• Dell’ipocrisia al governo (due)

    Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico

    Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico

    Il sottoscritto resta convinto che il boicottaggio (o almeno il minacciarlo) fosse la forma migliore di pressione verso la Cina per farle rispettare qualche diritto umano in più (non solo in Tibet).

    Detto questo trovo scandalosamente ipocrita che membri del governo e della sua maggioranza invitino gli atleti a non presentarsi all’inaugurazione.

    E’ vergognoso: pensino al loro ministro che perdendo due giorni di ferie avrà violati i sui diritti, e lo invitino a non andare. Se vogliono un atto in questo senso. Sennò se ne vadano in vacanza anche loro che è meglio.

    Ha ragione Petrucci, i politici non chiedano un atto politico a chi politico non è. Gli atleti sono sportivi che vivono le olimpiadi come loro massimo traguardo. Sarebbe più o meno come un giudice che invitasse un politico a non essere eletto in Parlamento perchè in Parlamento ci sono dei criminali: il giudice pensi a perseguire i criminali, il politico a far politica, magari meglio degli altri.

    Gli atleti poi sapranno cosa fare, nella loro coscienza. Come hanno già fatto i tedeschi, o come fecero Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico. Ma era il 1968.

    Sondaggi di Repubblica e Corriere.

  • Non ci posso credere…

    In verità ci posso credere eccome.

    Da un po’ di tempo con la scusa della fame del mondo si stanno distruggendo gli ecosistemi di mezzo mondo a forza di Ogm.

    Ora la colpa è pure delle balene.

    Ma al peggio non c’e’ mai limite?

    Al 60esimo summit a Santiago del Cile, processo ai grossi cetacei
    La denuncia dei paesi “balenieri”, Giappone, Norvegia e Islanda. Al Wwf affidata la difesa

    I cacciatori accusano le balene “Rubano il pesce ai poveri”
    Gli ambientalisti: “Assurdo, la carenza di risorse ittiche è colpa dell’uomo”

    ROMA – Il processo alle balene è iniziato. L’accusa, rappresentata dai tre grandi paesi cacciatori – Giappone, Norvegia e Islanda – sostiene che i grossi cetacei “rubano” i pesci ai paesi in via di sviluppo intaccando le risorse ittiche dei mari. La difesa, rappresentata dal Wwf, replica affermando che la denuncia è “assurda”. Lo scontro si annuncia feroce al sessantesimo summit della Commissione baleniera internazionale che si apre oggi a Santiago del Cile presenti ottanta paesi.

    La prima questione sul tavolo sarà proprio il calo delle risorse ittiche. “Giappone, Norvegia e Islanda – spiega Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic e specie del Wwf Italia – continuano ad affermare che i cetacei stanno intaccando le risorse ittiche dei nostri mari, causando un calo del pescato. Assurdo. La colpa è dell’uomo e della pesca selvaggia. La tesi dell’accusa serve solo per giustificare la caccia alle balene e per sviare l’attenzione dal vero problema, quello della pesca che sta letteralmente ripulendo i mari, provocando un calo preoccupante di tonni, merluzzi e salmoni”.

    I difensori dei giganti dei mari stanno affilano le armi: “Nel summit – continua Rocco – smentiremo le tesi dell’accusa con studi scientifici, dimostrando come sia l’uomo il vero responsabile dell’overfishing, cioè l’eccessivo sfruttamento delle risorse attraverso la pesca”.

    Ma i paesi “cacciatori” non si fermano. La loro arringa prevede un’accusa ancor più precisa: le balene-imputate sarebbero colpevoli di sottrarre pesce ai paesi in via di sviluppo. “Si tratta ancora una volta di un’assurdità”, ribadisce l’esponente del Wwf Italia. “Presenteremo un dossier Who’s eating all the fish? (Chi sta mangiando tutto il pesce?) con cui dimostreremo come oltre il 60% del pesce pescato in paesi poveri non rimane nei mercati locali ma finisce in quelli europei, giapponesi, nord-americani e cinesi”.

    Anche l’Italia avrà voce in capitolo al summit che deciderà le sorti dei giganti dei mari, e sarà rappresentata da una delegazione mista costituita da esperti dell’Icram (l’istituto per la ricerca sul mare), del ministero dell’Ambiente e delle Politiche agricole.

