Condono preventivo
Se mai qualcuno mi chiedesse cos’è che mi dà più fastidio durante le campagne elettorali, la mia risposta sarebbe forse “i manifesti abusivi”.
Ben più delle minchiate e delle false promesse che volano nei comizi e nei “dibattiti” pre-elettorali, è lo sfregio delle regole del gioco che molti partiti si permettono durante la campagna elettorale la cosa che mi fa più arrabbiare. Anche perchè spesso sono proprio i paladini della legalità i primi a infischiarsene delle regole della convivenza civile.
Poi per chi l’affissione non la appalta, bensì riempe le sue sere primaverili con colla, pennellessa e olio di gomito, il fastidio è raddoppiato.
Qui nella bassa padana per fortuna tale usanza è limitata ai periodi elettorali. Purtroppo Roma è invece invasa in ogni stagione di affissioni abusive che deturpano una delle più belle città del mondo. Ovviamente esistono norme severissime sul tema, e multe salatissime (da 200 a 1.500 euro a manifesto ad esempio per il Comune di Roma) che a fare i conti sul serio forse ci si ripianerebbe mezzo bilancio comunale.
Ma potere stare tranquilli che le affissioni abusive continueranno. Almeno fino al 29 febbraio visto che, come Metilparaben ci ha informato oggi, che è stato inserito un emendamento bipartisan al milleproroghe che rinvia appunto a quella data il termine di chiusura della sanatoria per le violazioni: un condono preventivo, una tana libera tutti senza nessuna vergogna.
Tanto per mettere i puntini sulle i
‘Purtroppo quando in un mega-raduno musicale il bilancio e’ di 19 morti e decine e decine di feriti e’ evidente che qualcuno non ha ben ponderato i rischi che un affollamento di questo tipo comportava’. E il senatore cita il caso del Rototom Sunsplash, il festival Reggae, per far capire come la pensa. ‘Allora avevo detto chiaramente che quel mega-incontro avrebbe potuto svolgersi a Osoppo solo a patto di consentire un rigoroso controllo da parte delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri, affinche’ non venissero distribuiti alcol e droga. Gli organizzatori risposero minacciando di spostare in Spagna la manifestazione. Beh, ecco, in situazioni del genere dico ‘vadano pure all’estero’, noi non possiamo autorizzare eventi dove i ragazzi possono rischiare la vita. Questi raduni spesso non sono appuntamenti per ascoltare musica e divertirsi, ma diventano veicoli per distribuire altro.
Alcol e droga la fanno da padroni e se si aggiunge un certo stordimento dovuto al tipo di musica – la tecno a Duisburg – proposta e’ chiaro che in questi casi serve molta piu’ prevenzione per tenere sotto controllo i comportamenti dei tantissimi partecipanti’.
Giovanardi invita quindi a non fare accostamenti azzardati. ‘Un conto sono raduni come quelli del Giubileo, un conto eventi come quello di Duisburg: platea e atteggiamenti non consentono paragoni e anche le modalita’ di gestione sono e devono essere diverse’.
Queste le strumentali dichiarazioni di Carlo Giovanardi sulla tragedia in Germania, riportate dal Notiziario Aduc ieri, alle quali credo si accosti perfettamente il commento di Metilparaben:
Provate a prendere un milione e mezzo di persone e a ficcarle tutte insieme in un’area che ne può contenere 500mila, premurandovi di recintarla per benino e di mettere in funzione un unico accesso che passa dentro a un tunnel: mi pare di tutta evidenza che quelle persone, indipendentemente dal motivo per cui si sono riunite in quel luogo (ballare, ascoltare un concerto, fare yoga, pregare), si troveranno loro malgrado a dover correre un gravissimo rischio.
Ne consegue che, al contrario di quanto si sono affrettati a blaterare i soliti tromboni, questa tragedia non ha niente a che vedere con la musica techno, con la droga, con i gay o con i giovani che hanno smarrito chissà quali valori.
Così, tanto per mettere i puntini sulle i.
E, giusto per mettere un ulteriore puntino sulle i, e per capire meglio cosa ha perso l’Italia con la cacciata del Rototom da Udine, vi segnalo il comunicato dell’organizzazione del Rototom sulla gestione ambientale del Festival 2010 (dal blog di Fuoriluogo.it).
