• La Patata Bollente. Intervista a Leonardo Fiorentini su Radio Dolce Vita

  • Energy Zero Building

    Energy Zero Building: agevolazioni sugli oneri

    Energy Zero Building“Cominciare ad indirizzare il tessuto produttivo locale legato all’edilizia verso un nuovo modo di costruire, attento sia all’efficienza energetica che alla qualità del vivere, perchè per uscire dalla crisi è indispensabile che il nostro comparto delle costruzioni punti all’innovazione, a partire dagli Energy Zero Building”. Questo il senso dell’emendamento presentato da Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente eletto nella lista di SEL, alla delibera sull’applicazione degli oneri di costruzione straordinari previsti dalla “Sblocca Italia” sull’incremento di valore di immobili e terreni a seguito di varianti alla pianificazione urbanistica.

    Agevolazioni a scalare per gli Energy Zero Building

    “Con l’emendamento – continua Fiorentini – vorremmo introdurre una ulteriore agevolazione rispetto a quelle già previste, per gli edifici costruiti secondo i criteri della direttiva UE sugli Energy Zero Building, ovvero gli edifici a consumo energetico tendente a zero. Una agevolazione a scalare negli anni, visto che la direttiva sarà applicata obbligatoriamente nella nostra regione dal 1 gennaio 2019: -30% per gli interventi autorizzati nel 2016, -20% per quelli nel 2017 e -10% nel 2018. In questo modo diamo attuazione ad un indirizzo già espresso dal consiglio comunale a seguito dell’approvazione di un Odg proprio sugli Energy Zero Building, e allo stesso tempo speriamo di incentivare le aziende locali a cominciare a sperimentare le più recenti ed innovative tecniche costruttive ed impiantistiche. E’ importante che la filiera dell’edilizia non si faccia trovare impreparata all’appuntamento del 2019, ed allo stesso tempo va ribadito che qualità ed innovazione sono le uniche strade per uscire competitivi da una crisi del settore che dura da troppo tempo”

    Energy Zero Building e Stop al consumo del territorio

    “E’ altrettanto importante – conclude il consigliere – che nella delibera siano già previste ulteriori agevolazioni, oltre che il recepimento nei progetti dei rquisiti volontari di sostenibilità ambientale previsti dal RUE, anche per la ristrutturazione e la riqualificazione edilizia, mentre viene penalizzato il consumo di territorio “vergine”. Dobbiamo smettere di consumare suolo, ed al tempo stesso spingere con forza verso la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, notoriamente di scarsa qualità, e verso la rigenerazione dei vuoti urbani esistenti, anche per prevenire le situazioni di degrado che noi tutti ben conosciamo.”

    L’emendamento sarà discusso insieme alla delibera Oneri di urbanizzazione – Contributo straordinario per interventi in variante o in deroga agli strumenti urbanistici vigenti” nella seduta consiliare di lunedì 4 marzo 2016.

    Vai all’emendamento.

  • Energy Zero Building

    Zero Energy Building: emendamento alla delibera sugli oneri straordinari

    Ferrara, 31 marzo 2016

    P.G. n.36374

    Al Presidente del Consiglio Comunale

    Oggetto: emendamento alla delibera PG 20342/2016 avente ad oggetto “Oneri di urbanizzazione – Contributo straordinario per interventi in variante o in deroga agli strumenti urbanistici vigenti”.

    Si emenda il punto 3 dell’allegato A alla delibera in oggetto aggiungendo, in calce all’elenco, il seguente ulteriore punto:

    d. interventi ai sensi della direttiva 2010/31/UE (Zero Energy Building) di cui alla Delibera di Giunta regionale ER n. 967 del 20 luglio 2015: -30% se il titolo edilizio è rilasciato entro il 31/12/2016; -20% se il titolo edilizio è rilasciato entro il 31/12/2017; -10% se il titolo edilizio è rilasciato entro il 31/12/2018.

    Inoltre, dopo le parole “il punto 1.6, co. 2,” si aggiungono le seguenti: “della delibera consiliare P.G. 18498/1998 e s.m.i.“.

    Il Presidente del Gruppo Consiliare

    Leonardo Fiorentini

  • «L’insegna McDonald’s? Non dovrebbe stare lì»

    L’assessore Fusari: bisogna curarsi di più del senso del bello e del rispetto storico
    Il diniego al negozio Vodafone e la compatibilità con il regolamento comunale

    «L’insegna McDonald’s? Non dovrebbe stare lì»

