La Veridian Dynamics esiste davvero
Allora la Veridian Dynamics esiste davvero:
Quando la “fanta-scienza” diviene realtà…
Ma almeno all’HP non suggeriscono ai neri di procurarsi una controfigura bianca che li accompagni…
Da Gizmodo, via Corriere della Sera.
Lo scisma di Treviso
Si fa per dire. Da Metilparaben.
Sig. Salvini, mi permetta una domanda.
Matteo Salvini è ormai un esponenti di spicco della Lega Nord per meriti sul campo. Da quando esternò “Carrozze metro solo per milanesi” di acqua sotto ai ponti ne è passata e il nostro è cresciuto tanto da causare scandalo in tutta la nazione con i suoi canti da “stadio” durante la festa padana…
Ma tant’è, veniamo al dunque. Il Sig. Salvini oggi si scaglia contro la sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che ha dato ragione all’aspirante autista di Metro extracomunitario che era stato escluso in virtù di un Regio Decreto del 1931, imponendo all’ATM di “rimuovere la richiesta di cittadinanza italiana o europea tra i requisiti per l’assunzione”:
“la sentenza è aberrante”: “E’ arrivata l’ora che questi giudici si trasferiscano in Marocco – dice – dove potranno assaporare le virtù del sistema giudiziario marocchino. A Milano i mezzi pubblici dovranno essere guidati solo da cittadini italiani. Chiamerò immediatamente Elio Catania (presidente di Atm, ndr) perché Milano e i milanesi siano rispettati e tutelati e gli fornirò centinaia di curricula di aspiranti autisti lombardi”
Ricordiamo che la “motivazione forte” dell’applicazione del decreto era che gli stranieri, per il semplice fatto di essere ‘non cittadini’, sono fonte di rischi per la sicurezza pubblica, come scritto a pag. 41 della memoria scritta di ATM:
“Il servizio di pubblico trasporto involge delicati aspetti di sicurezza pubblica, ed è particolarmente esposto, ad esempio, a rischi di attentati. È proprio di questi giorni la notizia, apparsa sulle maggiori testate giornalistiche, che cinque terroristi magrebini avrebbero organizzato un attentato nella metropolitana milanese che avrebbe dovuto realizzarsi prima delle elezioni del 2006”. E ancora: “Il legame personale del cittadino allo Stato dà maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica”
Giusto qualche giorno fa, lo stesso Sig. Salvini ha difeso con forza l’appalto alla Blue Berets per la “sicurezza” (SI-CU-REZ-ZA) all’interno della Metropolitana, nonostante l’organizzazione, presieduta da tal Vincenzo Scavo, iscritto all’MSI di Saja, utilizzi personale extracomunitario, come riporta l’inchiesta di Repubblica Milano (un cubano ed un ecuadoriano, nel caso specifico), sparandola grossa:
“Qualcuno mi deve spiegare perché dovremmo togliere l’appalto Blue Berets. Solo perché c’è uno del Msi dentro? Ma chissenefrega. Per me – spiega il deputato del Carroccio – potrebbero essere pure coordinate da Rifondazione Comunista. Ogni euro speso per la sicurezza è speso bene. E ogni berretto, di qualunque colore, in giro sui mezzi pubblici è benvenuto. L’altra sera – racconta Salvini – ero in metropolitana e gli ho visti ed è meglio che ci siano. Probabilmente gli amici del Pd hanno preso i mezzi pubblici quattro anni fa. Non mi interessano le simpatie politiche e non vado a chiedere ai volontari che cosa hanno votato l’ultima volta. L’essenziale è che facciano un buon lavoro”
Ora, Sig. Salvini, mi permetta una domanda e mi spieghi bene, perchè non capisco proprio bene il suo ragionamento sulle due vicende: l’attenuante che secondo lei permetterebbe ad un extracomunitario di lavorare presso la Metropolitana di Milano garantendo la SICUREZZA del servizio è l’essere grosso e nerboruto, l’essere di carnagione bianca (o al massimo olivastra) o più semplicemente l’essere fascista?
Milano ai Milanesi
Nel giorno in cui lui dice questo e questo, un grazie sentito alla neonata “Milano ai Milanesi” (e all’Associazione Esterni), promotrice della segnaletica oggi più in voga a Milano…
Controlli a campione.
Da Marcello ho intuito che le Ferrovie Nord milanesi non brillano certo per efficienza.
