• Una piccola lezione di buona politica #1

    La Collina ondulata di Friedensreich Hundertwasser (Blumau, Stiria, 1997)

    Mentre c’è chi perde il suo tempo (ed il nostro) pensando a cospirazioni e commissioni di inchiesta sulle cause del Terremoto in Emilia Romagna (qui potete suggerirne), io credo che sia meglio provare ad immaginare come migliorare le nuove costruzioni e, perchè no, l’edificato storico, soprattutto in tempi tragici in cui la ricostruzione va fatta presto e, soprattutto, bene.

    Mercoledì scorso si è svolto il consiglio della Circoscrizione 1 sull’esame del nuovo Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Ferrara, che fra pochi giorni tornerà in giunta per iniziare il percorso istituzionale verso l’approvazione. Ecco quindi le prime considerazioni degli ecologisti sul RUE, peraltro poi assunte nel parere della Circoscrizione.

    Maggiore facilità di comprensione. Un primo sforzo va fatto sulla struttura del RUE, che è sinceramente di difficile gestione, in particolare per chi non ha conoscenze tecniche. Il sistema dei rinvii oltre ad essere a volte incoerente è di difficile seguito, con norme che rimandano a norme, che rimandano a norme. Crediamo sarebbe cosa utile inserire negli allegati schede interpretative, anche perchè va ricordato che ormai moltissimi interventi possono essere realizzati anche senza l’intervento obbligatorio di un tecnico, per cui più il Regolamento Urbanistico Edilizio è comprensibile, miglior servizio facciamo ai cittadini.

    Incentivi. Risulta incoerente, anche con gli obiettivi del piano, incentivare il risparmio energetico promuovendo il consumo del territorio. Fatto salvo l’incentivo “tecnico” per facilitare soluzioni edilizie avanzate (+5% per chi migliora del 30% l’efficienza energetica dell’edificio rispetto agli standard), l’incentivo (+30% su superficie utile e rapporto di copertura) sulle costruzioni a consumo zero – o quasi 0 – va applicato non sulla capacità edificatoria, bensì sul contributo di costruzione, ed in particolare sullla componente “costo di costruzione”. Questo con una modalità decrescente nel tempo visto che entro il 2020 tali requisiti saranno cogenti come da direttiva UE (Direttiva 2010/31/CE). Bisogna fare così per due ordini di motivi: il primo che è necessario abbattere nel breve termine il costo finale di tali edifici che al momento, a causa della scarsa diffusione di conoscenza tecnica e dei costi dell’impiantistica risulta per così dire “fuori mercato”; il secondo che è compito del Comune indirizzare il tessuto imprenditoriale locale nella transizione verso costruzioni e soluzioni oggi innovative ma dopodomani obbligatorie. Forse ci perderemo nel breve termine un po’ di entrate dagli oneri, ma ci aiuterebbe ad evitare le multe europee nel lungo termine.

    Orientamento edifici. Il buon orientamento degli edifici è un requisito determinante per la qualità delle costruzioni. Per questo bisogna trovare soluzioni normative che lo rendano obbligatorio nei PUA e fortemente raccomandato, magari con incentivi anche qui sul costo di costruzione, negli interventi diretti dove magari è più difficile a causa delle limitazioni dei lotti.

    Verde minimo. Nel verde minimo non puo’ essere ricompreso il verde derivante da tetti e pareti verdi. Deve trattarsi di verde fruibile, sia per la qualità della vita di chi vivrà in quelle abitazioni, che per la qualità complessiva della Città. Paradossalmente con la previsione attuale, realizzando una “copertura verde”, un costruttore potrebbe esaudire abbondantemente l’obbligo del 20% minimo di superficie a verde, e quindi asfaltare tutta l’area rimanente per vendere posti auto. Le soluzioni legate a coperture e schermature verdi vanno fortemente incentivate con uno scomputo degli oneri (motivato dal fatto che effettivamente permettono un minore carico del costruito sulle infrastrutture di servizio e migliorano il microclima cittadino), e possibilmente anche nella città costruita. Si deve quindi pensare a sconti rilevanti sul contributo di costruzione in caso di realizzazione di terrazze verdi “fruibili” anche su quelli che prima erano tetti a falda (ad esempio sui vani accessori nell’intero centro storico, o sugli immobili e ambiti privi di tutela)

    Area scoperta. L’area scoperta di risulta, che non è superficie edificata né verde è un’area che spesso viene utilizzata per strade di accesso, parcheggi, etc.  E’ necessario fissare una soglia minima media di permeabilità in modo da evitare inutili cementificazioni che oltre a peggiorare la qualità delle abitazioni aumentano il rischio idraulico nella città.

    Legno e strutture antisismiche. Il legno è un materiale poco usato storicamente nel nostro territorio ma che sta ritrovando recentemente un maggiore utilizzo sia per le sue peculiarità che per lo sviluppo delle tecniche di bioarchitettura. Si tratta di un materiale che, oltre a permettere di costruire molto velocemente, ha note caratteristiche antisismiche e che combinato con altri materiali naturali permette grandi risultati dal punto di vista dell’efficienza energetica. Anche se viene usualmente utilizzato legno di origine alpina (abete larice e pino) recentemente si è aperta anche la strada all’utilizzo del pioppo (non quello da cellulosa, ovviamente), che nelle nostre campagne cresce in poco più di 10 anni. Si potrebbe quindi cogliere l’occasione per promuovere una filiera a kmzero, prevedendo incentivi e stimolando le imprese a investire in formazione proprio in questo momento in cui la tragedia del terremoto ci ha messo di fronte al problema di come ricostruire presto e bene.

    Sopraelevazioni. Infine va segnalato, perchè condiviso, lo stimolo proveniente da Italia Nostra rispetto al pericolo derivante dalla possibilità di sopraelevazione (spostando volumi presenti, come i vani accessori che occupano molti giardini e cortili) anche in immobili classificati di un certo pregio. Va trovata una soluzione che permetta sì un processo di miglioramento del costruito e di liberazione delle aree scoperte nell’edificato, ma senza inficiare il paesaggio urbano storico, impedendo quindi la sola sopraelevazione per gli edifici delle prime 4 classi.

    Ecco le proposte degli ecologisti assunte nel parere sul RUE della Circoscrizione 1:

    • Una maggiore chiarificazione delle normative cogenti e facoltative anche se rinviate a norme sovraordinate integrando gli allegati con schede di più facile consultazione.
    • Gli incentivi alle costruzioni “a consumo 0 (o quasi 0)” non devono essere sulla capacità edificatoria bensì essere rappresentati da forti sconti sul contributo di costruzione, in particolare sulla voce “costo di costruzione” in modo da rendere le nuove costruzioni più competitive sul mercato e indirizzare così le aziende costruttrici all’adeguamento progressivo alla direttiva europea 2010/31/CE. In questo senso gli incentivi dovrebbero essere previsti a scalare ogni anno sino all’efficacia (2019/20) delle previsioni della normativa europea.
    • Il buon orientamento degli edifici deve divenire requisito cogente negli interventi sottoposti a PUA e deve essere maggiormente favorito con incentivi negli interventi diretti.
    • Dalla percentuale di copertura a verde minima devono essere escluse le coperture a verde orizzontali e verticali. Tali coperture vanno invece incentivate con sconti sul contributo di costruzione sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni, anche per favorirne la realizzazione nella città già edificata.
    • Fatta salva la permeabilità propria delle aree verdi, le ulteriori aree scoperte, poste a servizio del costruito devono mantenere un coefficiente di permeabilità medio il più vicino possibile a quello naturale.
    • Si invita inoltre l’amministrazione a prevedere all’interno del RUE ma anche con gli altri strumenti di programmazione e di intervento, incentivi e strumenti di promozione per la creazione di una filiera locale per la costruzione di case antisismiche e passive utilizzando legname proveniente da coltivazioni rinnovabili locali.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

    La documentazione del RUE è scaricabile dal sito del Comune di Ferrara:
    http://urbanistica.comune.fe.it/index.phtml?id=192

  • RUE, le proposte degli ecologisti

    Mercoledì scorso si è svolto il consiglio della Circoscrizione 1 sull’esame del nuovo Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Ferrara, che fra pochi giorni tornerà in giunta per iniziare il percorso istituzionale verso l’approvazione. Ecco quindi le prime considerazioni degli ecologisti sul RUE, peraltro poi assunte nel parere della Circoscrizione.