    Stefano Ciervo per la Nuova Ferrara del 19 luglio 2015
    Le grandi “M” di McDonald’s appese alle volte del Palazzo della Ragione, sono legittime? A rispondere nel merito della questione posta dai consiglieri Leonardo Fiorentini (Sel) e Ilaria Baraldi (Pd) dovrà essere l’assessore al Commercio, Roberto Serra, “titolare” del Regolamento per la pubblicità nel centro storico, ma nel frattempo si è avviata la macchina dei commenti sui social, oltre che in piazza, e c’è chi ne approfitta per affrontare il tema sotto altri profili. «Secondo me quelle “M” non dovrebbero stare lì – è ad esempio il parere espresso dall’assessore all’Urbanistica, Roberta Fusari – Non so come all’epoca sia stato possibile installarle, di certo bisognerebbe curarsi di più del senso del bello e del rispetto degli edifici e degli ambiti storici. Anche perché altri possono chiedere di fare lo stesso». Il riferimento di Fusari non è casuale, in quanto risulta che un’insegna del genere sia stata di recente richiesta dalla Vodafone, con esito però negativo per via, a quanto sembra, del parere della Soprintendenza. «Non è nostra intenzione creare problemi agli imprenditori che investono a Ferrara, però bisogna porsi problemi di uniformità» sottolinea l’assessore. L’insediamento del ristorante McDonald’s risale all’inizio degli anni Novanta, quando il palazzo era stato lasciato libero dall’Upim, e subito si pose la questione dell’insegna che ne uscì ridotta e dal classico colore giallo-dorato, caratteristiche che la rendono più compatibile con le caratteristiche estetiche dell’edificio e della piazza. La stessa interpellanza dei due consiglieri si basa su questioni di compatibilità tra l’insegna e il regolamento, ma poi richiede al Comune «di porre in atto le azioni volte a ripristinare non solo la legittimità, ma soprattutto il decoro del palazzo e della principale piazza cittadina». Anche per Fiorentini e Baraldi, dunque, c’è anche un problema d’impatto estetico dell’insegna. Dal punto di vista della compatibilità con il regolamento comunale, l’articolo citato dai due consiglieri è il 13 comma 2 lettera B: «All’interno dell’abitato è vietata l’installazione di insegne e impianti pubblicitari di qualunque tipo, sui parapetti dei balconi, terrazze e cornici dei tetti, dentro le luci delle finestre, sulle facciate degli edifici adibiti esclusivamente ad uso residenziale, nelle arcate frontali e di testa dei portici, prospicenti la strada pubblica». Un eventuale intervento da parte della Soprintendenza, è il ragionamento di Fiorentini, dovrebbe in caso essere inteso «a maggior tutela», cioè per stringere ulteriormente i vincoli del regolamento, non può derogarlo. L’insegna in questione, poi, non è lì da abbastanza tempo per essere definita “storica”. (s.c.)

    L’interpellanza, i divieti e il vademecum

    L’interpellanza di Fiorentini (Sel) e Baraldi (Pd) è indirizzata direttamente al sindaco, vi sono allegate le foto dell’insegna McDonald’s che «parrebbero ricadere nel divieto» dell’attuale Regolamento per l’installazione della pubblicità stradale dei centri abitati, nei confronti «di installazioni d’insegne e impianti pubblicitari nelle arcate frontali e di testa dei portici, prospicenti la pubblica via». È forse ispirato, ma non direttamente riferito, alle novità del regolamento stesso, approvate martedì scorso dal consiglio comunale su proposta dell’assessore Serra. La delibera recepisce tra l’altro «l’accordo con la Soprintendenza belle arti e paesaggio» per «gli elaborati grafici contenenti le caratteristiche delle insegne, tende e targhe installate in centro storico».
  • Dichiarazione di voto sul Documento degli obiettivi del 2° POC del Comune di Ferrara

    I 12.000 alloggi sfitti* non sono una svista, un errore, un caso.

    Hanno un genitore, legittimo o illeggitimo che sia da qualche mese non è più importante neanche per lo Stato italiano: sono figli di un sistema di potere che ha governato questa città per anni, che ha ideato, costruito e approvato nel 1995 un PRG che prevedeva espansioni in ogni dove, e che alla richiesta degli ecologisti di allora di puntare invece sulla riqualificazione rispondeva, salomonicamente, aggiungendo le aree di riqualificazione a quelle di espansione, con indici, ovviamente, spropositati. Un sistema di potere che si è sgretolato politicamente 15 anni fa ma che solo successivamente ha dovuto realmente fare i conti con le fondamenta di cartapesta su cui era imbastito. La crisi economica e lo scoppio della bolla immobiliare hanno poi reso evidente a tutti l’insensatezza di una politica urbanistica di espansione in una città i cui residenti sono in continua decrescita demografica dal 1965.

    Vi si è messa una pezza con il PSC, che ricordiamolo ha diminuito le aree di espansione già previste dal Piano Regolatore precedente. Il primo POC però è stata un’occasione persa. Perché già si sapeva quando lo si preparava, o quanto meno si sospettava, che la situazione degli alloggi sfitti era grave. Eppure si decise di prevedere comunque espansione, anche se limitata a metà della nuova residenza prevista. Un colpo al cerchio un uno alla botte. Anche per questo, direi soprattutto per questo, votai contro in circoscrizione già alla presentazione del documento preliminare, nel lontano 2010.

    Ma bisogna aver pazienza, i processi di presa di coscienza politica hanno bisogno di tempo, e qui non abbiamo fretta, almeno io di pazienza ne ho tanta e non ho paura di aspettare. Volendo aprire una parentesi magari il Pianeta ha un po’ più di fretta, ma non è il caso di aprirla ora. Del resto poi i processi politici hanno bisogno di meno tempo se incocciano contro la peggiore crisi economica del dopoguerra.

    Quindici anni fa qualcuno auspicava un corso di formazione per specializzare gli operai nel restauro e nella riqualificazione edilizia. Purtroppo si preferì mangiare terreno agricolo per costruire, male, villette e casermoni (scusate, si chiamavano nuovi bastioni), incamerare oneri di urbanizzazione e voti. Oggi non solo molte di quelle villette e di quei casermoni sono vuoti, ma ci troviamo con un patrimonio edilizio storico che sconta la mancata lungimiranza di allora che ha svuotato il centro dalla residenza e portato la residenza laddove non c’erano servizi, scuole, trasporto pubblico.

