• La war on drugs e gli indiani d’america.

  • Droghe e Democrazia. Verso un cambio di paradigma.

    On line sul sito di fuoriluogo la sintesi in italiano del Rapporto della Commissione Latino Americana su Droghe e Democrazia, promossa dagli ex Presidenti Fernando Cardoso del Brasile, Cesar Gaviria della Colombia, Ernesto Zedillo del Messico e tutta la documentazione di approfondimento.
    Il testo è a cura di Grazia Zuffa.
    (Dal blog di fuoriluogo.it)

  • Non processate Bob Marley

    Il Rototom Sunsplash Festival di Osoppo è sotto attacco, accusato dall’autorità giudiziaria di “agevolazione all’uso di marijuana”. Questa criminalizzazione di un importante evento culturale si avvale, non a caso, di una delle norme più ideologiche e antigarantiste della legge Fini-Giovanardi. Fuoriluogo.it ha lanciato un appello a sostegno di Rototom e dei suoi organizzatori al quale ho aderito. Potete farlo anche voi on line sul blog di fuoriluogo.it.

    Sul blog di fuoriluogo.it trovate anche l’articolo di Axel Klein sul Festival di quest’anno uscito oggi sul Manifesto per la rubrica settimana di Fuoriluogo.

    Ecco il testo dell’appello:

    Difendiamo il Rototom Sunsplah! Solidarietà a Filippo Giunta!

    Dopo 16 anni di un’esperienza di cultura unica, il festival reggae più grande d’Europa che si svolge a Osoppo nel mese di luglio, viene dipinto come un’associazione a delinquere il cui organizzatore, Filippo Giunta, sarebbe responsabile di agevolazione all’uso di marijuana.
    La cultura rasta che rappresenta una pezzo della storia anticolonialista e antirazzista viene caricaturizzata e disprezzata.
    Questa operazione di criminalizzazione è opera dei carabinieri di Udine che hanno utilizzato impropriamente una norma della legge Fini-Giovanardi: è una accusa inconsistente ma che mette a rischio la vita del festival.
    Siamo di fronte a un teorema che attacca la democrazia e i diritti fondamentali di libertà e di espressione.
    Il festival Rototom Sunsplash ha rappresentato un punto di incontro per centinaia di migliaia di giovani europei amanti della pace e della fraternità; la musica è uno strumento per affermare valori che si contrappongono alle logiche della violenza e della sopraffazione.
    Il Friuli si è dimostrato una terra di libertà nel solco del pensiero delle sue personalità più rappresentative, da Pier Paolo Pasolini a Padre Davide Turoldo e Loris Fortuna.
    Qualcuno vuole cancellare il pensiero laico e far tornare l’oscurantismo più bieco.
    Dobbiamo impedirlo! Chiediamo alla Magistratura di respingere un’operazione bieca nell’ispirazione e sgangherata dal punto di vista del diritto e di decidere immediatamente l’archiviazione di una indagine puramente ideologica e strumentale. La Giustizia è una cosa seria e deve alimentare la fiducia dei cittadini nello stato di diritto e nel rispetto delle regole. Una decisione diversa aumenterebbe la sfiducia, soprattutto dei giovani, nello Stato e nelle sue istituzioni.
    È ora di dire basta a una politica delle droghe che riempie le carceri di tossicodipendenti e ingolfa i tribunali di decine di migliaia di processi per detenzione di sostanze stupefacenti irrogando condanne inique per spaccio presunto!

    Primi firmatari:
    Hassan Bassi, Stefano Bertoletti, Giorgio Bignami, Gianluca Borghi, Giuseppe Bortone, Vanna Cerrato, Franco Corleone, Leonardo Fiorentini, Don Andrea Gallo, Marina Impallomeni, Axel Klein, Franco Marcomini, Fabio Scaltritti, Grazia Zuffa

  • Campioni sulle piste

  • Gli effetti della Fini-Giovanardi

    E’ stato presentato nei giorni scorso a Trieste da Antigone, Forum Droghe e La società della Ragione il “Libro bianco sulla Fini Giovanardi” (l. 49/2006). Nel rapporto sono illustrati e commentati i dati sulle conseguenze penali e sulle sanzioni amministrative della legge. Il file pdf del volume è scaricabile da qui, mentre qua trovate la presentazione.

    E i dati sulle conseguenze penali e sociali della Fini-Giovanardi sono incontrovertibili: +3,6% di detenuti per violazione della legge, +8,4% di detenuti tossicodipendenti, + 31,5% di procedimenti pendenti per art. 73 del dpr 309/90, +44,5% del numero di persone implicate in tali procedimenti.

