• Lettera aperta al governo: cosa dirà sulle droghe all’Onu?

    A Vienna è in programma a marzo un importante vertice Onu sulle droghe: la 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd). Articolo per il manifesto del 23 febbraio 2019.

    Nel mese di marzo è previsto a Vienna un importante vertice Onu sulle droghe. Si tratta della 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (Cnd) che sarà anticipata, il 15 e 16 marzo, da un segmento governativo ad alto livello. Si tratta dell’appuntamento di chiusura di un ciclo politico sulle droghe, iniziato a New York nel 1998 con lo slogan «Un mondo libero dalla droga – possiamo farcela!». A oltre 20 anni da quel proclama, è evidente a tutti che l’obiettivo è fallito.

    La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, Cnca, Lila e Cgil, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali hanno inviato una lettera aperta al governo chiedendo un’occasione di dialogo in preparazione di Vienna. Come fu fatto in occasione della Sessione Speciale sulle droghe del 2016 (Un-Gass) quando addirittura la società civile, di tutte le visioni, fu inclusa nella delegazione governativa. Marco Perduca dell’Associazione Coscioni ha sottolineato che è necessario un dibattito pubblico e trasparente, magari anche in Parlamento.

    Sono quattro i punti cardine su cui si chiede una discussione. In primis il rapporto tra le politiche sulle droghe e il rispetto dei diritti umani. Dalla criminalizzazione del consumo alla sproporzionalità delle pene, fino alla pena di morte e alle esecuzioni stragiudiziali purtroppo in larga parte del mondo le politiche di contrasto alla droga si sono tradotte in azione in contrasto anche con i diritti umani. Serve poi una maggiore coerenza fra le azioni dell’Unodc (l’agenzia ONU che si occupa delle droghe) e quelle di altre agenzie come Who, Unaids e Undp, o come l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che spesso si sono espresse per un cambio di rotta politica sulle droghe.

    Gli stessi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità sono messi a rischio dall’approccio della War on Drugs. Infine, c’è il grande tema dell’insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico (si pensi alla cannabis terapeutica in Italia, ma anche agli antidolorifici di base nei paesi poveri). Non è più tempo di proclami, ma è necessario trovare obiettivi ragionevoli, realistici e misurabili. Per questo i promotori chiedono “che il governo italiano sostenga l’istituzione di una commissione – cui la società civile partecipi – per la revisione e l’adeguamento degli indicatori di valutazione delle politiche globali”.

    Il confronto non potrà eludere temi anche nazionali, come la declinazione della Riduzione del Danno nei Livelli Essenziali di Assistenza, come ha ricordato Denise Amerini per la CGIL. Un confronto che, a dire di Grazia Zuffa (la Società della Ragione), avrebbe anche un valore pedagogico: ad esempio per far comprendere come la “modica quantità”, entrata recentemente nelle mire del Ministro Fontana, in effetti non esiste più da quasi 30 anni.

    Tutte le info su vienna2019.fuoriluogo.it

  • Pescare o rubare?

    Ho aderito a questa petizione all’UNIONE EUROPEA lanciata dal Western Sahara Resource Watch per fermare l’ennesimo scippo al popolo saharawi. Firmate anche voi.

    Al Commissario di Pesca dell’Unione Europea,

    Nessuno stato al mondo ha riconosciuto l’annessione del Sahara Occidentale al Marocco. Nonostante ciò, l’UE consegna al Marocco ogni anno milioni di Euro affinché le barche dell’UE possano pescare nelle acque saharawi. Le attività dell’UE nel Sahara Occidentale devono cessare immediatamente.

    Il Marocco continua a rifiutarsi di cooperare nel processo di decolonizzazione del Sahara Occidentale, sfidando più di 100 risoluzioni dell’ONU che riaffermano il diritto di autodeterminazione del popolo sahraui. Allo stesso tempo, le autorità marocchine commettono serie violazioni dei diritti umani di quei sahraui che alzano la voce per manifestare. Né l’ONU né nessuno Stato Membro dell’UE riconoscono la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.

    In questo contesto, qualunque cooperazione col Marocco nello sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale è del tutto immorale e mette chiaramente in pericolo gli sforzi delle Nazioni Unite per trovare una soluzione pacifica del conflitto.