    Perché si è costruito troppo e troppo male: oggi la vera sfida è avviare una politica industriale che proietti il nostro settore edilizio fuori dalla crisi con l’innovazione. E innovazione in edilizia oggi significa riqualificazione, energetica in primis, restauro e rigenerazione. L’unico settore in cui il Comune puo’ fare una politica industriale perché detiene nelle sue mani molti degli elementi regolatori, dalla pianificazione territoriale alla tassazione sul patrimonio edilizio, è proprio questo. Certo servirebbero anche risorse, chessò un grande fondo di rotazione per avviare un grande processo di riqualificazione del nostro centro storico attivando risorse dei privati, come peraltro suggerito in altri termini dal sindacato. Ma questo è un passo successivo.

    Prima prendiamo tutti coscienza che da questa crisi se ne esce solo innovando. A cominciare dalle politiche urbanistiche. La presentazione di questo secondo POC è un primo, decisivo, passo. Finalmente si ferma il consumo del territorio.

    Cominciamo a ragionare quindi sul settore produttivo, puntando sulla rigenerazione del già costruito e il completamento di aree artigianali, industriali e commerciali già in parte attive. Un’attenzione particolare dovremmo dare all’area del petrolchimico. Perché è da anni in crisi, perché sono a rischio posti di lavoro, perché è necessario completarne la bonifica, ma anche perché rappresenta una risorsa incredibile in termini di superfici a disposizione in un’area che già ha infrastrutture a suo servizio ed un piano di gestione comune delle emergenze. Un’area che va quindi valorizzata con attività economiche che ne garantiscano la continuità produttiva, la sostenibilità economica ed infine, ma non ultimo, la progressiva diminuzione dell’impatto ambientale.

    Per tutto questo voterò favorevolmente al documento degli obiettivi del 2° POC del Comune di Ferrara.

    *5400/7400 alloggi sfitti, il restante in costruzione e/o autorizzati

  • vendesi

    Perchè dico no al POC

    vendesiI tempi sono cambiati. Sono molto cambiati da quel 1993 in cui veniva alla luce il PRG “esplosivo” della giunta Soffritti. Non sono solo passati gli anni: si sono “affinate” le coscienze (anche quelle di alcuni decisori politici dell’epoca) e pian piano sempre di più ci siamo resi conto delle conseguenze della cementificazione selvaggia del nostro territorio. Oggi non solo il dissesto idrogeologico è una delle maggiori emergenze del paese, ma la crisi ha inevitabilmente colpito con forza il bulimico mercato immobiliare e ci ritroviamo con migliaia di alloggi sfitti, scheletri di condomini nel deserto e lottizzazioni fantasma.

    Tempi diversi e coscienze diverse necessitano scelte politiche diverse. Basta espansione: oggi è il tempo di riqualificare il patrimonio edilizio, migliorare l’efficienza energetica e la qualità generale del nostro abitare e bonificare e recuperare aree urbanizzate e abbandonate. Eppure, mentre migliaia di appartamenti, centinaia di villette a schiera, decine di condomini pietra a vista continuano a rimanere lì, vuoti, il Comune di Ferrara si appresta ad approvare il nuovo Piano Operativo Comunale prevedendo circa 1900 nuovi alloggi. Di questi solo 800 sono gli alloggi ricavati dalla riqualificazione urbanistica di aree dismesse: il resto, un migliaio, sono previsti su territorio più o meno vergine.

    Secondo un conto fatto in casa (in assenza di dati ufficiali) sono oggi forse più di 10.000 gli alloggi sfitti, costruendi o comunque autorizzati nella nostra città. Un patrimonio immobiliare enorme che è, esso stesso, la migliore prova di come non serva al mercato stesso pensare a nuova espansione bensì sia necessario puntare ad un  forte processo di riqualificazione edilizia, energetica e sismica dell’esistente. Se proprio si voleva dare anche un segnale ai “grandi investitori” sarebbe bastato puntare sulla riqualificazione urbanistica dei grandi comparti dismessi, sia pubblici che privati. Invece, un po’ troppo timidamente, gli interventi di questo tipo rappresentano meno della metà di quelli previsti nel POC (per la verità già abbondantemente sufficienti a esaudire le reali necessità abitative della città per i prossimi 15 anni), mentre del PUA del Sant’Anna, l’area di riqualificazione urbana di interesse pubblico probabilmente più importante (e pericolosa se lasciata all’abbandono) per la città, non si sa più nulla.

    Una grande occasione rischia così di essere sprecata: aiutare il tessuto imprenditoriale locale legato al mattone a spostarsi progressivamente dalla costruzione alla riqualificazione, dalla quantità alla qualità. Una conversione ineludibile, perchè il territorio, come tutte le risorse, è una risorsa finita. Un processo che sarebbe stato e un favore anche per gli stessi imprenditori, che oggi si ritrovano con migliaia di alloggi invenduti, e che avrebbero così il tempo di smaltire le loro “rimanenze di magazzino” prima che altri arrivino sul mercato.

    Serviva più coraggio. Per questo ho votato no al Piano Operativo Comunale di Ferrara.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

  • Basta costruire, solo ristrutturare

    “Abbiamo costruito troppo, abbiamo costruito male, abbiamo costruito dappertutto. Dobbiamo cambiare, dalla costruzione sul vuoto alla ristrutturazione”

    Se la frase “rivoluzionaria” viene oggi pronunciata da un bocconiano di ferro, ti viene da pensare che quando lo dicevi tu 10 anni fa venivi preso per folle.

