutico dietro indicazione medica.
Riteniamo inoltre che vada depenalizzata la detenzione finalizzata al consumo personale e la coltivazione domestica delle sostanze meno dannose, come la cannabis.
Queste misure, colpirebbero immediatamente il gigantesco giro d’affari che alimenta le narcomafie.
Inoltre, il regime di monopolio di stato porterebbe introiti consistenti, che potrebbero essere immediatamente destinati a politiche sociali attive.
Riteniamo, infine, che vadano perseguite politiche di riduzione del danno, sulla scorta delle indicazioni dell’Unione europea dei cosiddetti “quattro pilastri”:
contenimento del numero di nuovi consumatori che entrano nel sistema, attraverso interventi a basso livello mirati ed efficaci, che si affianchino ad altre strategie di prevenzione; incoraggiare i consumatori a intraprendere precocemente percorsi di disintossicazione, anche attraverso programmi che prevedano terapie di mantenimento (ad esempio introducendo le stanze di iniezione in condizioni di sicurezza sanitaria, che hanno dimostrato la concreta possibilità di azzerare le morti per overdose);
minimizzazione degli aspetti negativi delle strategie repressive, favorendo forme alternative alla detenzione ai fini della riabilitazione; minimizzazione del danno per l’intera comunità, attraverso la riduzione dei reati commessi dai consumatori al fine di procurarsi droga.»
Tutto cio’ premesso e considerato che il Dott. Serpelloni e’ un fiero assertore di ideologie e di politiche proibizioniste ed un grande sostenitore della legge Fini-Giovanardi:Chiediamo le dimissioni dell’attuale capo del DPA Italia, il Dott. Giovanni Serpelloni.
Ecco con chi va a braccetto Serpelloni
Se vi stavate chiedendo perchè il nostro Dipartimento Antidroga è così in sintonia con quello russo, beh, eccovi un esempio dell’avanzatissimo pensiero di Yevgeny Bryun, importante esponente dell’antidroga russa:
“Dopo il viaggio in India per espandere la loro coscienza, hanno introdotto nella popolazione l’idea che sia possibile modificare il proprio stato mentale ricorrendo alla droga“. Yevgeny Bryun, il numero 1 dell’antidroga russo non ha dubbi, tutto è cominciato da lì. A fare il resto ci ha pensato il mondo del business, “che ha capito che con il piacere piacere, e con i prodotti associati al benessere si poteva commerciare“. Bryun ha detto che per contrastare questo fenomeno di costume, con la cultura di massa e la pubblicità che promuovono il ricorso alle sostanze stupefacenti, sono state necessarie misure impegnative.
Scienza Vs Giovanardi 3 a 0
Giorgio Bignami, per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto dell’8 febbraio 2012, commenta tre recenti studi sul consumo di cannabis che smentiscono alcuni pilastri del proibizionismo:
In questa rubrica si sono spesso commentati lavori che apparentemente mostravano danni neuropsicologici di lungo termine o aumentata insorgenza di disturbi mentali dopo consumi anche moderati di cannabis. In sintesi, si è sottolineato: 1. come in tali lavori non fosse adeguata la analisi dei fattori confondenti (diversi status economici e culturali, sofferenza psichica non riconosciuta a monte dell’uso di droga, ecc.); 2. come i risultati di studi osservazionali pur ampi e ben controllati siano spesso azzerati, o addirittura capovolti, dagli studi randomizzati in doppio cieco (come è avvenuto nel caso dei trattamenti ormonali di donne in menopausa), studi ovviamente non fattibili nel caso delle droghe. Ora una ricerca australiana (Tait et al, Addiction, ottobre 2011) ha analizzato ripetutamente, lungo l’arco di otto anni, le performance cognitive di oltre 2000 soggetti, inizialmente di 20-24 anni, distribuiti in sei classi a seconda dell’entità del consumo di cannabis e del suo andamento temporale (“antecedente leggero”, “costante leggero”, “antecedente pesante”, “costante pesante”, “solo antecedente”, “mai”). Scontati gli effetti del livello di educazione, del sesso di appartenenza e delle interazioni tra detti fattori tra di loro e con i successivi tempi dei test – una valutazione particolarmente sofisticata dal punto di vista statistico, rispetto agli studi precedenti, questa delle interazioni – tutti i gruppi sono risultati indistinguibili tra loro: salvo un deficit