Ora scopro che per controllare i biglietti si fanno aiutare dai poliziotti…
DEL FATTO CHE SIAMO IN UN REGIME MILITARE, E NESSUNO DICE NIENTE
anche a volersi coprire gli occhi con le fette di salame, fare finta di niente, dirsi che è tutto normale, non si può negare la realtà: la realtà è che in questa nazione, negli ultimi mesi, si sta sprofondando sempre più in un regime di polizia. tra soldati dell’esercito che passano il tempo a fumare in piazza, ronde padane e non che vigilano sui vostri sonni, poliziotti che non hanno soldi per mettere la benzina nell’alfettone, e medici che volendo possono denunciare stranieri senza permesso di soggiorno che si fanno curare (col risultato che un medico su mille denuncerà, ma uno straniero su due eviterà di farsi curare).
ieri pomeriggio, treno che passa alle 16.52 da merone, direzione milano cadorna. ferrovie nord milano: un nome, una garanzia. si aprono le porte del vagone, e spuntano due poliziotti. con me, dalla stessa porta, entrano due ragazzi di colore, più un ragazzo, mulatto, con zaino in spalla. i due poliziotti, sulla porta, chiedono ai due ragazzi se hanno il biglietto, loro gli dicono di no, e i poliziotti allora fanno “ma cosa cazzo salite a fare, allora. state giù. dove cazzo volete andare se non avete il biglietto?”. nel frattempo, anche al ragazzo con lo zainetto, dall’altro poliziotto, viene controllato il biglietto, fronte e retro. io, che salgo di fianco a loro, vestito in giacca e cravatta, non vengo controllato. subito dopo, mentre mi siedo, e dico al ragazzo mulatto, mortificato per la scena, “dimmi te dove cazzo viviamo”, i due poliziotti iniziano a passeggiare. avanti e indietro per il vagone, e chiedono i documenti d’identità a due immigrati: parlottano con loro, fanno controlli, chiamano la centrale per le verifiche di rito. e, ad ogni fermata, si avvicinano alla porta, per controllare chi sale, e casualmente, chiedono sempre, solo ed esclusivamente alle persone che all’apparenza sembrano straniere, di mostrare un titolo di viaggio valido.
io, nonostante abbia il pc acceso, non sto lavorando, ma continuo a fissarli, per capire cosa diavolo sta succedendo. ad ogni fermata, continuano a passeggiare per i vagoni, e chiedono sempre di mostrare il biglietto alle persone straniere, non chiedono solo se ce l’hanno, vogliono vederlo, lo scrutano attentamente, controllano sul retro che sia vidimato.
quando arriva il controllore, un controllore donna, le chiedo come sia possibile che i poliziotti controllino i biglietti alla gente. lo faccio a voce alta. il controllore mi spiega che è un normale servizio di controllo, sul treno, da parte della polizia di stato, ed io gli obietto che possono tranquillamente fare il loro servizio di controllo, i poliziotti, ma che non è un loro diritto controllare il biglietto, che quello è il suo lavoro, non è il lavoro della polizia, e che se il poliziotto avesse chiesto a me il biglietto, mi sarei rifiutato di mostrarlo. la signorina riprova ad obiettare che è un loro diritto controllare che i passeggeri abbiano il biglietto, ma nel momento in cui le replico “non credo proprio che i poliziotti abbiano il diritto di controllare i biglietti, non è il loro compito”, il controllore, che capisce di non avere proprio tutte le ragioni di questo mondo, mi dice “deve chiederlo a loro, perché controllano i biglietti”, lavandosene le mani.
“loro”, intanto, avendomi sentito parlare ad alta voce, si affacciano nel vagone, e chiedono se “il signore avesse da lamentarsi di qualcosa”. mi giro verso di loro, e gli dico “mi stavo chiedendo per quale motivo controlliate i biglietti, dato che quello non è il vostro compito, ma è il compito del controllore”, e lui replica che “a seguito di lamentele a proposito di cittadini italiani e stranieri che viaggiano senza biglietto, loro stavano effettuando questo controllo”. il colpo di genio del poliziotto, all’ennesima mia replica sul fatto che loro non avessero nessun diritto per controllare i biglietti del treno, è stato rispondermi che “noi non controlliamo i biglietti. il controllore, controlla i biglietti. noi, li osserviamo. OS SER VA RE. noi li osserviamo e basta. ma se lei ha il biglietto in regola, non ha niente di cui preoccuparsi”. ho riguardato in faccia il controllore, mentre i poliziotti continuavano ad osservarmi, e le ho detto “guardi che loro non possono controllare il biglietto. e lei lo sa bene. e non lo osservavano, ma controllavano fronte e retro. e stanno controllando il biglietto solo a quelli di colore. e infine, ultima cosa, non stanno facendo salire sul treno la gente senza biglietto: se io sono senza biglietto, fino a prova contraria, sulle ferrovie nord, posso fare il biglietto sul treno, con un sovrapprezzo. i due poliziotti non hanno il diritto di fare i buttafuori all’entrata, soprattutto con le persone che individuano loro. ma han fatto così per tutto il viaggio”.
la cosa più triste, mentre la signorina mi guardava con uno sguardo tra il rassegnato e l’indifferente, i poliziotti tornavano nell’altro vagone per la loro ronda “paga biglietto”, è che, delle altre persone sul treno, nessuno ha detto niente, per appoggiare il mio discorso. solo un ragazzo di colore, alla fine, mi ha sorriso. ma a me non importava, ero incazzato nero, anche perché sapevo che i controllori (e così è stato), le altre volte che han continuato il loro giro (ma hanno smesso di chiedere i biglietti), se non mi han chiesto i documenti, per effettuare un controllo, era solo perché ero su quel treno in giacca e cravatta, e con un pc. se fossi stato vestito in “borghese”, come mi vesto al di là dell’orario lavorativo, sicuramente, in qualche modo, me l’avrebbero fatto pagare, quell’atto di “ribellione”.