Ministro con delega alla ricerca della propria delega
Se siete anche voi curiosi di conoscere la delega del neo Ministro Brancher, ecco il generatore automatico di deleghe ministeriali, da Metilparaben.
Privacy ad personam
Il signore che vedete qua sopra, quest’oggi immortalato in manette da numerosissimi quotidiani in versione cartacea e telematica, si chiama El Ketaoui Dafani, è marocchino ed è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso sua figlia Sanaa, colpevole di essersi innamorata di un italiano.
Ecco, a me piacerebbe sapere per quale motivo il Garante della privacy si senta in dovere di operare un richiamo se ad essere ripreso con i ferri ai polsi è un ex provveditore alle opera pubbliche, mentre non ritiene di fare un fiato se l’identico trattamento viene riservato a uno che non conta niente: cosa che, sia detto per inciso, capita più o meno un giorno sì e un giorno no, sia sui giornali sia in televisione.
Dobbiamo desumerne che anche il diritto alla privacy, stringi stringi, è diventato una questione di classe?
NB: l’altro giorno avevo cercato vanamente un’immagine per illustrare degnamente il concetto che Metilparaben ha espresso nel suo post. In particolare cercavo un filmato che avevo intravisto in un tg, nel quale le forze dell’ordine cadenzavano l’uscita degli arrestati (non ricordo se con o senza manette) dalla caserma ad uso e consumo dei fotografi, manco fosse una sfilata di moda.
Conati di vomito
Da Metilaparaben:
Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare che ha indagato sul caso Cucchi:
Si tratta di qualcosa di drammatico, il fatto che Cucchi ha subito dei traumi senza i quali non si sarebbe in qualche modo avviata la sequenza di eventi che ha determinato il ricovero, il suo rifiutare cibo e acqua, e il determinarsi di quella condizione clinica che ha portato al decesso.
Dagli atti della Commissione:
Quando è stato soccorso, «intorno alle 6:05 del 22 ottobre», Stefano Cucchi mostrava «una rigidità dei muscoli del collo e una incipiente rigidità dell’articolazione temporo-mandibolare», segni «di un incipiente rigor mortis» che «secondo l’esperienza comune, si manifestano nel corso di due o tre ore rispetto al momento in cui il soggetto è morto. Pertanto pensiamo che il paziente fu rianimato per precauzione e non perchè ancora vivo e che probabilmente la sua morte si deve a due o tre ore prima» e «probabilmente anche il medico che amministrava queste misure sapeva già che il paziente era morto e da tempo».
In estrema sintesi: prima pestato a sangue, poi rianimato per finta quando i medici sapevano già che era morto.
Abbiate pazienza, mi viene da vomitare.
Notizie della settimana (02.2010)
Marco Licinio Crasso. Per Alessandro Gilioli, sulle cause della carneficina di Rosarno, ha ragione il Ministro Maroni a dire che c’è stata troppa tolleranza. “Ora che gli schiavi si sono ribellati, vanno crocifissi tutti lungo la via Appia da Capua a Roma”. Ma è una provocazione, e purtroppo solo del giornalista de L’Espresso (da Piovono Rane).
L’ecologia nel web. “La carta si fa abbattendo gli alberi. Ma gli alberi si possono ripiantare. Il digitale si fa con l’energia elettrica e un sacco di lavorazioni che emettono CO2.” Così Luca De Biase ha lanciato il sasso nello stagno, senza per la verità che lo stagno internettiano si increspasse troppo. Per chi ha voglia di misurarsi c’è ancora tempo (da Luca De Biase).
Il mito della reciprocità. Non si possono costruire moschee in Italia finchè non si potranno costruire chiese nei paesi islamici. E come la mettiamo se le cattedrali cattoliche ci fossero già nei paesi mussulmani? Luoghi comuni smentiti dal web (da Metilparaben).
La mamma preoccupata. Daniele Sensi ha pescato la telefonata a Radio Padania di una mamma disperata: “Siete pericolosi, mio figlio, passato dalle Bestie di Satana alla Lega Nord, ora odia extracomunitari e comunisti” (da l’Anticomunitarista).
Quando Mastella aprì il blog. I 10 peggior errori della politica sul web selezionati dalla redazione di Wired Italia: dal messaggio agli Italiani di Napolitano su yuotube a quando Clemente Mastella aprì il suo blog ma chiuse i commenti e diede spazio ai suoi cloni. (Da wired).