    Poi però guardi i fiumi che esondano, le campagne allagate e conti i morti. E allora l’unico pensiero è: facciamolo.

    Sì facciamolo, se avete il coraggio. No copyright, nessun “ve l’avevo detto”, ma, diamine, facciamolo.

    Basta costruire, solo ristrutturare.

  • Una piccola lezione di buona politica #1

    La Collina ondulata di Friedensreich Hundertwasser (Blumau, Stiria, 1997)

    Mentre c’è chi perde il suo tempo (ed il nostro) pensando a cospirazioni e commissioni di inchiesta sulle cause del Terremoto in Emilia Romagna (qui potete suggerirne), io credo che sia meglio provare ad immaginare come migliorare le nuove costruzioni e, perchè no, l’edificato storico, soprattutto in tempi tragici in cui la ricostruzione va fatta presto e, soprattutto, bene.

    Mercoledì scorso si è svolto il consiglio della Circoscrizione 1 sull’esame del nuovo Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Ferrara, che fra pochi giorni tornerà in giunta per iniziare il percorso istituzionale verso l’approvazione. Ecco quindi le prime considerazioni degli ecologisti sul RUE, peraltro poi assunte nel parere della Circoscrizione.

    Maggiore facilità di comprensione. Un primo sforzo va fatto sulla struttura del RUE, che è sinceramente di difficile gestione, in particolare per chi non ha conoscenze tecniche. Il sistema dei rinvii oltre ad essere a volte incoerente è di difficile seguito, con norme che rimandano a norme, che rimandano a norme. Crediamo sarebbe cosa utile inserire negli allegati schede interpretative, anche perchè va ricordato che ormai moltissimi interventi possono essere realizzati anche senza l’intervento obbligatorio di un tecnico, per cui più il Regolamento Urbanistico Edilizio è comprensibile, miglior servizio facciamo ai cittadini.

    Incentivi. Risulta incoerente, anche con gli obiettivi del piano, incentivare il risparmio energetico promuovendo il consumo del territorio. Fatto salvo l’incentivo “tecnico” per facilitare soluzioni edilizie avanzate (+5% per chi migliora del 30% l’efficienza energetica dell’edificio rispetto agli standard), l’incentivo (+30% su superficie utile e rapporto di copertura) sulle costruzioni a consumo zero – o quasi 0 – va applicato non sulla capacità edificatoria, bensì sul contributo di costruzione, ed in particolare sullla componente “costo di costruzione”. Questo con una modalità decrescente nel tempo visto che entro il 2020 tali requisiti saranno cogenti come da direttiva UE (Direttiva 2010/31/CE). Bisogna fare così per due ordini di motivi: il primo che è necessario abbattere nel breve termine il costo finale di tali edifici che al momento, a causa della scarsa diffusione di conoscenza tecnica e dei costi dell’impiantistica risulta per così dire “fuori mercato”; il secondo che è compito del Comune indirizzare il tessuto imprenditoriale locale nella transizione verso costruzioni e soluzioni oggi innovative ma dopodomani obbligatorie. Forse ci perderemo nel breve termine un po’ di entrate dagli oneri, ma ci aiuterebbe ad evitare le multe europee nel lungo termine.

    Orientamento edifici. Il buon orientamento degli edifici è un requisito determinante per la qualità delle costruzioni. Per questo bisogna trovare soluzioni normative che lo rendano obbligatorio nei PUA e fortemente raccomandato, magari con incentivi anche qui sul costo di costruzione, negli interventi diretti dove magari è più difficile a causa delle limitazioni dei lotti.

    Verde minimo. Nel verde minimo non puo’ essere ricompreso il verde derivante da tetti e pareti verdi. Deve trattarsi di verde fruibile, sia per la qualità della vita di chi vivrà in quelle abitazioni, che per la qualità complessiva della Città. Paradossalmente con la previsione attuale, realizzando una “copertura verde”, un costruttore potrebbe esaudire abbondantemente l’obbligo del 20% minimo di superficie a verde, e quindi asfaltare tutta l’area rimanente per vendere posti auto. Le soluzioni legate a coperture e schermature verdi vanno fortemente incentivate con uno scomputo degli oneri (motivato dal fatto che effettivamente permettono un minore carico del costruito sulle infrastrutture di servizio e migliorano il microclima cittadino), e possibilmente anche nella città costruita. Si deve quindi pensare a sconti rilevanti sul contributo di costruzione in caso di realizzazione di terrazze verdi “fruibili” anche su quelli che prima erano tetti a falda (ad esempio sui vani accessori nell’intero centro storico, o sugli immobili e ambiti privi di tutela)

    Area scoperta. L’area scoperta di risulta, che non è superficie edificata né verde è un’area che spesso viene utilizzata per strade di accesso, parcheggi, etc.  E’ necessario fissare una soglia minima media di permeabilità in modo da evitare inutili cementificazioni che oltre a peggiorare la qualità delle abitazioni aumentano il rischio idraulico nella città.