    Un dato è per me fondamentale nel valutare una legislazione come quella italiana sulle droghe:

    Alla metà del 2008 il 38,2% dei detenuti è ristretto per l’art. 73, e addirittura il 49,5% dei detenuti stranieri. L’impatto del reato di spaccio sul carcere è incomparabile rispetto a qualunque altro reato per numero di presenze negli istituti di pena.

    Ovvero un solo articolo di una sola legge dello stato manda in carcere 38 persone ogni 100.

    Mai nessuno che si sia chiesto se la war on drugs abbia un senso? Se se lo sono chiesto la loro risposta è stata più o meno questa (da pigiored):

    Un’ultimo dato, non meno preoccupante per interpretare il grado di repressione della legislazione vigente:

    è da rilevare che è in aumento anche il numero delle sanzioni amministrative: al 31-12-2008 sono addirittura +62,6% rispetto al 2004.

    Alla faccia della legge “per far uscire i tossicodipendenti dalle prigioni”. O del “non cambia niente”. Del resto Capezzone lo diceva in tempi non sospetti: “voi trattate il consumatore come un criminale”. Peccato il portavoce del Governo Berlusconi non dica oggi ciò che pensava solo 4 anni fa a Palermo.

  • Da Vienna a Trieste, è di scena l’anacronismo ideologico

    On line, da fuoriluogo.it, la conferenza stampa sulla revisione delle politiche ONU sulle droghe di Vienna:

  • Dieci anni di fallimenti: fermiamo la guerra globale alla droga!

    Dal Blog di fuoriluogo.it:

    vienna

    In vista del meeting ad alto livello dell’Onu a Vienna, Forum Droghe organizza una serie di appuntamenti tra Roma e Trieste.

    Il primo è un incontro con la stampa a cui interverranno parlamentari, operatori pubblici e del privato sociale, esperti ed altri. Nel corso dell’incontro sarà presentata una piattaforma politica nella quale si chiedono alcune riforme urgenti a livello mondiale tra cui la decriminalizzazione del consumo personale, l’abolizione della pena di morte per reati connessi alla droga, la fine delle eradicazioni forzate e il rispetto delle culture indigene, una maggiore facilità di accesso alla terapia del dolore, il rispetto dei diritti umani dei consumatori, il ricorso in misura crescente a misure di riduzione del danno come i trattamenti sostitutivi con oppiacei, lo scambio di siringhe, le stanze del consumo.

    Lunedì 9 marzo, Roma.
    Incontro con la stampa organizzato da Forum Droghe a Roma, sul meeting Onu ad alto livello di Vienna. L’incontro si terrà lunedì 9 marzo alle ore 11 presso la sede del Partito radicale (via di Torre Argentina, 76). Nel corso dell’incontro sarò presentata una piattaforma politica globale.

    Il secondo, sempre a Roma, è una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati:
    Mercoledì 11 marzo, Roma.
    Conferenza stampa alle ore 14 a Roma presso la Sala stampa della Camera dei deputati, Via della Missione. In vista di Trieste. Partecipano più associazioni. Per Forum Droghe parteciperà Giorgio Bignami.

    Il terzo è la presentazione del Libro bianco sui danni sociali della legge Fini-Giovanardi.
    Il 13 marzo sarà presentato a Trieste, in concomitanza con i lavori della V Conferenza nazionale governativa sulle droghe, un libro bianco sui danni sociali della legge Fini-Giovanardi. Nel corso dell’incontro è organizzato da Forum Droghe, Antigone, La società della ragione è saranno illustrati e commentati i dati sulle conseguenze della legge sia per quanto riguarda gli effetti penali, sia per quanto riguarda le sanzioni amministrative. Saranno inoltre illustrati i riflessi sull’amministrazione della giustizia e del carcere. La conferenza governativa, denunciano gli organizzatori, rischia infatti i trasformarsi in un puro evento mediatico invece che adempiere alla sue finalità istituzionali.

    Venerdì 13 marzo, Trieste.
    Presentazione di un libro bianco sui danni sociali della Fini-Giovanardi. Saranno illustrati gli effetti sia delle sanzioni penali che delle sanzioni amministrative. Organizzano Forum Droghe, Antigone, La società della ragione. L’incontro si terrà a Trieste il 13 marzo presso la Sala Sauro dell’Hotel Jolly, Corso Cavour 7, dalle 11 alle 13.

  • Siamo diversi.

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    Ma cambiare capogruppo al parlamento?

    ‘Il nostro paese si trova in una seria crisi sul fronte della sicurezza e la gente vuole risposte ferme, non possiamo ignorare che un settore importante della societa’ e’ a favore della reintroduzione della pena di morte’, ha sottolineato Gloria Lavara, capogruppo al parlamento del Pvem (Partito verde ecologista del Messico).

    Dal Notiziario aduc, via fuoriluogo.

