• Odg trascrizioni: traccia dell’intevento in consiglio comunale

    Grazie Presidente,

    Vedete cari colleghi, noi qui possiamo citare giurisprudenza e dottrina giuridica, possiamo leggere sentenze, interpretare carte costituzionali o codici risalenti al ventennio. Potete provare a convincermi di tutto e del contrario di tutto.

    Poi però quando vedo un genitore tornare a casa con tre cartoni di pizza ed il figlio festeggiare correndo urlante verso la tavola, beh, io lì vedo una famiglia. Non mi importa, e non dovrebbe interessare alla politica e ancor di meno all’amministrazione, se quella coppia, sia essa omo o eterosessuale, sia convenuta in matrimonio oppure no. Se quel bambino sia figlio legittimo, naturale o adottato. Alla politica dovrebbe interessare tutelare quella famiglia, nei diritti e nei doveri dei suoi membri. Diritti e doveri ovviamente misurati al livello di vincolo che la coppia ha deciso per se e la propria prole.

    Troppo spesso facciamo una grande confusione fra la mera trascrizione di matrimoni avvenuti all’estero, il riconoscimento del diritto a contrarre matrimonio per le coppie same sex, e il riconoscimento delle unioni civili (omo o etero sessuali che siano).

    Si fa confusione perché così è più facile confondersi e negare i diritti altrui.

    Abbiamo deciso, con gli altri firmatari del documento, di presentare oggi un emendamento al documento proprio perché non volevamo ridurre questo dibattito in consiglio comunale ad una dissertazione giuridica sull’effetto di una sentenza del consiglio di stato, legittima quanto discutibile, rispetto alla giurisprudenza favorevole alle trascrizioni. Non volevamo trasformare questo consiglio comunale in un’aula di tribunale o nella sede staccata del dipartimento di Giurisprudenza.

    Sulle trascrizioni

    Abbiamo però anche deciso di presentare il testo al consiglio nella sua forma originale unicamente perché restiamo convinti che le trascrizioni dei matrimoni same-sex contratti all’estero vadano fatte, che sia questo un diritto dei nostri concittadine e delle nostre concittadine sposati all’estero ed un dovere di un’amministrazione locale che voglia renderli parte della vita sociale cittadini. Non si tratta di riconoscere in questo modo i matrimoni same-sex, cosa peraltro dal mio punto di vista assolutamente da fare: si tratta solamente di prendere atto e rendere pubblico un fatto giuridico avvenuto all’estero, magari all’interno di quell’Unione Europea di cui a singhiozzo ci sentiamo fieri di far parte. I registri di Stato Civile servono proprio a questo: a rendere pubblico alla società in cui viviamo il nostro stato civile. Pensare che non facendo un appunto su un registro si possa cancellare ciò che è avvenuto in un altro paese è una sciocca e vana ipocrisia. Dirò di più. L’accanimento contro questo piccolissimo atto amministrativo, o contro qualsiasi tentativo di riconoscimento dell’esistenza di famiglie diverse da quella tradizionale (si badi bene, non “naturale”) fondata sul matrimonio è un atto di crudeltà. Di crudeltà nei confronti di chi ha già avuto il ricoscimento dell’esistenza della sua famiglia solo perché ha avuto la fortuna e la capacità economica di potersi sposare altrove mentre noi non vogliamo nemmeno ammettere che sia avvenuto altrove quel matrimonio.

    Per questo nell’emendamento chiediamo che siano a questo punto Governo e Parlamento che risolvano la questione normando espressamente la trascrizione. La stessa previsione di delega al Governo sul tema contenuta nel ddl Cirinnà è tuttaltro che rincuorante, almeno per chi parla, sapendo bene a che Ministero poi potrebbe esserne affidata la definizione legislativa.

    Sia chiaro, per quel che conta: nessuna famiglia deve essere ostaggio di Angelino Alfano. Se Renzi e la sua maggioranza desiderano rimanerlo, facciano pure, ma per cortesia non mettiamoci in mezzo i diritti delle persone.

    Unioni Civili

    La crudeltà non risparmia neanche chi formata una famiglia non si sente o non può contrarre matrimonio. Sono famiglie che spesso hanno la necessità, meglio il diritto, di vedersi riconosciuti alcuni elementari diritti ed altrettanto elementari doveri nei confronti del proprio partner e dei propri figli.

    Non stiamo parlando di concedere alle unioni di fatto pari diritti e doveri rispetto al matrimonio come qualcuno troppo spesso agita come spauracchio. Per intenderci ancora meglio non vogliamo rendere uguali cose che uguali non sono. Sono le stesse coppie che per scelta non si sposano che non vogliono questo. Significa semplicemente permettere alle persone che si vogliono bene e che intendono dare alla propria famiglia una forma più stabile per sé e per i propri cari, di poterlo fare. Stiamo parlando, sempre per intenderci meglio, della reciproca assistenza in materia di salute, della permanenza nella casa in cui si vive in caso di morte del convivente o della successione nel contratto di locazione.

    E, si badi bene, garantire alcuni diritti ad altri non ha mai tolto niente a chi già ne godeva. Anzi, ogni giorno vediamo come sia vero il contrario: non veder garantire i diritti ad alcune persone, siano essi chessò lavoratori nei paesi dell’est europa o migranti venuti in Italia dal resto del mondo, vede via via restringersi i diritti di tutti, come è ormai evidente parlando di mercato del lavoro.

    Stiamo parlando nel nostro Comune, giusto per capirci, di circa 4500 famiglie per un totale di quasi 12000 concittadini coinvolti, rispetto alle circa 26000 famiglie “tradizionali”. Certamente non tutte queste famiglie vogliono avere un riconoscimento giuridico, ma non possiamo metterci i paraocchi e far finta che non si debba dare risposta a qualcosa che rappresenta il 15% del totale delle coppie presenti sul nostro territorio.

    In questi mesi Governo e Parlamento stanno assai faticosamente lavorando, con il DDL Cirinnà sul riconoscimento delle coppie omosessuali (tramite Unioni Civili e Convivenze di Fatto) ed alle coppie etero, tramite le sole convivenze di fatto. Trovo il lavoro fatto sinora piuttosto mediocre, frutto di mediazioni impossibili all’interno della maggioranza che sostiene il governo. Trovo altresì inspiegabile perché non si è voluto allargare la base di consenso all’interno del Parlamento, dove probabilmente si sarebbe trovato sostegno a soluzione ben più avanzate rispetto alle cosiddette “specifiche formazioni sociali”. Perché, siccome spesso le parole sono davvero importanti, e riprendendo in chiusura l’inizio del mio intervento, tale bislacco artifizio “costituzionale” rende evidente il bigottismo e la paura di non voler chiamare con il loro nome le cose: le famiglie sono famiglie, nonostante quello che dice oggi Alfano, che diceva ieri il Vaticano e che continua a dire ogni giorno il Vescovo di Ferrara e la destra ultraconservatrice.