    Legno e strutture antisismiche. Il legno è un materiale poco usato storicamente nel nostro territorio ma che sta ritrovando recentemente un maggiore utilizzo sia per le sue peculiarità che per lo sviluppo delle tecniche di bioarchitettura. Si tratta di un materiale che, oltre a permettere di costruire molto velocemente, ha note caratteristiche antisismiche e che combinato con altri materiali naturali permette grandi risultati dal punto di vista dell’efficienza energetica. Anche se viene usualmente utilizzato legno di origine alpina (abete larice e pino) recentemente si è aperta anche la strada all’utilizzo del pioppo (non quello da cellulosa, ovviamente), che nelle nostre campagne cresce in poco più di 10 anni. Si potrebbe quindi cogliere l’occasione per promuovere una filiera a kmzero, prevedendo incentivi e stimolando le imprese a investire in formazione proprio in questo momento in cui la tragedia del terremoto ci ha messo di fronte al problema di come ricostruire presto e bene.

    Sopraelevazioni. Infine va segnalato, perchè condiviso, lo stimolo proveniente da Italia Nostra rispetto al pericolo derivante dalla possibilità di sopraelevazione (spostando volumi presenti, come i vani accessori che occupano molti giardini e cortili) anche in immobili classificati di un certo pregio. Va trovata una soluzione che permetta sì un processo di miglioramento del costruito e di liberazione delle aree scoperte nell’edificato, ma senza inficiare il paesaggio urbano storico, impedendo quindi la sola sopraelevazione per gli edifici delle prime 4 classi.

    Ecco le proposte degli ecologisti assunte nel parere sul RUE della Circoscrizione 1:

    • Una maggiore chiarificazione delle normative cogenti e facoltative anche se rinviate a norme sovraordinate integrando gli allegati con schede di più facile consultazione.
    • Gli incentivi alle costruzioni “a consumo 0 (o quasi 0)” non devono essere sulla capacità edificatoria bensì essere rappresentati da forti sconti sul contributo di costruzione, in particolare sulla voce “costo di costruzione” in modo da rendere le nuove costruzioni più competitive sul mercato e indirizzare così le aziende costruttrici all’adeguamento progressivo alla direttiva europea 2010/31/CE. In questo senso gli incentivi dovrebbero essere previsti a scalare ogni anno sino all’efficacia (2019/20) delle previsioni della normativa europea.
    • Il buon orientamento degli edifici deve divenire requisito cogente negli interventi sottoposti a PUA e deve essere maggiormente favorito con incentivi negli interventi diretti.
    • Dalla percentuale di copertura a verde minima devono essere escluse le coperture a verde orizzontali e verticali. Tali coperture vanno invece incentivate con sconti sul contributo di costruzione sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni, anche per favorirne la realizzazione nella città già edificata.
    • Fatta salva la permeabilità propria delle aree verdi, le ulteriori aree scoperte, poste a servizio del costruito devono mantenere un coefficiente di permeabilità medio il più vicino possibile a quello naturale.
    • Si invita inoltre l’amministrazione a prevedere all’interno del RUE ma anche con gli altri strumenti di programmazione e di intervento, incentivi e strumenti di promozione per la creazione di una filiera locale per la costruzione di case antisismiche e passive utilizzando legname proveniente da coltivazioni rinnovabili locali.

    Leonardo Fiorentini
    Consigliere ecologista Circoscrizione 1

    La documentazione del RUE è scaricabile dal sito del Comune di Ferrara:
    http://urbanistica.comune.fe.it/index.phtml?id=192

  • Il Parco Urbano in vendita? No solo “marketing” per l’esame…

    La notizia in effetti sarebbe di quelle da prima pagina: il Comune di Ferrara talmente al verde che pensa di edificare e vendere a lotti il Parco Urbano.

    Ma il fantomatico comitato Parco a Pezzi non è altro che un gruppo di studenti di Architettura che ha deciso di promuovere così la presentazione di un loro lavoro per un corso all’Università estense.

    Una promozione riuscita, chissà se varrà qualche voto in più. Nel frattempo però è talmente riuscita da suscitare l’interesse della stampa locale, fino metter in allarme l’intero Comune (si vocifera addirittura di una riunione urgente nell’ufficio del Sindaco), mentre siamo ancora in attesa del primo consigliere comunale che ci caschi (i commenti di estense.com sono invece assicurati).

    Nel frattempo, a proposito di consumo del territorio e Piani Urbanistici, qui trovate il mio comunicato stampa sull’interpellanza sulla campagna di censimento  ”Salviamo il Paesaggio” promossa dal FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO.

     

  • Consumo del territorio: il Comune risponderà al censimento “Salviamo il Paesaggio”?

    Leonardo Fiorentini, consigliere ecologista della Circoscrizione 1, ha presentato nei giorni scorsi un’interpellanza per conoscere le intenzioni dell’Amministrazione comunale di Ferrara nei confronti della campagna di censimento  “Salviamo il Paesaggio” promossa dal FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO.

    “I promotori – spiega Fiorentini – hanno voluto lanciare con questo censimento prima inchiesta capillare mai realizzata in Italia per quantificare il numero delle abitazioni e degli immobili ad uso commerciale e terziario non utilizzati, vuoti e sfitti.”

    “E’ bene ricordare che a Ferrara il dato, risalente al 2010 ovvero al momento della discussione del documento degli obiettivi del Piano Operativo Comunale, era di circa 9000 alloggi sfitti o non utilizzati. Sarebbe quindi molto interessante, ora che il POC è in via di elaborazione, avere un aggiornamento di questo dato che, visto il mercato immobiliare fermo, difficilmente potrà essere migliorato.”