in uno solo dei test (quello che misura il ricordo dell’ informazione recentemente acquisita) nel gruppo “pesanti costanti”; un danno peraltro relativamente modesto rispetto alle caratteristiche, comunque fermamente sconsigliabili, di tale stile di consumo. Per quanto riguarda i meno giovani, un altro studio britannico (Dregan e Gulliford, “American Journal of Epidemiology”, febbraio 2012) ha valutato in circa 9000 soggetti l’associazione tra vari stili di consumo di droghe (per lo più, ma non solo, cannabis) a 42 anni e le performance in test cognitivi 8 anni dopo, riscontrando deterioramenti del resto non drammatici solo nei consumatori pesanti e inveterati. In tale studio si è addirittura dovuto “scontare” coi fattori confondenti – in particolare il più elevato livello di educazione – l’apparente relazione mediamente positiva tra consumo di droga remoto e/o recente e successiva performance nei test. Cioè essendo la percentuale di consumatori più elevata tra i soggetti di miglior livello socioeconomico ed educativo, e non riportando essi danni accertabili – salvo il solito caso di uso pesante e prolungato – questi performano meglio dei consumatori loro coetanei di categorie meno fortunate. Infine un terzo studio statunitense (Pletcher et al, “Journal of the American Medical Association”, gennaio 2012), oltre a verificare per l’ennesima volta il deterioramento della funzione polmonare nei fumatori di tabacco, ha riscontrato un certo miglioramento della medesima nei fumatori di cannabis; ma manca qui lo spazio per riassumere l’interessante discussione sui possibili meccanismi che potrebbero esser responsabili di tale beneficio. E per chiudere: notino i lettori lo status elevato di tutte e tre le succitate riviste.
Insomma, la Scienza batte Giovanardi (e il fido Serpelloni) 3 a 0.
Toh, chi si rivede
Ve lo ricordate l’onorevole Tiziano Motti? Sì, proprio quello lì. Eccolo di nuovo balzare agli onori delle cronache per un fondamentale atto di sindacato ispettivo al Parlamento Europeo.
Dopo essersi occupato del pericolo dei “Videogiochi violenti americani e tutela del mercato europeo“, e dopo aver sponsorizzato il “log box”, come non intervenire sull’annosa questione delle “smart drugs”?
Rivedere le direttive europee sulle sostanze illecite e assumere provvedimenti urgenti nell’interesse della salute dei consumatori: l’obiettivo è arginare la diffusione delle smart drugs, le cosiddette “droghe furbe“ vendute legalmente negli smart-shops per lo più come profumatori ambientali ma descritte e vendute sul web come simili alla cannabis, e che hanno una diffusione crescente.
E’ quando chiede l’ eurodeputato Tiziano Motti (gruppo Ppe, eletto nella lista Udc del Nord Est) con un’interrogazione alla Commissione di Bruxelles. “Per le modalità di assunzione autonoma e senza sorveglianza medica da parte di giovani e meno giovani – sottolinea Motti – queste sostanze rappresentano una pericolosa tipologia di droghe prodotte da scarti di laboratorio, come recentemente appurato dai Nuclei Antisofisticazioni in Italia”. Fra gli esempi citati, quello della Salvia Divinorum venduta legalmente negli smart shpos come profumatore e “che le autorità italiane, dopo ricerche approfondite sugli effetti psicoattivi e allucinogeni della pianta, hanno deciso di mettere al bando, inserendo il suo principio attivo fra le categorie illegali“.
Inoltre Tiziano Motti rivolge un appello ai media perché parlino di “trash drugs” e non più di smart drugs al fine di “evitare di promuovere positivamente il fenomeno e favorire indirettamente le aspettative dei giovani consumatori“.
Assolutamente da sottolineare come l’eurodeputato reggiano abbia ricevuto addirittura il plauso del capo dipartimento delle Politiche antidroga di Palazzo Chigi, Giovanni Serpelloni, che non si è lasciato scappare la possibilità di lisciare l’ennesima possibile sponda politica e così
“ha ringraziato Motti per la grande sensibilità dimostrata sull’argomento”.

GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)
Forum Droghe e CNCA mentre si profile la fine del Governo Berlusconi lancianoun appello per chiedere discontinuità anche nelle politiche sulle droghe nel nostro paese. E’ il momento dell’addio per la coppia Giovanardi&Serpelloni?