    Nonostante questi dubbi, preso atto del clima politico generale e del livello del dibattito nel nostro paese, mi sento di sostenere l’approvazione di un qualsiasi testo che però non sia frutto di ulteriori mediazioni al ribasso.

    Siccome i miei dubbi non sono solo di merito ma anche sull’effettiva possibilità di approvazione della proposta Cirinnà, visti i già citati equilibri di maggioranza governativa, credo sia necessario che comunque il Comune proceda nel percorso avviato a inizio anno rispetto alla definizione di un regolamento attuativo dell’Elenco delle unioni Civili che possa dare una senso di efficacia alla registrazione nello stesso ed piccola risposta, per quanto possibile dall’amministrazione, ad alcune delle istanze qui citate.

  • Ordine del giorno sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero

    PG 78427/2015

    Al Sig Sindaco

    Al Presidente del Consiglio Comunale

    Ferrara, lì 27 luglio 2015

    OGGETTO: ORDINE DEL GIORNO SULLA TRASCRIZIONE DEI MATRIMONI SAME-SEX CONTRATTI ALL’ESTERO

    PREMESSO CHE

    In Italia è da tempo in corso un dibattito socio-culturale sull’estensione dei diritti di cui godono i cittadini che contraggono matrimonio secondo le norme del codice civile vigente anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso e che a tale dibattito si affianca una corposa giurisprudenza europea e italiana

    CONSIDERATO CHE

    Il Parlamento Europeo, ha chiesto più volte agli Stati dell’Unione di rimuovere “gli ostacoli frapposti al matrimonio di coppie omosessuali ovvero a un istituto giuridico equivalente, garantendo pienamente diritti e vantaggi del matrimonio e consentendo la registrazione delle unioni”

    La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la relazione sentimentale e sessuale tra due persone dello stesso sesso rientra nella nozione di “vita familiare”, il cui rispetto è garantito dall’articolo 8: dunque le coppie omosessuali rientrano a pieno titolo nella nozione giuridica di “famiglia” (sentenza Schalk and Kopf), estensione pienamente recepita nella giurisprudenza italiana in particolare dalla Cassazione sentenza n. 601/13

    La CEDU, con pronuncia del 21 luglio 2015, stabilisce che l’Italia ha fallito nell’osservare gli obblighi positivi che derivano dall’articolo 8 Cedu e che consistono nella necessità di prevedere almeno una forma di riconoscimento giuridico della relazione stabile tra persone dello stesso sesso. In particolare:  “La Corte ribadisce che ha già ritenuto che le coppie omosessuali sono capaci come le coppie eterosessuali di costituire relazioni stabili e impegnative, e che sono in una situazione notevolmente simile a una coppia eterosessuale per quanto riguarda il loro bisogno di riconoscimento legale e di protezione della loro relazione”; essa ha già riconosciuto che le coppie dello stesso sesso sono protette dalla norma che assicura tutela alla “vita familiare”, e rileva che “a dispetto di alcuni tentativi lungo tre decenni, il legislatore italiano è stato incapace di approvare la relativa normativa” e ciò nonostante la Corte costituzionale italiana e la Corte di cassazione avessero già rilevato più volte una lesione della Costituzione italiana (articolo 2) e sollecitato un intervento del Parlamento.

    L’art.9 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea approvata a Nizza il 7 dicembre del 2000 afferma che “Il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio”. La distinzione del diritto di sposarsi dal diritto di costituire una famiglia definisce in modo chiaro il  diritto ad essere considerati famiglia anche al di fuori dell’istituto del matrimonio

    La stessa Carta di Nizza, recepita all’interno del Trattato costituzionale europeo già approvato dal Parlamento italiano, afferma all’art.21 il contrasto ad ogni forma di discriminazione diretta o indiretta motivata da orientamento sessuale

    L’estensione del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso è stata introdotta in undici Paesi europei (Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Regno Unito, Lussemburgo). Nel maggio 2015 l’Irlanda è stato il primo paese al mondo ad aver introdotto il matrimonio egualitario tramite referendum. Il matrimonio è previsto in altre aree del mondo: Canada, Repubblica Sudafricana, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, il distretto federale di Città del Messico, la capitale americana Washington DC ed in ben trentadue Stati USA su cinquanta; altri Paesi hanno deciso di estendere alle coppie omosessuali alcuni o tutti i diritti del matrimonio attraverso nuovi istituti giuridici analoghi al matrimonio: così in Germania, Finlandia, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca, Andorra, Ungheria, Slovenia, Estonia. In Europa occidentale l’Italia è rimasta fra i pochi Stati (insieme a Repubblica di San Marino, Principato di Monaco, Città del Vaticano e Grecia) a non prevedere alcun riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso

    Con la sentenza Obergefell v. Hodges del giugno 2015, la Corte Suprema degli Stati Uniti (che qui richiamiamo nelle sue motivazioni poiché esse attingono a concetti universali – validi, quindi, al di là della legislazione di riferimento – per quanto attiene la tutela dei nuclei familiari in particolare con minori) riconosce il diritto costituzionale al matrimonio per persone gay e lesbiche. Tra i motivi più significativi per il riconoscimento del diritto al matrimonio, la Corte ricorda “che esso tutela i bambini e le famiglie e per questo trae significato dal diritto di procreare, di crescere ed educare i figli”. “In base alle leggi statali, alcune delle tutele per i bambini derivanti dal matrimonio sono di natura materiale. Ma dando riconoscimento e stabilità sul piano giuridico alle unioni tra i loro genitori, il matrimonio permette anche ai bambini di comprendere l’integrità e l’intimità della propria famiglia e la sua armonia con le altre famiglie della loro comunità e della loro vita quotidiana. Il matrimonio permette, inoltre, quella stabilità e permanenza che è importante per la tutela degli interessi del bambino”. Dopo aver, dunque, richiamato la realtà delle molte coppie omosessuali con figli, la sentenza conclude che “escludere le coppie dello stesso sesso dal matrimonio contraddice una premessa centrale dello stesso diritto al matrimonio. Senza il riconoscimento, la stabilità, e la prevedibilità che il matrimonio offre, i loro bambini soffrono lo stigma derivante dal ritenere le loro famiglie come qualcosa di minore importanza. … Le leggi sul matrimonio che vengono in considerazione ai fini di questa pronuncia dunque danneggiano ed umiliano i bambini delle coppie dello stesso sesso”. Anche per questo i giudici americani ritengono indispensabile il loro intervento anche contro la volontà del Legislatore, perché “Gli individui non possono attendere l’azione del legislatore perché sia loro riconosciuto un diritto fondamentale”. “L’idea della Costituzione è quella di sottrarre certi temi alle vicissitudini della lotta politica e di porli oltre la portata delle maggioranze e dei funzionari pubblici”

    Infine, secondo la Corte Costituzionale l’espressione “società naturale” non comporta alcun rimando al diritto naturale poiché con tale espressione si volle sottolineare che la famiglia ha diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo deve riconoscere. Secondo la Corte, inoltre, i concetti di famiglia e di matrimonio, siccome dotati della duttilità propria dei principi costituzionali, non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore e, quindi, vanno interpretati tenendo conto delle trasformazioni dell’ordinamento e dell’evoluzione della società e dei costumi.

