Ciao Nonna Maria
Ieri è morta mia nonna. Si chiamava Maria, aveva 92 anni, quasi 93. E’ morta nel sonno, all’ospedale, spero senza soffrire.
Con lei ho sempre avuto un rapporto strano. Morta mia mamma per lei io, unico nipote, ero come un figlio. Ed io – soprattutto negli anni dell’adolescenza – ho avuto con lei un rapporto abbastanza complicato, molto simile a quello che si puo’ avere con una madre. Con il solo svantaggio della lontananza, fisica e di età.
Era una donna severa, orgogliosa, cocciuta e non certo “liberale”, ma anche capace di essere generosa, dolce e spiritosa, come mi ha rivelato negli ultimi anni della sua vita.
Quando volevo vendere il piano che mi regalò a 8 anni per comprare la batteria, lei si oppose fermamente: “la batteria? quello strumento del Diavolo? No!”, furono le sue testuali parole. Nessuno ha mai suonato quel piano, ma a distanza di 20 anni devo ammettere che almeno abbiamo risparmiato al panorama musicale italiano un batterista con un pessimo senso del ritmo.
Quando cominciai a far politica non si dava pace che i verdi fossero alleati con i comunisti. “Ma allora, stai con i comunisti?” mi chiedeva ad ogni elezione. Era complicato spiegarle che non esistevano più, che erano cambiati i tempi, che ognuno poteva avere le sue idee. E nonostante questo da allora ha sempre votato per i Verdi. L’unica volta che non ce la fece proprio fu quando a Bologna candidarono la Bartolini: “quella gattara non la voterò mai”, disse. E non aveva tutti i torti.
Non potevo mai dirle dove andavo, senno’ lei si preoccupava, fosse Francolino o Londra. Così accadevano cose divertenti. Tipo quando mi chiamò giusto giusto nel momento in cui la polizia si mise a fare l’ultima carica in Piazza Manin a Genova. Le avevo detto che sarei andato a trovare un amico in erasmus in germania (ci sarei poi andato pochi giorni dopo) e così mentre fuggivo da qualche lacrimogeno residuo, fra le urla dei manifestanti la rassicuravo con insperata freddezza nascondendo il fiatone e, generando stupore e ilarità nei miei compagni di fuga, le dicevo: “tutto bene, sono arrivato a stoccarda, è bella (!), domani partiamo per Berlino”.
Spiegarle poi che lavoro facessi era davvero un’impresa. Mi era andata bene con la Presidenza della Circoscrizione. Potete solo immaginare la mia gioia quando portatole il resoconto di mandato mi disse “l’ho letto tutto, non pensavo fossi così bravo”. Ma internet, diamine, no. Lei curiosa e cocciuta, capace fino alla settimana scorsa di tentare di capire come funzionava il videoregistratore che le avevo portato, invidiosa del mio iphone in cui si potevano scorrere le foto con le dita, proprio non capiva a cosa potesse servire. E soprattutto come potessi guadagnarci da vivere. Internet, cos’è internet per una novantenne?
Non sono mai riuscito a spiegartelo, nonna. Ma forse ora lo capisci, serve a far vedere quanto eri bella quando ancora non ti conoscevo e a permettermi di dirti un’ultima volta che ti volevo tanto bene.
Ciao nonna Maria.