    Con l’interpellanza il consigliere ecologista intende non solo sensibilizzare il Comune di Ferrara rispetto all’iniziativa nazionale, ma anche ricordare come il giudizio sul POC dipenderà molto dalle scelte dell’amministrazione: “andranno fatte scelte sia in termini quantitativi che qualitativi: sarebbe davvero coraggioso, ma non dovrebbe essere così, se il Comune prendesse atto dell’enorme quantità di costruito inutilizzato e scegliesse di limitare al minimo le nuove costruzioni, promuovendo per i prossimi cinque anni esclusivamente interventi di riqualificazione urbanistica e ristrutturazione edilizia. Questo permetterebbe – continua Fiorentini – non solo al mercato “drogato” dalla bolla edilizia di recuperare un minimo di equilibrio, ma anche di dare maggiore respiro ad importanti interventi di riqualificazione di aree di interesse pubblico, e soprattutto di risparmiare al nostro territorio ulteriori colate di cemento”.

    Vai al sito della Campagna: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/

    Vai al testo dell’interpellanza: https://www.leonardofiorentini.it/consiglio/2012/03/01/interpellanza-sul-censimento-salviamo-il-paesaggio-difendiamo-i-territori/

     

  • Interpellanza sul censimento “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori”.

    Ferrara, 1 marzo 2012

    A Girolamo Calò
    Presidente della Circoscrizione 1
    Comune di Ferrara

    E pc
    A Roberta Fusari
    Assessora all’Urbanistica
    Comune di Ferrara

    Oggetto: interpellanza sul censimento “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori”.

    Con la presente sono ad inoltrare la seguente interpellanza:

    premesso
    – che presso gli uffici del Comune di Ferrara è in via di definizione la proposta di Piano Operativo Comunale;
    – che il 27 febbraio è partita la campagna di censimento nazionale del Forum “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i territori” per mettere in luce quante abitazioni e quanti edifici produttivi siano già costruiti ma non utilizzati, vuoti, sfitti sul territorio italiano;
    – che tale campagna, indirizzata a tutti i Comuni italiani, ha l’obiettivo di ridurre il consumo di territorio attraverso un’oculata gestione dello stesso;

    Rilevato
    che già in sede di documento programmatico del POC fu fatta una stima degli edifici vuoti, non utilizzati o abbandonati, e che tale stima superava abbondantemente le necessità di nuove costruzioni derivanti dai fenomeni socio-demografici previsti.

    Ritenuto
    – che un’attenta pianificazione territoriale deve prevedere un’oculata gestione del territorio intesa come Bene Comune da tutelare per l’interesse generale;
    – che un’amministrazione lungimirante e consapevole deve poter governare il proprio Comune svincolata da interessi particolari e da pressioni speculative di singoli;
    – che un’accorta amministrazione deve rispondere alle esigenze dei suoi cittadini garantendo loro il benvivere e la sicurezza;

    Visto
    – che, sempre di più, fenomeni naturali di grandi intensità si manifestano nel territorio italiano con conseguenze devastanti sia fisiche, materiali e psicologiche dei cittadini;
    – che, spesso, nuove costruzioni non vengono occupate né per lavoro, né per residenze, con la conseguenza di nuovi volumi che occupano inutilmente spazi;
    – che molti edifici sono completamente abbandonati e fatiscenti;
    – che da vari decenni la politica urbanistica adottata dalle diverse amministrazioni ha comportato un’eccessiva “frenesia edificatoria” volta spesso alla realizzazione dell’edificato indipendentemente dalle reali necessità e bisogni della comunità o dalla qualità, o dalla sicurezza idrogeologica, compromettendo il paesaggio, il benvivere e la sicurezza stessa delle persone;
    – che oggi vi è sempre maggior necessità di edilizia sociale pubblica e che molti degli edifici vuoti potrebbero essere destinati a tale scopo;

    Considerato
    – che edifici vuoti sono sinonimo di mancanza di corretta pianificazione;
    – che edifici fatiscenti sono indice di un territorio mal gestito;
    – che è necessario ridurre il consumo di territorio, riqualificare l’esistente, recuperare gli edifici vuoti;
    – che è necessario mettere in sicurezza il territorio;

    Si interpella il Presidente della Circoscrizione e l’Amministrazione comunale per conoscere
    – se sia intenzione dell’Amministrazione comunale di Ferrara rispondere al questionario del Forum;
    – se sia intenzione dell’Amministrazione rivedere, alla luce delle considerazioni qui sopra, le quantità di nuove urbanizzazioni da inserire nel POC privilegiando invece gli interventi di riqualificazione e recupero urbanistico.

    Il Presidente del Gruppo Consiliare
    Leonardo Fiorentini

  • Piano di recupero dell’area ex Sant’Anna

    GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011
    ore 17.00 – 19.30

    Sala della Musica
    Via Boccaleone, 19 – Ferrara

    Analisi e discussione del Piano di Recupero dell’area ex Sant’Anna, alla luce delle osservazioni e delle proposte presentate dai cittadini e consegnate al Tavolo tecnico di Progettazione.

    Saranno l’Assessore all’Urbanistica Roberta Fusari e l’Arch. Zaira Sangiorgi, dell’Ufficio Progettazione del Comune di Ferrara, a illustrare nel dettaglio le scelte del Piano e a fornire gli elementi su cui si aprire il confronto con i partecipanti, che, come di consueto, verrà guidato e facilitato dall’Arch. Giovanni Ginocchini. L’obiettivo dell’incontro è la restituzione puntuale di ciò che il nuovo Piano di Recupero dell’Area ha recepito delle Osservazioni dei cittadini consegnate al Tavolo tecnico di Progettazione.
    L’appuntamento sarà anche l’occasione presentare le future iniziative in programma, pensate per dare seguito al coinvolgimento e alla partecipazione dei cittadini al progetto “Quartiere San Rocco”.