    RILEVATO CHE

    Oggi esiste nella società italiana una realtà assai diffusa di convivenze omosessuali stabili, spesso con figli, che alla luce del sole reclamano tutela giuridica e uguaglianza dei diritti

    Il legislatore nazionale tarda a dare seguito a tutte le sollecitazioni delle Corti italiana ed europea e a legiferare in materia di unioni omosessuali e a nulla valgono, ad oggi, e ancora, i richiami alla pazienza, assistendo la comunità che chiede tutela ad uno slittamento continuo della definizione della loro situazione, ritenuta sempre subalterna ad altre innumerevoli, altrettanto ma non più importanti, questioni

    Numerosi Comuni italiani, già dagli anni’90, hanno dato vita a Registri delle Unioni civili o rilasciano Attestati di costituzione di famiglia basata sui vincoli affettivi come risposta alla crescente richiesta di tutela da parte delle coppie di conviventi di fatto, soprattutto sulla spinta delle coppie gay e lesbiche a cui è ad oggi negato il diritto  al riconoscimento giuridico della loro relazione.

    Sono in numero crescente le coppie omosessuali che si recano all’estero per potere accedere a un diritto negato in patria e dare suggello pubblico alla loro relazione e al loro progetto di vita comune

    L’art. 28 della legge 218/1995 prevede che “il matrimonio è valido, quanto alla forma, se è considerato tale dalla legge del luogo di celebrazione o dalla legge nazionale di almeno uno dei congiunti al momento della celebrazione o dalla legge dello stato di comune residenza in tale momento”

    L’impossibilità di potere accedere al riconoscimento pubblico della propria condizione sociale di coppia non rappresenta solo una violazione del principio di uguaglianza nell’accesso a diritti concreti ma comporta anche una lesione della propria dignità individuale e di coppia. Questo rappresenta un ostacolo al benessere individuale e una fonte di stress sociale a cui viene ingiustamente sottoposta una parte della popolazione a causa di una condizione personale, in violazione del principio di non discriminazione per orientamento  sessuale

    DATO ATTO

    Della riserva assoluta di legge per quanto concerne l’introduzione nell’ordinamento nazionale del matrimonio o di istituto che produca effetti analoghi

    Che la trascrizione dei matrimoni omosessuali contratti all’estero non è contraria all’ordine pubblico

    RITENUTO CHE

    Le norme comunitarie e la Convenzione dei Diritti dell’Uomo, attraverso la loro ratifica, dispieghino già i loro effetti nell’ordinamento giuridico italiano anche in assenza di una normativa ad hoc

    Un’Amministrazione Comunale abbia l’onere di predisporre tutte le azioni idonee a combattere atteggiamenti discriminatori e sia in suo potere contribuire alla crescita socio-culturale della propria comunità anche attraverso atti con forte valenza simbolica

    L’esercizio di tale potere non sia in contrasto con l’attribuzione dei poteri tra Parlamento ed Enti Locali

    Sia interesse dell’Amministrazione disporre di informazioni circa la capacità matrimoniale dei cittadini residenti, ossia circa l’esistenza di rapporti familiari validamente costituiti in base ad altri ordinamenti esteri, soprattutto in considerazione del fatto che l’art. 28 della legge 218/1995 prevede che “il matrimonio è valido, quanto alla forma, se è considerato tale dalla legge del luogo di celebrazione o dalla legge nazionale di almeno uno dei coniugi al momento della celebrazione o dalla legge dello Stato di comune residenza in tale momento”

    TENUTO CONTO CHE

    Il giorno 17 luglio sono state depositate presso il Comune 1300 firme (di cui 100 autenticate) di cittadini che chiedono che anche a Ferrara possano essere trascritti i matrimoni same-sex celebrati e registrati all’estero

    Negli ultimi mesi si sono succedute numerose sentenze di tribunali ordinari e amministrativi (da ultimo, Corte d’Appello di Napoli, sent. 13.3.2015; Tribunale di Grosseto, decreto 17.2.2015; TAR Lazio, sent. 9.3.2015 che dichiara illegittimo il provvedimento prefettizio di annullamento della trascrizione del matrimonio) che confermano la necessità di riconoscere a persone sposate all’estero il loro vincolo di coniugio e i diritti-doveri che ne discendono anche in Italia

    CONSIDERATO INFINE

    Che il Comune di Ferrara assolve alle proprie funzioni ispirandosi ai principi della Costituzione, a quelli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Statuto comunale, art.4 punto 1); in particolare promuove la piena affermazione dei diritti inviolabili della persona e consolida ed estende i valori di giustizia, libertà e democrazia (art.4 punto 2 lett. a); promuove la solidarietà della comunità ferrarese (art. 4 punto 2 lett. h)

    TUTTO CIO’ PREMESSO

    IL CONSIGLIO COMUNALE

    INVITA

    Il Sig. Sindaco ad emanare una apposita Direttiva con la quale dispone che il Servizio anagrafe, stato civile ed elettorale del Comune di Ferrara e, per esso, i delegati alle funzioni di Ufficiale di Stato civile provvederanno a trascrivere nell’archivio di cui all’art. 10 DPR 396/2000, su richiesta degli interessati, previo scrutinio della documentazione prodotta ai sensi degli artt. 21 e 22 del medesimo DPR, gli atti attestanti la celebrazione di matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso.

    Ilaria Baraldi (PD), Leonardo Fiorentini (SEL), Silvia Mantovani (M5S) e Paola Peruffo (FI)

  • #?trascriviamo?: perchè in politica troppo spesso si sbagliano le vocali…

    Mi pare che si faccia un po’ di confusione su unioni civili, matrimoni omosessuali e trascrizioni. Il DDL Cirinnà infatti, se mai sarà approvato dal Parlamento italiano, ci porterà – grazie ad un testo di retroguardia – ad essere i penultimi in Europa sul riconoscimento delle unioni omosessuali.