    Maggiore facilità di comprensione. Un primo sforzo va fatto sulla struttura del RUE, che è sinceramente di difficile gestione, in particolare per chi non ha conoscenze tecniche. Il sistema dei rinvii oltre ad essere a volte incoerente è di difficile seguito, con norme che rimandano a norme, che rimandano a norme. Crediamo sarebbe cosa utile inserire negli allegati schede interpretative, anche perchè va ricordato che ormai moltissimi interventi possono essere realizzati anche senza l’intervento obbligatorio di un tecnico, per cui più il Regolamento Urbanistico Edilizio è comprensibile, miglior servizio facciamo ai cittadini.

    Incentivi. Risulta incoerente, anche con gli obiettivi del piano, incentivare il risparmio energetico promuovendo il consumo del territorio. Fatto salvo l’incentivo “tecnico” per facilitare soluzioni edilizie avanzate (+5% per chi migliora del 30% l’efficienza energetica dell’edificio rispetto agli standard), l’incentivo (+30% su superficie utile e rapporto di copertura) sulle costruzioni a consumo zero – o quasi 0 – va applicato non sulla capacità edificatoria, bensì sul contributo di costruzione, ed in particolare sullla componente “costo di costruzione”. Questo con una modalità decrescente nel tempo visto che entro il 2020 tali requisiti saranno cogenti come da direttiva UE (Direttiva 2010/31/CE). Bisogna fare così per due ordini di motivi: il primo che è necessario abbattere nel breve termine il costo finale di tali edifici che al momento, a causa della scarsa diffusione di conoscenza tecnica e dei costi dell’impiantistica risulta per così dire “fuori mercato”; il secondo che è compito del Comune indirizzare il tessuto imprenditoriale locale nella transizione verso costruzioni e soluzioni oggi innovative ma dopodomani obbligatorie. Forse ci perderemo nel breve termine un po’ di entrate dagli oneri, ma ci aiuterebbe ad evitare le multe europee nel lungo termine.

    Orientamento edifici. Il buon orientamento degli edifici è un requisito determinante per la qualità delle costruzioni. Per questo bisogna trovare soluzioni normative che lo rendano obbligatorio nei PUA e fortemente raccomandato, magari con incentivi anche qui sul costo di costruzione, negli interventi diretti dove magari è più difficile a causa delle limitazioni dei lotti.

    Verde minimo. Nel verde minimo non puo’ essere ricompreso il verde derivante da tetti e pareti verdi. Deve trattarsi di verde fruibile, sia per la qualità della vita di chi vivrà in quelle abitazioni, che per la qualità complessiva della Città. Paradossalmente con la previsione attuale, realizzando una “copertura verde”, un costruttore potrebbe esaudire abbondantemente l’obbligo del 20% minimo di superficie a verde, e quindi asfaltare tutta l’area rimanente per vendere posti auto. Le soluzioni legate a coperture e schermature verdi vanno fortemente incentivate con uno scomputo degli oneri (motivato dal fatto che effettivamente permettono un minore carico del costruito sulle infrastrutture di servizio e migliorano il microclima cittadino), e possibilmente anche nella città costruita. Si deve quindi pensare a sconti rilevanti sul contributo di costruzione in caso di realizzazione di terrazze verdi “fruibili” anche su quelli che prima erano tetti a falda (ad esempio sui vani accessori nell’intero centro storico, o sugli immobili e ambiti privi di tutela)

    Area scoperta. L’area scoperta di risulta, che non è superficie edificata né verde è un’area che spesso viene utilizzata per strade di accesso, parcheggi, etc.  E’ necessario fissare una soglia minima media di permeabilità in modo da evitare inutili cementificazioni che oltre a peggiorare la qualità delle abitazioni aumentano il rischio idraulico nella città.

    Legno e strutture antisismiche. Il legno è un materiale poco usato storicamente nel nostro territorio ma che sta ritrovando recentemente un maggiore utilizzo sia per le sue peculiarità che per lo sviluppo delle tecniche di bioarchitettura. Si tratta di un materiale che, oltre a permettere di costruire molto velocemente, ha note caratteristiche antisismiche e che combinato con altri materiali naturali permette grandi risultati dal punto di vista dell’efficienza energetica. Anche se viene usualmente utilizzato legno di origine alpina (abete larice e pino) recentemente si è aperta anche la strada all’utilizzo del pioppo (non quello da cellulosa, ovviamente), che nelle nostre campagne cresce in poco più di 10 anni. Si potrebbe quindi cogliere l’occasione per promuovere una filiera a kmzero, prevedendo incentivi e stimolando le imprese a investire in formazione proprio in questo momento in cui la tragedia del terremoto ci ha messo di fronte al problema di come ricostruire presto e bene.

    Sopraelevazioni. Infine va segnalato, perchè condiviso, lo stimolo proveniente da Italia Nostra rispetto al pericolo derivante dalla possibilità di sopraelevazione (spostando volumi presenti, come i vani accessori che occupano molti giardini e cortili) anche in immobili classificati di un certo pregio. Va trovata una soluzione che permetta sì un processo di miglioramento del costruito e di liberazione delle aree scoperte nell’edificato, ma senza inficiare il paesaggio urbano storico, impedendo quindi la sola sopraelevazione per gli edifici delle prime 4 classi.

    Ecco le proposte degli ecologisti assunte nel parere sul RUE della Circoscrizione 1:

    • Una maggiore chiarificazione delle normative cogenti e facoltative anche se rinviate a norme sovraordinate integrando gli allegati con schede di più facile consultazione.
    • Gli incentivi alle costruzioni “a consumo 0 (o quasi 0)” non devono essere sulla capacità edificatoria bensì essere rappresentati da forti sconti sul contributo di costruzione, in particolare sulla voce “costo di costruzione” in modo da rendere le nuove costruzioni più competitive sul mercato e indirizzare così le aziende costruttrici all’adeguamento progressivo alla direttiva europea 2010/31/CE. In questo senso gli incentivi dovrebbero essere previsti a scalare ogni anno sino all’efficacia (2019/20) delle previsioni della normativa europea.
    • Il buon orientamento degli edifici deve divenire requisito cogente negli interventi sottoposti a PUA e deve essere maggiormente favorito con incentivi negli interventi diretti.
    • Dalla percentuale di copertura a verde minima devono essere escluse le coperture a verde orizzontali e verticali. Tali coperture vanno invece incentivate con sconti sul contributo di costruzione sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni, anche per favorirne la realizzazione nella città già edificata.
    • Fatta salva la permeabilità propria delle aree verdi, le ulteriori aree scoperte, poste a servizio del costruito devono mantenere un coefficiente di permeabilità medio il più vicino possibile a quello naturale.
    • Si invita inoltre l’amministrazione a prevedere all’interno del RUE ma anche con gli altri strumenti di programmazione e di intervento, incentivi e strumenti di promozione per la creazione di una filiera locale per la costruzione di case antisismiche e passive utilizzando legname proveniente da coltivazioni rinnovabili locali.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

    La documentazione del RUE è scaricabile dal sito del Comune di Ferrara:
    http://urbanistica.comune.fe.it/index.phtml?id=192

  • Consumo del territorio: il Comune risponderà al censimento “Salviamo il Paesaggio”?

    Leonardo Fiorentini, consigliere ecologista della Circoscrizione 1, ha presentato nei giorni scorsi un’interpellanza per conoscere le intenzioni dell’Amministrazione comunale di Ferrara nei confronti della campagna di censimento  “Salviamo il Paesaggio” promossa dal FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO.

    “I promotori – spiega Fiorentini – hanno voluto lanciare con questo censimento prima inchiesta capillare mai realizzata in Italia per quantificare il numero delle abitazioni e degli immobili ad uso commerciale e terziario non utilizzati, vuoti e sfitti.”

    “E’ bene ricordare che a Ferrara il dato, risalente al 2010 ovvero al momento della discussione del documento degli obiettivi del Piano Operativo Comunale, era di circa 9000 alloggi sfitti o non utilizzati. Sarebbe quindi molto interessante, ora che il POC è in via di elaborazione, avere un aggiornamento di questo dato che, visto il mercato immobiliare fermo, difficilmente potrà essere migliorato.”

    Con l’interpellanza il consigliere ecologista intende non solo sensibilizzare il Comune di Ferrara rispetto all’iniziativa nazionale, ma anche ricordare come il giudizio sul POC dipenderà molto dalle scelte dell’amministrazione: “andranno fatte scelte sia in termini quantitativi che qualitativi: sarebbe davvero coraggioso, ma non dovrebbe essere così, se il Comune prendesse atto dell’enorme quantità di costruito inutilizzato e scegliesse di limitare al minimo le nuove costruzioni, promuovendo per i prossimi cinque anni esclusivamente interventi di riqualificazione urbanistica e ristrutturazione edilizia. Questo permetterebbe – continua Fiorentini – non solo al mercato “drogato” dalla bolla edilizia di recuperare un minimo di equilibrio, ma anche di dare maggiore respiro ad importanti interventi di riqualificazione di aree di interesse pubblico, e soprattutto di risparmiare al nostro territorio ulteriori colate di cemento”.

