• I 254 morti da Legge “Reale” e l’On. Di Pietro

    Un rinfrescatina alla memoria è utile quando è in corso la corsa a chi la spara più grossa.

    Se poi in questa folle corsa quello che vince è colui che il venerdì evoca la “violenza sociale” ed il lunedì invoca le leggi speciali, beh è forse il caso di chiarirci un po’ meglio fra noi cosa vuole ripristinare l’On. Di Pietro.

    Così sono andato a ricercarmi un qualche testo che ricostruisse gli effetti della legge reale. Ed ho trovato questo:

    La legge Reale (n. 152 del 22/5/1975) amplia i casi in cui sia da ritenersi legittimo l’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine. Negli altri casi, quelli in cui sia palese e innegabile l’abuso, per gli agenti viene introdotto un regime processuale di favore, che in pratica garantisce loro l’impunità: le indagini non verranno condotte dal giudice competente, bensì dal procuratore generale presso la corte d’appello, che deciderà se procedere personalmente o affidare il processo alla Procura della Repubblica.
    Tutto ciò è in contrasto con diversi articoli della Costituzione, in particolare l’art.3 (eguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini davanti alla legge), l’art.25 (nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge) e l’art.28 (diretta responsabilità penale e civile dei funzionari e dipendenti statali che agiscano in violazione di diritti).
    Detta come va detta, d’ora in avanti polizia, carabinieri e affini potranno sparare a chi vorranno quando vorranno. E’ la pena di morte de facto. Nei primi 15 anni di applicazione della legge, si conteranno 625 vittime delle forze dell’ordine (254 morti e 371 feriti). Di queste, ben 208 non stavano commettendo né erano in procinto di commettere reati. Un contesto tipico (ricorre in 153 casi) è il posto di blocco o l’intimazione di alt. In 65 casi (pari a circa il 10% del totale) le forze dell’ordine sono ricorse alla giustificazione del “colpo partito accidentalmente”. Traiamo queste informazioni da 685,un “libro bianco sulla legge Reale” compilato e pubblicato nel 1990 dal Centro di Iniziativa Luca Rossi di Milano. Il libro contiene un impressionante computo/catalogazione dei “morti da legge Reale” nel periodo 1975-90.

    “Caso n.206, 07-01-81, Roma: Laura Rendina, 28 anni… La ragazza si era fermata in auto con altri parenti vicino all’abitazione della famiglia Moro e di altri politici, quando sente battere ai finestrini e si trova puntata una pistola. Presa dal panico riparte, ma viene raggiunta da colpi sparati all’impazzata. Forze dell’ordine: Digos. Fonte: Paese Sera.”
    “Caso n.208, 12-01-81, Firenze: Roberto Panicali Frosali, 32 anni… Stava ritornando in banca dopo l’intervallo a bordo del suo motoscooter, quando viene ucciso da una raffica di mitra sparata da un agente di sorveglianza, che dichiara che il colpo è partito accidentalmente, poiché il mitra si era impigliato nel giaccone. Forze dell’ordine: vigilantes. Fonte: La Nazione.”
    “Caso n.233, 26-07-81, S. Benedetto del Tronto (AP): Ennio Illuminati, 35 anni… Viene ucciso da tre colpi di pistola sparati da un agente della Digos. In compagnia della sua fidanzata, non si era fermato al posto di blocco istituito da agenti in borghese e, temendo di essere vittima di maleintenzionati, aveva cercato di fuggire. Forze dell’ordine: Digos. Fonte: Radicali.”
    “Caso n.338, 06-02-84, Torino: Renato Cavallaro, 44 anni… Durante l’inseguimento di un ricercato, un poliziotto in borghese a bordo di un’auto civile si ferma ad un semaforo rosso, scende e, in posizione di tiro, spara alcuni colpi. Un operaio, che si trova all’uscita di una cabina telefonica, viene ucciso. Forze dell’ordine: polizia in borghese. Fonte: La Stampa”.
    “Caso n.622, 27-06-89, Nave (BS): Claudio Ghidini, 19 anni… Un’auto con tre giovani a bordo viene fermata dai carabinieri per un controllo. Un milite intima a Ghedini di salire sulla sua auto: il giovane si rifiuta per aspettare gli amici, ma viene preso a schiaffi e poi ucciso da un colpo di pistola alla testa. Forze dell’ordine: carabinieri. Fonte: Il Giorno. “