    Nulla c’entra il registro delle Unioni Civili comunale – che riguarda anche le coppie eterosessuali – sul quale si è incentrato il processo partecipativo “Nuovi Diritti, Nuove Famiglie” promosso dal Comune di Ferrara. Come nulla c’entra la trascrizione sui registri anagrafici comunali dei matrimoni fra persone dello stesso sesso regolarmente celebrati all’estero. Cosa che, recente giurisprudenza conferma, è competenza dei Sindaci (nonostante il governo sostenuto dal PD abbia emanato una circolare in senso contrario dichiarata illegittima dalla magistratura).

    E’ compito dei Sindaci non solo dal punto di vista amministrativo, anche solo perchè si dia pubblicità al fatto che una persona non è più in “stato libero”, ma anche politico perchè significa riconoscere che anche quella famiglia, anche se si è sposata all’estero (spesso con mille sacrifici, anche economici) è parte della comunità. Perchè in politica troppo spesso si sbagliano le vocali: non si tratta di un onere politico e amministrativo. Si tratta, più semplicemente, di un onore.

    Per questo prenderò il meglio di quello che verrà – prima o poi – dal Parlamento, ma nel frattempo lavorerò perchè il Comune si dia un regolamento avanzato sulle Unioni Civili e mi batterò perchè i matrimoni omosessuali contratti all’estero siano trascritti nei registri anagrafici comunali.

  • «Matrimoni fra gay? Fiorentini vada a Cuba»

    «Matrimoni fra gay? Fiorentini vada a Cuba»

    QN – Il Resto del Carlino del 27/10/2014 ed. Ferrara p. 4

    CARO CARLINO, leggo sempre con attenzione il sedicente umorista e consigliere comunale di SEL Leonardo Fiorentini, al quale, più che il medievalista consigliato a mons. Negri, servirebbe un bignamino di storia, o un giro superficiale su google; scoprirebbe così che non tanto “la chiesa” (di cui nulla sa, evidentemente: ma all’ignoranza si rimedia) ma nessun partito socialista e poi comunista del mondo intero prevedeva alcunché per i gay nel periodo da lui preso in considerazione. E se facesse un giro a Cuba o in Cina propugnando il suo concetto di matrimonio, sono certo che sarebbe sorpreso della reazione non tanto dei politici, ma delle forze dell’ordine. Arrivando all’attualità, più che non capire Negri, mi pare che Fiorentini abbia dei problemi a capire la democrazia: succede e anche qui si può rimediare; in via breve visti gli spazi giornalistici, userò una parafrasi dell’immenso Vujaidin Boskov: “Legge è quando parlamento fa”. E se “parlamento non fa” non è colpa ne’ della Chiesa, ne’ del Papa, ne’ del Vescovo, ma della maggioranza che non c’è. Se poi la sua collega Annalisa Felletti vuole riproporre genialate alla Marino o alla Merola, è libera di farlo; ancor più libero il prefetto della plurale e democratica repubblica italiana, rappresentante del governo del nostro paese (capisco la banalità, ma nel caso di Fiorentini, una sottolineatura di elementi di diritto costituzionale non guasta), di provvedere a richiedere l’annullamento. Andrea Rossi, Udc Ferrara

    Scarica in formato pdf: rdc_27102014_rossi.

  • vescovo negri medioevo

    «Non viviamo nel Medioevo»

    Schermata 2014-10-24 alle 18.59.51«Non viviamo nel Medioevo»

    Pd e Sel contro le parole del vescovo Negri sui matrimoni gay

    QN – Il Resto del Carlino del 25/10/2014 , articolo di MARGHERITA GIACCHI ed. Ferrara p. 13

    di MARGHERITA GIACCHI ALLE PAROLE, seguono molto spesso reazioni. E quelle del vescovo Luigi Negri ne ha suscitate parecchie. Le sue affermazioni sui matrimoni gay e sull’impossibilità, da parte della Chiesa, di riconoscerli, non sono andate giù a molti. E chi le ha digerite, ha comunque dovuto mangiare un boccone amaro. Che l’amministrazione si trovi un po’ fra due fuochi, è risaputo. Da una parte, l’Arcigay che chiede il riconoscimento delle coppie. Dall’altra, appunto, la ferma posizione di Negri. «Non mi stupisce che il vescovo abbia apprezzato lo spirito ‘conservatore’ che alla fine ha prevalso ed è stato raccolto nel documento finale del recente Sinodo sulla Famiglia, la cui discussione invece aveva lasciato sperare in positive aperture», dice l’assessore alle Pari opportunità Annalisa Felletti. Che, comunque, un’apertura al riconoscimento preteso dalle coppie omosessuali la fa: «Ritengo intanto positivo che l’Anci si sia fatto portatore delle posizioni e delle esigenze dei Comuni. Credo ci sia urgenza che il Parlamento legiferi, in merito, e che si prenda una posizione rispetto alla società che cambia». Nello specifico, spiega ancora la Felletti, «stiamo portando avanti un percorso partecipativo con le associazioni. Forse non riusciamo entro l’anno a regolamentare la questione, ma sicuramente è nei piani». Più duro, invece, il consigliere comunale di Sel Leonardo Fiorentini: «Ci vorrebbe sempre la consulenza di un buon medievalista per interpretare le parole del vescovo Negri che sembra – dice – essere legato un po’ troppo al tempo che fu delle crociate e del potere temporale della chiesa. Purtroppo per lui il papa ha smesso di essere Re a Ferrara nel 1859, e gli annuncio che da allora la dottrina cattolica non è legge in questo Stato. Nessuno vuole imporre a Negri di officiare matrimoni fra omosessuali: semplicemente con la trascrizione dei matrimoni all’estero e presto, mi auguro, anche con la regolamentazione di unioni di fatto e matrimoni omosessuali si vuole che lo Stato garantisca a persone che si amano la tutela di diritti e doveri. Davvero non si capisce perché il vescovo voglia continuare ad imporre la sua visione. Almeno so cosa regalagli per Natale – ironizza Fiorentini -: un calendario del 2015, così che possa ricordarsi che il medioevo è finito». E sull’argomento interviene anche Paolo Calvano, candidato Pd in Regione: «Dove c’è amore e dove c’è una coppia, c’è anche una famiglia – dice -. Non importa se a fondarla siano due donne, due uomini, o una donna e un uomo. Pensiamo ai bambini prima di tutto che sono avvolti da quell’amore. Facciamolo con serenità senza contrapposizioni ideologiche. La società – dice Calvano – va avanti, conquista diritti che col tempo diventano sacrosanti. La politica deve saper fare la sua parte per agevolare questo percorso. Deve arrivare prima e non dopo». Ma il freno tirato da Negri non passa inosservato.