    Secondo l’ONU, le risorse naturali del Sahara Occidentale non possono essere sfruttate senza tenere conto dei desideri e degli interessi del popolo sahraui. Tuttavia, l’UE sta consegnando il denaro dei contribuenti al governo del Marocco in cambio dell’accesso alle acque del Sahara Occidentale, senza neanche consultare il popolo sahraui.

    L’UE ha l’obbligo legale e morale di non alterare il processo di pace del Sahara Occidentale iniziato dall’ONU, rispettando il diritto di autodeterminazione del popolo sahraui sulla propria terra e sulle proprie risorse.

    Sollecitiamo la Commissione Europea affinché cessi immediatamente la concessione di licenze a barche dell’UE che pescano in acque del Sahara Occidentale, e chiediamo che non si eserciti più attività di pesca dell’UE nel Sahara Occidentale fino a che si sia trovata una soluzione pacifica al conflitto.

    Firma la petizione!

  • Il Sacconi di ieri e quello di oggi…

    sacconiIl Ministro Sacconi, un genio della coerenza, un luminare dell’integrazione europea, il vate della libera circolazione dei cittadini comunitari oggi ha detto:

    Scioperi anti-italiani, parla Sacconi: “Libera circolazione lavoratori diritto Ue”

    ROMA – “La libera circolazione dei lavoratori è un principio fondante dell’Unione europea che non può in alcun modo essere messo in discussione, pena la crisi del patto comunitario di Schengen”. Così il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, commenta l’ondata di scioperi in Gran Bretagna contro i dipendenti italiani di un’azienda siciliana che ha ottenuto una commessa nella raffineria di Grimsby.

    “Nel caso specifico, inoltre – ha aggiunto il ministro interpellato a margine della presentazione del rapporto del Cnel, alla Camera – l’azienda italiana si avvale di propri lavoratori specializzati non altrimenti sostituibili nel breve periodo imposto dall’immediata esecuzione dei lavori”.

    Lo stesso Ministro Sacconi, il genio della coerenza, il luminare dell’integrazione europea, un vate della libera circolazione dei cittadini comunitari, ieri (per la verità il 14 gennaio) ha fatto:

    Lavoro: ecco le restrizioni per romeni e bulgari
    Roma – 14 gennaio 2009 – Anche per il 2009 i cittadini bulgari e romeni non potranno accedere liberamente a tutti i settori del mercato del lavoro in Italia. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, il governo ha confermato le restrizioni per i neocomunitari e oggi i ministeri dell’Interno e del Lavoro hanno chiarito che rimarrà in vigore il sistema a doppio binario degli anni passati.

    Una circolare congiunta firmata da Roberto Maroni e Maurizio Sacconi ribadisce innanzitutto i settori liberalizzati, nei quali romeni e bulgari possono essere assunti come se fosse cittadini italiani: “agricolo e turistico alberghiero; lavoro domestico e di assistenza alla persona; edilizio; metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato, compresi i casi previsti dall’articolo 27 del T.U. sull’immigrazione e lavoro stagionale”.

    “Per tutti i restanti settori produttivi, – conferma invece circolare – l’assunzione dei lavoratori romeni e bulgari avviene attraverso al presentazione di richieste di nulla osta allo sportello unico per l’immigrazione – mediante spedizione postale (raccomandata A/R) – utilizzando l’apposta modulistica (mod. sub neocomunitari)”.

    Ricordiamo che non sono previsti dei tetti numerici per le autorizzazioni al lavoro. Inoltre, questo sistema vale solo per la prima assunzione: chi è già assunto regolarmente in Italia può cambiare posto senza particolari autorizzazioni.

    Si puo’ scaricare la circolare, se proprio non ci si vuole credere…

    Ormai non si dice manco più “io non sono razzista, ma”…

  • delle priorità

    Eh sì, proprio nel giorno in cui Roma si allaga e tutta Italia è bloccata da neve e pioggia, il nostro sinistro presidente del Consiglio non trova di meglio da fare che preannunciare un veto sul piano 20-20-20 dell’UE per porre un poco di rimedio al disastro climatico incombente.

    Non che i suoi colleghi facciano di meglio: invece di chiedere finanziamenti contro il dissesto idrogeologico al posto del ponte sullo stretto, Formigoni e Alemanno (e Marrazzo) hanno trovato modo di litigare sulla CAI…

    A proposito di priorità, mentre il nostro fa lo spiritosone fra orologi e abbronzature, Obama nomina un premio Nobel a capo del sistema energetico statunitense.