  • Notizie della settimana

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    In Messico cadaveri in ogni dove, quando va bene trucidati, quando va male decapitati e miss che vengono colte in sconvenienti compagnie.

    A Gaza esplodono bombe e sparano missili. Morti, tanti.

    In Italia continuano le discussioni sui presepi: se a Genova è stato scandalo per la moschea (mentre in pochi si son chiesti cosa diamine ci facesse un muro che taglia in due la terrasanta), a Bergamo un parroco non vuole metterci Gesù, almeno fino a quando i diversi saranno tali.

    Roberto Maroni ha telefonato questa mattina a Franco Frattini chiedendogli di “intervenire ufficialmente nei confronti delle autorità libiche in relazione all’ondata di sbarchi che si sono susseguiti negli ultimi giorni a Lampedusa”.

    E’ caccia al pirata della neve e forse qualcuno sta già pensando ad una stretta sulla sciolina.

    Silvio Berlusconi ha detto “Mai attaccato i giudici, anzi il contrario”.

    Ma non finisce mai questo 2008?

  • War on Drugs

    Dal blog della Drug Policy Alliance (USA)

  • L’altra giornata mondiale sulle droghe

    Non faccio troppa fatica ad aderire al meme lanciato sul blog di fuoriluogo.it. L’appello è quello di scrivere, in vista della giornata mondiale sulle droghe del prossimo 26 giugno, un post sulle sostanze.

    Riporto il testo del post/appello.

    Aderite e fate aderire!

    26 giugno: l’altra giornata mondiale sulle droghe

    In occasione della giornata mondiale sulle droghe lanciamo dal Blog di Fuoriluogo.it un piccolo Meme.
    Un esperimento, un appello/invito alla blogosfera antiproibizionista e libertaria: il 26 giugno 2008 – ma anche nei giorni che lo precedono o in quelli successivi – scrivete un post sull’altra faccia della war on drugs. Quella delle vostre storie di ordinaria repressione o quella degli aneddoti curiosi e divertenti sulle sostanze ed il loro uso. Insomma sentitevi, per una volta, liberi di parlare di droghe nonostante i vari Giovanardi, Fini e Costa.

    Istruzioni:

    1. Perchè i pensieri e le opinioni siano più concatenati possibile vi preghiamo di linkare questo post/appello e tutti coloro aderiranno (che saranno riportati qui sotto).
    2. inserite, fra gli altri che vorrete, il tag “peace on drugs
  • scrivete (non si sa mai) a fuoriluogo@fuoriluogo.it una mail con l’url del vostro post.
  • La multinazionale antidroga