  • Per Natale regalerò un calendario al Vescovo di Ferrara

    Il Vescovo di Ferrara sui matrimoni omosessuali sul Resto del Carlino di oggiCi vorrebbe sempre la consulenza di un buon medievalista per interpretare le parole del Vescovo di Ferrara Luigi Negri che sembra essere legato affettivamente un po’ troppo al tempo che fu delle crociate e del potere temporale della chiesa. Purtroppo per lui il Papa ha smesso di essere Re a Ferrara nel 1859, e gli annuncio, casomai non se ne fosse accorto, che da allora la dottrina cattolica non è legge in questo Stato.

    Nessuno vuole imporre a Negri di officiare matrimoni fra omosessuali, anche se credo molte coppie gay credenti aspirerebbero a sposarsi in chiesa (magari non da Negri): semplicemente con la trascrizione dei matrimoni all’estero e presto, mi auguro, anche con la regolamentazione di unioni di fatto e matrimoni omosessuali si vuole che lo Stato garantisca a persone che si amano la tutela di diritti e doveri.

    Davvero non si capisce perché il Vescovo di Ferrara voglia continuare ad imporre la sua visione, incattivita, del mondo. Forse è solo un tentativo di guadagnare medagliette per accreditarsi fra chi si oppone al nuovo corso di Papa Francesco, che mi pare abbia, su molti temi (ma non su tutti), posizioni ben più aperte e moderne.

    Almeno so cosa regalagli per Natale: un calendario del 2015, così che ogni giorno possa ricordarsi che il medioevo è finito da tempo.

  • Vescovo Luigi Negri sui matrimoni omosessuali

    Per Natale regalerò un calendario al Vescovo di Ferrara

    Vescovo Luigi Negri sui matrimoni omosessualiCi vorrebbe sempre la consulenza di un buon medievalista per interpretare le parole del vescovo di Ferrara Negri che sembra essere legato affettivamente un po’ troppo al tempo che fu delle crociate e del potere temporale della chiesa. Purtroppo per lui il Papa ha smesso di essere Re a Ferrara nel 1859, e gli annuncio, casomai non se ne fosse accorto, che da allora la dottrina cattolica non è legge in questo Stato.

    Nessuno vuole imporre a Negri di officiare matrimoni fra omosessuali, anche se credo molte coppie gay credenti aspirerebbero a sposarsi in chiesa (magari non da Negri): semplicemente con la trascrizione dei matrimoni all’estero e presto, mi auguro, anche con la regolamentazione di unioni di fatto e matrimoni omosessuali si vuole che lo Stato garantisca a persone che si amano la tutela di diritti e doveri.

    Davvero non si capisce perché il Vescovo voglia continuare ad imporre la sua visione, incattivita, del mondo. Forse è solo un tentativo di guadagnare medagliette per accreditarsi fra chi si oppone al nuovo corso di Papa Francesco, che mi pare abbia, su molti temi (ma non su tutti), posizioni ben più aperte e moderne.

    Almeno so cosa regalagli per Natale: un calendario del 2015, così che ogni giorno possa ricordarsi che il medioevo è finito da tempo.

  • Sel: presto in Comune norme sui matrimoni gay

    Sel: presto in Comune norme sui matrimoni gay
    Leonardo Fiorentini: «Entro l’anno un testo da approvare in consiglio comunale»
    Vitellio, capogruppo Pd: «Attendiamo la legge nazionale prima di muoverci»
    La discussione che da Bologna ha infiammato l’Italia potrebbe entro quest’anno propagarsi anche nel nostro comune. Parliamo della decisione del sindaco felsineo Virginio Merola di trascrivere nei registri dello Stato civile i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero, scelta immediatamente censurata dal prefetto di Bologna, che però non ha fermato il sindaco Merola: «Decido io» ha replicato. Già prima, il Consiglio comunale di Reggio Emilia aveva approvato un documento che impegna l’amministrazione a fare altrettanto. Da noi, un portabandiera di questa battaglia è il consigliere di Sinistra ecologia e libertà Leonardo Fiorentini, che già in luglio – durante il dibattito sulle linee guida presentate dal rieletto sindaco Tiziano Tagliani – aveva dichiarato l’intenzione di procedere in questo senso. «Ci stiamo ragionando con l’assessore alle Pari opportunità Annalisa Felletti (anche lei di Sel, è la segretaria provinciale del partito, ndr) e con il resto della maggioranza – conferma Fiorentini alla Nuova -, nel tentativo di giungere a un documento comune. Sel su questo sta portando avanti una propria campagna e i contatti con il Pd ferrarese sono partiti da un po’ di tempo: loro mi hanno chiesto una pausa di riflessione, immagino che al loro interno comprendano posizioni variegate sul tema, vista la presenza di consiglieri di diversa estrazione e sensibilità». Una riflessione che però non dovrà protrarsi troppo a lungo, nell’ottica di Fiorentini. «Io sto lavorando perché venga approvato un testo entro quest’anno, ma certamente non intendo presentare un testo-kamikaze: lo depositeremo quando saremo convinti di riuscire ad approvarlo». Il capogruppo democratico Luigi Vitellio preme però vigorosamente il piede sul freno. «Vediamo quello che succede a livello nazionale, aspettiamo di capire cosa accade con la normativa sulla civil partnership» afferma riferendosi all’intervento di tanto in tanto evocato dal presidente del consiglio Renzi. Il capogruppo ci tiene comunque a ricordare che la giunta comunale ha candidato il proprio progetto, intitolato ‘Nuovi Diritti, Nuove Famiglie’, al bando regionale 2014 per accedere all’assegnazione di contributi a sostegno dei processi partecipati, e «finché non conosceremo l’esito di questo bando, il Consiglio non potrà prendere decisioni in materia». A Fiorentini dunque un invito: «non mettiamo il carro davanti ai buoi». Gabriele Rasconi

    scarica l’articolo in formato pdf: nuova_fe_190914.pdf.

  • Dalla parte del bufalo - intervento sulle linee programmatiche del Sindaco Tagliani

    Dalla parte del bufalo

    Come saprete mi sono candidato con una posizione piuttosto critica rispetto alla scorsa amministrazione, in particolare per alcune scelte che oggi non ho il tempo di ripercorrere ma che credo risulteranno sullo sfondo di questo intervento.