    Vai al sito della Campagna: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/

    Vai al testo dell’interpellanza: https://www.leonardofiorentini.it/consiglio/2012/03/01/interpellanza-sul-censimento-salviamo-il-paesaggio-difendiamo-i-territori/

     

  • Interpellanza sul censimento “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori”.

    Ferrara, 1 marzo 2012

    A Girolamo Calò
    Presidente della Circoscrizione 1
    Comune di Ferrara

    E pc
    A Roberta Fusari
    Assessora all’Urbanistica
    Comune di Ferrara

    Oggetto: interpellanza sul censimento “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori”.

    Con la presente sono ad inoltrare la seguente interpellanza:

    premesso
    – che presso gli uffici del Comune di Ferrara è in via di definizione la proposta di Piano Operativo Comunale;
    – che il 27 febbraio è partita la campagna di censimento nazionale del Forum “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori” per mettere in luce quante abitazioni e quanti edifici produttivi siano già costruiti ma non utilizzati, vuoti, sfitti sul territorio italiano;
    – che tale campagna, indirizzata a tutti i Comuni italiani, ha l’obiettivo di ridurre il consumo di territorio attraverso un’oculata gestione dello stesso;

    Rilevato
    che già in sede di documento programmatico del POC fu fatta una stima degli edifici vuoti, non utilizzati o abbandonati, e che tale stima superava abbondantemente le necessità di nuove costruzioni derivanti dai fenomeni socio-demografici previsti.

    Ritenuto
    – che un’attenta pianificazione territoriale deve prevedere un’oculata gestione del territorio intesa come Bene Comune da tutelare per l’interesse generale;
    – che un’amministrazione lungimirante e consapevole deve poter governare il proprio Comune svincolata da interessi particolari e da pressioni speculative di singoli;
    – che un’accorta amministrazione deve rispondere alle esigenze dei suoi cittadini garantendo loro il benvivere e la sicurezza;

    Visto
    – che, sempre di più, fenomeni naturali di grandi intensità si manifestano nel territorio italiano con conseguenze devastanti sia fisiche, materiali e psicologiche dei cittadini;
    – che, spesso, nuove costruzioni non vengono occupate né per lavoro, né per residenze, con la conseguenza di nuovi volumi che occupano inutilmente spazi;
    – che molti edifici sono completamente abbandonati e fatiscenti;
    – che da vari decenni la politica urbanistica adottata dalle diverse amministrazioni ha comportato un’eccessiva “frenesia edificatoria” volta spesso alla realizzazione dell’edificato indipendentemente dalle reali necessità e bisogni della comunità o dalla qualità, o dalla sicurezza idrogeologica, compromettendo il paesaggio, il benvivere e la sicurezza stessa delle persone;
    – che oggi vi è sempre maggior necessità di edilizia sociale pubblica e che molti degli edifici vuoti potrebbero essere destinati a tale scopo;

    Considerato
    – che edifici vuoti sono sinonimo di mancanza di corretta pianificazione;
    – che edifici fatiscenti sono indice di un territorio mal gestito;
    – che è necessario ridurre il consumo di territorio, riqualificare l’esistente, recuperare gli edifici vuoti;
    – che è necessario mettere in sicurezza il territorio;

    Si interpella il Presidente della Circoscrizione e l’Amministrazione comunale per conoscere
    – se sia intenzione dell’Amministrazione comunale di Ferrara rispondere al questionario del Forum;
    – se sia intenzione dell’Amministrazione rivedere, alla luce delle considerazioni qui sopra, le quantità di nuove urbanizzazioni da inserire nel POC privilegiando invece gli interventi di riqualificazione e recupero urbanistico.

    Il Presidente del Gruppo Consiliare
    Leonardo Fiorentini

  • Sul dono di sapere quando starsene zitti

    Anche Antonio Pavoni, il presidente pd della commissione urbanistica che ha fatto da trait d’union con le categorie economiche, commenta l’Aventino mattutino delle minoranze: «La verità è che non sapevano che risposte dare alle associazioni economiche, sul Poc i vari gruppi hanno posizioni diverse, per esempio Tavolazzi è più verde dei verdi». (la Nuova Ferrara del 20 luglio 2010)

    Ecco, questa è una delle occasioni in cui una persona, in particolare un politico, dovrebbe aver la capacità di capire che forse è meglio starsene zitto. E’ un dono, il sapere quando è meglio tacere, e non si può fare una colpa al consigliere PD di non averlo ricevuto alla nascita.

    Certo, a questo punto, si devono fare alcune considerazioni: non so sinceramente se Tavolazzi sia più “verde dei Verdi”; ancor più sinceramente lo dubito. Ma il punto vero è che intuisco da questa dichiarazione che per il Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Ferrara è un problema non poter dare risposte alle associazioni economiche mentre lo è molto meno dar respiro al nostro territorio. Anzi forse è quasi fastidioso il solo doversi porre il problema di un territorio comunale massacrato da anni di “happy hour” per villette e lottizzazioni.

    Non so se questo sia il pensiero dell’intera maggioranza, mi preme solo ricordare che gli amministratori le risposte le devono dare non solo alle Associazioni economiche, ma a tutti i cittadini.

    Un’ultima precisazione, giusto per chiarire i fatti a futura memoria: i Verdi sul documento di indirizzo del POC hanno votato contro, Tavolazzi non ha partecipato al voto.

  • Si decide su nuove case e indici di edificazione

    Si decide su nuove case e indici di edificazione
    La Nuova Ferrara del 13/07/2010 ed. Nazionale p. 10
    Scarica l’articolo in formato pdf: nuova_fe_13072010.pdf.

    Solo un terzo del terreno è utilizzabile per costruire ma la proporzione è destinata a cambiare – In forse la ‘quota 800′ base del meccanismo della perequazione

    La giunta comunale ha attivato il percorso che dovrà portare, nel prossimo ottobre, al varo del bando per la costruzione di 2.000 nuove case in cinque anni, più tutti gli altri interventi previsti dal Piano operativo comunale. Il primo passo è appunto il Documento degli obiettivi del Poc, presentato dall’assessore Roberta Fusari, che contiene le modifiche derivanti dalle tre settimane di consultazioni con circoscrizioni, categorie economiche, ordini professionali e associazioni culturali. Oggi pomeriggio la 3ª commissione consiliare vedrà l’audizione congiunta di ordini professionali e categorie economiche, mentre domani ci sarà la discussione e il via libera al passaggio del documento al Consiglio comunale in programma lunedì 19 luglio.
    Le circoscrizioni hanno dato parere favorele pure in presenza di distinguo che anticipano una discussione politica sicuramente impegnativa: trattasi, peraltro, del documento fondamentale della programmazione urbanistica della consiliatura, con cifre a sette zeri che circolano sui diritti edificatori in distrubuzione. Proprio su alcuni indici si sta tessendo in queste ore il rapporto tra il Comune e le forze economiche, in particolare, che anche ieri ha visto impegnato direttamente il sindaco Tiziano Tagliani. La questione centrale resta quella in qualche maniera anticipata dal presidente della circoscrizione 2, Fausto Facchini, e “marcata” dalla sua astensione. Troppo bassi gli indici edificatori concessi in rapporto alle aree obbligatoriamente da reperire con il meccanismo della perequazione. Un ettaro di terreno edificabile, in sostanza, genera 2.500 metri quadrati di superfice utile ma solo una piccola parte di quest’ultima è immediatamente utilizzabile: un terzo, per la precisione, a partire quindi da 800 metri quadrati. Per arrivare a impiegare gli altri due terzi, il proprietario deve acquisire diritti perequativi, attraverso l’acquisto di aree blu (servizi pubblici) o verdi da cedere poi al Comune così come sono o con opere pubbliche da lui realizzate. Il meccanismo serve evidentemente per valorizzare anche le aree non edificabili e semplificare la vita al Comune, ma questa proporzione così sbilanciata ha fatto da subito storcere il naso a imprenditori e professionisti. E’ appunto sulla soglia-800, la base della piramide perequativa, che si sta discutendo in queste ore: dalle associazioni arriverà una richiesta di sensibile ritocco verso l’alto, dalla commissione di questo pomeriggio, presieduta da Antonio Pavoni (Pd), si capirà qualcosa sulle intenzioni della giunta in merito. Il “fantasma” di un bando con pochissime adesioni al Poc e oneri urbanistici inferiori al previsto nelle casse comunali, sta agitando in queste ore il sonno di parecchi amministratori. Restano d’altra parte aperti anche i temi posti dal verde Leonardo Fiorentini, che ha votato contro il Poc in circoscrizione: case nuove previste con tantissime abitazioni vuote e sfitte, aree di riqualificazione da incentivare ulteriormente rispetto alle zone “vergini”. (s.c.)

