Sicurezza e Governo
Finalmente un giornalista si è tolto il paraocchi e commenta, con un briciolo di obiettivo ragionamento, le proposte del Ministro Amato. Non che non ci fossero stati precedenti, anzi, ma mi pare che questo articolo di Giuseppe D’Avanzo sia un fatto quasi eccezionale vista la linea tenuta da Repubblica negli ultimi mesi. Già che ci sono vi rimando agli altri commenti, raccolti su fuoriluogo.it, di Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone sul Manifesto, di Luigi Manconi e Andrea Boraschi sull’Unità, del sociologo Enrico Pugliese, da aprile on line.
Ma cosa faranno ora i lavavetri?
Se uno rischia di finire in prigione a lavare i vetri delle macchine per qualche euro al giorno, che gli costa spacciare per qualche centinaia di euro al giorno? Da Firenze una parziale conferma dell’inutilità dell’indecente ordinanza.
(ANSA) – FIRENZE, 4 SET – I marocchini sono diventati venditori abusivi, i rom chiedono l’elemosina, ma c’e’ anche chi spaccia. Sono i nuovi ‘impieghi’ di una parte dei lavavetri fiorentini, dopo l’ordinanza del Comune che ne vieta l’attivita’ in citta’. E’ quanto spiega Salvina Di Gangi, presidente dell’associazione fiorentina Anelli Mancanti, che organizza anche corsi di italiano per extracomunitari e che ha offerto agli ex lavavetri un lavoro come strilloni, per vendere il giornale dell’associazione.
‘Quelli che si sono dati allo spaccio – ha raccontato Di Gangi – sono una minoranza. Anche perche’ molti avevano scelto di fare il lavavetri per non correre rischi con la giustizia e quindi per non incontrare problemi per una loro futura regolarizzazione’.
Sempre sui lavavetri
L’intervento di michele Serra di oggi su Repubblica è interessante: “Il cosiddetto giro di vite contro i lavavetri ha provocato parecchie reazioni indignate. In genere rimandano a una differente etica dei delitti e delle pene: una società che non riesce a sconfiggere la mafia e spesso lascia impuniti i grandi crimini economici, con quale diritto persegue i miserabili? Condivido l´obiezione. Ma non voglio restarne prigioniero. C´è in molte persone di sinistra la virtuosa ma inconcludente abitudine di spostare l´analisi sempre di parecchi palmi più in là, a costo di trascurare la cocente banalità del quotidiano. Ci sono semafori, nelle grandi città, che sono diventati piccoli posti di blocco dedicati al taglieggio, specie ai danni di donne sole. E se il problema non è degno di raffronto con la fame nel mondo, o con la guerra in Iraq, è però un indizio tangibile di insicurezza e di sopruso. Un furibondo Asor Rosa ha scritto che prendersela con i lavavetri è come inseguire le mosche con un giornale arrotolato. Ma le mosche (animali sinantropici tra i più molesti, secondi solo ai piccioni) le abbiamo più o meno tutti inseguite, con giornali o altro, e non perché siamo dei mostri, ma perché la risoluzione dei piccoli problemi appartiene con pieno diritto alla nostra vita. E più passa il tempo, più mi convinco che la cura delle piccole cose è la via diretta alla cura di quelle più grandi.”
Sto alla provocazione. Ma siamo sicuri che la multa serva a risolvere il problema? Ovvero, restando alle mosche, ci sono anche altri metodi per eliminarle (zanzariere comprese), ma mia nonna mi insegno’ che tirando giù la tapparella le mosche scappano dal buio ed escono dalla finestra (se aperta). Ora siamo sicuri che lo strumento della sanzione (amministrativa o penale che sia) serva a risolvere il problema? O non lo sposta in qualche quartiere (o qualche città) più in la’. O peggio potenzialmente non sposta manovalanza (certamente non fra le più soddisfatte della propria vita professionale) in attività ben più pericolose del lavavetri?
Provocazione per provocazione: è venuto per caso a qualcuno in mente di prevedere un’autorizzazione comunale per questa attività che permetta un sereno controllo e l’emarginazione dei cosidetti “piccoli posti di blocco dedicati al taglieggio“?