    Ringrazio il Sindaco per la sua relazione, che mi permette di interloquire nel merito di quello che dovremo fare da qui in avanti. Siccome questo è un dibattito, e non un panegirico, vorrei brevemente fare alcune sottolineature, anche per rilanciare alcune questioni, su cui credo ci sia bisogno di confronto.

    Urbanistica

    Il Sindaco sembra avermi tolto le parole di bocca quando in materia di urbanistica, analizzando il mercato (che non c’è più) dell’edilizia dice che “il nostro tessuto delle costruzioni è chiamato ad un rapido adeguamento”. Per quanto mi riguarda è da quando, 15 anni fa, proponevo di far pagare al Comune corsi di aggiornamento per la ristrutturazione edilizia ed energetica per i dipendenti della coopcostruttori che ritengo ineludibile necessità che il settore edilizio ferrarese si confronti con il futuro. Insomma l’adeguamento poteva essere più lento e dolce, ma ormai non c’è più tempo: rilanciando le parole del sindaco, credo che questo Consiglio dovrà porsi presto l’obiettivo di rivedere l’entità degli oneri immaginando premialità economicamente forti da qui al 2021 per chi costruisce case di alta qualità edilizia e sismica a consumo zero. L’obbligo della direttiva UE per le nuove costruzioni energeticamente passive scatterà tra 7 anni, noi oggi abbiamo il compito di indirizzare il tessuto produttivo e dobbiamo fare in modo che oggi una casa passiva sia competitiva anche nei costi con una “tradizionale”. Per farlo dobbiamo azzerare i costi di costruzioni e gli oneri per le case a consumo zero e antisismiche, prevedendo sconti a scalare sino al 2021. Solo così incentiveremo realmente le imprese locali ad acquisire il know how e le tecnologie per tornare ad essere competitive sul piano locale.
    L’altra grande questione è il consumo di territorio: togliamo subito aree edificabili inutili dal RUE, bene ha fatto il Sindaco a porre la questione, ma pensiamo anche avanti e riflettiamo se il prossimo POC debba essere un Piano che finalmente non consuma più territorio ma mette in gioco esclusivamente aree che è necessario per la Città che vengano riqualificate o rigenerate perché oggi scheletri senza vita dentro o alle porte della città.
    Sempre guardando al futuro, mentre tutti si riempiono la bocca di Banda Larga e poi nessuno fa nulla, la pianificazione urbanistica deve prevedere fra le infrastrutture da implementare anche quelle telematiche, siano reti a fibre ottiche o reti WIFI.

    Turismo e territorio

    Dobbiamo mettere al centro dell’idea di crescita della nostra città il nostro grande patrimonio culturale, storico e ambientale. Centralità non significa certamente esclusività, ma è fuori di dubbio che il settore turistico e culturale è quello che può dare, con investimenti limitati, più opportunità all’imprenditoria, in particolare quella giovanile. Dobbiamo creare un nuovo modello di governance che sappia rendere la cultura diffusa sul territorio fulcro della crescita culturale, sociale ed economica della città. Servono pensieri lunghi e orizzonti ampi per dare uno slancio europeo al tessuto culturale ferrarese.
    Ferrara come settima stazione del Parco del Delta del Po che è stata giustamente richiamata dal Sindaco può essere il punto di partenza per ricostruire il rapporto fra la città e il suo territorio dopo il venire meno delle politiche provinciali. Significherà creare un rapporto sinergico con la provincia, con la città che si propone finalmente come porta di accesso alle innumerevoli risorse ambientali e culturali del territorio per rendere effettivo il riconoscimento UNESCO a Ferrara, Città del Rinascimento e il suo Delta del Po.

    Agricoltura, periurbana in primis

    L’amministrazione già ha fatto molto per promuovere l’agricoltura di qualità, i prodotti locali e quindi la filiera corta. La sfida che vedrà impegnato il Comune in un settore fin qui gestito dalla Provincia è tutta da scoprire. Nel frattempo possiamo però fare altro: ad esempio possiamo costruire percorsi per l’affidamento a cooperative di lavoratori (di giovani, disoccupati e altri soggetti svantaggiati) dei terreni che il POC prevede siano ceduti all’amministrazione sia per il mantenimento della fascia agricola periurbana che per il rimboschimento (naturalistico o produttivo) per creare nel lungo termine una filiera cortissima che garantiscagestione ecologicamente ed economica sostenibile delle aree agricole e boschive periurbane.

    Acqua pubblica

    Ringrazio il Sindaco per aver aperto la strada ad una discussione “serena, concreta e senza pregiudizi” sul sistema di gestione del Servizio Idrico. Per quanto mi riguardo credo che l’Acqua debba essere pubblica, ed anche la sua gestione, non per ideologia ma perché essa è bene primario per l’esistenza della vita. Più di un’aula scolastica e più di un presidio sanitario, per intenderci. Da parte nostra formalizzeremo nei prossimi mesi una proposta di commissione speciale che si ponga l’obiettivo di conoscere, studiare, analizzare, ed elaborare una proposta concreta di gestione da consegnare al prossimo mandato amministrativo (o da attuare prima, chissà).

    Le aziende

    Sempre in termini di aziende e servizi pubblici, le proposte del Sindaco ci offrono alcuni spunti di riflessione. Se la fusione AMSEFC – Ferrara TUA può essere una proposta che migliora la capacità di intervento municipale sui servizi locali, altro va detto su altre aziende. Comprendo che vi sia, anche in Giunta, chi non aspetta altro un provvedimento governativo di obbligo per attuare scelte, queste sì profondamente ideologiche, di dismissione del patrimonio pubblico, ma io continuo a ritenere che l’esperienza di intervento pubblico in campo socio-sanitario rappresentato dalle Farmacie comunali sia non solo da tutelare ma da valorizzare ulteriormente. Una esperienza che al contempo ha saputo mantenere presidi importanti laddove il privato mai avrebbe investito, e tenuto testa al mercato introducendo pratiche innovative di servizio alla cittadinanza alle quali i privati hanno dovuto adeguarsi. Una esperienza che, ricordiamolo, conferisce alle casse comunali ogni anno più di 600.000 euro fra utili e contratto di servizio, anche in questi anni di crisi.
    Altro discorso si potrebbe fare su Hera, ma vedo che finalmente anche altri cominciano a porsi dei dubbi sulla reale capacità del Comune/socio di poter incidere sulle politiche aziendali. A dire la verità si era abbastanza soli ai tempi della fusione per incorporazione Agea-Hera a porli i dubbi, questa forse potrebbe essere il mandato giusto per tirare le fila di questa esperienza.