    Vai all’area del percorso partecipato sul sito del Comune di Ferrara.

  • Piano di recupero dell’area ex Sant’Anna

    GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011
    ore 17.00 – 19.30

    Sala della Musica
    Via Boccaleone, 19 – Ferrara

    Analisi e discussione del Piano di Recupero dell’area ex Sant’Anna, alla luce delle osservazioni e delle proposte presentate dai cittadini e consegnate al Tavolo tecnico di Progettazione.

    Saranno l’Assessore all’Urbanistica Roberta Fusari e l’Arch. Zaira Sangiorgi, dell’Ufficio Progettazione del Comune di Ferrara, a illustrare nel dettaglio le scelte del Piano e a fornire gli elementi su cui si aprire il confronto con i partecipanti, che, come di consueto, verrà guidato e facilitato dall’Arch. Giovanni Ginocchini. L’obiettivo dell’incontro è la restituzione puntuale di ciò che il nuovo Piano di Recupero dell’Area ha recepito delle Osservazioni dei cittadini consegnate al Tavolo tecnico di Progettazione.
    L’appuntamento sarà anche l’occasione presentare le future iniziative in programma, pensate per dare seguito al coinvolgimento e alla partecipazione dei cittadini al progetto “Quartiere San Rocco”.

    Vai all’area del percorso partecipato sul sito del Comune di Ferrara.

  • Area edificabile: come sfruttare le catacombe

  • Parte il percorso partecipato per l’Area Sant’anna

    Domani parte il percorso avvitato dall’amministrazione comunale per informare, condividere e far partecipare i cittadini alla fase di progettazione urbanistica dell’area dell’Ospedale Sant’Anna, una volta che le funzioni ospedaliere saranno trasferite a Cona.

    Purtroppo negli anni novanta non si è riusciti ad impedire quella follia che si è poi dimostrata Cona (invano e nei tempi giusti chiedemmo, insieme a migliaia di cittadini di investire per ristrutturare il Sant’Anna) però oggi non si puo’ far finta che l’ospedale nuovo sia quasi pronto e che l’area debba trovare un futuro compatibile con le necessità della città.

    Anche per questo – e per impedire ogni velleità speculativa – grazie ad un emendamento presentato dal sottoscritto e approvato dall’allora Circoscrizione Centro Cittadino, il Piano Strutturale Comunale prevede che non possano essere aumentate le cubature all’interno dell’area. Mi piace ricordarlo, ogni tanto.

    Ecco il programma della prima giornata di lavoro:

    SABATO 9 APRILE 2011

    Programma della mattinata
    Sala della Musica, Chiostro di San Paolo (Circoscrizione 1),
    via Boccaleone n. 19, Ferrara
    ore 9.30 Introduzione ai lavori
    ore 10.30 Gruppi di discussione facilitati
    ore 13.00 Colazione di lavoro

    Programma del pomeriggio
    Visita di studio:
    ore 14.30 ritrovo in Piazzetta Sant’Anna, Ferrara.
    L’antico Ospedale Sant’Anna, a cura di Francesco Scafuri.
    ore 15.30 ritrovo presso l’Arcispedale Sant’Anna, ingresso corso Giovecca n. 189 (angolo via Mortara), Ferrara.
    Le aree esterne e gli edifici esistenti, a cura dei tecnici del gruppo di progetto.
    ore 17.00 Conclusione della giornata.

    Maggiori informazioni sul sito del Comune:
    http://www.comune.fe.it/index.phtml?id=2715

  • Sant’Anna, l’assemblea del Comitato

    Il Comitato Area Sant’Anna è un gruppo di cittadini ferraresi, a cui sta a cuore la futura riqualificazione dell’Area, che ha dato vita al Comitato per promuovere nuovi modelli partecipativi, con l’obiettivo di contribuire attivamente alle scelte che riguardano la città, attraverso la costituzione di laboratori di urbanistica partecipata.

    Il Comitato ha convocato un’Assemblea pubblica il 14 dicembre

    PARTECIPARE PER L’ AREA S. ANNA
    quali scenari, quali strade,
    quali opportunità?

    incontro aperto con l’Assessore all’Urbanistica
    del Comune di Ferrara

    martedì 14 dicembre ore 20,45

    Sala Rione San Benedetto
    Corso Biagio Rossetti 5 – Ferrara

    Cosa prevede il Piano Speciale d’Area?
    Quali sono gli interessi in gioco?
    In che modo i cittadini potranno partecipare
    alla definizione del progetto?

    Sono solo alcuni tra i quesiti che porremo all’Amministrazione Comunale.

    Insieme al Comitato S. Anna, partecipa anche tu all’incontro con le tue domande e le tue opinioni

  • Ambasciator non porta pena

    E quello di Malta nemmeno riesce a ampliare la casetta a Capalbio:

    http://www.youtube.com/watch?v=UsqfyvmDtNA

    (al minuto 6:37) Dopo un lungo monologo di Berlusconi alla Farnesina e una battuta sul fascismo, sugli imprenditori che devono sponsorizzare di più i prodotti italiani all’estero (non una parola sulla Fiat), (al minuto 6:37) l’Ambasciatore a Malta Andrea Trabalza fa una domanda al Presidente del Consiglio sul famoso “piano Casa” e, denuncia, la sua impossibilità di ampliare la sua villa di Capalbio. Alla faccia della protesta dei diplomatici contro la Finanziaria! Infatti i tagli previsti sono stati eliminati dalla finanziaria e tutto è finito a tarallucci e vino. Un ambasciatore vive spesato ed ha uno stipendio stratosferico e non si accontenta, deve pure ampliare la villa a Capalbio! Se questo è un funzionario pubblico!