Speriamo di sì, comunque val la pena di firmare quest’appello:
GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)
Le dimissioni prossime del Governo Berlusconi nella condizione drammatica dell’Italia impongono una discontinuità di contenuti, di stile, di cultura.
Da questo punto di vista si deve porre immediatamente fine anche all’esperienza catastrofica della politica sulle droghe.
La legge che porta il nome di Carlo Giovanardi ha riempito le carceri di consumatori e di tossicodipendenti.
Non solo: la retorica proibizionista ha finanziato campagne di pseudo informazione terroristiche e antiscientifiche e ha cancellato la scelta della politica di riduzione del danno con una rottura del rapporto con le Regioni e il mondo delle Comunità e delle associazioni di impegno civile e sociale e del Volontariato.
L’Italia ha contrastato addirittura la Strategia sulle droghe dell’Unione Europea 2005-2012 portando avanti un’assurda battaglia di retroguardia contro la riduzione del danno, addirittura pretendendo di dettare agli altri paesi europei l’elenco degli interventi “accettabili” e quelli “inaccettabili”.
Un’imposizione ovviamente respinta dagli altri paesi europei.
Ancora di recente, al meeting di Alto livello dell’Onu sull’Aids, la delegazione italiana ha cercato di nuovo di far cancellare il termine “riduzione del danno”. Anche questa battaglia è stata perduta con la conseguenza però di aumentare il discredito dell’Italia in sede internazionale, mettendo il nostro paese in una condizione di isolamento provinciale.
Tutto questo è avvenuto non solo per la determinazione dello zar antidroga, ma con la collaborazione politica del Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga e del suo capo Giovanni Serpelloni.
Nell’ipotesi di un governo “tecnico”, ossia non determinato dagli equilibri e dalle logiche di partito, chiediamo lo smantellamento di una struttura di potere, di interessi particolari, che ha fatto della faziosità la propria regola.Primi firmatari:
don Armando Zappolini
don Andrea Gallo
Franco Corleone
Riccardo De Facci
Fabio Scaltritti
Grazia Zuffa
Alberto Barni
Beppe Battaglia
Cecco Bellosi
Tiziana Ciliberto
Maria Stagnitta
Giovanardi addio (speriamo)
Forum Droghe e CNCA mentre si profile la fine del Governo Berlusconi lanciano un appello per chiedere discontinuità anche nelle politiche sulle droghe nel nostro paese. E’ il momento dell’addio per la coppia Giovanardi&Serpelloni?
Speriamo di sì, comunque val la pena di firmare quest’appello:
GIOVANARDI ADDIO! (e anche Serpelloni)
Le dimissioni prossime del Governo Berlusconi nella condizione drammatica dell’Italia impongono una discontinuità di contenuti, di stile, di cultura.
Da questo punto di vista si deve porre immediatamente fine anche all’esperienza catastrofica della politica sulle droghe.
La legge che porta il nome di Carlo Giovanardi ha riempito le carceri di consumatori e di tossicodipendenti.
Non solo: la retorica proibizionista ha finanziato campagne di pseudo informazione terroristiche e antiscientifiche e ha cancellato la scelta della politica di riduzione del danno con una rottura del rapporto con le Regioni e il mondo delle Comunità e delle associazioni di impegno civile e sociale e del Volontariato.
L’Italia ha contrastato addirittura la Strategia sulle droghe dell’Unione Europea 2005-2012 portando avanti un’assurda battaglia di retroguardia contro la riduzione del danno, addirittura pretendendo di dettare agli altri paesi europei l’elenco degli interventi “accettabili” e quelli “inaccettabili”.
Un’imposizione ovviamente respinta dagli altri paesi europei.
Ancora di recente, al meeting di Alto livello dell’Onu sull’Aids, la delegazione italiana ha cercato di nuovo di far cancellare il termine “riduzione del danno”. Anche questa battaglia è stata perduta con la conseguenza però di aumentare il discredito dell’Italia in sede internazionale, mettendo il nostro paese in una condizione di isolamento provinciale.
Tutto questo è avvenuto non solo per la determinazione dello zar antidroga, ma con la collaborazione politica del Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga e del suo capo Giovanni Serpelloni.