    La scuola

    Le mutevoli necessità del sistema scolastico rispetto ai bisogni della popolazione ci lasciano un sistema ormai ampiamente integrato fra risposta pubblica e privata. La rigidità dell’organizzazione pubblica, e le normative di vincolo in alcuni casi superate, hanno reso necessarie esternalizzazioni che seppur non hanno avuto evidenti incidenze sulla qualità del servizio hanno scaricato le diseconomie sui lavoratori “esternalizzati” e sul loro reddito. Non solo andranno valutate con grande attenzione ulteriori proposte di processi di esternalizzazione, proponibili solo in cambio di una stabilizzazione del rapporto di lavoro e comunque mantenendosi ampiamente al di sotto dei termini dell’accordo con i sindacati.

    Una città gioiosa viva e accogliente

    Quella che noi dobbiamo costruire è una città gioiosa, viva e accogliente: gioiosa per i bambini, viva per i giovani e accogliente per tutte le famiglie, comunque siano composte. Dobbiamo mettere al centro della nostra visione le nuove generazioni, garantendo loro opportunità per costruirsi un futuro lavorativo e serenità per costruirsi una famiglia. Anche per questo dobbiamo salvaguardare i servizi a tutela di minori e donne, perché rimangono soggetti sostanzialmente dimenticati dai fondi per la non autosufficienza: se nuove soluzioni, affido familiare a parte, devono trovarsi per l’assistenza ai minori queste non dovranno mai mettere in secondo piano la qualità dell’intervento mentre vanno assolutamente salvaguardate, in tempi di incomprensibili tagli governativi, le realtà a sostegno delle donne vittime di violenza, a partire dal Centro antiviolenza cittadino.
    Nonostante il Vescovo i giovani, studenti, lavoratori o disoccupati che siano devono vivere in una città che non ne sfrutti solo la capacità di pagare affitti e definisca postribolo i luoghi in cui vivono la sera. Dobbiamo (ri)costruire una città che permetta ai più giovani di esprimere la loro identità, le loro passioni ed anche, nel rispetto di tutti, la loro voglia di divertimento. Dobbiamo creare spazi e opportunità per la creatività giovanile con un bando pubblico per l’affidamento, anche temporaneo, degli immobili comunali in disuso a realtà associative, culturali e imprenditoriali innovative costituite da giovani.
    Dobbiamo, nonostante Vescovo e Sentinelle, far valere il registro delle Unione Civili in tutte le graduatorie comunali, e nonostante Sentinelle e Vescovo dobbiamo riconoscere i matrimoni e le adozioni, anche fra persone dello stesso sesso: come successo per via giudiziaria a Grosseto, il Comune deve per via amministrativa accettare la trascrizione nei registri degli atti di Stato Civile avvenuti all’interno dell’Unione Europea.
    Dobbiamo moltiplicare le social street, la gestione condivisa delle aree verdi, dei campi sportivi, ridare insomma slancio a quella solidarietà urbana che è l’unico antidoto al degrado e alla marginalità. 10/100/1000 vie Pitteri, più strade chiuse al traffico e più bambini che giocano in strada, più orti urbani e più giovani che fanno sport, a partire da quelli semplici e di base in impianti sportivi finalmente adeguati, a partire dal campo scuola (ma su questo mi pare ci sia sensibilità in consiglio)

    Cispadana Vs treni

    Alla nostra città, al nostro territorio, non serve nuovo asfalto. L’autostradalizzazione della Cispadana e della Ferrara Mare, come del resto la Orte Mestre, sono solo regali fuori tempo massimo ad una idea di strada=sviluppo che ormai ha segnato il passo.
    A Ferrara serve che i Frecciargento fermino 8, 12, 16 volte e non solo le 4 di oggi ad orari peraltro improbabili, non solo perché i ferraresi possano ritornare ad usarle ma anche perché i turisti possano apprezzare della nostra città oltre alle emergenze culturali, anche la posizione strategica, ad un’ora da Firenze e Venezia e centro di un’ipotetica (e siamo solo nel 2014) connessione ferroviaria diretta fra Ravenna e Mantova.
    A Ferrara servirebbe anche poter arrivare al suo mare in treno. Mancano pochi chilometri per renderlo possibile. Serve la volontà politica di scegliere quale tipo di mobilità vogliamo, quella intelligente o quella che ci fa star in coda per ore, consumando combustibili fossili, inquinando l’aria e purtroppo, troppo spesso, rischiando anche la vita.
    A Ferrara serve che i pendolari possano viaggiare su treni che non partano anch’essi ad orari improbabili oltre che a temperature improbabili, perdendo così, in malo modo, tempi di vita in qualunque modo meglio spesi, mentre i nuovi treni ad alta capacità appaiono incredibilmente in tarda serata, quasi volessero tenerli da conto e non darli in pasto agli “affamati” di posti a sedere.
    A Ferrara, infine, serve un sistema di Trasporto Pubblico Locale che sappia finalmente integrarsi con una città che si muove talmente bene in bicicletta e a piedi che alla prima pioggia va in tilt. Mezzi più piccoli, linee più corte, più coincidenze ma più frequenze sono solo spunti di riflessione: bisogna aprire come giustamente proposto dal Sindaco da subito un confronto con AMI e Tper per cercare soluzioni innovative. E nel frattempo, possibilmente, terminare la metropolitana per l’Ospedale.

    Rifiuti

    Ne parleremo dopo per cui non vi annoierò sulla questione rifiuti: dobbiamo semplicemente passare dalla “sperimentazione” (ormai ultradecennale) della raccolta porta a porta implementando un sistema misto integrato compatibile con le caratteristiche urbanistiche e sociali dei diversi quartieri della città. Dobbiamo porre come obiettivo delle politiche sui rifiuti l’azzeramento del residuo “a smaltimento” con l’obiettivo a breve termine di raggiungere almeno l’obiettivo del 75% di raccolta differenziata.

    VIA per la geotermia

    Sulla Geotermia, sulla quale non sono/siamo certo aprioristicamente contrari, esprimeremo un parere compiuto una volta depositato il progetto, ma due cose sono certe: la prima è che un impianto di tali dimensioni ed importanza per la città, che nella sua ultima ipotesi prevede anche una importante opera di bonifica, situata giusto ai margini del perimetro UNESCO e all’interno di quella che dovrebbe essere una nuova stazione del Parco del Delta, richiede un procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale. Dovrebbe chiederlo direttamente Hera, per trasparenza del procedimento, per garanzia del rispetto del luogo in cui viene realizzato e di chi ci vive intorno ma anche per garanzia del proprio investimento e dei propri stessi soci. Nel caso non lo facesse dovrebbe chiederlo il Comune. Sennò lo chiederemo noi.
    La seconda è che va rivisto il contratto di servizio, in particolar modo rispetto alle tariffe, che devono essere parametrate ai costi effettivi e non ad un costo di un mercato, quello del metano, volatile come un gas sempre più raro e che garantisce quindi extraprofitti immotivati dallo sfruttamento di un bene pubblico.