    Pubblicato su Il Manifesto del 20 luglio 2001

    Gli indirizzi mondiali di lotta al consumo, alla diffusione e alla coltivazione di droghe rappresentano un caso paradigmatico di una politica con norme e strumenti istituzionali effettivamente globali, nate da un approccio ideologico di stampo tipicamente americano. La “war on drugs” è esemplare per la sua storia e per la vastità e pervasività degli effetti che ha avuto, che si sia trattato di perseguire la lotta alle colture ed alle culture nei paesi del terzo mondo o quella al consumo nei paesi ricchi: al grido di “faremo sparire quella pianta dalla faccia della terra” (canapa, papavero o coca) ovunque è stata una guerra soprattutto contro i poveri e gli ecosistemi.
    La “war on drugs” ha una sua data di nascita, che coincide con l’approvazione della Convenzione Unica sulle sostanze stupefacenti dell’Onu del 1961. In quell’occasione sono state proibite tutte le droghe che tradizionalmente, a differenza di alcol, tabacco e caffè, non appartengono alla cultura occidentale (oppio, cannabis, coca: al riguardo vedi G.Arnao, “Fuoriluogo” novembre 2000). La decisa scelta proibizionista dell’Onu è un caso da manuale dell’americanizzazione delle politiche internazionali. Gli Stati Uniti hanno costruito l’ideologia del proibizionismo, falsificando l’evidenza scientifica e investendo miliardi in campagne di disinformazione e propaganda, utilizzando quello che il politologo Joseph Nye ha definito il “soft power”, caratteristica tipica del dominio americano, basato in egual misura sulle forme tradizionali di potere (supremazia economica e militare, “hard power”) e quelle più innovative della costruzione del consenso verso il proprio universo di valori.
    Allo stesso tempo abbiamo assistito all’edificazione di un sistema di trattati internazionali di lotta alla droga che negli anni si è ramificato ed irrigidito, e alla costituzione di una grossa e grassa agenzia internazionale come l’UNDCP, l’istituzione delle Nazioni Unite oggi guidata, fra mille polemiche e inchieste interne, da Pino Arlacchi. Gli Stati Uniti hanno comunque agito unilateralmente quando ne hanno avuto bisogno, inventando il sistema delle “certificazioni” annuali per i paesi produttori di droga: chi non la riceve è costretto a subire pesanti sanzioni economiche e rischia l’isolamento internazionale. Un mezzo efficace per definire amici e nemici nel terzo mondo e influenzare le politiche di questi paesi. “La droga sopperisce infatti alle lacune provocate dall’indebolimento delle alleanze militari e diplomatiche dei due blocchi per trasformarsi in una forza nemica virtuale a seconda delle necessità dei leader del mondo occidentale” (Alain Labrousse, Trieste 1996).
    E’ chiaro il carattere strumentale teso al controllo economico e politico di vaste zone del pianeta, in particolare il Sud America e il Sud-est asiatico. Nel ’89 la volontà di proteggere gli interessi statunitensi nel canale di Panama portò all’arresto di Noriega, che venne perseguito come pericoloso trafficante internazionale. Nei primi anni ’80 in Perù, sotto il governo Belaunde e in seguito alle forti pressioni degli Stati Uniti, vennero create le Unità Mobili di Pattuglia Rurale, con lo scopo di reprimere i coltivatori di coca, ma più in generale di garantire il controllo militare del territorio. Oggi assistiamo all’intervento degli Stati Uniti in Colombia con cui si cerca di ridefinire la presenza strategica militare degli Usa nel continente ed eliminare l’anomalia della presenza della guerriglia delle Farc (in prospettiva c’è il progetto di liberalizzazione commerciale tra Nord e Sud America). Con la guerra ai narcos si è giustificata la costruzione della nuova base militare americana di Manta in Ecuador, ufficialmente per monitorarne i movimenti. Non solo: una delle tecniche più usate in Colombia per combattere le colture di coca sono i “bombardamenti” di pesticidi, che distruggono in realtà ogni tipo di pianta, colpendo in modo drammatico i contadini di queste zone. L’ennesimo attentato alla Biodiversità, una vera guerra contro i poveri.
    La funzione geopolitica della “War on Drugs” nelle relazioni internazionali (controllo e influenza su alcune zone che rivestono un interesse specifico per gli Usa) si traduce in una funzione di controllo sociale nelle politiche interne dei paesi occidentali.
    Di nuovo il punto di riferimento non possono che essere gli Stati Uniti dove gli arresti per reati connessi all’uso o alla vendita di sostanze stupefacenti ha avuto un incremento del 364% tra il 1980 e il 1992. Ma il dato più inquietante è evidenziato dall’aumento degli arresti tra la popolazione nera e ispanica, assolutamente sproporzionato rispetto a quelli riscontrati tra la maggioranza bianca, in un rapporto di quasi quattro a uno. Non solo: le pene per il possesso di crack (sostanza molto più diffusa tra le minoranze che fra i bianchi, più economica ed accessibile per gli strati più poveri della popolazione) sono molto più alte di quelle riscontrate per il possesso di cocaina a parità di quantità sequestrata. Ovviamente tra i consumatori di cocaina troviamo una percentuale molto più alta di bianchi benestanti. Non a caso, il reverendo nero Edwin Sanders ha sostenuto che la lotta contro la “war on drugs” deve essere una battaglia portata avanti proprio dalla comunità nera (per un resoconto sulle posizioni degli antiproibizionisti americani vedi Cohen su “Fuoriluogo” giugno 2001).
    Lo stesso accade in Europa, dove moltissimi sono gli immigrati incarcerati per questo tipo di reati e dove viene alimentata una campagna di stampa molto forte per dimostrare l’equivalenza tra immigrato e spacciatore (e in più generale criminale, come mostra la proposta di legge della Lega). A questa diffusa percezione sociale si accompagna la desolante mancanza di analisi della sinistra europea sulle cause della marginalità, che spesso si trovano proprio nell’impianto punitivo delle leggi (che si parli di immigrazione come di droghe). Si accetta cioè che lo strumento penale svolga una funzione di controllo e regolazione sociale. Anche in questo caso una si tratta di una guerra contro i poveri.
    A darci conforto però è la diffusione sempre più ampia di movimenti antiproibizionisti che posseggono un approccio realmente internazionale, proprio perché si percepisce il radicamento e la complessità dei disastri prodotti dalle politiche attuali: disastri ambientali, sociali, economici e politici. Per questo proprio a Genova, in occasione della Conferenza Nazionale sulle Droghe del novembre scorso, il movimento antiproibizionista è riuscito a far sentire la propria voce raccogliendo consenso fra gli operatori e fra i politici. Per questo ci sentiamo vicini a chi contesta il G8: Forum Droghe aderisce al Genoa Social Forum perché da anni combatte insieme al movimento un sistema mondializzato come quello del proibizionismo.

    Mattia Diletti e Leonardo Fiorentini, Forum Droghe