  • Nuove case, settimana cruciale Nei quartieri c’è stato scontro

    Nuove case, settimana cruciale Nei quartieri c’è stato scontro
    La Nuova Ferrara del 12/07/2010 ed. Nazionale p. 6
    Scarica in formato pdf: nuova_fe_120710.pdf.

    Non è certo stato liscio il percorso nelle circoscrizioni del Piano operativo comunale, cioè l’applicazione del Psc che prevede la costruzione di 2.000 nuove abitazioni in cinque anni. In Centro si è addirittura creata una situazione di potenziale bocciatura, con la maggioranza “salvata” dall’astensione di Lega e Pdl, a causa delle assenza e del voto contrario di Leonardo Fiorentini (Verdi). Alla “2” si è invece registrata l’astensione del presidente Fausto Facchini (Prc-Pdci). Benzina sul fuoco di una discussione che si preannuncia animata di suo, nelle due commissioni (domani audizione dei professionisti) precedenti alla presentazione del documento degli obiettivi, lunedì prossimo in consiglio comunale. Curiosamente, le osservazioni di Fiorentini e Facchini sono di segno quasi opposto. Il verde ricorda che ci sono già 9.077 alloggi non utilizzati, «anche se fosse la metà sarebbero la prova provata che si è costruito troppo e male negli anni scorsi», e quindi «se mai dei nuovi alloggi devono essere realizzati, questi devono essere esclusivamente collocati nelle zone di riqualificazione indicate dal Psc». Per Facchini, invece, c’è rischio che il bando previsto per ottobre vada deserto, «perchè se ad una piccola impresa imponi 400 metri quadrati di perequazione (opere pubbliche dove decide il Comune, ndr) per costruirne 800, non ce la fa. Una grande sì. Tra le cose che non tornano c’è anche la quota di edilizia popolare: i 2.000 nuovi alloggi sono già di fatto esauriti, non vedo posto per i 400 promessi di edilizia popolare».

  • Il Comune trovi il coraggio di frenare l’uso del territorio

    «Il Comune trovi il coraggio di frenare l’uso del territorio»
    Il Resto del Carlino del 10/07/2010 ed. Ferrara p. 15

    Scarica in formato pdf: rdc_10_7_2010.pdf

    DOPO IL presidente della Circoscrizione Fausto Facchini, anche dai Verdi arriva una secca bocciatura per il Poc, il Piano Operativo Comunale: «Serve più coraggio, il Comune deve dire stop al consumo del territorio – afferma Leonardo Fiorentini, unico eletto degli ecologisti nelle istituzioni ed ex presidente della Circoscrizione Centro -; sono troppi i 2000 alloggi previsti dalla strumentazione urbanistica, e manca una proposta concreta per la riqualificazione della città urbanizzata». IL DOCUMENTO è condiviso dalla federazione provinciale dei Verdi: «Bisogna decidere se lasciare a un mercato, che come è evidente non sa regolarsi, la proposta su dove e come costruire, oppure indicare dove costruire, e in che modo, ciò che serve alla città – affermano gli ecologisti -. Non viviamo certo su Marte: sappiamo che il settore edile deve pur… costruirsi un futuro, ma sappiamo anche che alcune delle aree di riqualificazione individuate (Foro Boario, Stu, lo stesso Sant’Anna, la caserma di Cisterna del Follo) sono di proprietà pubblica e rappresentano alcuni dei nodi fondamentali da sciogliere per il futuro di questa città, mentre tante aree di espansione sono oggi campagna». PERCIO’ si chiede «un atto politico di netta discontinuità con il passato. Non basta la perequazione che favorisce la riqualificazione – incalzano i Verdi -: se mai dei nuovi alloggi devono essere realizzati, questi devono essere esclusivamente collocati nelle zone di riqualificazione indicate dal Psc». Di qui l’invito «a scrivere nel Poc che per i prossimi 5 anni il Comune dirà stop al consumo del suo territorio, che non si cementificherà ulteriore suolo perché è interesse di tutti che ciò non avvenga, e che invece si riqualificheranno parti di città in disuso che hanno urgente bisogno di un intervento urbanistico perché hanno perso da tempo le loro funzioni o le perderanno presto. Il Comune deve avere il coraggio di dire che prima di costruire nuovi condomini o villette, nel centro come nel forese è indispensabile ristrutturare e riqualificare quelle esistenti, abitate e poi abbandonate o come spesso è successo in questi anni, mai abitate».

  • Un po’ di coraggio politico

    Mercoledì sera ho votato contro il documento degli obiettivi e i 2000 nuovi alloggi del Piano Operativo Comunale  di Ferrara. Oggi faccio una proposta per la riqualificazione della Città urbanizzata.

    Una premessa. Il tempo che ci è stato concesso per analizzare il documento degli obiettivi del Piano Operativo Comunale, nei fatti una settimana, non ha certo permesso un’analisi approfondita. Ci si è dovuto, per il momento, limitare ai “conti della serva”.

    Che sono presto fatti, e non tornano. Il documento prende come riferimento una previsione di crescita della popolazione che richiederebbe circa 1500 nuovi alloggi nei prossimi cinque anni. Circa 700 sono gli alloggi già realizzabili da PUA già approvati ma non ancora attuati, altri 800/900 sono i nuovi alloggi stimati da interventi diretti che non richiedendo Piani attuativi saranno regolati dal RUE. Gli alloggi necessari sarebbero così esauriti ancor prima di aprire il bando del POC. In più la situazione del mercato immobiliare ferrarese è sotto gli occhi di tutti: i 9077 alloggi (stima dataci in Commissione) non utilizzati sono troppi. Per intenderci sono praticamente quelli previsti come crescita della città dall’intero PSC. Anche se fossero la metà sarebbero la prova provata che si è costruito troppo e male negli anni scorsi, come spesso abbiamo denunciato ricordando sempre la strenua opposizione dei Verdi al PRG soffrittiano. Per questo nelle passate due legislature abbiamo fortemente voluto un PSC che ha diminuito di 3 volte la capacità edificatoria residua del PRG del 95 e imporrà tramite il RUE una migliore qualità del costruito.

    Eppure oggi si propongono 2000 nuovi alloggi. Bisogna decidere quale è l’obiettivo di questo POC: se lasciare ad un mercato, che come è evidente non sa regolarsi, la proposta su dove e come costruire, oppure se indicare dove costruire – e in che modo – ciò che serve alla città. Ci vuole coraggio, perché è proprio nei momenti di difficoltà e di crisi economica che il decisore politico deve indirizzare un mercato incapace di funzionare verso una ristrutturazione di se stesso, o meglio – parlando di urbanistica – ad una riqualificazione di se stesso. Non viviamo certo su Marte: sappiamo che il settore edile deve pur “costruirsi” un futuro, ma sappiamo anche che alcune delle aree di riqualificazione individuate (Foro Boario, STU, lo stesso Sant’Anna, la Caserma di Cisterna del Follo) sono di proprietà pubblica e soprattutto rappresentano alcuni dei nodi fondamentali da sciogliere per il futuro di questa città, mentre tante aree di espansione sono oggi campagna.

    Per questo da ecologisti crediamo che il Comune debba fare una scelta forte e compiere un atto politico di netta discontinuità con il passato di questa città. Per fare questo non basta la perequazione che favorisce la riqualificazione: se mai dei nuovi alloggi devono essere realizzati, questi devono essere esclusivamente collocati nelle zone di riqualificazione indicate dal PSC.

    15 anni fa proponemmo un corso di formazione su ristrutturazione e restauro per i dipendenti della Coopcostruttori. Ne avremmo guadagnato tutti, probabilmente anche i soci della cooperativa di Argenta. Oggi proponiamo che si indichi con decisione la strada da intraprendere per un settore, quello dell’edilizia, che ha fortissima necessità di innovarsi e di ritrovare la qualità perduta. Proponiamo che si scriva nel POC, e abbiamo il tempo per farlo, che per i prossimi 5 anni il Comune di Ferrara dirà STOP al consumo del suo territorio, che non si cementificherà ulteriore suolo perché è interesse di tutti che ciò non avvenga, e che invece con le risorse umane ed economiche cittadine si riqualificheranno parti di città in disuso che hanno urgente bisogno di un intervento urbanistico perché hanno perso da tempo le loro funzioni o perchè le perderanno presto. Il Comune deve avere il coraggio di dire che prima di costruire nuovi condomini o nuove villette, nel centro come nel forese è indispensabile ristrutturare e riqualificare quelle esistenti, abitate e poi abbandonate o come spesso è successo in questi anni, mai abitate.

