Il web dà i voti ai politici
Il web dà i voti ai politici
Facebook e Twitter: la Zappaterra promossa. Per Tagliani solo pagine contro
Siamo ormai nel terzo millennio e tutto sembra girare attorno al mondo di Internet: le notizie, il commercio, le banche, ecc. Il mondo della politica non può essere da meno e, considerando che il suo obiettivo è (o dovrebbe essere) raggiungere i cittadini, quale miglior modo se non quello di affacciarsi al web?
In un’era dove la comunicazione tende a “evolversi e districarsi” nella fitta rete dei social network, anche la politica si aggiorna e inizia a muovere i primi passi verso “un’interazione virtuale”.
A livello locale è senz’altro Marcella Zappaterra, presidente della provincia, a passare gli esami con il massimo dei voti: è presente su tutti e tre i tipi di canali più utilizzati (blog, Facebook e Twitter) con oltre 3mila amici e fan, con cui interagisce rispondendo a domande e commenti.
Quello che vince per maggior visibilità è invece l’on. Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati, che può vantare di circa 20mila tra amici e follower. La sua pecca? L’interazione: Franceschini utilizza il web come strumento di comunicazione a senso unico e non risponde ai suoi interlocutori.
LA TABELLA. Realizzata da Riccardo Scandellari, web master di Estense.com, questa ricerca ci rivela risultati interessanti: su un campione di 24 politici ferraresi, solo il 29% non è presente sul Web. Il Social Network più gettonato è senz’altro quello fondato da Mark Zuckerberg: tutti i politici analizzati presenti su internet possiedono un profilo Facebook. Tra questi però, solo il 47% lo utilizza per interagire con i cittadini e rispondere ai commenti, mentre circa il 24% utilizza il mezzo a senso unico.
Ecco alcuni esempi. Cominciamo dai parlamentari. Il senatore Alberto Balboni, coordinatore provinciale del Pdl, vanta 827 amici, ma nei commenti e nelle risposte è del tutto assente. Maria Tersa Bertuzzi, del Pd, ha 563 amici e la sua interazione è solerte e cordiale. Lo stesso vale per il deputato del Pd Alessandro Bratti, con 583 amici.
Tra i più “democratici” c’è Mauro Malaguti (531 amici), che permette a tutti di scrivere sulla sua bacheca facebook, anche ai non “allineati”. Il suo collega in consiglio regionale, Roberto Montanari (Pd), invece, pur avendo una pagina su internet, la utilizza pochissimo: l’ultimo suo commento risale a marzo 2010.
Sul social network possiamo trovare anche il sindaco del Comune di Ferrara Tiziano Tagliani, ma sono presenti solo alcune pagine contro di lui. Bocciato.
In tema di “popolarità” sono pochi i politici che superano i mille amici: sul podio insieme a Franceschini troviamo infatti Marcella Zappaterra (3.368 amici) e l’assessore comunale Aldo Modonesi con 1149 amici (con i quali interagisce rispondendo ai commenti). A seguire il segretario comunale del Pd Simone Merli (1596 amici), Paolo Calvano (1515), Enrico Balestra (anche lui consigliere comunale del Pd – 1317 amici) e il vice coordinatore locale del Pdl Luca Cimarelli (1081 amici).
Seguono a ruota Irene Bregola (Prc), con 1066, il neo assessore al Bilancio Luigi Marattin (1053), Leonardo Fiorentini (Verdi), con 753 amici e 86 fan, a Valentino tavolazzi (Progetto per Ferrara), con 366 amici, che si devono accontentare però solo di leggere i suoi post.
Da Estense.com.
C’era una volta la banda larga…
Vi ricordate la storia degli 800 milioni di euro del piano Romani-Brunetta di investimenti per lo sviluppo della banda larga?
Sì, quelli proprio quelli lì.
Beh, se va bene sono diventati 100 (milioni), sempre che le regioni siano in grado, dopo i tagli tremontiani, di co-finanziarne la metà…
Il Saponaro querelato
Marcello Saponaro è stato querelato per questo post relativo alla presunta vicenda Giammanco-Ryan Air, e nonostante il nostro abbia pubblicato nello stesso articolo la smentita dell’onorevole. Chissà se con lui è stato querelato anche il Corriere della Sera, da cui Marcello aveva tratto la notizia, ne dubito, ma tant’è.
Solidarietà al Saponaro querelato, con l’augurio che la vicenda si risolva al più presto e che internet sappia reagire all’ennesimo esempio di tentativo di limitazione della libertà di espressione sulla rete.
PS: E’ andata invece meglio a Daniele Sensi citato a sproposito da Furio Colombo sul Fatto. Che a questo punto, seguendo la linea Giammanco, potrebbe querelare comunque il Fatto, giusto per vedere se un tribunale considera il “dare del leghista” un’offesa punibile.