    Il tutto succede alla Farnesina, quella stessa che chiede l’elemosina ai Sindaci

  • Un passo in avanti verso la proroga del 55%

    Ora che c’è l’ok della commissione paesaggio per i nuovi bungalow di Villa Certosa realizzati con il piano casa – quello che doveva servire a costruire la stanza in più, ndr – aumentano sensibilimente le possibilità di una proroga delle agevolazioni del 55%.

    Sempre che Silvio voglia le finestre con i doppivetri…

  • Sul dono di sapere quando starsene zitti

    Anche Antonio Pavoni, il presidente pd della commissione urbanistica che ha fatto da trait d’union con le categorie economiche, commenta l’Aventino mattutino delle minoranze: «La verità è che non sapevano che risposte dare alle associazioni economiche, sul Poc i vari gruppi hanno posizioni diverse, per esempio Tavolazzi è più verde dei verdi». (la Nuova Ferrara del 20 luglio 2010)

    Ecco, questa è una delle occasioni in cui una persona, in particolare un politico, dovrebbe aver la capacità di capire che forse è meglio starsene zitto. E’ un dono, il sapere quando è meglio tacere, e non si può fare una colpa al consigliere PD di non averlo ricevuto alla nascita.

    Certo, a questo punto, si devono fare alcune considerazioni: non so sinceramente se Tavolazzi sia più “verde dei Verdi”; ancor più sinceramente lo dubito. Ma il punto vero è che intuisco da questa dichiarazione che per il Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Ferrara è un problema non poter dare risposte alle associazioni economiche mentre lo è molto meno dar respiro al nostro territorio. Anzi forse è quasi fastidioso il solo doversi porre il problema di un territorio comunale massacrato da anni di “happy hour” per villette e lottizzazioni.

    Non so se questo sia il pensiero dell’intera maggioranza, mi preme solo ricordare che gli amministratori le risposte le devono dare non solo alle Associazioni economiche, ma a tutti i cittadini.

    Un’ultima precisazione, giusto per chiarire i fatti a futura memoria: i Verdi sul documento di indirizzo del POC hanno votato contro, Tavolazzi non ha partecipato al voto.

  • Una battaglia da…Poc

    Una battaglia da…Poc
    Il Piano operativo comunale oggi di scena in Consiglio

    Il Resto del Carlino del 19/07/2010 , articolo di STEFANO LOLLI ed. Ferrara p. 4
    Scarica il file pdf: rdc_190710.pdf.

    di STEFANO LOLLI UNA BATTAGLIA da… Poc. L’ultimo scontro politico in Consiglio comunale prima del rompete le righe per le ferie estive, va in scena stamattina sul ‘piano operativo comunale’, uno dei principali strumenti di gestione urbanistica ma soprattutto la chiave, secondo associazioni di categoria e imprenditori del comparto immobiliare, per ridare ossigeno a un settore che da due-tre anni si trova nella morsa della crisi. Il rilievo principale è legato alla scelta strategica contenuta nel ‘Poc’ di prevedere la costruzione, in città, di circa 2 mila nuovi alloggi (oltre ai 1151 già convenzionati e non attuati, ed altri circa 900 alloggi diretti, legati al Regolamento Urbanistico Edilizio); su questo aspetto si sono levate critiche sia da parte dei Verdi che, più marginalmente, dal presidente della Circoscrizione 2 Fausto Facchini, che con una scelta clamorosa si è astenuto polemicamente. Il nodo, come afferma anche il capogruppo di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi, è rappresentato da questa ulteriore massiccia edificazione che non incrocia i fabbisogni reali della città; ci sono «almeno 3 mila unità immobiliari invendute – afferma il civico -, ed al patrimonio edilizio residenziale non utilizzato, che lo stesso Comune stima in quasi 9 mila unità. Insomma, se non decidessimo nulla, arriverebbero comunque sul mercato 2 mila nuovi alloggi già convenzionati, ed ora Tagliani e la giunta vorrebbero aggiungerne altri 2 mila con il Poc». Tra questi, spiccano i 170 «da realizzarsi nell’ambito degli interventi per il riutilizzo dell’attuale ospedale Sant’Anna», si legge nel documento propedeutico al confronto in Consiglio. E proprio questa indicazione agita Tavolazzi: «Alla faccia del percorso di urbanistica partecipata – ironizza -, per decidere l’uso di quell’area, sventolato da sindaco, maggioranza e Partito Democratico nel corso del consiglio straordinario sul futuro dell’ospedale». Il secondo aspetto è evidenziato da Enrico Brandani, capogruppo del Pdl, che rilancia la richiesta «di più tempo per approfondire la questione: chiediamo che oggi l’assessore all’Urbanistica Roberta Fusari illustri la delibera e il maxi emendamento della giunta, e poi sia lasciato tempo sino a venerdì all’opposizione per… metabolizzare e valutare la questione. Visto il tempo che si è presa l’amministrazione per definire il Poc, non saranno pochi giorni in più a far saltare il banco!».