    E’ necessario infine che sul processo di formazione del POC vi sia una più forte partecipazione. Non solo degli operatori del settore, che probabilmente fino ad oggi hanno partecipato anche troppo alla pianificazione urbanistica nel nostro paese, ma dei cittadini e delle forze organizzate nella società.

    Come ecologisti ci impegneremo nei prossimi mesi per tutto questo.

    Concludendo con la partecipazione torniamo alla premessa: troppo poco è il tempo concesso all’iter istituzionale di discussione di questo importante atto di indirizzo, e ci pare scarsissima la discussione preventiva in una città ancora orfana nei fatti dell’Urban Center. Il metodo e la sostanza ci hanno  così spinto, con dispiacere, a esprimere un voto contrario in Consiglio sul Documento degli Obiettivi del POC.

    Leonardo Fiorentini
    Presidente Gruppo Verdi per la Pace Circoscrizione 1

  • POC. Ci vuole più coraggio: il Comune dica stop al consumo del territorio.

    I Verdi votano contro il documento degli obiettivi e i 2000 nuovi alloggi del Piano Operativo Comunale  di Ferrara e fanno una proposta per la riqualificazione della Città urbanizzata.

    Una premessa. Il tempo che ci è stato concesso per analizzare il documento degli obiettivi del Piano Operativo Comunale, nei fatti una settimana, non ha certo permesso un’analisi approfondita. Ci si è dovuto, per il momento, limitare ai “conti della serva”.

    Che sono presto fatti, e non tornano. Il documento prende come riferimento una previsione di crescita della popolazione che richiederebbe circa 1500 nuovi alloggi nei prossimi cinque anni. Circa 700 sono gli alloggi già realizzabili da PUA già approvati ma non ancora attuati, altri 800/900 sono i nuovi alloggi stimati da interventi diretti che non richiedendo Piani attuativi saranno regolati dal RUE. Gli alloggi necessari sarebbero così esauriti ancor prima di aprire il bando del POC. In più la situazione del mercato immobiliare ferrarese è sotto gli occhi di tutti: i 9077 alloggi (stima dataci in Commissione) non utilizzati sono troppi. Per intenderci sono praticamente quelli previsti come crescita della città dall’intero PSC. Anche se fossero la metà sarebbero la prova provata che si è costruito troppo e male negli anni scorsi, come spesso abbiamo denunciato ricordando sempre la strenua opposizione dei Verdi al PRG soffrittiano. Per questo nelle passate due legislature abbiamo fortemente voluto un PSC che ha diminuito di 3 volte la capacità edificatoria residua del PRG del 95 e imporrà tramite il RUE una migliore qualità del costruito.

    Eppure oggi si propongono 2000 nuovi alloggi. Bisogna decidere quale è l’obiettivo di questo POC: se lasciare ad un mercato, che come è evidente non sa regolarsi, la proposta su dove e come costruire, oppure se indicare dove costruire – e in che modo – ciò che serve alla città. Ci vuole coraggio, perché è proprio nei momenti di difficoltà e di crisi economica che il decisore politico deve indirizzare un mercato incapace di funzionare verso una ristrutturazione di se stesso, o meglio – parlando di urbanistica – ad una riqualificazione di se stesso. Non viviamo certo su Marte: sappiamo che il settore edile deve pur “costruirsi” un futuro, ma sappiamo anche che alcune delle aree di riqualificazione individuate (Foro Boario, STU, lo stesso Sant’Anna, la Caserma di Cisterna del Follo) sono di proprietà pubblica e soprattutto rappresentano alcuni dei nodi fondamentali da sciogliere per il futuro di questa città, mentre tante aree di espansione sono oggi campagna.

    Per questo da ecologisti crediamo che il Comune debba fare una scelta forte e compiere un atto politico di netta discontinuità con il passato di questa città. Per fare questo non basta la perequazione che favorisce la riqualificazione: se mai dei nuovi alloggi devono essere realizzati, questi devono essere esclusivamente collocati nelle zone di riqualificazione indicate dal PSC.

    15 anni fa proponemmo un corso di formazione su ristrutturazione e restauro per i dipendenti della Coopcostruttori. Ne avremmo guadagnato tutti, probabilmente anche i soci della cooperativa di Argenta. Oggi proponiamo che si indichi con decisione la strada da intraprendere per un settore, quello dell’edilizia, che ha fortissima necessità di innovarsi e di ritrovare la qualità perduta. Proponiamo che si scriva nel POC, e abbiamo il tempo per farlo, che per i prossimi 5 anni il Comune di Ferrara dirà STOP al consumo del suo territorio, che non si cementificherà ulteriore suolo perché è interesse di tutti che ciò non avvenga, e che invece con le risorse umane ed economiche cittadine si riqualificheranno parti di città in disuso che hanno urgente bisogno di un intervento urbanistico perché hanno perso da tempo le loro funzioni o perchè le perderanno presto. Il Comune deve avere il coraggio di dire che prima di costruire nuovi condomini o nuove villette, nel centro come nel forese è indispensabile ristrutturare e riqualificare quelle esistenti, abitate e poi abbandonate o come spesso è successo in questi anni, mai abitate.

    E’ necessario infine che sul processo di formazione del POC vi sia una più forte partecipazione. Non solo degli operatori del settore, che probabilmente fino ad oggi hanno partecipato anche troppo alla pianificazione urbanistica nel nostro paese, ma dei cittadini e delle forze organizzate nella società.

    Come ecologisti ci impegneremo nei prossimi mesi per tutto questo.

    Concludendo con la partecipazione torniamo alla premessa: troppo poco è il tempo concesso all’iter istituzionale di discussione di questo importante atto di indirizzo, e ci pare scarsissima la discussione preventiva in una città ancora orfana nei fatti dell’Urban Center. Il metodo e la sostanza ci hanno  così spinto, con dispiacere, a esprimere un voto contrario in Consiglio sul Documento degli Obiettivi del POC.

    Leonardo Fiorentini
    Presidente Gruppo Verdi per la Pace Circoscrizione 1

  • Non ci fermeremo per ferie

    Fare vecchia politica, come qualcuno ci ha accusato, non è certo nostra intenzione; noi lavoriamo assiduamente e dopo quattro anni di studio e lavoro di tecnici qualificati, in accordo con le amministrazioni comunali, non ci fermeremo per ferie e certo non ci faremo rallentare dai campionati di calcio, in barba agli sfottò di chi critica: non possiamo aspettare i tempi di tutti, ci siamo posti come obiettivo di mandato la realizzazione del PSC e lo stiamo portando avanti; un piano già discusso ed approvato non solo dalla giunta di Cento ma anche dai sei Comuni dell’Alto Ferrarese durante la Conferenza dei Sindaci che si è svolta a Sant’Agostino il 9 giugno scorso.

    I dati, se qualcuno li ha mai davvero voluti approfondire, sono sempre stati disponibili sui siti internet del comune: su quello di Bondeno prima e sul nostro sito poi; inoltre numerosi sono stati i seminari  pubblici organizzati: la disponibilità è sempre stata totale e abbiamo cercato il coinvolgimento per quanto possibile.

    Non si può ridurre il PSC a due tavole dove i cittadini possono verificare meramente quali terreni sono “dentro”e quali “fuori”, e commentare senza una conoscenza più approfondita di come è stato elaborato e studiato senza verificare quali sono state le scelte, le volontà, le ipotesi e le proposte: è un progetto di territorio e c’è la massima volontà di lavorare in maniera coordinata.

    E’ vero che il piano strutturale deve interessare i cittadini ma si deve anche capire che al momento si parla di intercomunalità, di un progetto del territorio e il piano operativo comunale è l’ultima fase.

    La data del 28 giugno indica il momento di illustrazione in Consiglio Comunale del PSC, dove per altro i consiglieri hanno già tutta la documentazione, e da lì si potranno esaminare tutte le tavole e successivamente tutte le proposte, anche quelle che verranno dalla Provincia; se i 60 giorni per le osservazioni sono standard, le procedure amministrative e burocratiche, prima dell’approvazione definitiva, sono più lunghe.

    Possiamo al momento constatare che su 35mila abitanti di Cento erano presenti all’ultima riunione solo 130 persone, questo grandissimo interesse c’è davvero?

    Ufficio Stampa Comune di Cento

    Dell’ufficio stampa del Comune di Cento ce ne eravamo occupati tempo addietro.

    Diciamo che con il comunicato di oggi la forma è sensibilmente migliorata, anche se potremmo discutere sullo stile ben poco istituzionale.