    (23 giugno 2008)

  • Omissioni

    liberoHo come l’impressione che se la resa dei conti fosse stata tra spacciatori marocchini la prima pagina di oggi di Libero (e di gran parte della stampa italiana) sarebbe diversa.

    Restiamo in fiduciosa attesa del rogo del covo di un Capo della ‘ndangheta calabrese.

    Bimbo ferito durante recita da proiettile vagante nel reggino

    Melito Porto Salvo, due killer tendono agguato a un pregiudicato sul Lungomare. Uno dei colpi raggiunge il piccolo di 3 anni: ricoverato, è in coma farmacologico
    di GIUSEPPE BALDESSARRO

    MELITO PORTO SALVO (Rc) – Un bimbo di 3 anni è stato ferito gravemente questa sera a Melito, sulla costa jonica reggina, nella piazza davanti alla chiesa della Madonna di Porto Salvo, sul Lungomare. Due killer sono giunti a bordo di uno scooter, per colpire un pregiudicato del luogo che si trovava in piazza: il piccolo, che stava partecipando a un saggio scolastico insieme a decine di altri piccoli alunni, è stato raggiunto da un proiettile vagante all’altezza della gola, che ha attraversato il collo e si è fermato all’altezza della nuca.

    Ora è ricoverato nel reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria, in coma farmacologico. Il bambino è stato sottoposto ad intervento per bloccare l’emorragia provocata dal colpo di pistola che lo ha raggiunto al volto. La pallottolla che lo ha colpito ha provocato lesioni alla lingua e ad una tonsilla, bloccandosi poi all’altezza della nuca. Prima di rimuovere il proiettile, i medici dovranno valutare la gravità dei danni vascolari subito dal bambino.

    Sul Lungomare del paese, al momento della sparatoria, c’erano centinaia di persone. Immediati i soccorsi: il bambino, figlio di un agente della polizia penitenziaria, è stato portato prima all’ospedale di Melito, poi a quello del capoluogo.

    Il racconto dei genitori. Non si capacitano dell’accaduto i genitori del piccolo. “Tutto è successo – dice il padre, Carmelo Laganà – in un momento in cui mi ero allontanato dalla festa che era in corso per la fine dell’anno scolastico per prendere le batterie della macchina fotografica. Quando sono tornato sul posto ho visto mio figlio a terra in un lago di sangue. È stata una scena terribile”. La madre del bambino, Stefania Gurnari, seduta in un angolo dell’anticamera del reparto di chirurgia, piange disperata e rifiuta qualsiasi contatto con i giornalisti.

    L’obiettivo dell’agguato. Anche il pregiudicato vittima destinata dell’agguato – Francesco Borrello, 50 anni – è stato colpito ma alla gamba, in maniera non grave: al momento del fatto era in bicicletta, disarmato, e ha reagito scaraventandola contro la persone che hanno sparato, e che erano a volto coperto. E che sono riuscite a fuggire, prima che sul posto arrivassero le forze dell’ordine. Prima, però, uno dei proiettili esplosi dalle loro pistole aveva colpito di rimbalzo il bimbo.

    Precedenti penali. Borrello – attualmente in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita – era uscito dal carcere da cinque mesi. Era stato coinvolto in un duplice omicidio avvenuto fuori da una sala giochi di sua proprietà a Melito Porto Salvo il 3 aprile del 2004. Le vittime erano state Santo Carmelo Zampaglione, di 25 anni, e Giulio Verderame, di 24. In primo grado Borrello era stato condannato dal gup, col rito abbreviato, a 16 anni di reclusione.

    La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, in secondo grado, aveva derubricato il reato contestato a Borrello in eccesso colposo di legittima difesa, condannandolo a tre anni e quattro mesi. Sulla base della pronuncia dei giudici di secondo grado l’uomo era stato scarcerato.

    I carabinieri stanno verificando se l’agguato di stasera sia da collegare ad una vendetta o ad altre cause. Le forze dell’ordine hanno ritrovato sul posto la pistola con cui i killer hanno fatto fuoco, una calibro 7,65. A dare per primo la notizia del ferimento del bimbo, è stato il sito locale Strill.it.

    Da Repubblica.it.