Nell’ipotesi di un governo “tecnico”, ossia non determinato dagli equilibri e dalle logiche di partito, chiediamo lo smantellamento di una struttura di potere, di interessi particolari, che ha fatto della faziosità la propria regola.Primi firmatari:
don Armando Zappolini
don Andrea Gallo
Franco Corleone
Riccardo De Facci
Fabio Scaltritti
Grazia Zuffa
Alberto Barni
Beppe Battaglia
Cecco Bellosi
Tiziana Ciliberto
Maria Stagnitta
La grande contraddizione di Giovanardi&co
Antonio Crispino, sull’edizione romana del Corriere della Sera, dimostra ciò che tutti noi sappiamo ma che spesso non vogliamo ammettere: la droga è già libera, la si trova ovunque e chiunque la puo’ comprare.
E’ questa forse la più grande contraddizione dietro cui si nascondono i vari Giovanardi e Serpelloni, fieri alfieri del proibizionismo. Accusano gli antiproibizionisti (anzi, meglio quei pochi giapponesi sull’isola, secondo il nostro sottosegretario preferito) di voler “liberalizzare” la droga, e quindi la morte. Ma non è così: gli antiproibizionisti vogliono invece regolamentare un mercato, quello delle sostanze, che è già libero e accessibile, pericoloso e in mano alla criminalità. Legalizzare, significa infatti togliere il mercato dalle grinfie delle narcomafie e costruire per ogni sostanza un impianto regolamentare che sia parametrato alla sua pericolosità. Come dimostrato nel volume Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe, di cui Forum Droghe ha curato l’edizione italiana, legalizzare significa- oltre che limitare i danni “collaterali” della war on drugs – anche poter esercitare un controllo sulle sostanze, un controllo sui produttori e sui consumatori. Un controllo che oggi, nonostante Giovanardi&co, è impossibile.
Perchè uno dei fallimenti più grandi del proibizionismo è l’ipocrisia in cui ci costringe a vivere.
Vai all’articolo e al video sul Corriere della Sera
Vai alla scheda del volume: Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale delle droghe
(articolo per la nota a margine di fuoriluogo.it)
Morgan, Canossa e il neuroscienziato della domenica
Ad ognuno la propria Canossa. Per Morgan il rito si è celebrato ieri: il nostro si è cosparso le ceneri e da novello ex imperatore del vizio si è umiliato di fronte al Sindaco Tosi, al quale ha assicurato:
“L’impegno futuro di noi tutti è quello di costruire per i nostri figli un futuro veramente libero da tutte le droghe perché le attività artistiche sono più belle se realizzate e vissute senza l’effetto degli stupefacenti”.
Non sappiamo se abbia aspettato tre giorni e tre notti in ginocchio davanti all’ufficio della segretaria del Sindaco veronese, di certo Morgan si è guadagnato il ritiro della scomunica sindacale ed addirittura il plauso del vicezar antidroga italiota, Giovanni Serpelloni:
L’artista si è ravveduto ha iniziato un nuovo percorso di vita. Credo che abbia avuto una grande lezione ma contestualmente una grande opportunità da cui mi sembra che abbia imparato l’importanza di essere un esempio positivo per il pubblico giovanile e di non utilizzare più ammiccamenti verso l’uso di droghe come trasgressivo e di moda. Ora è necessario che le sue dichiarazioni vengano mantenute e che le sue azioni future si dimostrino coerenti, pena la perdita totale della sua credibilità
Serpelloni che, giusto per la cronaca, si è guadagnato da Fuoriluogo il titolo di neuroscienziato della domenica, dopo il suo recente intervento sul Manifesto nel quale, pur di giustificare i test antidroga ai lavoratori, è riuscito a dire:
L’uso di sostanze può portare ad alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale, sede del controllo volontario dei comportamenti, delle funzioni cognitive superiori, della personalità, in altre parole di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali e che ci permette di stimare correttamente il pericolo.
Insomma, d’ora in poi se vi fumate una canna rischiate di finire in un canile.
Dibattito sulla riduzione del danno a Perugia
Il 23 giugno, a Perugia si svolgerà un convegno organizzato dal CNCA Umbria col contributo della Regione Umbria e del comune di Perugia sul tema di scottante attualità della riduzione del danno. E’ un’occasione ghiotta perchè parteciperà tra gli altri il capo del dipartimento antidroga Giovanni Serpelloni, mentre Hugo Luck, a nome di IDPC, svolgerà una relazione sulle prospettive internazionali della riduzione del danno.
Scarica il programma in formato pdf.
Da fuoriluogo.