se non altro, ora so che la polizia di stato, per risolvere i problemi dovuti ai tagli dei fondi a loro destinati, si muovono con le ferrovie nord: quindi, se avete bisogno di un poliziotto, vedete di farvi rapinare, o violentare, in un paese dotato di stazione ferroviaria e, trattandosi di ferrovie nord, almeno dieci minuti di ritardo, metteteli in conto.
adesso, com’è ovvio, anche se so che non serve a niente, questo post, viene spedito alle ferrovie nord, per protestare.
Via wittgenstein links.
vivi o morti, quantomeno feriti
“Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge”
“ho capito una cosa: questi vengono perchè è facile arrivare e nessuno li caccia. Ma proprio per questo abbiamo deciso di cambiare musica”.
“Braccia aperte sì ma a chi a diritto a stare. A chi viene per spacciare droga, trafficare in esseri umani o peggio, le porte saranno chiuse”
Bobo Maroni oggi all’attacco dei clandestini.
Il nostro sinistro Ministro dell’Interno sceglie il momento giusto per attaccare i migranti clandestini, evidentemente il vero, unico grande problema di questo paese. Ha solo dimenticato di dire “vivi o morti, quantomeno feriti”: così poi vanno all’ospedale e vengono denunciati.
A tal proposito di qualche giorno fa la lettera e l’appello, di oggi la manifestazione a Roma: Medici Senza Frontiere e l’obbligo di denuncia dei clandestini che hanno bisogno di cure mediche.
Lettera aperta di Raffaella Ravinetto, Presidente di Medici Senza Frontiere Italia
DIVIETO DI SEGNALAZIONE – Siamo medici e infermieri, non siamo spie
Medici Senza Frontiere (MSF), Premio Nobel per la Pace 1999, esprime preoccupazione e allarme per le conseguenze della possibile approvazione, il prossimo 3 febbraio, dell’emendamento 39.306 presentato in sede di esame del DDL 733 all’Assemblea del Senato, volto a sopprimere il comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione) che sancisce il divieto di “segnalazione alle autorità” per il personale sanitario. Il suddetto comma 5 attualmente prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali n.d.r.) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
L’ambiguità conseguente a tale abrogazione e, di conseguenza, il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria creerebbe nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa “marginalizzazione sanitaria” di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva.
In quanto organizzazione medica umanitaria, insieme a SIMM, ASGI e OISG, abbiamo lanciato un appello (www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it) per chiedere ai Senatori di non abrogare il suddetto principio, appello al quale hanno aderito la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri, la Federazione degli Infermieri e la Federazione delle Ostetriche, oltre a centinaia di associazioni della società civile.
Una fiaccolata avrà luogo il 2 febbraio davanti a Montecitorio, alla vigilia del voto, per chiedere ai Senatori di respingere un emendamento che, riducendo l’accesso alle cure per gli immigrati irregolari, mette in pericolo il principio dell’accesso universale alle cure, un diritto umano fondamentale riconosciuto dalla Costituzione Italiana.
MSF lavora in Italia dal 2003 per fornire accesso alle cure e assistenza medica agli immigrati. In collaborazione con le ASL locali ha gestito 35 ambulatori per stranieri irregolari e ha curato 18mila pazienti.
FIACCOLATA DAVANTI A MONTECITORIO
2 FEBBRAIO DALLE 17.30 alle 20.00
Il 3 febbraio prossimo il Senato voterà un emendamento volto a sopprimere il principio di “non segnalazione” alle autorità per il migrante irregolare che si rivolge ad una struttura sanitaria. Medici Senza Frontiere (MSF), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) hanno lanciato oggi un appello alla società civile per chiedere ai Senatori di non abrogare il suddetto principio.
MSF, SIMM, ASGI e OISG hanno inoltre annunciato una fiaccolata della società civile il 2 febbraio davanti a Montecitorio (tra Piazza della Colonna Antonina e l’obelisco) dalle 17.30 alle 20.00 al quale sono invitati a partecipare operatori sanitari, organizzazioni non governative, rappresentanti della società civile e cittadini.
Io razzista? – La stampa italiana in una società multietnica
Segnalo, sabato prossimo a Ferrara:
Io razzista? – La stampa italiana in una società multietnica
Sabato 31 Gennaio ore 10:00
Ferrara – Palazzo Bonacossi – Via Cisterna del Follo, 5
Con la partecipazione di:
PETER POPHAM
corrispondente in Italia del giornale inglese ‘”The Independent”
TAHAR LAMRI
scrittore e giornalista,scrive per “Internazionale”
GERARDO BOMBONATO
Presidente Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna
coordina il dibattito
ALEXANDRA BOERU
Giornalista, TelestenseSI PUO’ SCARICARE il VOLANTINO DAL SITO http://www.occhioaimedia.org/