    Ma la legge Reale non tratta solo di pallottole e sparatorie, c’è dell’altro:
    – l’art.4 rende possibile la perquisizione personale sul posto anche senza l’autorizzazione di un magistrato, in contrasto con l’art.13 della Costituzione. Il passaggio clou dell’articolo autorizza la polizia a perquisire “persone il cui atteggiamento o la cui presenza, in relazione a specifiche e concrete circostanze di luogo o di tempo, non appaiono giustificabili” (corsivo nostro). Inoltre, l’art.4 estende la definizione di “armi improprie”, prescrivendo l’arresto in flagranza di chiunque porti con sé “qualsiasi altro strumento, non considerato espressamente come arma da punta e da taglio, ma chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l’offesa alla persona”.
    – l’art.5 vieta di partecipare a manifestazioni portando “caschi protettivi” o “con il volto in tutto o in parte coperto mediante l’impiego di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona”. Questo reato viene punito con l’arresto da uno a sei mesi e con un’ammenda penale. In seguito, la legge n.533 dell’8/8/1977 aumenterà le pene (minimo sei mesi), introdurrà l’arresto facoltativo in flagranza di reato e addirittura estenderà il divieto di coprirsi il volto anche al di fuori delle manifestazioni, trasformando il “travisamento” in un reato di sospetto nel quale potrà incorrere chiunque, in qualunque occasione pubblica, risulti “difficilmente riconoscibile”. Volendo stare alla lettera, dovremmo abolire anche il carnevale.
    – infine, l’art.18 ripristina l’istituto fascista del “confino” per ragioni politiche. Tale disposizione può essere applicata a coloro che

    operino in gruppi o isolatamente, pongano in essere atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti a sovvertire l’ordinamento dello Stato… abbiano fatto parte di associazioni politiche disciolte [per legge] e nei confronti dei quali debba ritenersi, per il comportamento successivo, che continuino a svolgere una attività analoga a quella precedente… compiano atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti alla ricostituzione del partito fascista…

    La legge Reale serve pure a contenere l’insubordinazione e le lotte in seno alla Polizia. Rendendo le forze dell’ordine ancora più odiose (per farlo basta dare piena impunità ai cripto-fascisti dal grilletto facile) e rappresentandole come un blocco unico, si invalida preventivamente l’inevitabile riforma e sindacalizzazione della polizia, e si impediscono bizzarre – ma non improbabili – “fraternizzazioni” con lavoratori e studenti in lotta. Lo affermano anche certi “addetti ai lavori”:

    Con il progetto di legge Reale, infine, si cerca di dimostrare che la difesa del poliziotto è la pistola e non il sindacato. In una recentissima intervista al “”Corriere della sera”” lo stesso Reale ha più volte sottolineato questa importante funzione del suo progetto, in quanto contenente provvedimenti tutti volti a “migliorare lo stato d’animo delle forze di polizia e a combattere i fenomeni di rassegnazione o di disinteresse che nascono da un lavoro svolto in condizioni estremamente difficili”. È dunque con la concessione della licenza di uccidere ai poliziotti e con il garantire nella pratica la loro impunità (perché questo in realtà significa l’affidare ai procuratori generali l’azione penale nei confronti degli agenti), che la Dc spera di riprendere il proprio controllo sul corpo di Ps. (Avvocati Elio Cherubini e Nerio Diodà, “La questione del sindacato di pubblica sicurezza”, in: AA.VV., Ordine pubblico e criminalità, Mazzotta, Milano 1975, p. 172)