    Nel merito apprendiamo invece che l’Amministrazione di Cento non si fermerà per le Ferie nè per i campionati di Calcio: in fondo deve approvare il PSC, ed il prima possibile visti i problemi giudiziari del Sindaco.

    E poi, diciamolo, all’ultima riunione sul PSC c’erano solo 130 persone (centotrenta!!): che bisogno c’è di approfondire e dibattere il futuro di Cento?

  • Botteghe storiche

    Il Comune di Ferrara ha giustamente vincolato 29 botteghe storiche del centro: non si potranno modificare insegne, vetrine e a volte anche gli arredi. Si tratta di conservare e tutelare un patrimonio di tutta la città, come è giusto che sia, e permettere di accedere ai contributi regionali.

    Ma credo anche il Comune potrebbe dare un piccolissimo segnale. Ad esempio con agevolazioni sulle imposte comunali: perchè far pagare l’imposta sulle insegne o sulle tende all’ipotetico negoziante di prodotti gastronomici che si insedia, mantenendolo vivo, nel negozio sovrastato dall’insegna “Cartoleria” o “Farmacia”?

    Così in Circoscrizione 1 abbiamo dato un suggerimento all’amministrazione. Vedremo se sarà accolto.

  • Piano casa. Due considerazioni, tre proposte e quattro voti.

    immagine-15Pubblico l’intervento di ier sera in Consiglio di Circoscrizione sulla delibera comunale sul Piano Casa. Un pippotto politico, 3 proposte (a mio parere di assoluto buon senso), 3 voti contrari a larghissima maggioranza, un voto di astensione sulla delibera (il mio).

    “Il “piano casa” di B. non l’ha applicato lui, ma le regioni. Se questo non è regime, è almeno egemonia.” Così scrive Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, su La Repubblica il 2 settembre 2009

    Insomma, sul piano casa (come su tante altre cose) Berlusconi ha lanciato il sasso e nascosto la mano. Il Governo infatti, dopo i proclami, non ha fatto ancora il decreto promesso da lì a 10 giorni (del resto era pur sempre il 1° aprile). Siamo già a settembre e non ce ne è traccia.

    Non posso non essere d’accordo con Settis, ed è anche facile capire che le forze della betoniera facile in queste occasioni spuntano come funghi ovunque. Però mi pare ormai innegabile che il centro sinistra ha, come al solito, abboccato alla finta e fatto il lavoro sporco: vuoi spinti dall’orrore della prima versione del piano berlusconiano, vuoi spinti da un sincero desiderio di qualificare dal punto di vista energetico il nostro patrimonio edilizio, vuoi sulla pressione dei costruttori…

    Sia chiaro, altre Regioni, come la Lombardia hanno fatto cose ben peggiori e disastrose. Ma prego le forze della coalizione in cui mi riconosco e che magari si augurano un aumento di consenso per il provvedimento sull’ampliamento, di ricordarsi che – nonostante tutti gli sforzi – fra 1 o 4 anni che siano, il Piano Casa sarà nell’immaginario collettivo “quello di Berlusconi”. Nonostante non abbia fatto nulla, e a conferma della sua egemonia sulla politica degli ultimi vent’anni.

    Non ci si nasconda poi troppo dietro alla qualificazione energetica degli edifici, prevista per fortuna dalla nostra regione. Perché quasi in contemporanea c’è stato l’attacco governativo agli incentivi proprio riferiti agli interventi di qualificazione energetica, salvati solo in extremis dagli emendamenti al decreto anticrisi, il che la dice lunghe sulle reali intenzioni di questo governo.

    Detto questo nella scorsa legislatura abbiamo giustamente approvato una variante al Regolamento Edilizio che anticipa molto di quella sburocratizzazione dell’iter edilizio promessa dal Governo, ma abbiamo anche approvato, con tanta fatica, un PSC che prevede una diminuzione della volumetria complessiva rispetto alle previsioni del PRG vigente. E’ evidentemente grottesco come ora ci troviamo a dover subire un provvedimento che scarica sul territorio inteso come bene comune (e sulla domanda di cemento) l’incapacità della politica di dare risposte nuove alla crisi economica in atto (-5% di PIL, ricordarlo ogni tanto fa bene).

    Fatte queste considerazioni politiche su un provvedimento che ritengo geneticamente sbagliato sono ovviamente tendenzialmente favorevole a qualsiasi limitazione possa prevedere l’amministrazione, e per questo avevo presentato in luglio un’interpellanza sul tema.

    Però vorrei integrare le ulteriori limitazioni proposte, e precisamente:

    Condono
    Si propone, riprendendo una norma fatta propria dalla regione toscana, di escludere dall’applicazione delle norme del piano casa gli edifici che negli anni passati hanno già usufruito del loro “piano casa fai da te”. Premiare chi in sfregio delle norme urbanistiche ha edificato o ampliato, con una nuova possibilità di ampliamento mi sembra un po’ troppo. Per rispetto del Territorio, della legalità e degli altri cittadini rispettosi delle norme.

    Piano Aria
    La proposta è di prevedere anche l’esclusione per gli edifici residenziali collocati all’interno delle fasce di rispetto individuate dal Piano di Tutela e Risanamento della Qualità dell’Aria. All’art. 25, comma 3 delle NTA infatti lo strumento di pianificazione della nostra provincia prevede, e qui cito, “la definizione di distanze minime degli insediamenti dalle fonti emissive di notevole entità, comprese le infrastrutture di trasporto, idonee alla riduzione della popolazione esposta, attenendosi in linea di massima al principio di non approvare nuove previsioni urbanistiche che prevedano la realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, sanitari o scolastici a distanze (calcolate su proiezione orizzontale) inferiori alle seguenti:

    • m 50 dal confine stradale delle strade extraurbane, esistenti o progettate, classificate come rete di base di interesse regionale, della viabilità extraurbana secondaria di rilievo provinciale o interprovinciale e delle strade classificate come strade di scorrimento;

    • m 150 dal confine stradale delle strade extraurbane, esistenti o progettate, classificate come rete autostradale e “grande rete” di interesse nazionale/regionale

    Tutela degli immobili da PSC
    Come si pone la norma rispetto alle classificazione di tutela degli immobili/categoria di intervento del nuovo PSC? Vale la categoria del vecchio PRG finchè non è approvato il RUE. Siccome è possibile che ci siano edifici per cui ora sono previsti “interventi di ripristino edilizio e di ristrutturazione edilizia e urbanistica” mentre nel PSC sono stati definiti di “interesse storico-architettonico” (si pensi solo a tutta l’architettura del novecento) la proposta, per esser certi di non dilapidare il lavoro fatto negli ultimi 10 anni di pianificazione urbanistica di escludere anche gli immobili definiti dal PSC vigente di “interesse storico-architettonico” (quelli maggiormente tutelati dal PSC).

    Voti sulle proposte di integrazione alla delibera:

    – escludere gli edifici che hanno usufruito di condono edilizio per aumento di superficie.
    3 favorevoli (Verdi, IDV, 1 PD), 16 contrari

    – escludere gli edifici residenziali collocati all’interno delle fasce di rispetto individuate dal Piano di Tutela e Risanamento della Qualità dell’Aria (art. 25, comma 3 delle NTA)
    1 favorevole (Verdi), 18 contrari

    – escludere gli immobili definiti dal PSC vigente di “interesse storico-architettonico”
    1 favorevole (Verdi), 18 contrari

    Vista l’indisponibilità ad accettare neanche una delle proposte all’interno del parere non vincolante della Circoscrizione mi sono visto costretto all’astensione sulla delibera (passato poi con 11 voti favorevoli e 8 astenuti).

  • Riqualificare le aree demaniali…

    Così l’ex Ministro all’Ambiente, ora alle Infrastrutture Altero Matteoli, dal Corriere della Sera:

    “è prevista la valorizzazione di aree demaniali con la loro riqualificazione urbana”

    Voce Demanio, su wikipedia, mi pare chiara ed esaustiva:

    il demanio è costituito dai seguenti beni: il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia (c.c. 2774, Cod. Nav. 28, 29, 692); le opere destinate alla difesa nazionale.Fanno allo stesso modo parte del demanio pubblico, ma solamente se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi (Cod. Nav. 692 a); gli acquedotti; gli immobili riconosciuti d’interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia; le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche; e infine gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico.

    Tali beni possono anche appartenere alle regioni, alle province o ai comuni, costituendo così il demanio regionale, provinciale o comunale, ma sono ugualmente soggetti al regime del demanio dello stato.

