• La diaz, le molotov e la giustizia in via di prescrizione

    Ricordo abbastanza bene la notte di sabato 21 luglio. Eravamo appena tornati in pullman a Ferrara, c’era anche una piccola delegazione ad accoglierci, come i reduci dopo la guerra. Difficile andare a dormire, un giro in piazza, una birra, forse due. Poi a casa. Era l’una, forse le due, quando ricevo una chiamata da un amico milanese, rimasto a Genova: “sai che stanno faccendo? stanno massacrando persone alla Diaz”.

    La mia risposta fu quella di chi ad un certo punto della giornata aveva anche valutato di restare a genova (e dormire alla Diaz) ma che era già contento di aver riportato a casa tutti interi i due pullman ferraresi, e che aveva bisogno di qualche ora ancora per decifrare meglio quello che era accaduto nei precedenti quattro giorni genovesi. Di quella risposta mi pentii già il giorno dopo.

    Così altre telefonate: “ma è vero che là dentro c’erano spranghe e moltovov?”, “ma che è successo?”, “siamo sicuri che non ci fosse niente?”. Io che alla Diaz e al Media Center in quei giorni ci avevo passato parecchie ore, fra esercitazioni di pratica nonviolenta e aggiornamenti di siti internet, cadevo dalle nuvole. Per un attimo ho pensato di essere stato troppo ingenuo: mai visto spranghe, nè persone propense ad usarle: i black block apparirono improvvisamente venerdì mattina nelle vie genovesi (più o meno come il blocco studentesco a Piazza Navona) per poi scomparire il sabato dopo pranzo, senza mai averli visti girovagare nei forum e nei luoghi d’accoglienza. Figuriamoci poi le molotov.

    Poi si scopre degli attrezzi del cantiere a fianco “rubati” all’impresa, gli assorbenti esibiti come arma, la storia della molotov. Poi le foto della palestra insanguinata, le immagini dell’irruzione, i filmati di tutti i pestaggi gratuiti di quei giorni.

    E tutto comincia a delinearsi meglio. Come la coscienza di essere stato testimone della più grande violazione sistematica dei diritti umani avvenuta in europa dal secondo dopoguerra.

    Oggi, forse, il primo passo verso una giustizia impossibile da ottenere, causa prescrizione.