Il signore che vedete qua sopra, quest’oggi immortalato in manette da numerosissimi quotidiani in versione cartacea e telematica, si chiama El Ketaoui Dafani, è marocchino ed è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso sua figlia Sanaa, colpevole di essersi innamorata di un italiano.
Ecco, a me piacerebbe sapere per quale motivo il Garante della privacy si senta in dovere di operare un richiamo se ad essere ripreso con i ferri ai polsi è un ex provveditore alle opera pubbliche, mentre non ritiene di fare un fiato se l’identico trattamento viene riservato a uno che non conta niente: cosa che, sia detto per inciso, capita più o meno un giorno sì e un giorno no, sia sui giornali sia in televisione.
Dobbiamo desumerne che anche il diritto alla privacy, stringi stringi, è diventato una questione di classe?
NB: l’altro giorno avevo cercato vanamente un’immagine per illustrare degnamente il concetto che Metilparaben ha espresso nel suo post. In particolare cercavo un filmato che avevo intravisto in un tg, nel quale le forze dell’ordine cadenzavano l’uscita degli arrestati (non ricordo se con o senza manette) dalla caserma ad uso e consumo dei fotografi, manco fosse una sfilata di moda.
I corsi e ricorsi della Storia, le stranezze della vita. Mi trovo quasi d’accordo con Sandro Bondi: “sembra il Cile di Pinochet“. Però io non penso all’inchiesta sulla compravendita di voti di Berlusconi (l’invasione della privacy, e non solo dei politici, è uno dei grandi problemi di questo paese), bensì al blocco dei camionisti, guidato secondo repubblica, da un Deputato di Forza Italia. In Cile i camionisti che bloccarono il paese prima del golpe militare erano finanziati dagli Stati Uniti, in Italia il blocco che, sotto la spinta mediatica, sta paralizzando il paese dicono sia guidato da Paolo Uggè presidente di Fai Conftrasporto e deputato di Forza Italia nell’attuale legislatura, 60 anni, che è stato anche sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti nel secondo e nel terzo governo Berlusconi. Coincidenze.