    La principale caratteristica dei beni che fanno parte del demanio pubblico è la loro inalienabilità. Essi non possono essere venduti (se non in forza di una specifica nuova legge) e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano (Cod. Nav. 30 e seguenti).

    Sui beni demaniali si esercita l’uso pubblico, cioè la collettività ne può godere i benefici direttamente (come nel caso delle spiagge o dei musei) o indirettamente (nel caso dei porti o degli aeroporti).

    Quindi vecchie caserme e vecchie stazioni sono lì pronte per la speculazione (altrui, visto che non c’è rischio che il vantaggio economico vada allo Stato..), anche in deroga agli strumenti urbanistici se al di fuori di zone tutelate…

    Sempre che non siano in Lombardia, lì si puo’ speculare anche in quelle tutelate.

  • Piano Casa: quali le conseguenze a Ferrara?

    immagine-15Ho protocollato in data odierna la prima interpellanza da consigliere dei Verdi in Circoscrizione 1 sugli effetti della deliberazione 91/2009 della Regione Emilia Romagna  recante il titolo “GOVERNO E RIQUALIFICAZIONE SOLIDALE DEL TERRITORIO“. L’interpellanza trae spunto da un intervento pubblico dell’assessore all’Urbanistica della precedente legislatura Raffaele Atti, il quale metteva in luce alcuni aspetti della normativa regionale – che traduce l’accordo Governo-Regioni sul cosiddetto “Piano Casa” di Berlusconi – che  potevano mettere in discussione la possibilità di intervento da parte dei Comuni, in particolare di quelli in fase di rinnovo, e quindi la loro stessa potestà pianificatoria.

    Se da un lato è da apprezzare il tentativo delle regioni di depotenziare gli effetti sul territorio del Piano Casa di Berlusconi, limitandone fortemente gli ambiti di intervento e salvaguardando i centri e gli insediamenti storici, dall’altro lato vi sono aspetti, come la genesi stessa dell’iniziativa o come quelli messi un luce qualche settimana fa da Atti, che non possono non preoccupare. Per questo ho chiesto quali siano stati gli eventuali contatti intervenuti tra l’Amministrazione comunale e la Regione e soprattutto se gli uffici comunali stiano procedendo ad una verifica dell’impatto della nuova normativa nella nostra Circoscrizione ed in tutta la città.

    Se infatti fosse confermato, così come pare  il termine perentorio di 60g per escludere l’applicabilità delle norme sugli interventi di ampliamento e su quelli di demolizione e ricostruzione in relazione a immobili specifici o ambiti del proprio territorio, come recita la legge, “per ragioni di ordine urbanistico, edilizio, paesaggistico, ambientale e culturale ovvero stabilire limiti differenziati in ordine alle possibilità di ampliamento accordate da detti articoli, in relazione alle caratteristiche proprie dei singoli ambiti e del diverso loro grado di saturazione edilizia” sarebbe urgente una ricognizione dell’effettivo campo d’applicazione e l’assunzione di un provvedimento consiliare urgente onde evitare che un provvedimento che potrebbe anche avere positivi effetti sull’efficienza energetica e la qualità del costruito, non si tramuti in un aumento incontrollato e incontrollabile di cubatura nel perimetro urbano.

    Peraltro vi sono anche interessanti opportunità che si potrebbero aprire, a seconda dell’interpretazione della norma, in particolare per quel che riguarda gli edifici già definiti incongrui all’interno del Centro Storico di Ferrara che potrebbero essere finalmente delocalizzati liberando aree e spazi – non più edificabili – all’uso pubblico.

    Da scaricare, in formato pdf:
    Interpellanza del consigliere Fiorentini: piano_casa
    Lettera aperta del precedente assessore all’urbanistica: estensecom-piano-casa-atti-scrive-ad-errani-versione-stampabile
    Deliberazione 91/2009 del consiglio regionale: governo_territorio_2009

  • Parere Circoscrizione Centro Cittadino sull’adozione del PSC

    Il consiglio della Circoscrizione Centro Cittadino del Comune di Ferrara riunito nella seduta dell’11 luglio 2007

    Premesso

    Che nel corso del 2006 il Consiglio è stato sollecitato ad esprimere alcune indicazioni ed indirizzi di merito, affinché  l’Amministrazione comunale, nell’ambito delle successive fasi di elaborazione del PSC e degli altri strumenti urbanistici attuativi previsti dalla L/R 20/2000, potesse opportunamente tenerne conto

    Rilevato

    Che la gran parte delle indicazioni espresse da questo Consiglio di Circoscrizione riferite al Centro Storico sono state recepite nella proposta di PSC portata all’esame per l’adozione

    Esprime
    le seguenti indicazioni:

    tav. Tutela Storico Culturale: considerata la scelta di individuare su questa tavola solamente due grandi categorie di edifici “di interesse storico Architettonico” e “di pregio storico-culturale e testimoniale”, costituendo di fatto due soli livelli di vincolo per tipo di intervento edilizio sul patrimonio esistente e constata altresì una notevole presenza di edifici all’interno del c.s. con un vincolo di interesse storico Architettonico (colore viola), riteniamo sia indispensabile che nel RUE sia prevista una più analitica classificazione per meglio definire una tipologia di intervento specifica edificio per edificio, con l’intento da un lato di tutelare effettivamente il ricco patrimonio architettonico della città prevedendo interventi di restauro conservativo e dall’altro evitare di imporre incongrui vincoli e divieti, e conseguenti lunghi tempi di rilascio delle concessioni, a fabbricati o porzioni di essi che dopo un oggettivo riscontro dello stato dei luoghi non risultassero di alcun interesse storico-culturale-architettonico. In questo modo si potrà favorire anche espressioni di architettura contemporanea e/o interventi con utilizzo di nuove tecnologie (bioedilizia, miglioramenti dell’efficienza energetica etc.).

    Gestione dei vincoli:  si ritiene che mentre sia stato effettuata una attenta analisi con il quadro conoscitivo dell’area vasta, il c.s. richieda un  processo costante e più analitico e specifico volto ad acquisire ogni elemento non direttamente riscontrabile da una visione esteriore degli immobili (che peraltro non possiamo verificare e analizzare in questa sede come Circoscrizione). Data la prevista rigidità del sistema dei vincoli nel nucleo storico si invita quindi l’amministrazione a dare massima pubblicità alla tavola in oggetto e a definire una procedura di verifica dell’effettiva ragione del vincolo che preveda modalità e tempi certi per la risposta al cittadino.

    Tavola dei Sistemi: si condivide il progetto di futura mobilità che emerge dal Piano, con l’ipotesi di interruzione dei due assi di attraversamento della città per accorpare le zone a ztl e pedonali, con la conferma dei parcheggi esistenti e, previa realizzazione dei nuovi parcheggi di arroccamento, e con l’individuazione dei terminal pubblici, turistici e di interscambio. In particolare ricordiamo che è comunque necessario dare risposta alla sempre maggiore richiesta di parcheggi per il residenti del c.s. per almeno 3 ordini di motivi: 1) per favorire l’uso abitativo nel centro, 2) per evitare incongrui interventi sul patrimonio edilizio che sottraggono ambienti a  vocazione commerciale o artigianale e di conseguenza privano il centro di luoghi da destinare a queste attività, 3) togliere auto dalla strada a sicuro vantaggio del paesaggio urbano e della mobilità ciclabile. Si ritiene che nel medio-lungo termine i parcheggi interni al Centro (Mercato Coperto, S. Guglielmo, Cavallerizza ecc.) dovranno essere progressivamente riservato ai residenti ed alle attività economiche del Centro Storico. Riteniamo inoltre che su questa tavola possano essere maggiormente estese le direttrici di attraversamento ciclabile della città all’interno delle mura (colorazione azzurra) con particolare attenzione agli assi di Giovecca e Porta Mare/Porta Po.

    Si suggerisce di ampliare il subsistema attrezzature e spazi collettivi (l’area in blu) del monastero di s.Antonio in Polesine includendo anche il vicino lotto di proprietà del Demanio.

    Si suggerisce di ampliare l’area in blu della cara di riposo di Via Ripagrande anche l’area dell’ex Poliambulanza come di fatto ampliamento dei servizi dell’IPAB.

    Tav. Luoghi azioni – trasformazioni: Riteniamo possano essere segnalate  come “centralità” già esistenti o future, luoghi come il complesso di S. Maria della Consolazione, la Sinagoga di via Mazzini ed in particolare i locali ex Amga delle Mura rinascimentali (come centro ricreativo-culturale “cittadella della musica”) al fine di contribuire coerentemente a perseguire quella più volte espressa politica finalizzata al mantenimento e valorizzazione di questo straordinario patrimonio e al suo utilizzo da parte della città.