    La prateria a sinistra del PD

    Mi si permetta di chiudere con una nota squisitamente politica. A sinistra del Partito Democratico si è aperta una prateria. Una prateria piuttosto disabitata direte voi, del resto già il solo fatto che sia io a rappresentare l’estrema sinistra in questo consiglio la dice lunga sul suo stato di salute. Ma è una prateria piena di valori, idee e sogni che attende solo di essere ripopolata delle persone che deluse se ne sono allontanate. Nel mio piccolo, come eletto indipendente nelle liste di SEL, sono a disposizione di tutti coloro vorranno interloquire, confrontarsi, costruire proposte e partecipare alla vita anche amministrativa della nostra città. Un confronto aperto anche con coloro che non hanno votato SEL e il suo candidato Sindaco e che oggi non sono rappresentati in consiglio. Un confronto che credo sarà utile a tutta la coalizione che governerà per i prossimi 5 anni, perché ci sia sempre chiaro che al di fuori di questo consiglio, alla nostra sinistra ci sono istanze, idee e passioni che meritano di essere considerate.

    A proposito di praterie, mi viene in mente per chiudere un verso a me particolarmente caro di Francesco De Gregori:

    “Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
    la locomotiva ha la strada segnata,
    il bufalo può scartare di lato e cadere.”

    Sarà, ma io sono sempre stato dalla parte del bufalo.

    [Intervento in occasione della discussione del documento programmatico del Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.]

    ‘Ferrara nel suo territorio’: le linee programmatiche di mandato 2014/2019: ecco il testo relativo alle ‘Linee programmatiche di mandato 2014/2019’ che il sindaco Tiziano Tagliani ha presentato durante la seduta del 7 luglio 2014 del Consiglio comunale di Ferrara. Scarica in pdf: linee-programmatiche-di-mandato-2014_2019.pdf.

  • Convivenze forzate, matrimoni e dubbi morali

    Non vorrei commentare la conferenza stampa di ieri di Berlusconi. Ma a parte l’esercito nelle 10 nuove discariche e l’introduzione del reato di immigrazione clandestina e di accatonaggio, c’e’ un provvedimento che mi pone seri dubbi morali:

    Verrà imposto uno stop ai così detti matrimoni di convenienza, quelli cioè finalizzati a una più rapida acquisizione della cittadinanza italiana: i due aspiranti coniugi dovranno prima convivere per due anni.

    Scusate, ma la Chiesa Cattolica non dice niente? Oppure la morale cattolica vale solo quando al governo c’è il Centro Sinistra?

    PS1: ecco la risposta sul medesimo argomento di chiedialdon.it. E sel lo dice Don Angelo…

    Convivere prima del matrimonio

    Pubblicato il 8 Giugno 2007 da donangelo

    Ciao,
    ho sentito del vostro sito ieri mettina su Radio Number One, mentre andavo al lavoro e trovo sia davvero una bella idea questo spazio.
    La mia domanda:
    Se una persona decide di sposarsi, ha già fissato la data, ha già fatto il corso prematrimoniale, ma ha la casa pronta sei mesi prima del matrimonio è lecito convivere per un po’? Io e il mio ragazzo abbiamo pareri discordi.
    Grazie per l’attenzione e il vostro tempo

      Intanto grazie dei complimenti. E ci hai fatto scoprire una radio che ha parlato di questa piccola cosa.
      Veniamo alla tua domanda. Se pensi che, come cristiani, crediamo che il matrimonio non sia soltanto un rito ma un gesto, semplice ed essenziale, in cui però quel “per sempre” è una promessa grandissima e in questa promessa che si scambiano gli sposi si innesta un dono immenso di Dio, puoi intuire che la differenza tra “prima” e “dopo” il matrimonio non sia soltanto formale, ma sostanziale. Dunque non solo I due fidanzati sono chiamati a arrivare al matrimonio nella castità fisica, ma la convivenza ha senso e diventa crescita se c’é quella promessa “per sempre” sostenuta dal dono di Dio.
      Non che un dono di Dio prima non ci sia! Dio ci vuol sempre bene. Ci accompagna sempre. Però il dono che Dio fa a due fidanzati, di imparare pian piano a capirsi, a far coincidere I propri progetti, a rispettarsi, è diverso dal dono del matrimonio.
      Poi la mia esperienza di corsi di preparazione al matrimonio mi dice che oggi tante coppie camminano verso il sacramento già da conviventi. Perché? Bella domanda! Tante circostanze, che sarebbe bello approfondire. Non voglio giudicare e condannare queste scelte (Gesù non condanna), però mi sembra giusto riproporre il fatto che convivere “dopo” il matrimonio è un’esperienza autentica, e il sacramento non è un rito vuoto ma una svolta.
      Tieni conto che dire: “beh, facciamo un periodo di prova… È utile, no?…” forse va messo un po’ in dubbio. Non è una vera prova la situazione in cui… C’é sempre un’uscita di sicurezza. Non c’é il rischio. Perché l’amore è anche rischio: non so se riuscirò a dormire visto che il mio futuro marito russa come un mantice, ma decidersi per sempre è anche questo: rischiare.
      Già mi aspetto qualche commento: “cose superate dalla società di oggi, dai tempi moderni!”. Beh, I tempi moderni (che saranno poi?) han portato molte cose utili e molte cavolate. A me piace pensare che se anche “tutti” (tutti chi?) la pensano diversamente, è bello riflettere sul significato delle cose. Come state facendo tu e il tuo ragazzo!

    PS2: non sono un esperto di Diritto Canonico, ma una breve ricerca sul web mi ha portato sul DECRETO GENERALE SUL MATRIMONIO CANONICO (Approvato dalla XXXII Assemblea Generale (14-18 maggio 1990) e promulgato con decreto del Presidente della CEI. in data 5 novembre 1990 (in NCEI 1990, 10/257-279). È in vigore dal 17 febbraio 1991). Il documento, riguardo l’eventualità di un matrimonio civile celebrato separatamente da quello canonico (prima):

    richiedendo l’impegno dei nubendi di non iniziare la convivenza coniugale se non dopo la celebrazione canonica.

    Che significa che il Governo Berlusconi vuole che centinaia di persone vivano nel peccato per ben due anni!

    VERGOGNA

    PS3: sì, meglio metterla sul ridere…