    Scheda d’ambito

    Rete fognaria: risultano problemi di allagamenti dovute a scarsa manutenzione/inadeguatezza del sistema fognario anche in: Via Ripagrande, Rampari di San Paolo/Via della Grotta, Via del Gambone

    Siti contaminati: risulterebbe la presenza di un deposito carburante interrato presso la Caserma di Cisterna del Follo

    Attività culturali, associative e politiche: a puro titolo di segnalazione rileviamo che sono 2 i centri sociali autogestiti presenti sul territorio mentre i circoli Arci presenti sono almeno 3 e le sedi di associazioni sicuramente più di 8.

    Obiettivi e requisiti RUE:
    – si propone di inserire una norma che preveda un percorso agevolato per la conversione e riqualificazione di tetti e tettoie (a volte fatiscenti) presenti nel centro storico con impianti fotovoltaici e solari, nel pieno rispetto dei vincoli urbanistici e monumentali, anche prevedendo una proposta progettuale elaborata dall’amministrazione in accordo con la competente soprintendenza

    – si propone di inserire una norma che preveda, per quel che riguarda il sistema fognario la separazione di acque bianche e scure, sfruttando laddove possibile la vicinanza con il canale del Po di Volano, in particolare per quel che riguarda gli ambiti di riqualificazione a sud della cinta muraria. Gli interventi di rifacimento del sistema fognario dovrebbero poi puntare al medesimo obbiettivo da raggiungere progressivamente anche nel nucleo storico edificato.

    Obiettivi e requisiti POC:

    – si propone di porre l’obbiettivo del progressivo spostamento del parcheggio residenziale dalle strade ai parcheggi già previsti dal sistema della mobilità, con la liberazione dalle auto della zona medievale e rinascimentale e con la realizzazione di collegamenti urbani ciclabili (con particolare riferimento a Corso Giovecca e all’asse Porta Po-Porta Mare)

    Si propone infine una verifica periodica della “salute urbana” della città storica individuata dal perimetro delle mura rinascimentali al fine di potere articolare nel tempo diversi interventi quali: un censimento delle situazioni di nuovo degrado del tessuto urbano e monumentale; monitoraggio e controllo sulle esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria; programmazione dei principali interventi di completamento del Progetto Mura in modo da trovare le soluzioni tramite interventi diretti dell’Amministrazione, obbligo di intervento dei privati o inserimento nei POC a seconda delle responsabilità e delle possibilità operative.

    Sottoambiti in deroga

    Per quello che riguarda i sottoambiti in deroga si ritiene, a livello generale, che possano essere concesse deroghe per l’aumento di volume solo laddove vi sia un immediato e prevalente interesse pubblico o una effettiva necessità di completamento urbanistico.

    In particolare:

    Sub. 1 Via Darsena: si conferma quanto precedentemente indicato nel parere sulla Bozza e peraltro recepito negli indici.

    Sub. 4 Piangipane: si conferma quanto precedentemente indicato nel parere sulla Bozza

    Sub. 8 S. Etienne: nella casella obiettivi e requisiti del POC venga inserita la riqualificazione dell’edificio dell’ex mercato con specifica destinazione a parcheggio prevalentemente destinato alla residenza, che nella prevista riqualificazione delle piazze venga espressamente perseguita la volontà di non adibirle a parcheggio e recuperarne il ruolo di luogo sociale urbano;

    Sub. 9 S. Romano: estendere l’area del sottoambito per includere anche l’area scoperta ed il vicolo di collegamento a via San Romano, al fine di vincolare l’eventuale intervento alla riqualificazione ad uso pubblico della zona.

    Sub. 10 Duomo: riteniamo la previsione di ricostruzione del volume dell’antica sacrestia (contenuta anche nel PRG vigente) ormai superata alla luce dei recenti interventi per la costruzione della nuova e per il recupero della zona dell’Abside della Cattedrale.

    Sub. 12 S. Francesco: non si ravvisano le condizioni di cui in premessa.

    Sub.  14 S. Anna: si richiama quanto precedentemente indicato nel parere sulla Bozza con l’invito di prevedere un concorso internazionale di progettazione per il riutilizzo dell’area

    Considerazioni finali

    Il PSC in quanto strumento urbanistico avrà prospettive di lunga durata nel tempo e si troverà ad operare in una società in costante mutazione, sotto l’aspetto demografico, economico sociale e culturale: l’evolversi della composizione sociale e dei complessi aspetti di integrazione della popolazione, renderà necessario mantenere aperto un “ufficio di piano” che anche dopo l’adozione del PSC continui a raccogliere le istanze dei cittadini, valuti proposte e indicazioni provenienti dalle istituzioni e dalla società civile, per tradurli in provvedimenti di modifica e correzione in modo da rendere anche  il quadro conoscitivo della città non un documento chiuso o a termine, ma uno strumento continuamente aggiornato.

    Per mantenere vivo e vitale il nostro c.s. occorre ricercare nuove discipline e  politiche che facilitino una utenza abitativa il più diversificata e stabile possibile e che permettano inoltre di agevolare gli insediamenti di tipo artigianale, artistico e commerciale.

    Sarà infine indispensabile che venga data la più ampia diffusione e spiegazione alla cittadinanza sui contenuti del piano, la nostra Circoscrizione si impegna si da ora a dare il proprio contributo in questa direzione.

     

  • Dove sta il partito del cemento?

    A Bergamo evidentemente a destra, come dimostra questo bel manifesto dei Verdi con Bruni.

    A Ferrara, vale la pena di ricordarlo di questi tempi, anche un po’ a sinistra

  • Contrordine compagni!

    Mi spiegate bene cos’è cambiato del Piano Casa da non far più gridare i Governatori all’ennesimo Sacco del Territorio italiano?

    Cioè che non si potessero espandere le case nei centri storici e nelle aree protette mi pare fosse nell’ABC di una urbanistica un minimo sensata.

    Resta in piedi l’aumento del 20% senza alcun vincolo di efficienza energetica per villette uni e bifamiliari e condomini, addirittura del 35% (fate voi i conti su quanto potrebbe allargarsi solo il Grattacielo…) per demolizioni e ricostruzioni con interventi di bioedilizia.

    Insomma o mi spiegano meglio il “nel rispetto dei programmi urbanistici”, che sul corriere è un po’ più vincolante, oppure mi pare solo una concessione al bon ton istituzionale…

  • Le 119 pagine di Rue…

    Se vi state chiedendo cos’è il RUE, non preoccupatevi. E’ normale.

    Si chiama Regolamento Urbanistico Edilizio e si tratta del nuovo strumento urbanistico di cui si è cominciata la discussione in Comune, con una serie di incontri con le Circoscrizioni per presentare i primi elaborati di quello che dopo l’approvazione del PSC (entro 45 giorni la provincia dovrà pronunciarsi sull’intesa) sarà il prossimo scoglio urbanistico da affrontare in Consiglio, non sappiamo ancora se in questa o nella prossima legislatura.

    Il RUE è lo strumento di attuazione del PSC che ha il compito di disciplinare l’attività edilizia in generale e le trasformazioni urbanistiche negli ambiti consolidati e nel territorio rurale, gli interventi diffusi sul patrimonio edilizio esistente nel centro storico e negli ambiti da riqualificare e gli interventi negli ambiti specializzati per attività produttive, volti al completamento, modificazione funzionale, manutenzione ed ammodernamento delle urbanizzazioni e degli impianti tecnologici.

    Il Consiglio Comunale, dopo una fase di consultazione degli Ordini professionali e delle Associazioni del settore, nella seduta del 19/03/2008, con delibera P.G. 7561 ha approvato un Documento degli obiettivi del RUE contenente gli indirizzi per la redazione del Regolamento Urbanistico Edilizio.

    Siccome ci piace fare le cose per bene e magari fra voi lettori c’è anche qualcuno interessato a conoscere e magare mandare suggerimenti, lo invito a seguire questo link, scaricare gli elaborati e magari commentare sul blog.

  • Ristretta, radicale ed ideologica

    Purtroppo, nella nostra città, da molto tempo il governo comunale è influenzato da una ristretta, radicale ed ideologica visione ambientalista, che ha penalizzato lo sviluppo della città.

    Sarà mai il comuicato di Forza Italia a Ferrara? NO.

    Per caso è AN? NO!

    O è l’UDC estense? Certo che NO!

    La Lega? NO!

    Trattasi del comunicato della “Segreteria cittadina del PdCI Sezione di Ferrara, riunitasi venerdì 5 dicembre 2008” che evidentemente non aveva ancora digerito bene l’approvazione del PSC…

    E poi si chiedono ancora perchè la sinistra arcobaleno è stata un disastro…